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e non solo... Grafologia Grafologia anno 33 set-dic 2018 – n° 128

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Page 1: Grafologia Accademia Crotti... · 2019-01-04 · Così scriveva Crépieux-Jamin in ABC de la grapho-logie (Crépieux-Jamin, 2001, p. 443), prevedendo il dato assolutamente inevitabile

e non solo...Grafologia

Grafologia

anno 33 set-dic 2018 – n° 128

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...e non solo...

L’interpretazione dei quattro assi portanti della scrittura secondo la grafologia FranceseSpazio, Forma, Movimento e Tratto.a cura di Elena Manetti

L’ attività del CTUa cura di Massimo Martorelli

La scrittura non è solo un “TEST” ma anche un “TESTO” a cura di Evi Crotti

Enigmisticaa cura di Maria Letizia Andenna

In memoria del prof. Marcello Cesa-Bianchi Milly Carluccia cura di Maria Letizia Andenna

Neuroscienze e Grafologiaa cura di Alberto Magni

L’impugnaturaa cura di Franca Zanetti

Neuroscienze e Grafologia:scoperte a confrontoa cura di Alga Vanna Guernieri

Il linguaggio dei sognia cura di Evi Crotti

pag. 2-6 pag. 18-19

pag. 7-8 pag. 20-21

pag. 10 pag. 23-25

pag. 11-17 pag. 26

pag. 9 pag. 22

Indice

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L'INTERPRETAZIONE DEI QUATTRO ASSI PORTANTI DELLA SCRITTURA SECONDO LA GRAFOLOGIA FRANCESE

SPAZIO, FORMA, MOVIMENTO E TRATTO

Se i principi della grafologia sono stabili, le sue ap-plicazioni evolvono. Tra venti o trenta anni saremo costretti a revisionare alcuni segni grafologici, a metterli in rapporto, non solo con i nuovi orienta-menti dei caratteri, ma con le nuove forme di scrit-ture ispirate dalle convenzioni, metodi, entusiasmi così come dalle trasformazioni degli intermediari di cui si serve, penna, inchiostro, carta.Così scriveva Crépieux-Jamin in ABC de la grapho-logie (Crépieux-Jamin, 2001, p. 443), prevedendo il dato assolutamente inevitabile per tutte le scienze umane di dover continuamente ricollocare e rimo-dellare le proprie stesse materie, in questo caso lo scrivente e la sua scrittura, nel contesto del suo am-biente storico, sociale, culturale ed economico.Nel 2003 la Société Francaise ha operato una rifor-ma che ha aggiornato e attualizzato il suo metodo. Nozione fondamentale della grafologia francese è che ciascun segno grafico va interpretato in fun-zione dell’insieme nel quale si trova e che un segno isolato non ha mai un valore (lo dice anche Moretti) significativo.Così l’interpretazione esige che si consideri l’insie-me della scrittura, l’ambiente grafico, al fine di “sce-gliere tra più significati possibili il più conveniente in rapporto all’ambiente, il più sicuro logicamente, il più necessario psicologicamente” (Crépieux-Jamin, 2001, p. 79).L’ambiente grafico quindi dirige l’interpretazione dei segni e in particolare Crépieux-Jamin cerca di definire questo ambiente grafico attraverso un pro-cedimento rapido e globale che chiama “sintesi di orientamento”.Accanto alla sintesi di organizzazione/disorganiz-zazione basata sull’evoluzione del gesto grafico, la sintesi armonia/disarmonia è il perno centrale della grafologia jaminiana:per determinare l’ambiente grafico, conoscerne la superiorità o l’inferiorità si deve elaborare una sin-tesi. L’armonia della scrittura (fatta di proporzio-ni, ordine, chiarezza, semplicità, sobrietà, aisance nei tracciati) corrisponde a quella del carattere, è il grande segno della superiorità, mentre la disarmo-nia rivela l’inferiorità del carattere (Crépieux-Jamin, 2001, p. 90).È naturale che questa concezione, che parte da un

