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n. 28 Il Caballo è tornato

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Page 1: Il Caballo è tornato - Fidal Milano · 2015-11-30 · correre un fartlek perchè si andava con chilometri disomogenei, da 2'52” a 3'30”. Alla mezza siamo passati in 1h06'50”

n. 28

Il Caballoè tornato

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senza bisogno di assumere sostanzeproibite. Ricordo che alle Olimpiadidi Montreal, nel 1976, quando vinsi400 e 800 passai quasi una settimananella camera di appello prima dellegare. Ero diventato un viso familiarea tutti gli addetti ai lavori. Scher-zando dicevo loro che “ormai abitoqui”. Nessuno di noi si aspettava unoscandalo del genere. È come aver ri-cevuto un calcio nel basso ventre.Ora dovremo lavorare duro per ritro-vare credibilità e non ho nessun dub-bio che ce la faremo. Vi ricordo chel’atletica può rivendicare la primoge-nitura dei controlli a sorpresa». In-somma, un modo come un altro per ribadire la suaconsapevolezza di poterne uscire.Il doppio campione olimpico non si nasconde e rispondecon chiarezza a tutte le domande che gli vengono sotto-poste, come la momentanea crisi che sta attraversandol’atletica cubana. «Vero. La causa? Semplicemente ab-biamo lavorato male, specialmente nella velocità. Ecome presidente della Federazione nazionale me ne as-

sumo tutte le responsabilità. Stiamo già lavorando perrecuperare. Però non tutta l’atletica cubana è in crisi. APechino (Campionati mondiali) abbiamo vinto medagliein specialità che sino ad ora non ci avevano mai vistoprimeggiare». E qui si riferisce al titolo conquistato daYarisley Silva nel salto con l’asta donne. «La medagliache più mi ha entusiasmato» confessa. Come non toccare un altro tasto delicato come la fine

Fra i tanti svetta ancora per la sua stazza ed eleganza.65 anni ben portati, festeggiati il 21 novembre a Na-vazzo di Gargnano, il giorno dopo il nostro incontro,correndo il “Miglio olimpico”, corsa master sulle rivedel lago. Fiero e orgoglioso quando parla della sua“Isla Granda”, gli piace ricordare che a Cuba lo sportha una dignità e un posto di primo piano nell’educa-zione dei suoi concittadini. «Abbiamo circa 90.000 (sì,avete letto bene, non è un orrore: novantamila…) in-segnanti di educazione fisica su tutto il territorio.L’educazione fisica è obbligatoria dalle scuole elemen-tari sino al secondo anno di università». Ecco spie-gato, in parte, il “segreto” del continuo fiorire ditalenti in quell’angolo dei Caraibi.«Lo sport deve prepararti alla vita – continua el Caballo– formare la persona, educarla al rispetto dei valori eall’onestà. Se tutti agissero di conseguenza non ci sa-

rebbe traccia di dopingnello sport. Proprio perchéio rispetto l’avversario.Dobbiamo capire che lacarriera di uno sportivo èrelativamente breve. Èsolo una parte della suavita. Una volta smessoposso essere stato il piùgrande campione di sempre ma resto pur sempre unapersona come tante». L’argomento ci offre il pretesto diaffrontare un tema attualissimo: lo scandalo doping cheha travolto la Iaaf e il mondo dell’atletica in generale.Membro del Council Iaaf dal 1987 e vice presidentedall’agosto 2015, Juantorena a tal proposito è catego-rico:«Tolleranza zero! Uno sport pulito è possibile. Io nesono l’esempio. Ho raggiunto risultati importantissimi

Una giornatacon Alberto

L’invito di Ottavio Castellini è di quelli che non si possono ri-fiutare. «Da noi arriva Alberto Juantorena. È disponibile perun incontro e fare quattro chiacchiere…».Per due vecchi scribacchini appassionati di atletica è un veroe proprio invito a nozze. Così eccoci sulle rive del lago diGarda pronti e pimpanti per un incontro ravvicinato con unodei miti della nostra gioventù.

Dopo tanto parlare... unpoco di moto per smaltirele tossine...Da sinistra si possonoriconoscere Gianni Poli,Alberto Juantorena eFranco Fava.Foto in alto: Poli,Juantorena e Fava.A destra: il Caballo siguarda mentre vince lamedaglia d’oro alleOlimpiadi di Montreal1976.

