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ISSN 1 720-5298-1 7 euro 52,00 L exia 17-18 LEX 17-18  | Lexia Rivista di semiotica Journal of semiotics 17-18 IMM GINI EFFIC CI EFFIC CIOUS IM GES a cura di Massimo Leone Immagini efcaci Efcacious images  “Viviamo nella società delle imma gini” è ormai una frase senza senso. Se tutto è immagine, come distinguere tra visione e visione, a ognuna attribuendo una cer- ta fattura, significazione, presa sul reale? Da tempo la semiotica si è data il com- pito di capire la sintassi delle immagini, il modo in cui forme, colori, posizioni e te- sture disegnano ciò che vediamo. Si è poi anche data l’obbiettivo, più arduo, di svi- luppare un discorso razionale, intersoggettivamente controllabile, scientifico, sul senso delle immagini, su ciò che accade al soggetto e alla cultura quando un’ico- na si forma, circola, colpisce l’occhio e la mente. Questo numero di Lexia accoglie una sfida ulteriore: non basta conoscere la fabbrica formale delle immagini, né fis- sarne il senso nel triangolo fra mente, società, e cultura. È necessario anche spin- gere lo studio semiotico oltre, verso una pragmatica del visivo, per comprendere il modo in cui le immagini esercitano un’agentività nel mondo. Immagini effica- ci, immagini inefficaci. Immagini che fanno fare, pensare, sentire, ovvero che fal- liscono nelle loro ingiunzioni. Della misteriosa capacità dell’icona di aprire un nuo- vo sentiero nella realtà si occupano i numerosi saggi riuniti in questo volume. Contributi di / Contributions by Massimo Leone, Ugo Volli, Martín Miguel Acebal, Miguel Bohórquez Nates, Claudio Guerri, Cristina Voto, Agustina Pérez Rial, Mattia Thibault, Vé- ronique Plesch, Guido Ferraro, Francesca Polacci, Martina Corgnati, Santos Zunzunegui, Gian Marco De Maria, Giulia Nardelli, María Isabel Filinich, Alessandra Chiàppori, Gianfranco Mar- rone, Simona Stano, Gabriele Marino, Paolo Peverini, Marianna Boero, Philippe Ricaud, Va- lentina Manchia, Vivien Lloveria, Federica Turco, Ludovic Chatenet, Valeria De Luca, Sé- mir Badir, Tatsuma Padoan, Elsa Soro, Patrizia Violi, Lazaros Papoutzis, Argyris Kyridis, Ana- stasia Christodoulou, Nikos Fotopoulos, Ifigeneia Vamvakidou, Antonio Santangelo, Car- los Federico González Pérez, Patrick J. Coppock. In copertina / Cover Ragnatela sulla Passerelle Saint-Vincent, Lione. I  m m  a  g i  n i   e f  fi  c  a  c i   /  E f  fi  c  a  c i   o  u  s i   a  g  e  s A  R A  C  N E 9 7 8 8 8 5 4 8 7 6 8 0 4 ISBN 978-88-548-7680-4

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ISSN 1720-5298-17

euro 52,00

Lexia 17-18LEX

17-18  |

Lexia

Rivista di semioticaJournal of semiotics17-18

IMM GINI EFFIC CI

EFFIC CIOUS IM GES

a cura di 

Massimo Leone

Immagini efficaciEfficacious images

 “Viviamo nella società delle immagini” è ormai una frase senza senso. Se tutto èimmagine, come distinguere tra visione e visione, a ognuna attribuendo una cer-ta fattura, significazione, presa sul reale? Da tempo la semiotica si è data il com-pito di capire la sintassi delle immagini, il modo in cui forme, colori, posizioni e te-sture disegnano ciò che vediamo. Si è poi anche data l’obbiettivo, più arduo, di svi-luppare un discorso razionale, intersoggettivamente controllabile, scientifico, sulsenso delle immagini, su ciò che accade al soggetto e alla cultura quando un’ico-na si forma, circola, colpisce l’occhio e la mente. Questo numero di Lexia accoglieuna sfida ulteriore: non basta conoscere la fabbrica formale delle immagini, né fis-

sarne il senso nel triangolo fra mente, società, e cultura. È necessario anche spin-gere lo studio semiotico oltre, verso una pragmatica del visivo, per comprendereil modo in cui le immagini esercitano un’agentività nel mondo. Immagini effica-ci, immagini inefficaci. Immagini che fanno fare, pensare, sentire, ovvero che fal-liscono nelle loro ingiunzioni. Della misteriosa capacità dell’icona di aprire un nuo-vo sentiero nella realtà si occupano i numerosi saggi riuniti in questo volume.

Contributi di / Contributions by Massimo Leone, Ugo Volli, Martín Miguel Acebal, MiguelBohórquez Nates, Claudio Guerri, Cristina Voto, Agustina Pérez Rial, Mattia Thibault, Vé-ronique Plesch, Guido Ferraro, Francesca Polacci, Martina Corgnati, Santos Zunzunegui, GianMarco De Maria, Giulia Nardelli, María Isabel Filinich, Alessandra Chiàppori, Gianfranco Mar-rone, Simona Stano, Gabriele Marino, Paolo Peverini, Marianna Boero, Philippe Ricaud, Va-lentina Manchia, Vivien Lloveria, Federica Turco, Ludovic Chatenet, Valeria De Luca, Sé-mir Badir, Tatsuma Padoan, Elsa Soro, Patrizia Violi, Lazaros Papoutzis, Argyris Kyridis, Ana-stasia Christodoulou, Nikos Fotopoulos, Ifigeneia Vamvakidou, Antonio Santangelo, Car-los Federico González Pérez, Patrick J. Coppock.