Egli colloca la scrittura in una prospettiva soprat-tutto dinamica dove ardore, slancio, intensità, ori-ginalità vanno nello stesso senso della liberazione, che favorisce l’espressione dell’energia vitale dello scrivente.È così che un Formniveau alto segnala una forma di libertà interiore, libertà che porta l’uomo ad andare fino alla fine nelle sue convinzioni per esprimersi e realizzarsi, qualunque siano gli ostacoli che incon-tra.Oggi non sembra più possibile giudicare uno scri-vente secondo criteri “positivi” o “negativi”. Essere o non essere in un buon grado di armonia, avere o non avere un Formniveau elevato o debole, non ha alcun rapporto con la qualità o il valore di un indi-viduo, e la proprietà di una specie grafica è quella di essere neutra, e attribuirgli un valore positivo o negativo rischia di condurre a una grafologia “nor-mativa”.L’approccio del grafologo deve essere quello di com-prendere lo scrivente “qui e ora”, tenendo conto dei cambiamenti della società e delle mutazioni dei va-lori e degli ideali, di comprendere l’uomo in ciò che è, per quello che è, con le sue qualità e le sue debo-lezze, la sua dinamica personale e le sue difese, le sue motivazioni e le sue compensazioni. Rispettare l’altro è prenderlo sul serio quale che sia e che cosa possa pensare, dire o fare. Credere nell’altro è, come dice Winnicott, sapere che non si può comprenderlo che “con una profonda fiducia nella natura umana e nelle sue tendenze innate allo sviluppo” (Winnicott, 1991, p. 337). Su questi nuovi parametri quindi si è creata la riforma del metodo grafologico francese. Nell’approccio iniziale dell’osservazione della scrit-tura si è tolto il concetto di armonia e di Formnive-au, studiati ora nel secondo anno come parametri riferibili a una valenza storica, e si afferra il grafi-smo nella sua globalità, appoggiandosi fortemente sull’osservazione dei quattro elementi costitutivi della scrittura: tratto, forma, movimento, spazio. Bi-sogna poi individuare, per ciascuno di essi, ciò che è specifico e dunque significante, riflettere bene e cer-care di comprendere i collegamenti e le interazioni che si creano e vivono tra questi differenti elementi.

Lo spazioLa strutturazione dell’immagine di sé comporta il senso dello spazio, legato alla sensazione tanto al sentimento di sé quanto alla relazione con l’ambien-te. Lo spazio personale, il territorio necessario all’e-quilibrio di ogni persona, ricopre una duplice fun-zione di protezione e di comunicazione.In grafologia la pagina simboleggia il territorio in cui l’individuo si colloca, in cui inscrive i suoi pro-getti e le sue azioni: è un territorio che rappresenta per lui spazio di libertà, ma anche costrizione.

La messa in pagina informa sulla maniera con cui lo scrivente, secondo la propria dimensione interiore e la propria libertà, apprende il mondo, vi si installa, si situa nel suo ambiente, si relaziona con l’altro. I margini delimitano l’ambiente e il modo in cui vi-viamo la relazione con esso. Ma al di là di questo ambiente, si può estendere questo spazio allo Spazio in generale e soprattutto comprendere come lo vi-viamo nell’intimità di noi stessi e come inscriviamo il nostro passato, il nostro presente e il nostro futuro (Monnot, 1979, p. 12).

E in effetti i parametri di spazio e di tempo sono strettamente collegati e non cessano mai di intrec-ciare i loro dati. Ognuno organizza lo spazio secon-do sue leggi o strutture al di là delle eventuali norme convenzionali imparate a scuola.Nella scuola italiana, tra l’altro, non c’è più la cura dell’impostazione spaziale. L’organizzazione dello spazio, studiato da Max Pulver, è davvero un ele-mento significativo soprattutto per quanto riguarda:- l’ordine;- la ripartizione delle masse grafiche. L’individuo nel suo spazio grafico può muoversi in direzione verti-cale (separazione, affermazione) al di sopra o al di sotto di sé, o in dimensione orizzontale (linea di col-legamento affettivo), davanti o dietro di sé

La formaPer svolgere la sua doppia funzione, individuale e sociale, la scrittura utilizza una forma-codice, un modello che spesso può variare nelle nazioni. Il no-

Figura 1. Esempio di armonia. La scrittura è di Jules Crépieux-Jamin

Figura 3. Esempio di spazio disordinato

Figura 4. Esempio di forma convenzionale e impressiva

Figura 2. Esempio di Formniveau. La scrittura è di Alfred Cortut

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giudizio di valore, urta la nostra mentalità attuale, ma bisogna considerare la cultura e lo spirito dell’e-poca in cui è stata definita.