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dell’embargo statunitense, che dura da oltre 50 anni?Il 17 dicembre 2014, Barack Obama ha annunciatol'intenzione di porvi fine. Tuttavia, per poter essere ef-fettivamente rimosso, sarà necessario il voto favore-vole del congresso americano. Come segno di ulterioredisgelo dal luglio scorso sono state riaperte le amba-sciate. «È una apertura polita più che interessante –ammette il Caballo – e sicuramente porterà benefici aentrambi i nostri Paesi. Un piccolo esempio? Per fararrivare materiale tecnico sportivo non dovremo piùfar viaggiare la merce per mezza America, basterà un“calcio” o un soffio di vento e…». Ricordiamo che laFlorida dista non più di 200 chilometri dalle spiaggecubane. E qualcosa si sta già muovendo, almeno sottol’aspetto sportivo. A novembre all’Avana si è tenuta laventinovesima edizione della “Marabana”, una mara-tona aperta a tutti. Quest’anno, fra gli oltre 1.600 par-tenti vi erano ben 556 americani. «Come presidentedelle Federazione cubana – ha sottolineato Alberto –avevamo bisogno di un rilancio. Bene, abbiamo radu-nato una parte di questi concorrenti e abbiamo fattovedere un breve filmato riguardante lo sviluppo dellosport a Cuba. Iniziava con l’entrata a l’Avana di FidelCastro, Ernesto “Che” Guevara e Camilo Cienfuegos efiniva con le mie vittorie a Montreal».Il tempo è finito. Ci attendono altre due ore a tavola,piacevoli come quelle raccontate.

Daniele Perboni

Ha sempre un gran fisico, il carisma è rimasto intatto, comela sua fede nei confronti di Fidel (caspita il correttore auto-matico di questo benedetto/maledetto computer me lo cor-reggeva con Fidal), ha solo perso un po’ di capelli, ma chi a65 anni ne è immune? Ecco così almeno d’aspetto e nelportamento mi è sembrato Alberto Juantorena nella terzasettimana di novembre quando è sbarcato sulle rive, o me-glio sui dolci declivi gardesani, ospite di Ottavione Castel-lini. La seconda volta, visto che tre anni fa, spero di nonsbagliare, arrivò in veste ufficiale a inaugurare la bibliotecadello sport (fantastica) di Ottavio. Questa volta, invece, invacanza prima di tuffarsi nelle beghe, non poche, della Iaafa Montecarlo. Non tergiverso, arrivo subito al dunque cer-cando di far conoscere l’Alberto completamente diverso,non intimo, ma qualcosa che lo faccia assomigliare di più auno di noi. Cominciamo con la vita privata. Non è più viceministro dello sport di Cuba, ora presiede la federazione diatletica: «C’è tanto da rimettere in ordine». Così ha detto.Io, o meglio noi di Trekkenfild, siamo stati in rigoroso silen-zio, se hanno problemi con l’atletica a Cuba... La famiglia?Leggete attentamente. Alberto da un anno è divenutopadre di un maschietto per la settima volta, il primo figlio

ha 40 anni, l’ultima moglie ne ha 37, e sì perché di consortine ha avute poche, solo cinque. Dei sette figli, quattro sonomaschi: attenzione ai nomi: Alberto I Alberto II, Alberto IIIe Alberto IV. Juantorena di cognome con l’aggiunta del co-gnome della mamma. Credetemi non me la sono sentita dichiedere i nomi delle ragazze, temevo Albertina uno… e viadicendo. El Caballo festeggiava il suo compleanno il 25 no-vembre (Trekkenfild l’ha incontrato il 24), il bello è che inparecchie pubblicazioni la data di nascita dell’uomo chevinse a Montreal è indicata il 5 dicembre, e nonostantequalche sollecito da parte dello stesso uomo pubblico cu-bano, la data non è stata cambiata. Juantorena è nato aSantiago de Cuba molto probabilmente è stato registratonegli uffici comunali in quel giorno. Capitava spesso ancheda noi. Nel 1950, quando Alberto vide la luce, avevamo uf-fici anagrafici funzionanti, ma solo forse nelle grandi città.Juantorena ha voluto mostrare l’apertura delle sue “ali”(gambe) metri 2,70, pensate in corsa a quale velocità arri-vasse. Di aneddoti ne ha ricordati, ma ha pure aggiunto diessere quasi convinto che Pedro Pablo Pichardo, il triplista,ha nei suoi splendidi garretti la potenzialità per diventare ilnuovo primatista mondiale, che tra i giovani esiste un al-lievo in grado di atterrare nella sabbia a 8,10, che ammiraUsain Bolt capace a suo dire di correre alla grande anche i400 metri, ma non altro (qualche collega aveva chiesto adAlberto se il giamaicano avesse nelle gambe anche il doppiogiro di pista). Con la nostra nazione il cubano ha sempre