In copertina / Cover 

Ragnatela sulla Passerelle Saint-Vincent, Lione.

I  mm a gi  ni   ef  fi  c  a c i   /  E f  fi  c  a c i   o u s i  m a g e s 

A RA C NE

9 7 8 8 8 5 4 8 7 6 8 0 4

ISBN 978-88-548-7680-4

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Indice / Table of Contents

  Prefazione / Preface Massimo Leone

Parte ITeorie

Part I

Theories

  Leggere le immagini?Ugo Volli

  Détrompe l’oeil: come disfare cose con le immagini Massimo Leone

  La manumisión de las imágenes Martín M. Acebal, Miguel Bohórquez Nates, Claudio Guerri, Cristina Voto

  Repensando las promesas de la imagen Martín M. Acebal, Agustina Pérez Rial

  Immagini agentive: uno sguardo biosemiotico Mattia Thibault 

Parte IISupporti e dispositivi

Part II

Platforms and Devices

 

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  Indice / Table of Contents

. L’agentività dei dipinti /The agency of paintings

  Come capire i graffiti di Arborio?Véronique Plesch

  Faire–faire, faire–être, le pouvoir du discours narratif iconi-que (Giotto, Vie de Saint François, Assisi)

 Michel Costantini

  Degas e la pittura “fotografica”: la questione del realismo nella

prospettiva della semiotica “neoclassica”Guido Ferraro

  Neutralizzare il far fare dell’immagine: sul motivo della fine-stra in Matisse

 Francesca Polacci

  “Je te cherche. . . depuis  ans”. Meret Oppenheim and

 Alberto Giacometti Martina Corgnati

. L’agentività dei film /The agency of movies

  Vivir por cerrar los ojos. Figuratividad y eficacia simbólica en El espíritu de la colmena (Víctor Erice, )

Santos Zunzunegui

  Ai margini del desiderio: quattro passi nel fuoricampo cine-matograficoGian Marco De Maria

  Poetiche del reale. Percorsi dell’immagine cinematograficatra strategie di rappresentazione ed eff etti di realtà: Elephant e Bowling for Columbine a confrontoGiulia Nardelli

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Indice / Table of Contents  

.  L’agentività della scrittura /The agency of writing 

  Imagen y voz. La fuerza modal de la escritura María Isabel Filinich

    Le immagini difficili. Considerazioni semiotiche sul ruolodella fotografia in L’avventura di un fotografo di Italo Calvino

 Alessandra Chiàppori

. Agentività sinestetiche /Synaesthetic agency

    Gustare con gli occhi: l’enunciazione in Masterchef  Gianfranco Marrone

    Tra regimi dietetici e regimi di senso. Il ruolo del linguaggioiconico nelle diete degli health and fitness magazineSimona Stano

    Trompe–l’oreille. Note sulla musica che ingannaGabriele Marino

Parte IIICampi

Part IIIFields

 . Immagini agentive e pubblicità /Images, agency, and advertisement 

  L’agentività delle immagini nella comunicazione public intere-st . Strategie della veridizione

 Paolo Peverini

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  Indice / Table of Contents

  Famiglia modello, modelli di famiglia. L’agentività delle im-magini pubblicitarie

 Marianna Boero

 . Immagini agentive e prova /Images, agency, and evidence

  L’image «instituante» en science: l’exemple des reconstitu-tions de l’homme préhistorique

 Philippe Ricaud

  Immagini che raccontano storie. Pratiche e strategie di rap-presentazione in due esempi di data visualizationValentina Manchia

  (D)énonciation visuelle et coopération de l’imageVivien Lloveria

 .  Immagini agentive e corpo /Images, agency, and the body

    Dalla performance all’azione.  The artist is present : Marina Abramovic Federica Turco

    L’image comme trace en mouvement. Du corps du geste au

corps de l’image Ludovic Chatenet, Valeria De Luca

    Projections graphiques de quelques espaces de la vie socialeau JaponSémir Badir 

    Drawn by Images. Control, Subversion and Contaminationin the Visual Discourse of Tokyo MetroTatsuma Padoan

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Indice / Table of Contents  

  Sensibili, virali, partecipate: sull’efficacia delle mappe Elsa Soro

 .  Immagini agentive e identità /Images, agency, and identity

  Immagini per ricordare, immagini per agire. Il caso dellaGuerra Sucia argentina

 Patrizia Violi

  Football Stickers and Slogans as Creators of ‘Special’ Identi-

ties. The Case of Aris FC Thessaloniki L. Papoutzis, A. Kyridis, A. Christodoulou, N. Fotopoulos, I. Vamvakidou

  L’agentività dell’immagine dei politici: riflessioni semiotichesulla campagna di Matteo Renzi per le elezioni primarie delcandidato premier del Partito Democratico alle politiche del

 Antonio Santangelo

  Un abordaje semiótico de la señalización organizacional deun museo argentino: hacia la recuperación de los sistemasinterpretativos de las imágenes materiales visuales conceptua-lesCarlos Federico González Pérez

  Interactivity + Playfulness: How to Do Things With Imagesin Ludic and Social Media

 Patrick J. Coppock

  Note biografiche degli autori / Authors’ Bionotes

  Call for papers. Sulla censura

  Call for papers.  On censorship

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Lexia. Rivista di semiotica, 17–18 Immagini efficaci ISBN 978-88-548-7680-4DOI 10.4399/97888548768044pag. 71–90 (novembre 2014)

La manumisión de las imágenesM M. A, M B N, C G,

C V

: The Manumission of Images

: This article proposes a revision and an expansion of the conceptof performativity from a Peircean semiotic perspective. We will seek todemonstrate how the linguistic origin of the concept of performativityimposes only a  symbolic nature to that notion, limiting image analysis.