Ai tempi di Crépieux-Jamin l’armonia era rappre-sentativa di un umanesimo fondato sui principi classici di equilibrio e controllo di sé. Princìpi di una élite depositaria di valori culturali e morali che gli conferivano dei doveri nei confronti di chi ne era privo.Contemporaneamente a questa concezione di “uomo onesto”, per il quale esiste il bene e il male, qualità e difetti e una superiorità generale fatta di saggezza e di moderazione, appunto l’armonia in-teriore, Ludwig Klages, ispirato dalla corrente di Nietzsche, propone la sua gerarchia di valori e dà come criterio essenziale di superiorità dell’uomo il grado di Formniveau o livello vitale.

a cura di Elena Manetti

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stro modello è grande in zona media, curvo, legato nella continuità. Il modello viene modulato e rimaneggiato da cia-scuno secondo la sua storia, la sua cultura, la sua problematica, il suo ambiente.È attraverso la forma che una scrittura si distingue da un’altra. Portatrice di valori simbolici e sociali, ella è significativa di quello che nello scrivente è il modo di essere portando nello stesso tempo l’im-pronta di ciò che questo aspira ad essere.Lo studio della forma si fa a partire dall’osservazione del modello insegnato e dai rimaneggiamenti che lo scrivente apporta. E questo attraverso l’analisi:- dei suoi elementi costitutivi (curva o dritta); - della sue modalità (apertura o chiusura);- delle modificazioni (rimaneggiamenti del modello con aggiunte o, al contrario, con semplificazioni).Quando si vede una scrittura ci si deve porre del-le domande a proposito della forma: le forme sono vicine al modello scolastico? Le proporzioni sono rispettate? Vi è un impiego più ampio della curva o della retta? C’è più regolarità o irregolarità? Come vengono concatenate le forme?

Il movimentoIl movimento è un cambiamento continuo di posi-zione dello spazio. La messa in forma e la progres-sione da sinistra a destra che fanno passare da un semplice tratto alla scrittura sono indissociabili dal movimento di iscrizione.Durante l’apprendimento della scrittura, il movi-mento del bambino è contratto dallo sforzo fornito per riprodurre il modello. Una volta acquisita la sua autonomia grafica, lo scrivente si allontana dal mo-dello e imprime, poco o molto, il proprio movimen-to alla scrittura, modificandone l’alternanza flessio-ne-estensione, secondo il proprio tempo personale.

Alcune scritture presentano una riduzione del mo-vimento e i tracciati si presentano immobili.Altre avanzano naturalmente verso destra favoren-do una progressione fluida e flessibile o maggior-mente dinamica.Altre ancora, seguendo con differenti gradi il gio-co e l’ampiezza delle variazioni, generano una pro-gressione leggera e imprecisa (fluttuante), sfumata saltellante (vibrante), marcata negli eccessi (efferve-scente).In altre ancora la riduzione dei gesti di estensione e il rinforzo dei gesti di flessione intralciano la marcia della scrittura, cioè la sua progressione (movimento barrato).

Nel rapporto tra forma e movimento si vedono le istanze più profonde dell’individuo tra control-lo vigile, desiderio di adattamento alla collettività, desiderio di comunicazione chiara e di “voler dare un’impressione”, come dice Klages, se prevale la for-ma, o la prevalenza di valori affettivi e pulsionali, il desiderio di cambiamento, se prevale il movimento.

Il trattoÈ il nostro primo modo di espressione grafica, pri-ma della forma, prima della scrittura stessa. Inizia con un puntino che, tirato, diviene tratto (tractus).Parla della nostra prima relazione con il mondo e con la realtà, realtà interna ed esterna, simboleggia-ta dalla carta. È il risultato di un’interazione perenne tra forze interne e forze esterne, interazione che può manifestarsi in modo agevole o conflittuale, disteso o contratto.Questi sono gli aspetti fondamentali del tratto:- la pressione, il grado di penetrazione dello stru-mento nella carta;- la dimensione, la larghezza del tracciato lasciato sulla carta;- la tessitura, la consistenza, l’aspetto della trama;- la condotta, cioè l’elasticità, la tensione con il quale progredisce.

Il movimento è manifestazione pulsionale, energia, testimone di stati emotivi: l’andamento del movi-mento sarà più o meno intenso, in funzione del gra-do di questa forza pulsionale o dei freni interiori ed esteriori che questa forza incontra.