avuto un rapporto particolare: ha voluto ricordare di averechiuso la carriera al meeting di Rieti nel 1984, ovvio negli800, in 1’44”80, l’aveva aperta, almeno per quanto riguardale sue presenze da noi a Formia (altro meeting scomparsoN.d.R.). Alberto si mantiene in forma dedicandosi agli alle-namenti, principalmente in palestra, tre volte la settimana,forse corre anche. Quello che alla nostra testata (speditagratuitamente ad amici e ad addetti ai lavori) ha fatto scal-pore è che Alberto è stato pure ospite al festival della lette-ratura di Mantova. Adalberto Scemma e Roberto Borronihanno dato alle stampe per l’occasione (settembre) la pub-blicazione “La rivoluzione di corsa”. Entrambi hanno ricor-dato che la falcata del “caballo” 2,70 è ampiamentesuperiore al 2,44 di Usain Bolt. Per chi non lo sapesse esisteun altro Juantorena che vive da noi e veste i colori azzurri,si tratta di Osmany, pallavolista della Lube Macerata, figliodi un cugino di Alberto.Conosce le nostre Libania Grenot e Yadisley Pedroso?Certo, ha risposto, ma non è andato oltre avendo in prece-denza ammesso di non gradire una sorta di commercio dimuscoli. Traduzione: il cambio della maglia da una nazioneall’altra che ha visto principalmente atleti africani. Ci fer-miamo. Ciao Alberto, a presto! Con un pizzico d’invidia poi-ché ci aveva appena ricordato che a Cuba l’educazionefisica è obbligatoria dalle elementari sino al secondo annodi università!

Walter Brambilla

Uno di noi

Informazione di servizio

Tranquilli, questo non è l’ultimo numero

dell’anno. Torneremo prima di Natale con

uno speciale sui Campionati Europei di

cross, che si terranno a Hyeres in Francia.

Trekkenfild sarà presente con una nutrita

truppa (qualcuno malignamente ci ha defi-

niti “trippa”, ma va bene ugualmente) e

qualcosa di buono e gustoso ci invente-

remo. Se la sorte, poi, ci sarà favorevole,

potremo anche inventarci qualcosa di fa-

voloso. Ma non fateci conto. Siamo vec-

chi e ci stanchiamo molto facilmente.

Arrivederci a presto.

Un altro momento della riunione divecchie glorie. Da sinistra: GianniPoli, Franco Fava, AlbertoJuantorena, Ottavio Castellini,Maurizio Damilano, Franco Arese.Foto M. Peiano

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nei 5000nel 2009;28'17”64 nei 10.000 nel 2010 - perpoter anche minimamente pensaredi mettersi in lizza nell'ormai quali-ficatissimo ranking internazionale.E allora ecco anche per lui le Si-rene omeriche della maratona.Debutta a Venezia nell'ottobre2013 e chiude al terzo posto in2h14'26”; nell'agosto 2014 all'Euro-peo di Zurigo si ritira inopinata-mente attorno al 25° km dopo unastrana accelerazione in salita; nelnovembre dello stesso anno èquinto a Torino migliorando il p.b.di 1'38” (2h12'48”); al quarto ci-mento (aprile 2015, Rotterdam) in-cappa in un altro ritiro e infine l'1novembre scorso corre a New Yorkdove arriva undicesimo, primo eu-ropeo, nel comunque deludentetempo di 2h17'12” dovuto a una in-