 Along with this, the notion of the Peircean triadic sign allow us to showthe possibility and the need to incorporate the iconic and indexical aspectsin the analysis of visual performativity. The second task aims to display thenine subsigns defined by Peirce for further analysis of the triadic performa-tivity by using a semiotic operative model called  Semiotic Nonagon. Finally,

we will use this semiotic model to analyze an incident that took place inDecember   in the city of Buenos Aires: the peculiar meeting of thegreat photographs of the police repression of  , the traditional com-memorative march, and the installation of a monumental Christmas treein the Plaza de Mayo with its later set on fire by the protesters. Though,the necessary concurrency of the three performative aspects allows us topropose the concept of  contingent performativity.

: Image Performativity; Semiotic Nonagon; Contingent Per-formativity; Iconic, Indexical and Symbolic Performativity.

. Los alcances de lo simbólico

 A partir de su configuración originaria (Austin  []; Searle []), así como de sus antecedentes teóricos concebibles  y de las

. Sin pretender abordar todo el campo, cuyo esfuerzo requeriría una investigaciónaparte, nos limitamos a recordar el tratado sobre la interpretación en el Organon aristotélico,

el artículo de Gottlob Frege “Über Sinn und Bedeutung” ( ) y la teoría del “juegolingüístico” planteada por primera vez en los Cuadernos de Ludwig Wittgenstein ( – ).

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  Martín M. Acebal, Miguel Bohórquez Nates, Claudio Guerri, Cristina Voto

que podríamos definir como teorías de la performance, la noción de performatividad se reconoce en los efectos ligados a lo que podríamosconsiderar, en términos peirceanos, el nivel simbólico (CP .) del

proceso semiótico. La teoría de los actos de habla orienta, de hecho,sus primeros intereses hacia aquellas acciones que se destacan porestar fuertemente convencionalizadas en una determinada cultura.Inscripto en una agentividad altamente codificada, el efecto de estosactos pone énfasis en su carácter simbólico. Pero cuando este nivel deconvencionalidad se debilita, los dos aspectos centrales de los planteosaustinianos y searleanos — la producción de precisas expresiones y elresultado predecible de los actos— comienzan a ser cuestionados y así

podría desplegarse toda una serie de consecuencias teóricas.Una de ellas es señalada por Eliseo Verón en su texto  La semiosissocial. Este autor reconoce en el nivel de convencionalidad de los actosde habla el fracaso de la noción de performativo y la necesidad de hablarde seudoperformativos (Verón, , pp.  – ) por la imposibilidadde proyectar a todos los actos de habla categorías y conceptos queexplican un grupo muy acotado de fenómenos. Verón interroga laposibilidad de inferir la fuerza del acto de habla no a través de la in-tención ni de un conjunto de reglas, sino a partir del reconocimientoque se hace del acto mismo, es decir, de los recursos de la expresión:modo, tono de voz, cadencia, énfasis, adverbios y frases adverbiales,partículas conectivas, elementos que acompañan la expresión, comogestos, guiños o encogimiento de hombros, y las circunstancias delacto. Así, mientras bautizar requiere la expresión de términos precisos,el acto lingüístico de amenazar (Acebal , p. ) se presenta comoun acto menos estipulado, pero no por eso menos presente, influyen-te y reconocible en nuestra cultura. Es entonces, repensando estos

límites, que queremos sondear la posibilidad de ampliar la nociónde performatividad a ámbitos y prácticas semióticas cuyo énfasis noradique solamente en su nivel simbólico.

. Estamos pensando en aquellos ámbitos artísticos y sociales en los que se investigala noción de cuerpo cual entidad compleja: cuerpo anatómico y cuerpo cartesiano a la vez.

En éstos, la corporeidad es estudiada en tanto enunciación y enunciado, cual elementosimultáneo de producción y fruición (Brook,  ; Turner, ; Phelan, ).

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 La manumisión de las imágenes  

. Symbols grow : la performatividad simbólica, indicial e icónica

Se entiende por performatividad a las consecuencias, los efectos quegenera en el mundo un determinado discurso, sea verbal o visual. Peroaun en este planteo, en el que parece lograrse una ampliación de la teoríaaustiniana o de algunas de sus hipótesis centrales — por ejemplo, la noreducción de los códigos a un nivel puramente informativo–referencial

 —, siguen afirmándose algunos de sus presupuestos restrictivos. Elprimero de ellos alude a la omisión del aspecto material de los discursosestudiados. En efecto, a pesar de que Austin mencione en la novenaconferencia que la realización de un acto de habla implica la producción

de determinados sonidos, esto no es recuperado ni integrado a la teoría.Esta exclusión de la materialidad del signo, que parece repetir el planteosaussureano,  le niega a su nivel físico y existencial la capacidad específicapara producir efectos — así como los límites de estos efectos — es decir,para generar una performatividad propia.