Figura 6. Esempio di immobilità dei tracciati

Figura 7. Esempio di movimento fluido e dinamico

Figura 10. Esempio di movimento barrato: scrittura di Giuseppe Garibaldi Figura 11 – lettera di Natale

Figura 8. Esempio di movimento fluttuante

Figura 9. Esempio di movimento vibrante

Il tratto rivela la vera natura dello scrivente in accor-do o meno con la costruzione della sua forma.Se per esempio lo scrivente ha in dotazione una na-tura di tipo affettivo e quindi il tratto è pastoso-par-tecipativo, la costruzione della sua forma dovrebbe essere spontanea, morbida, ampia, curva.Nell’esempio che segue il testo, una lettera per il Na-tale inneggiante ai buoni sentimenti, è del tutto in-coerente con la forma convenzionale e stereotipata, lo spazio asfittico e troppo riempito e con il tratto angoloso, serrato, appoggiato e frenato

È soltanto con un continuo studio, una continua os-servazione e un’effettiva esperienza che riusciamo a cogliere delle scritture le interazioni di questi quat-tro basilari elementi di analisi. La grafologia fran-cese non dà nozioni precise, misurazioni che dan-no certezze, anzi esige da parte di chi la pratica una continua rimessa in causa delle proprie certezze, una revisione critica di tutto ciò che sembra acquisi-to una volta per tutte.Il sistema francese non punta su dati immutabili e misurabili, ma sulla relazione continua e in costan-te evoluzione dei parametri in una visione globale, aperta ai cambiamenti anche minimi, che tuttavia mutano l’intero insieme.È proprio questo tipo di grafologia che abbiamo dif-fuso in Italia, ricollegandoci, sia sul piano teorico sia sul piano strutturale, alla Società Francese Di Gra-fologia, dalla quale abbiamo avuto sostegno, ricono-scimento e alla quale siamo grati.

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Bibliografia

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LA SCRITTURA NON E' SOLO UN "TEST" MA ANCHE UN "TESTO"

a cura di Evi Crotti

Una meta che ci sta tanto a cuore: fare della Scuola non solo uno strumento didattico, ma anche un cen-tro di studi sulla scrittura e sul suo valore espressivo.Esiste un tipo di scuola (quello che oggi comune-mente si usa), cioè quel luogo o istituto dove gli stu-denti apprendono una professione, un’arte e conse-guono un titolo di studio. Una scuola che si articola dall’iscrizione al programma prestabilito, dalla fre-quenza agli esami. Il tipo di scuola che noi auspiche-remmo dovrebbe avere una concezione più vasta, viva e creativa; un luogo di dibattito, di confronto, di ricerca: direi un laboratorio o (se vogliamo dire con un termine collaudato) una fucina. In questo gene-re di scuola ciò che conterebbe non sarebbe solo il “Diploma”, ma la passione per un settore della “Psi-cologia Applicata” e in particolare della “Psicologia dell’Espressione”. “Scuola” come momento d’incon-tro di quanti vogliono scandagliare i lati profondi della scrittura, i suoi messaggi per far dire all’uomo quello che non può dire o non sa esprimere con la parola.

Una “Scuola” quindi che sia centro di interesse, di lavoro, di scambio; un crocevia dove si incontrano i sentieri di quanti esplorano lo stesso territorio.In effetti si tratta di riesumare l’antica “Schola” pri-ma che avvenisse la sopraffazione delle “Scuole Isti-tuzionali” dove l’obbligatorietà, la programmazione, e la dipendenza dagli obiettivi degli Organismi Cen-trali ha spento l’amore allo studio.

Vorremmo una scuola dove ciò che più conta non sia la nozione in sé, ma il bisogno di conoscere, di accostare il vero e il nuovo nel libero confronto del¬le ipotesi. Siamo anche convinti che un tale spi-rito favorisca la nostra persona e ci ponga in grado di rendere un migliore servizio alla collettività.