contenibile quanto improvvisa crisiiniziata attorno al fatidico 35°chilo-metro.«Della mia prestazione a New York,dove non ho avuto ingaggi ma soloil rimborso spese, non sono affattosoddisfatto – ammette – anche sedevo dire che ho trovato il per-corso durissimo, più duro diquanto mi avevano detto e diquanto immaginavo. E poi è statauna maratona difficilissima e unpo' strana con troppi cambiamentidi ritmo: si correva come si puòcorrere un fartlek perchè si andavacon chilometri disomogenei, da2'52” a 3'30”. Alla mezza siamopassati in 1h06'50”. Se penso che ilvincitore, il keniano Stanley Biwottforte di un 2° posto a Londra 2014in 2h04'55”, ha chiuso in 2h10'34”,un po' mi consolo».Ritiri a parte, la media delle tremaratone concluse risulta così es-sere di 2h14'08”. Di certo unamedia modesta, per non dire insi-gnificante.C'è chi dice che la scelta di NewYork sia stata azzardata essendoper l'appunto una maratona troppoimpegnativa anche a livello parteci-pativo. !Ma a me – assicura Andrea– il tempo importava sì, ma sino aun certo punto. Volevo soprattuttocollaudare il mio comportamentoin una maratona del genere. Così aNew York ci tenevo, proprio perverificare le mie sensazioni dalprimo all'ultimo chilometro. Devodire che queste sono state com-plessivamente buone sino, ap-punto, al 35° km dove mi si sonospente le lampadine. In verità miero preparato per la maratona diAmsterdam del 18 ottobre, dal per-corso senz'altro più veloce, ma hodovuto rinunciare perché nelle tresettimane precedenti, pur avendovinto il titolo italiano sulla mezza in1h02'54” il 4 ottobre a TeleseTerme, ho sempre avuto problemiai tendini. Così – aggiunge – ho do-vuto ripiegare su New York perrientrare nei termini del 30 novem-bre imposti dalla Fidal per realiz-

zare il minimo di 2h17'00” validoper la scelta della futura squadraolimpica». Ne consegue che il moli-sano, almeno a rigor di regola-mento, è fuori per soli 12 secondi.Chi è dentro a questi termini è in-vece Stefano La Rosa che proprioad Amsterdam ha chiuso in unbuon 2h11'11” – tempo inferiore diun solo secondo a quello ottenutoa Otsu da Daniele Meucci, primati-sta stagionale – che migliora il2h12'05” ottenuto l'1 marzo contanto di vittoria a Treviso. Rio deJaneiro s'allontana, dunque? Si di-rebbe proprio di sì. «Ma io – assi-cura Andrea – non mollo, sono uncapoccione, e continuerò ad alle-narmi con la stessa passione e lastessa intensità perché sono si-curo, guidato da Stefano Baldini, dipoter raccogliere i frutti del tantolavoro che ho fatto». In ogni caso,come è noto, i termini di iscrizioneper Rio scadranno l'11 luglio 2016.Di sicuro intanto Ruggero Pertile eDaniele Meucci sono già da tempoufficialmente selezionati.Già, come mai Stefano Baldini,campione olimpico 2004 in mara-tona ad Atene, attualmente diret-tore tecnico delle nazionaligiovanili? Dopo un lungo sodaliziotecnico con Luciano Di Pardo, nel-l'ottobre 2014, per voglia di qual-che cambiamento, non aveva forsedirottato sul duo RenatoCanova/Vittorio Di Saverio sotto laguida dei quali era stato sino al-l'aprile di quest'anno? Perchéanche il sodalizio coi due s'era in-terrotto? «Perché – precisa il no-stro maratoneta – Renato è semprein giro per il mondo e Vittorio èmolto impegnato coi suoi atleti abi-tuali (Margherita Magnani, GiuliaViola ecc.) tanto da non riuscire aseguirmi come vorrei e cioè avereun contatto più intenso, più perso-nale. Così dopo il deludente ritironell'aprile scorso a Rotterdam, hovoluto interpellare Stefano che haaccettato con entusiasmo la miaproposta visto che gli poteva inte-ressare allenare un atleta senior.