Si consideramos esta exclusión en el análisis de las imágenes, sedejarían de lado aspectos relevantes como el tamaño, su proporción,el soporte, los materiales, las técnicas utilizadas y el espacio de inser-

ción

. El resultado de esta exclusión es, así, un pleno énfasis en losefectos simbólicos. Tanto la dimensión emotiva, el hacer–ser, comola dimensión pragmática, el hacer–hacer, y la dimensión cognitiva, elhacer–creer de la imagen (Greimas, ; ) se vuelven resultado deuna afectación simbólica del intérprete, según la puesta en relación dela imagen con sistemas de valores, más o menos conscientes. Mientrasse identifican estas afectaciones, la materialidad del signo permaneceinvisibilizada o, mejor dicho, sólo simbolizada. Tomemos por ejemploel caso concreto de la pintura mural mexicana o la práctica urbana

 . En su Curso de lingüística general el autor dice: “ Le signe linguistique unit non une chose et un nom, mais un concept et une image acoustique. Cette dernière n’est pas le son matériel, chosepurement physique, mais l’empreinte psychique de ce son (...)” (Saussure,  [], p. ;énfasis nuestro). Como puede verse, Saussure identifica perfectamente un aspecto materialen el signo lingüístico pero, finalmente, lo excluye de la definición de signo. Éste será elaspecto rescatado por Lacan cuando habla de “sujeto barrado”, donde el significante faltantees constitutivo del sujeto (Lacan,  –  []).. Desde una perspectiva peirceana, esta enumeración acerca de la indicialidad puede

organizarse a su vez según las tres categorías: cualidades formales como aspectos de la

 primeridad, elementos materiales como aspecto de la segundidad, y la técnica como aspectode la terceridad. El espacio de inserción es el  contexto de la imagen.

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  Martín M. Acebal, Miguel Bohórquez Nates, Claudio Guerri, Cristina Voto

del street art , ¿cómo podría prescindirse de las características físicas yplásticas de estas imágenes en el análisis de su performatividad?

Desde nuestro punto de vista, la imagen supone y reclama, ade-

más de su dimensión simbólica, una inserción física en su contextomaterial de circulación o, mejor dicho, de su emplazamiento,  unaafectación física y material sobre el mismo entorno. En este sentido,

 junto con los efectos de lectura que pueden inferirse o, mejor, relevar-se — lo que podemos llamar una performatividad simbólica —, existeuna performatividad indicial que se produce por la misma contigüidadcon la materialidad de la imagen, su contingencia cuasi irrefutable, loque Peirce llamaba “la violencia del hecho” (CP  .). Parte de esta

afectación alcanza a la corporalidad de los mismos intérpretes, a surelación con el entorno en el cual se encuentran. Por último, tambiénes posible pensar en la identificación de una  performatividad icónica,es decir, en los efectos que genera la imagen por sus mismas cuali-dades formales, con un relativo nivel de independencia del efectocognitivo–simbólico reconocible, es decir, de su puesta en relacióncon determinadas convenciones o sistemas de valores. En este nivel,podemos considerar el modo como los componentes formales de laimagen afectan o establecen algún tipo de afectación en la percepciónde los rasgos formales de otras imágenes o de su emplazamiento. Re-cuperando algunos postulados de la Teoría de la Gestalt, la percepcióndel tamaño de un elemento puede, por ejemplo, verse afectada porla puesta en relación con uno de mayor o menor tamaño, fenómenorelativamente aislable de lo que generaría esa contrastación una vezmaterializada — es decir, a nivel indicial — o evaluada axiológicamen-te —a nivel simbólico.

Cuando Peirce propone la expresión “symbols grow” (CP  . )

orienta el recorrido que hemos presentado en este apartado. Comen-zamos identificando los efectos simbólicos de la imagen para luegoseguir con sus aspectos indiciales e icónicos. Como sabemos, el signose construye cognitivamente desde una necesidad de algún nivel sim-

 . En una conferencia dictada en el Cercle des études architecturals, el   de marzo de, Michel Foucault define el emplazamiento “por las relaciones de proximidad entre puntoso elementos; formalmente, se las puede describir como series, árboles, enrejados” (,pp.  – ; énfasis nuestro).

. La “independencia” a la que nos referimos remite más a la instancia de discrimina-ción analítica, que a una inferencia sobre el orden de lo real.

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 bólico. Entre otras cosas, esto explica que la primera aproximaciónal estudio de la performatividad se haya realizado a partir de la identi-ficación de convenciones.

 El Nonágono Semiótico de la performatividadEn el marco de nuestra propuesta metodológica, es posible estable-

cer dos reelaboraciones de la noción austiniana de performatividad.La primera de ellas, que ya hemos ido adelantando, es que los efectosde una imagen son, a su vez, un signo y pueden analizarse a partir dela tríada peirceana que caracteriza la relación del signo performatividadcon su objeto (CP .). De este modo, estos efectos pueden tener uncarácter convencional — lo simbólico —, de contigüidad existencial

 — lo indicial — o recuperar ciertas cualidades, que en el caso de lasimágenes son cualidades de lo perceptivo — lo  icónico. La segundareelaboración considera la relación entre el signo performatividad con-sigo mismo (CP  .) y  con su interpretante  (CP  .). Para podercontener todas estas instancias proponemos utilizar la metodologíadel Nonágono Semiótico — NS — (Guerri, ; Guerri et al., ), unagrilla de doble entrada (cuadro  ) que, en tanto ícono diagramático,

da cuenta no de lugares sustanciales, sino de los lugares lógicos deun proceso semiótico. La grilla sirve para organizar los nueve sub-signos peirceanos representando los aspectos fenomenológicos y lasrelaciones que los unen. El NS permite, en principio, dos lecturas: unavertical, las  tricotomías, y una horizontal, los  correlatos. La primerareúne las diferentes relaciones del signo consigo mismo, con su objeto

 y con su interpretante. La segunda alude a las “categorías materiales”(Sheriff , , p. ) y a los modos de manifestarse que tiene el signo.