E i servizi che lo studio della scrittura può rendere sono molteplici, soprattutto laddove conti il signifi-cato d’una persona. Comprendiamo l’ansia di chi vuol trovare nell’ana-lisi d’una scrittura un aiuto per la conoscenza di sé e dell’altro; comprendiamo le perplessità di chi, do-vendo collaborare con una persona debba accertarsi delle sue capacità. Afferriamo nei genitori e negli in-

segnanti il bisogno di intendere il fanciullo o l’adole-scente che non sa esprimere le ragioni di un proprio stato d’animo o di una sofferenza. Proprio in questi tempi è notevole lo stato emblematico dei genitori che devono scegliere, al termine della scuola d’obbli-go e della media superiore, la disciplina più conso-na alle tendenze del figlio. Conosciamo anche come una scelta inadeguata possa produrre una vasta area di spostati, ossia di persone costrette ad un genere di occupazione per nulla confacente e vissuto come una camicia di forza.

Si può dire che uno dei fattori del dissesto socio-economico nella nostra epoca sia dovuto alla mol-titudine di persone che svolgono attività per niente consone alla propria struttura mentale e personale. Persone quindi che inconsapevolmente sono di di-sturbo per sé e per la società.

La realizzazione di una persona nella vita e, dicia-molo pure, il suo successo, non consiste nell’arrivare ad un certo posto, ma nel trovare il proprio posto nel mondo. Da qui l’importanza di una scelta fatta alla fine delle medie inferiori, quando i genitori si domandano: “Che faremo di questo figlio? Un tec-nico, un insegnante, un professionista oppure un operatore pratico, un teorico, un artista?”

Al termine della Media Inferiore si va alla stazione, si imbarca il figlio su un treno: ma è un treno, una scelta che lo porta nella giusta direzione? Una volta poi che il treno è partito è drammatico scendere e cambiare convoglio. Il bisogno dei genitori di lumi e la loro domanda di aiuto è notevole; nel momen-to critico entrano in scena consiglieri e suggestioni spesso molto estranei alle vere possibilità del giova-ne. Possono essere gli ingaggi dei mass-media, il mi-raggio di un lavoro sicuro e ben retribuito, l’infatua-zione momentanea del giovane preso dal divismo e dalla disinformazione: può essere la stessa famiglia che fa i suoi conti, non sulle dimensioni del figlio, ma sulle proprie, usando del figlio come rimedio alle proprie insaturazioni.

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Nella sua introduzione Evi Crotti precisa che la grafo¬logia non può e non deve essere considerata una scienza matematica, bensì uno strumento nelle mani di “un esperto”; e ancora, che si deve intendere come “un test diagnostico”.L’opera esprime chiaramente l’intento dell’autrice — la più rigorosa e la più esperta dei grafologi italia-ni — di muoversi secondo una procedura precisa, chiara e rigorosa che garantisca la trasmissibilità di concetti che di per sé non è facile trasfondere nel lettore.Quando si pone l’obiettivo dell’interpretazione dei segni la grafologia fa quindi riferimento esplicito o implicito a una teoria, e in particolare a una teoria della personalità. Ma se si tiene conto che le teorie della personalità sono varie decine, si comprende come gli stessi dati possano essere diversamente interpretati a seconda dello schema di riferimento adottato. Il significato attribuito a determinati indici grafolo-gici, così come quelli relativi ai risultati di ogni test psicodiagnostico, non può essere considerato uni-voco e definitivo ma, dopo avere precisato il conte-sto teorico dal quale si ricava, deve essere sottoposto a una accurata verifica: è pertanto un significato ipo-tetico che, prima di essere convalidato in modo sod-disfacente, non può essere considerato che tale. In questa sua nuova opera, la Crotti, col rigore scienti-fico che le appartiene, ha ritenuto di dover apporta-re delle modifiche rispetto alle sue precedenti opere in tema di grafologia e tra queste quella che mi sem-bra particolarmente significativa è il fatto di partire

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A questo punto è il testista provetto che può inter-venire a fare luce e tra questi vediamo anche il gra-fologo. Egli ha le possibilità di cogliere le tendenze, i potenziali e impostare la scelta sui valori effettivi del giovane.

Questa esemplificazione della funzione del grafolo-go evidenzia la responsabilità non indifferente del suo lavoro e giustifica anche una sua ansia inconscia della sua fallibilità. Sappiamo che tre anni di studio e di esercizio non bastano a rassicurare, proprio per-ché il grafologo responsabile non si sente mai all’al-tezza. Questa è la ragione per cui la nostra Scuola ha dato vita ai corsi di specializzazione dove gli Allievi diplomati possono confrontare e correggere le pro-prie esperienze.