Se sicuramente a tanti, a propositodi Andrea Lalli maratoneta, saràtornato in mente il famoso di-lemma che il protagonista Amletosi pone nella prima scena del terzoatto dell'omonima tragedia di Sha-kespeare, ossia: To be, or not to be(“Essere, o non essere”), altret-tanto sicuramente chi si è ripropo-sto quel quesito è del tuttogiustificato. Lalli, insomma, è ma-ratoneta o non lo è?Alla luce dei risultati sinora otte-nuti, bisognerebbe dire che, al-meno fino ad oggi, non lo è. Ma c'èchi, ed è in buona compagnia, è in-vece convinto che Lalli abbia tuttele qualità per diventare un buonmaratoneta. E il primo a crederci,malgrado tutto, è proprio lui.«Anche se finora ho raccolto poco,per non dire nulla», ammette, An-drea è assolutamente convinto che

piuttosto prima che dopo i risul-tati, quelli buoni, verranno. Il“caso” Lalli ricorda quello di Fran-cesco Panetta che con la maratonanon riuscì mai ad avere un buon fi-ling. Di lui Orlando Pizzolato scrive: «Isuoi valori di potenza aerobicasono elevati, ma i tempi di passag-gio delle maratone cui Lalli hapreso parte evidenziano un calo direndimento, che succede però atanti maratoneti; l'aspetto partico-lare della situazione evidenzia cheLalli non corre molto forte la primaparte e quindi non consuma molteenergie. È anzi bravo a non forzaretroppo. Eppure, nonostante siaprudente nella prima mezza mara-tona, non è in grado di sostenereun buon rendimento fino al tra-guardo. Ciò è da imputare ad unamancanza di adattamenti fisiolo-

gici, perché probabilmente non hauna componente di fibre muscolarida maratoneta. Anche correndo adun ritmo agevole i suoi muscolispendono troppo perché ha un“carburatore” troppo ampio,aspetto necessario invece per pro-durre energie per gare più brevi».Inutile qui ricordare le qualità del28enne molisano: i tre titoli euro-pei nel cross conquistati in tre di-verse categorie parlano da soli enon si vincono titoli del genere senon si hanno grandi qualità sottoogni aspetto. Ma è chiaro che dopole abbuffate crossistiche, al ragazzogli sia venuta la tentazione e la vo-glia di cimentarsi in prove diverse.E quali potevano essere questeprove? La pista? No di certo,troppo insufficienti le sue attitu-dini e di conseguenza troppo mo-deste le sue prestazioni – 13'45”61

Andrea Lalli, sul traguardodei Campionati italiani2015 di Fiuggi.(Foto Colombo/Fidal).

Andrea Lalli maratoneta?

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Con Stefano, col quale pratica-mente mi alleno da luglio perchèda Rotterdam in poi ho avuto i so-liti problemi ai tendini, il rapportocorrisponde in tutto alle mie aspet-tative e alle mie esigenze. Periodi-camente mi stabilisco a Rubiera, ilsuo paese, per un paio di setti-mane, dove alloggio in un bed andbreakfast». Inutile dire che se Ste-fano s'è deciso ad accettare uncompito tale è perché crede nellepossibilità del ragazzo. «Andrea –afferma Baldini – ha ancora un ec-cessivo dispendio energetico e ner-voso. Deve imparare a gestiremeglio la gara e deve lavorare nelladirezione di un maggior potenzia-mento».Andrea dopo l'esperienza nella BigApple ha osservato una settimanadi scarico (bici e piscina) e la setti-mana dopo ha ripreso ad allenarsi.Per ora pensa all'Europeo di crossdel 13 dicembre a Hyeres, una lo-calità francese posta a una trentinadi chilometri da Tolone. Gareggeràsolo se giudicherà buona la condi-zione e in questo caso avrà tuttal'intenzione di ben figurare «anchese – avverte – visto gli allenamentiper i 42 km, non potrò essere al100%». Ma cosa vale il ragazzo sulcross lo sappiamo bene. Poi, sem-pre in campestre, intende parteci-pare al Campaccio, alla CoppaCampioni e agli Assoluti. Torne-rebbe volentieri per uno stage inKenya – e sarebbe l'undicesimavolta! – ma Baldini preferirebbe di-rottarlo in Namibia. Infine, in pri-mavera, sarà la volta della sestamaratona «Sarà – dice – una mara-tona veloce, e questa volta...».Detto che con la Federazione i rap-porti sono tornati sostanzialmentecostruttivi – c'era stata una rotturaper differenti scelte tecniche – adAndrea non resta che mettersi fi-ducioso nelle mani di Stefanosenza pensare all'Amleto di Shake-speare non fosse altro perché lui èdel tutto convinto del To be ovverodell'Essere. E voi?