Luego de una primera identificación de las tres posibles relacionesdel signo con su objeto —  segunda tricotomía —, la metodología del

NS permite dos desplazamientos dentro del diagrama. El primerdesplazamiento es hacia la instancia de las  posibilidades, es decir, alo que el NS, como cuadro de doble entrada, ubica en la primeracolumna —  primera tricotomía. Ésta conforma la relación del signo

. Sobre este tema véase CP . : If a man makes a new symbol, it is by thoughts involving concepts. So it is only out of symbols that a new symbol can grow. (. . . )  A symbol, once in being,spreads among the peoples. In use and in experience, its meaning grows.. Peirce sostenía que los íconos diagramáticos siempre mejoran el razonamiento y

hacen avanzar el conocimiento: “ All valid necessary reazoning is in fact thus diagrammatic”(CP . ).

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  Martín M. Acebal, Miguel Bohórquez Nates, Claudio Guerri, Cristina Voto

Cuadro : Diagrama de los nueve aspectos del signo. Esquema del NS con la termi-nología modificada que propone Magariños de Morentin (: ; : ) y laoriginal de Peirce (CP . y ss). Pueden verse además las siglas que nombran elencuentro entre tricotomías y correlatos: FF, EF, etcétera (Guerri et al., , p. ).

performatividad consigo mismo, o sea, las posibilidades necesaria ylógicamente previas a su actualización fenoménica. Por ejemplo, lapuesta en serie de una imagen con determinados efectos perceptivos,conductuales y valorativos dependerá de todo lo que entra en elrango de lo cognoscible o, para ser más precisos, todo lo que esefectivamente conocido por aquellos sujetos o aquella comunidad,que otorga a determinados fenómenos el estatuto de efectos de unaimagen. Si tomamos el caso de la performatividad icónica ( Existencia

de la Forma) del muralismo mexicano, las relaciones espaciales — proximidad, semejanza, continuidad, cierre, coherencia estructural,pregnancia, etc. (Kanisza,  []) — que se construyen entre lasimágenes y el entorno ciudadano dependen de la posibilidad de serreconocidas en el marco de la construcción cultural de la percepción( Forma de la Forma).

El segundo desplazamiento que permite el NS es hacia la derecha,la tercera tricotomía en Peirce, que es la que establece  la relación delsigno con su interpretante. Ésta demanda al analista explicitar cuáles sonlos valores, la toma de partido, los argumentos que orientan la identi-

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ficación de determinados fenómenos como efectos performativos deuna imagen, según las formas posibilitantes de la primera tricotomía.Este requerimiento explicativo que establece la metodología es el que

evita que la performatividad se reduzca a una identificación gratuitadel valor simbólico de determinados fenómenos. Siguiendo con elcaso del muralismo mexicano, entre las tantas lecturas posibles, lamagnificación de la forma representada en relación con el entornociudadano ( Existencia de la Forma) puede reconocerse como una reela-

 boración de la tradición estética del Realismo Socialista que a partir delos Estados Unidos — con el Realismo Social de las primeras décadasdel siglo XX — llega a México pasando por la Unión Soviética (Valor 

de la Forma).Este último ejemplo presenta el posible recorrido horizontal — eneste caso sólo del primer correlato — dentro del NS. Éste permite analizarlas cuestiones más abstractas que hacen a la posibilidad formal de indu-cir algún tipo de performatividad icónica y su relación con los aspectosestéticos. Como ya dijimos, esto es independiente de una eventual in-tención inicial del creador de la imagen. La lectura del segundo correlatopermite, a su vez, pensar específicamente en los aspectos constructivos,materiales, que eventualmente habilitan una performatividad indicial dela imagen; en el caso del muralismo, el lugar que se utilizaba comosoporte y su tamaño. Por último, la lectura del tercer correlato permitela identificación de los efectos de sentido y su puesta en relación con lossistemas ideológicos de la performatividad simbólica.

 . Fotoperiodismo en la calle: imágenes incendiarias

En la madrugada del  de diciembre de , un hombre yace mori- bundo en las escalinatas del Congreso de la Nación en Buenos Aires.Es Jorge Cárdenas, uno de los   ciudadanos muertos durante loschoques con las fuerzas de seguridad posteriores a la declaración deestado de sitio del presidente Fernando de la Rúa. Herido por un

. No nos parece casual encadenar los eventos que estamos analizando con el acto dehabla de Fernando de la Rúa. La declaración de estado de sitio es una respuesta — altamenteconvencional — a los devastantes efectos que las políticas neoliberales produjeron en la

 Argentina durante la última década del siglo XX. En la parte final de esta declaración,transmitida por los canales televisivos, de la Rúa dice: “Pido a las organizaciones sociales y

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  Martín M. Acebal, Miguel Bohórquez Nates, Claudio Guerri, Cristina Voto

oficial policial, se encontraba allí donde hoy ya no se puede accederpúblicamente, las escaleras que desde la plaza llevan al ingreso delCongreso.

La conmemoración de aquellos hechos es un evento que anualmen-te reúne a los ciudadanos junto con distintas agrupaciones políticas,sociales y culturales en los mismos lugares donde ocurrieron las corri-das, las persecuciones y las muertes. En ocasión del  de diciembrede , setenta fotografías de gran formato –entre los  ×  y los ×metros, según su ubicación en el tejido urbano– fueron emplazadasutilizando como soporte esas mismas rejas de la Plaza del Congreso yde Plaza de Mayo que circundan la Casa Rosada, así como estructuras

diseñadas para el caso (figura  ).