Concludo richiamando il concetto iniziale di scuola attiva e aperta. Perché sia tale non basta l’impegno dei docenti; occorre che pure gli allievi si rivestano della stessa dimensione e più che allievi si sentano cooperatori e corresponsabili.

La scrittura è non solo un test, ma anche un TESTO nel senso di CODICE e le sue movenze sono la tra-duzione in diagrammi di una cultura contempora-nea; nella scrittura sono impresse le aspirazioni, le sofferenze, le speranze, le domande e le risposte di una società e di un individuo.

Mi auspico che ciò avvenga: la disponibilità di alcu-ni mi è già stata confermata!

IN MEMORIA DEL PROF. MARCELLO CESA - BIANCHI

Marcello Cesa-Bianchi

dalla psicologia dinamica e dalla psicoanalisi per ar-rivare all’analisi grafologica. È bene infatti che anche questa scienza si adatti alla psicologia per unificare il linguaggio e per diventare strumento anche per gli operatori della scienza psicologica.E’ apprezzabile pertanto la chiarezza e il coraggio dell’autrice nell’indicare come, alla rigorosa obiet-tività dei dati grafologici, faccia seguito una loro interpretazioni desunta da altri orientamenti dottri-nali. Porre in parallelo psicologia, psicanalisi e gra-fologia è un compito arduo ma sembra che questa opera, frutto di un’evidente lunga e seria esperienza dell’autrice, sia riuscita nell’intento.Il test di scrittura, come ogni altro test, presenta una serie di elementi definiti sulla base delle conoscenze della scienza contemporanea e altri proposti come spiegazione possibile ma non univoca delle perso-nalità esaminate.In questa lettura il volume della Crotti acquista una funzione precisa, connessa al riconoscimento dei li-miti che la grafologia presenta, come ogni altro stru-mento di indagine della personalità. L’accettazione di tali limiti consente di apprezzare il valore di un metodo che anche nell’interpretazione dei dati sap-pia riconoscere i vincoli della scientificità.È questo il contributo a mio parere centrale di un volume di grande interesse e sicura utilità per i let-tori ai quali è destinato.

Marcello Cesa-Bianchi

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NEUROSCIENZE E GRAFOLOGIA NEUROSCIENZE E GRAFOLOGIA: scoperte a confrontoa cura di Alberto Magni

a cura di Alga Vanna Guernieri

Anche la scienza subisce l’onda della moda e come tutte le cose moderne tenta di avere il primato.Ogni tecnica esplorativa, anche la più scientifica, vuole conoscere l’uomo in modo olistico poiché non è fatto di solo cervello. Vi contribuisce la mente, il sentimento, il comportamento, l’ambiente e la alimentazione, elemen-ti che senz’altro influiscono sulla complessità del cervello e andranno a sollecitare le varie aree. Ma la scrittura, proprio perché da esso emana, lascerà sul foglio tracce che andranno esplorate anche dalle neuroscienze per aiutare il bambino prima e la persona poi a controllare e risolvere eventuali errori.Non si può dire all’educatore che il bambino sta subendo delle modifiche cerebrali, ma si può intervenire attra-verso un’informazione educativa per aiutarlo, laddove ci siano situazioni alterate che riguardino la scrittura, la lettura, il rendimento o il comportamento. Per il grafologo ciò può avvenire soltanto se non ci si ferma a imparare solo la tecnica grafologica ma si cerca con umiltà di capire il bambino, studiando tutte le scienze e le discipline, come ad esempio la pedagogia e la psicologia, senza avere l’illusione di affrontare, come esperti di grafologia, tematiche mediche quando medici non siamo.Se le neuroscienze ci possono dare un aiuto, non meno lo fanno la filosofia, la psicanalisi, la psicologia e tante altre, per studiare l’uomo d’oggi che appare così perso e confuso nell’educazione.Proprio per correttezza, nella nostra scuola si affronta lo studio della psicologia e della psicanalisi, mentre per le neuroscienze ci saranno esperti che ci faranno comprendere come funziona il cervello. Quello che ci auspichiamo è di riuscire a trovare un giusto connubio tra le varie discipline per riuscire alla fine a conoscere meglio l’uomo.