Ennio Buongiovanni

• Chi è l'uomodell'annoGli sport presceltisono otto: basket,boxe, calcio, ciclismo,motociclismo, nuoto,pallavolo, sci alpino.Non figura alcunnome dell'atletica.• Una sola è la donnadell'annoAnche per questa se-zione gli sport pre-scelti sono otto: boxe,ghiaccio, nuoto, palla-volo, scherma, sci al-pino, tennis, tuffi. Non figura alcunnome dell'atletica.

OsservazioniSommando le due sezioni, si evi-denzia che nel complesso gli sportpresi in considerazione sono do-dici: basket, boxe, calcio, ciclismo,ghiaccio, motociclismo, nuoto, pal-lavolo, scherma, sci alpino, tennis,tuffi. Tra questi, boxe, nuoto, palla-volo e sci alpino sono rappresen-tati sia da un uomo che da una

donna. Quattro sono rappresentatisolo da uomini e quattro solo dadonne. Ovviamente non figura alcun nomedell'atletica.

• La squadra dell'annoOtto gli sport che vengono presi inesame: basket, calcio, canottaggio,formula 1, ginnastica ritmica,

scherma, vela, volley. Di questi, tresono rappresentati da squadrefemminili (ginnastica artistica,vela, scherma) e gli altri sette dasquadre maschili.Non figura alcuna squadra del-l'atletica.

• L'allenatore dell'annoI dieci allenatori proposti rappre-

Altra puntata sulla telenovela Alex Schwazer - È ini-ziato il processo di Bolzano e Alex ha fatto sobbal-zare sulla sedia tutti gli “inviati” i quali non hannofatto altro che ribadire quanto da lui dichiarato.Quello che Trekkenfild sta aspettando è che ci dicacome si è fatto la prima benedetta “assunzione” diEpo, se ci sbagliamo correggeteci, dovrebbe avve-nire per via endovenosa, in questo caso occorre unmedico o un infermiere per somministrare la so-stanza. Secondo punto, poiché lo stesso ex az-zurro, dichiara di avere assunto sostanze dopantiin occasione delle gara di Lugano (record italianodella 20 km) e di Dudince (record della 50 km) av-venute nel 2012, per quale motivo la Federazionenon cancella questi primati? Altro gioiello: andate arisentirvi l’intervista rilasciata a Novella Calligarissu Rainews (completamente sdraiata in senso metaforico al suo cospetto), vi accor-gerete che dopo 2’18” il prode Alex dice apertamente di essersi rivolto in prima per-sona al tecnico russo Chegin (allenatore sospeso per aver dopato i marciatori russi) equest’ultimo si è rifiutato di allenarlo. Dulcis in fundo, in data 26 novembre la Gaz-zetta dello Sport al termine dell’articolo titolato: “La verità di Schwazer inchioda ilmedico” scrive: «La Wada ha diritto di concedere la riduzione anche a compimento

del percorso giuridico-sportivo. In caso contrario la squalifica diSchwazer terminerà il 29 aprile. E solo allora potrà cominciare l’opera-zione Olimpiade». Perche ora cosa sta facendo? È da mesi e mesi checi sta triturando i cabasisi per Rio! Il resto alla prossima puntata.

Libero arbitrio - Ancora due paroline sulla soap opera Schwazer/do-ping/squalifica/redenzione/campagna pubblicitaria. Stando agli ultimifatti di cronaca l’allievo di Donati per quanto riguarda l’assunzione disostanze non proprio lecite ha gettato la croce addosso a Pierluigi Fio-rella. Se non abbiamo letto male, nella sua testimonianza ha affermatoche dopo aver avvertito il medico federale della “cazzata” lo stessonon ha fatto nulla per fermarlo. Insomma proprio come un bambinopreso con le mani nella marmellata serviva la mamma di turno persculacciarlo. Eppure il signor Schwazer è un uomo adulto, vaccinato,svezzato, in grado di prendere decisioni di una certa rilevanza. Possi-bile che la “colpa” (concetto prettamente cattolico e che normalmente

si usa per scaricare responsabilità su soggetti terzi), sia solo e soltanto di altri? Nongli/vi dice niente la rappresentazione mentale di libero arbitrio? Concetto filosoficosecondo il quale ogni persona è libera di scegliere da sè gli scopi del proprio agire, ti-picamente perseguiti tramite volontà, nel senso che la sua possibilità di scelta è libe-ramente determinata (Wikipedia).