Figura : En esta fotografía puede reconocerse el tamaño que tuvieron las estruc-turas y las imágenes emplazadas en la Avenida  de Julio. La ubicación en la mayorarteria de tránsito vehicular — lejos del tránsito humano —, el borde negro quelas enmarca, la monumentalidad y la diferencia de escala con los ciudadanos noshace dejarlas de lado en nuestro análisis de la performatividad de la instalación   y . Diez años. Fotoperiodismo en la calle.

especialmente a los medios de información contribuir a recrear el clima de paz necesariopara recuperar la seguridad en todo el país”. En este pasaje, en el cual se alude a algunosde los actores que forman parte del fenómeno, se pone en evidencia que, más allá de la

convencionalidad del acto, la ausencia del reconocimiento y de legitimidad sobre la figurade Fernando de la Rúa vuelven a la declaración carente de la prevista performatividad.

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Es así como en  , exactamente   años después, hallamos elnombre de Jorge Cárdenas, la fotografía de su cuerpo agonizante y delos escalones ensangrentados, emplazados en la reja que ahora circun-

da tanto el edificio del Congreso de la Nación como el monumento yla fuente de la plaza (Figura ).

Figura   : En esta fotografía pueden verse dos policías mirando la imagen deCárdenas sobre la escalinata del Congreso. A la derecha, en la otra imagen, sobrela reja puede verse, sobrepuesta a la misma escalinata, la mancha de sangre dejadapor Cárdenas. En este caso, la ausencia del borde negro, la escala y la cercaníapermiten a las imágenes fundirse con el fondo.

El nombre y la edad de Cárdenas aparecen como elementos cons-

titutivos de la mancha tipográfica

que adquiere forma sobre la lonaimpresa que encabeza la instalación fotográfica pública   y  . Diezaños. Fotoperiodismo en la calle (Figura ). En ésta, las tomas realizadaspor la Asociación de Reporteros Gráficos de la República Argentina — 

 ARGRA —  durante los dos días de revuelta popular son emplazadas,

. En este caso se entiende por  mancha tipográfica la textura visual que crea el cuerpodel texto.. Desde su página de Internet, esta institución se define como una asociación civil

que desde el año    “se dedica a la defensa de los principios éticos y profesionalesdel fotoperiodismo y a una inclaudicable lucha por la defensa de la libertad de prensa y

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con el patrocinio de la Presidencia de la Nación, en los mismos lugaresde los acontecimientos del año  , aquellos   km que separan laPlaza del Congreso de la Plaza de Mayo. En la misma lona leemos el

propósito de la instalación: una conmemoración “a la memoria de losmuertos por la represión”, en la que las instancias individuales pierdensu identidad a través de la composición con tipos de palo seco.

Figura : Los nombres y las edades de los caídos durante los dos días aparecen, aquí,como resultado de la sumatoria de las singularidades: no hay héroes insurrectossino mártires cuya muerte se inscribe, a posteriori, en la misma causa. La estrategiacromática que construye significado en la lona destaca, desde el fondo negro — color asociado al luto — no tanto los nombres de los muertos — en rojo —, cuantolas edades — en blanco —, la voluntad de inscribir, dentro de un único intento

memorial, las distintas muertes. Fotografía de Cristina Voto

Otra lona impresa (figura ) sirve de brújula para la interpretaciónde la intervención fotográfica; en ésta se parafrasea un texto del críticode arte inglés John Berger mientras asesora al espectador en su visión.La construcción cromática destaca algo, el término “invisible” — enrojo — del resto de la cita — en blanco sobre fondo negro. En este

el derecho a la información, como vínculo trascendental entre la realidad y la sociedaddemocrática.”. Véase www.argra.com.ar/web/asociacion.html

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caso, el contraste cromático (Guerri y Huff , , pp.  – ) del rojorespecto del blanco vuelve visible lo “invisible”, construyendo aquellatensión temporal y, como veremos, espacial que la intervención parece

movilizar.

Figura : En la fotografía puede verse el emplazamiento de la cita de Berger en lareja que circunda el monumento a la Libertad en Plaza del Congreso. Esta imagenes una muestra de cómo la instalación ocupa lugares que forman parte de la vidacotidiana de los ciudadanos.

La marcha anual repite a, través de la Avenida de Mayo, un recorri-do tradicional en las prácticas políticas argentinas, moviéndose desde

el Congreso para confluir en la Plaza de Mayo. En este contexto, unosdías antes y, como se acostumbra, el Gobierno de la Ciudad habíainaugurado, en la misma plaza, un árbol de Navidad, éste tambiénde gran formato —   metros de alto. Los efectos del encuentro entrelas tres instancias — la instalación fotográfica, la marcha y el árbol– son los que motivan este artículo. La regularidad de los eventos delmes de diciembre es alterada por la “violencia del hecho”: una vez

. El árbol de Navidad fue colocado por el Ministerio de Ambiente y Espacio Público

del Gobierno de la Ciudad de Buenos Aires, en conjunto con el Arzobispado de la mismaciudad.

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llegada la marcha a la Plaza de Mayo varios participantes incendianel árbol. Quienes estuvimos no huimos ante la quema; por el contra-rio, el fuego nos reunió como participantes en una conmemoración

colectiva en la que las llamas remitían a una pira funeraria (figura  a).El objetivo de estas páginas es, entonces, establecer una posible re-

lación entre la instalación   y  . Diez años y los hechos mencionados.Nuestra hipótesis es que la capacidad performativa tanto icónica, indi-cial como simbólica de las imágenes emplazadas habilita reconocerlesuna agentividad en los sucesos de ese día.