La sfida maggiore oggi, nel campo della ricerca, è forse quella delle neuroscienze, che studiano la struttura, le funzioni, lo sviluppo, la biochimica, la fisiologia e la patologia del sistema nervoso centrale e periferico. Le neuroscienze possono molto aiutare la grafologia per ovvi motivi di pertinenza e simila-rità dell’oggetto di studio: l’uomo che opera e agisce grazie all’attività psichica e intellettiva del cervello con le sue diramazioni periferiche. Il cervello è si-curamente l’organo più complesso da studiare, sotto diversi punti di vista, ma tanti piccoli passi in avanti sono stati fatti, moltissimi altri sono ancora da fare.

Lo psicobiologo Alberto Oliviero nel 2007, nell’En-ciclopedia della Scienza e della Tecnica, bene defi-nisce il lavoro svolto dalle neuroscienze: “…le neu-roscienze hanno riassunto i metodi e i risultati di discipline diverse che vanno dalla psicologia cogni-tiva alla neurofisiologia e alla biologia molecolare; inoltre, le neuroscienze hanno messo a punto nu-merose tecniche e strategie che hanno consentito di inquadrare e conoscere molti aspetti dei rapporti tra sistema nervoso e processi mentali, sia dal punto di vista fisiologico che patologico”. ¹

Che ci siano delle relazioni tra sistema nervoso e processi mentali è riconosciuto concretamente an-che dalla grafologia. I processi mentali, che di per sé sono invisibili all’occhio umano, si manifestano fedelmente attraverso il gesto grafico e la scrittura. Moretti ha adottato intuitivamente un simbolismo che è stato definito da molti “simbolismo relazio-nale”; esso non è in contraddizione con quell’altro simbolismo ormai noto, molto utile in una indagine grafologa, denominato “simbolismo spaziale” intui-to dal Pulver e con il quale si integra. Le combina-zioni dei segni grafologici (sostanziali, modificanti e accidentali) nelle loro relazioni intrecciate sono la forza portante della grafologia Morettiana, ma al-trettanto importante è il movimento grafico (al tem-po stesso psicofisico) che, prediligendo alcuni vet-

tori piuttosto di altri, è ‘l’estrinsecazione manifesta di inclinazioni innate interiori’. Si pensi ad esempio agli assi letterali di dritta-pendente-rovesciata, op-pure alle sollecitazioni spirituali o materiali espresse dalla lunghezza degli allunghi che, quando sono rat-trappiti, denotano un appiattimento delle pulsioni, o ancora all’altezza del calibro, che può andare dal medio al minuto o al grande e per il quale l’occu-pazione di spazio acquista una importanza rilevante psicologica. Sono tutti diversi modi della psiche di orientarsi mentalmente nello spazio simbolico, ep-pure reale, rappresentato dal foglio bianco. Si tratta di dinamiche psicologiche, e non è un caso se anche gli studi elaborati dalle neuroscienze parlano di “re-lazioni”, di “connessioni”, di “collegamenti”, di “as-sociazioni” che - continuamente - si attivano e co-municano, soltanto che le neuroscienze lo rilevano a livello di neuroni. Lo schema sottinteso non può che essere il medesimo, studiato anche dalla grafologia, se accettiamo il principio che la scrittura è espressio-ne dei dinamismi psicologici di base della persona.

Le funzioni del cervello (più correttamente deno-minato encefalo) grazie alle neuroscienze possono essere misurate e visualizzate mediante l’utilizzo di immagini, per le quali vengono sempre più spesso impiegate moderne tecnologie: le immagini di riso-nanza magnetica (chiamate MRI), o le immagini 3D “voxel” (una sorta di grafica al computer, sempre più specializzata, che consente una ricostruzione tridi-mensionale degli elementi, osservati microscopica-mente).

1- Neuroscienze. Basi biologiche dei processi mentali, Enciclo-pedia della Scienza e della Tecnica, 2007 - tratta da: http://www.lastampa.it/2015/11/30/scienza/neuroscien-ze-guardare-alla-mente-in-modo-nuovo-t7nn46oWyLi-WA1pQlWS8zO/pagina.html -