Mago Trekkenfild

M’illuminodi meno

Referendum Gazzetta dello Sport

In data 18 novembre scorso “LaGazzetta dello Sport” ha ripropostoil suo annuale referendum, deno-minato “Gazzetta Sports Awards” icui natali risalgono al 1978, suicampioni italiani dell'anno inse-rendo una novità e cioè non limi-tando il giudizio alla solaredazione, ma aprendolo a tutti ilettori. Le categorie proposte sonootto: 1) Chi è l'uomo dell'anno2) Una sola è la donna dell'anno3) La squadra dell'anno4) L'allenatore dell'anno5) Gentleman dell'anno

6) L'exploit dell'anno7) Perfermance dell'anno8) Paralimpico dell'anno.Ognuna delle categorie si articolain un ventaglio di dieci nomi.Prendendo in esame le varie pro-poste avanzate dalla “Gazzetta”,salta all'occhio come l'atleticaabbia un ruolo del tutto marginale.Figura infatti in sole due delle ottoproposte, confermando così quel-l'anemia che tanto l'ha tormentatain questi undici mesi da AnnusHorribilis, per dirla alla GiorgioBocca. Ma vediamo adesso la situa-zione nel dettaglio.

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sentano sei sport: ba-sket. calcio, ciclismo,ginnastica ritmica, palla-volo, tennis. Il calcio èrappresentato da quat-tro allenatori di calcio, ilbasket da due e gli altriquattro da uno. Dei dieciallenatori, uno è donna. Non figura alcun allena-tore dell'atletica.

• Gentleman dell'annoDei dieci nomi proposti,tre appartengono almondo del calcio, glialtri sette appartengonorispettivamente almondo del basket, della

boxe, del ciclismo,del golf, della palla-nuoto, della palla-volo, della scherma.Tra questi nomi figu-rano otto uomini edue donne.Non figura alcunnome dell'atletica.

• L'exploit dell'annoDieci atleti per novesport: due nel tennise uno per calcio,equitazione, golf,lotta, motociclismo,nuoto, snowboard,tuffi. Tra questi,sette sono uomini etre sono donne.Anche in questasesta categoria nonfigura alcun nomedell'atletica.

• Performance del-l'annoDei dieci atleti pro-posti, due rappresen-tano il calcio, due ilciclismo e due ilnuoto. Gli altri quat-

tro rappresentano atletica, basket,golf, snowboard. Dei dieci atletinove sono uomini e due sonodonne. In questa settima categoria apparefinalmente un nome dell'atletica.Lo vogliamo citare: il saltatore inalto Gianmarco Tamberi.

• Paralimpico dell'annoDieci canonici nomi in rappresen-tanza di sei sport: quattro per l'-handbike, due per l'atletica, unoper il nuoto, per la scherma, per losci nautico e per il tiro con l'arco.Qui c'è pareggio: cinque uomimi ecinque donne.Per finire “alla grande” con l'atle-tica in questa ottava categoria ap-paiono altri due nomi: MartinaCaironi (100, 200, salto in lungo,categoria T42) e Assunta Legnante(peso).

OsservazioniIn totale gli sport proposti sonoventicinque.Sugli ottanta nomi prescelti (set-tanta di atleti, dieci di squadre),cinquantacinque sono maschili(68,8%), venticinque sono femmi-nili (31,2%).Queste le volte di citazione deiventicinque sport:13 calcio7 scherma6 basket, ciclismo, nuoto5 pallavolo, tennis4 handbike3 atletica, boxe, golf2 ginnastica ritmica, motocicli-smo, sci alpino, snowboar, tuffi1 canottaggio, equitazione, for-mula 1, ghiaccio, lotta, sci nautico,tiro con l'arco,

vela, volley.I nomi dell'atletica sono dunque ci-tati tre volte (3,75%).

Questo è quanto anche se in que-sto caso non si può dirla alla LuigiPirandello (“Così è, se vi pare”chè in altre parole qui si vuol dire“Così è, vi piaccia o non vi piac-cia”).

Ennio Buongiovanni

Sopra.GianmarcoTamberi.(Foto FidalColombo).Sotto AssuntaLegnante(Foto O. Bai.