Las fotografías tomadas originalmente por la ARGRA — transfor-madas en gigantografías — se valen del sistema de representación

perspéctico — en tanto proyecciones cónicas —, y es este sistema elque, como “forma simbólica” (Panofsky,   []), permite cons-truir un flujo narrativo de las imágenes en el espacio urbano. Larepresentación en perspectiva, el gran tamaño y el emplazamientoespecífico son las cualidades de las imágenes que logran tejer unaparticular trama proxémica entre el ciudadano y el tejido urbano(figura  ). Podemos decir, entonces, que las gigantografías tienenpropiedades formales que afectan empáticamente la relación queel espectador puede llegar a entablar con ellas si el contexto es posi-

bilitante: es este efecto lo que denominamos  performatividad icónica.La performatividad icónica se activa — no por su cualidad esencial,válida en la instancia analítica — cuando circunstancialmente, en unadeterminada coyuntura de los tres aspectos siempre coexistentes, seproduce el dominio de lo icónico sobre los otros dos.

Retomando nuevamente el tema del gran tamaño de las imáge-nes que estamos analizando, podemos notar que éste se usa de formarecurrente en la publicidad exterior inserta en la trama urbana; sin em-

 bargo, estas piezas no son percibidas como monumentales por la grandistancia que mantienen respecto del espectador. Contrariamente, enla instalación que estamos analizando, esta cualidad se percibe comomonumental no sólo por tratarse de gigantografías, sino por estar ex-

. Estamos pensando en todas aquellas investigaciones que desde los primeros escritosde Leon Battista Alberti () llegan a nuestra época. Citamos sólo las más influyentes parala elaboración de este artículo: Erwin Panofsky () y Hubert Damisch ().. Con respecto al concepto de empatía, podrían desarrollarse otros conceptos coad-

 yuvantes como experiencia estésica y experiencia estética (Greimas, ) y estésico/ poiético(Valéry,  [], p. ).

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Figura  :  a  y  b: En estas imágenes observamos dos instancias de la quema delárbol de Navidad. En la primera, la ausencia total de viento hace que el humoascienda verticalmente y no “inunde totalmente” la ciudad como decían la radio yla televisión. En la segunda puede verse la reja que circunda el árbol creando una

separación con los ciudadanos. Fotografía de Cristina Voto

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Figura : Esta fotografía emplazada en la Plaza del Congreso se convierte, así comootras, en superficie significante para la inserción de un grafiti. Este grafiti refuerzael sentido germinal de la instalación cumpliendo la función de anclaje entre textoe imagen (Barthes,  []). La inserción probablemente no hubiera sucedido

de haber estado la fotografía en un álbum con un tamaño postal, en un recintocerrado o expuesta ahí mismo, pero algún metro más alto.

puestas en contigüidad inmediata con el ciudadano–espectador. De estemodo, lo representado se aproxima miméticamente al equipamientourbano del entorno — bancos, tachos de basura, señalética, etcétera. Asu vez, tamaño y proximidad se complementan con el hecho de queel espacio de la ciudad capturado en las fotografías se encuentra en

escala : con respecto al espacio urbano contiguo (véanse figuras   y ).De esta manera, si recuperamos el concepto de escala externa de JustoVillafañe, entendido como la “relación entre el tamaño absoluto de laimagen y el de su referente en la realidad” ( [], p.) podemospensar que esta cualidad de  : en las imágenes analizadas les otorgala agentividad para construir una relación de correspondencia entre elespacio cartesiano de la propia imagen y el espacio urbano mismo.

. Podríamos citar también a Wittgenstein cuando plantea los conceptos de forma de figuración–Form der Abbildung  (TLF, .) — y  forma de representación–Form der Darstellung 

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 A estas cuestiones vinculadas con la indicialidad —  segundidad —,se les suma lógicamente un aspecto icónico —  primeridad — como esla ausencia del “marco concreto” (Aumont,   [], pp.  – )

en tanto decisión de diseño. El marco, entonces, deviene de límite aumbral (Zilberberg, ) posibilitando la ampliación del campo visualde las fotografías, diluyendo fondo y figura. En términos de las leyesde la perspectiva, podemos hablar de una prolongación espacial sobrelos ejes de profundidad, horizontalidad y verticalidad. De este modo,el espacio imaginario, la percepción misma que el intérprete tienefrente a las grandes superficies impresas, se expande más allá de losconfines de la propia imagen. Las fotografías así emplazadas se sobre-

imprimen en los espacios urbanos que enfrentan. Los cuerpos de losciudadanos–espectadores quedan, así, involucrados en un continuumcon los cuerpos de esos otros ciudadanos registrados en las imágenes.Este aspecto de la capacidad para operar sobre su contexto material eslo que llamamos performatividad indicial.

Los desarrollos anteriores se complementan ahora con las inferen-cias que podamos trazar acerca de la afectación cognitiva que puedenrealizar estas imágenes en los ciudadanos–espectadores. Es decir, lasfotografías de la instalación se inscriben, además, en un espacio de dis-cursos que, sólo a los fines analíticos, se podrían restringir a los hechosde . Este espacio del discurso conforma las condiciones políticas

para la performatividad simbólica, es decir, para los efectos de sentido quepueden generar las imágenes en los espectadores. Nuevamente, es eneste nivel donde la convencionalidad permite anticipar las lecturas. Todaconmemoración, con más razón pasados los  años de su repetición,tiende a estabilizar, en cierta medida, los sentimientos y las reacciones.

 Así, los presentes vuelven a sentir, como años atrás, la empatía, la soli-

daridad con los reprimidos, la indignación ante aquellos hechos. A esteaspecto de la capacidad de las imágenes para afectar cognitivamente alos intérpretes denominamos performatividad simbólica.

Finalmente, cuando estos efectos simbólicos previsibles se asociana los producidos en los niveles icónicos e indiciales, surge la performati-vidad contingente (Cuadro ) de la instalación analizada. Las fotografías

(TLF, .).

. El término “político” debe entenderse aquí en el contexto que le da Louis Althusser(, p. ) al analizar la “práctica social”.

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de gran tamaño, que se sobreimprimen en la vida urbana, interpelanla identidad y el compromiso político de los presentes de un modoespecífico. Esos sujetos políticos construidos por estas imágenes to-

marán partido ante las injusticias, la represión, en última instancia,ante cualquier acción u objeto que ignore, rechace o se burle de estascausas. Este continuum performativo — constituido por la instalación,su emplazamiento y la vida urbana — transforma violentamente latradicional valoración del árbol navideño presente en la Plaza de ma-

 yo, punto de llegada de la marcha. El árbol, al no ser propiamenteuna imagen, carece de campo y sus límites materiales — lo que sepodría interpretar como equivalente al marco en las fotografías — son

reforzados por una reja que obliga al establecimiento de una distanciafísica entre los intérpretes y el objeto. Distancia que además se incre-menta por medio de la atribución de aquellos valores simbólicos queentran en directa oposición con lo puesto en juego por la instalaciónfotográfica. Aquella función umbral, que pudo condicionar ciertosgrados de interrelación e intersección con el entorno — digamos deconmensurabilidad — es reemplazada por una función límite que,según el predominio de la lógica de relaciones instaurada por la instala-ción, adquiere frente al continuum performativo de la instalación el valorformal de anomalía (véase figura b). Y desde ahí pide ser atravesada.

. Conclusiones

En este artículo nos hemos propuesto demostrar la necesidad de unaampliación y revisión de la noción de performatividad desde una pers-pectiva semiótico–peirceana. Con la ampliación hemos buscado poner

en evidencia la necesidad de considerar el modo como los aspectosformales y materiales de las imágenes son capaces de generar efec-tos performativos específicos, analíticamente aislables de los efectosvalorativos o simbólicos.

Una serie de lonas impresas con fotografías de escala  : irrumpeen la vida cotidiana de una ciudad, incluso en la regularidad de unaconmemoración. Las palabras con las que los ciudadanos interpeladosfrente a ese emplazamiento de imágenes podrían comentar — deun modo más o menos organizado — sus interpretaciones daríancuenta apenas de una parte de esa experiencia, aquel aspecto que

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Cuadro : En este NS de la performatividad contingente, se sintetizan los conceptosprincipales que hacen a los aspectos icónicos, indiciales y simbólicos de la instala-ción fotográfica pública   y  . Diez años. Fotoperiodismo en la calle. La metodología,por sus características gráficas, permite no sólo visualizar una taxonomía de lossub–aspectos del proceso semiótico, sino también establecer sus interrelaciones.

puede ser — en términos lacanianos —  simbolizado. El modo de verestas fotografías y su sobreimpresión en el fondo, operan también enniveles del imaginario como de lo real al interactuar también perceptiva

 y físicamente con los ciudadanos. Las imágenes no son solamente unobjeto de expectación, de afectación emocional, pragmática o reflexiva.Son actores, o mejor, agentes capaces de alterar, de modificar los

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espacios, los objetos y los cuerpos que los circundan, de alterar elcurso de los hechos, de crear una escena performática, de produciruna nueva acción dramática redistribuyendo roles, escenografías y

acciones. Es esta   performatividad contingente de las imágenes la quecreó las condiciones para que lo que venía siendo habitual — un árbolnavideño monumental circundado por una reja — se vuelva visual,material y políticamente inadmisible.

Desde nuestra perspectiva, esta ampliación de la performatividad,de la capacidad de afectación de las imágenes incorpora una gran can-tidad de aspectos que deben ser considerados para el análisis. ¿Desdequé marco perceptivo se ven las imágenes? ¿Cómo las diferentes confi-

guraciones formales y estéticas vigentes operan para la identificaciónde lo que hemos denominado la performatividad icónica? Para podercontener, organizar y poner en relación toda esta nueva dimensiónde fenómenos que surge de la ampliación de la performatividad, he-mos incorporado la metodología del  Nonágono Semiótico. Frente ala acumulación de apreciaciones y la enumeración de efectos, esteícono diagramático despliega, en el plano, los diferentes aspectos quese involucran en el proceso semiótico de la performatividad. Organizae interpela, recupera lo sabido y nos orienta a indagar en lo que restaconocer o hace falta explicitar. Así, un efecto performativo es unasegundidad, un existente, el cual no puede ser meramente relevado porel analista, sino que también necesita inscribirse en las condiciones — una primeridad, una forma posibilitante — que lo hacen posible, actuali-zable, visible, operante, concebible. También corresponde al analistarelacionar este efecto con un cierto interpretante — con una terceridad,un valor  — que permite explicar la identificación misma del efecto,para arrancarlo así de un vínculo mecánico con una causa.

Una lectura diferente de los hechos, como la realizada por los lo-cutores de radio y televisión, en la que los sujetos involucrados sonreducidos a sus pasiones y las imágenes a simples representaciones visua-les, vería en la quema un mero acto de vandalismo. La performatividadicónica, indicial y simbólica ofrece, en cambio, una herramienta teórica,una diferencia conceptual para elaborar una hipótesis explicativa dife-rente de ese encuentro casi fortuito de series causales independientes

. Dirá la voz en off   de un periodista frente a las imágenes televisivas del fuego y elhumo: “¡Qué dañinos que son!”.

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(Bourdieu ( []). Es la relectura peirceana de la noción de per-formatividad lo que nos permitió atribuir a las imágenes la agentividadpara constituir la escena dramática que conformaron los espacios, las

acciones y los actores de aquella tarde de  .

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