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A che punto sono, oggi, gli studi delle neuroscienze? Quali scoperte specifiche ci possono riguardare da vicino come grafologi? Anche le neuroscienze, per la complessità del sistema nervoso a tutti i livelli – dai geni alle molecole, dalle cellule alle sinapsi, ai circuiti neurali – incontra enormi difficoltà perché, ad esempio, in molti disordini cerebrali (dall’auti-smo alla schizofrenia) l’anatomia del cervello ap-pare praticamente immutata. Una delle più recenti ipotesi è che questi disturbi riflettano uno squilibrio nell’attività di neuroni eccitatori e inibitori, ma i ri-cercatori si chiedono se si possa attribuire ad una sola proprietà selezionata la spiegazione della diffe-renza tra stato di salute e disturbo.² Le nuove scoperte, e questo succede da sempre, pon-gono inevitabilmente nuovi interrogativi e su questi interrogativi anche la grafologia potrebbe esprimer-si. Qui mi limiterò ad affrontare alcuni aspetti, che ritengo importanti e che riguardano attività molto comuni dell’essere umano, quali l’apprendimento, la memoria e la capacità di percepire.

IL VALORE DELL’ APPRENDIMENTOLo sapevate che imparare a leggere e scrivere modi-fica la struttura e la funzione del cervello?

Leggere e scrivere per diventare attività senza sfor-zo – cioè vere e proprie abilità - richiedono anni di apprendimento e di esercizio, e coinvolgono nume-rose funzioni percettive e cognitive: da quella visi-va di base, alla percezione fonologica nel caso della lettura, ma anche la memoria a lungo termine e la memoria di lavoro. I neuro-scienziati hanno fatto numerosi confronti per arrivare a certe loro con-clusioni. Ad esempio, hanno confrontato adulti che leggevano bene con analfabeti, e anche bambini che imparano a leggere con bambini dislessici o ritenuti tali. Ricercatori di vari paesi e in tempi diversi han-no aggiunto dei tasselli importanti che spiegano e ci fanno comprendere, ma che sono anche in grado di ‘dimostrare’.Alcuni ricercatori dell’Università di Bruxelles han-no verificato la difficoltà dei dislessici a riconoscere specifiche strutture sonore di una lingua e hanno individuato anche altri effetti che sono caratteristi-ci della dislessia, ma questi altri effetti si osservano pure nelle persone analfabete: riguardano la perce-zione delle categorie, la memoria verbale a breve termine, la capacità di ripetere parole e la capacità

2- Neuroscienze. Basi biologiche dei processi mentali, Enciclo-pedia della Scienza e della Tecnica, 2007 - tratta da: http://www.lastampa.it/2015/11/30/scienza/neuroscien-ze-guardare-alla-mente-in-modo-nuovo-t7nn46oWyLi-

3- https://ormesvelate.comdiretto da Daniele Corbo.

di denominare rapidamente immagini, colori e sim-boli o il prevedere come potrebbero continuare le frasi pronunciate. Per cui hanno concluso che questi risultati sono solo effetti dell’analfabetismo o della scarsa capacità di lettura, piuttosto che la loro vera causa.Nell’altro confronto, tra analfabeti e lettori adulti, altri ricercatori, francesi e spagnoli, hanno messo in evidenza che chi non è capace di leggere o ne è appena in grado non trova più difficile analizzare sequenze di lettere, ma ha sequenze di elaborazione di immagini simili.Un altro studio fatto in Portogallo ha notato che anche le persone analfabete trovano più difficile di-stinguere l’orientamento nello spazio di un ogget-to osservato (come per i dislessici): ad esempio un martello raffigurato in diagonale dove la testa e l’im-pugnatura possono puntare in varie direzioni.Sono proprio le neuroscienze che accentuano l’at-tenzione su una carenza dei test cognitivi utilizzati dai medici per diagnosticare la demenza in stadio precoce negli anziani. Infatti, i test di abilità sono studiati per persone spesso allenate alla lettura e alla scrittura, ma non possono avere la stessa valenza se vengono impiegati su persone analfabete.Tutto questo viene molto bene illustrato in un ar-ticolo, intitolato “Come leggere cambia il modo di pensare”, apparso sul sito “Orme svelate” diretto da un giovane promettente neuro-scienziato che lavora sul campo³: un sito che vi consiglio davvero di visi-tare prima o poi, perché fornisce un’ampia gamma di situazioni reali e risultati concreti, con fonti bi-bliografiche, che sono il frutto di ricerche fatte un po’ in tutto il mondo. Quello che mi prefiggo con questo mio articolo è di cercare alcune correlazioni o riscontri con la grafo-logia Morettiana, se possibile.Moretti, intuitivamente, aveva insegnato che una analisi grafologica è più rispondente alla realtà psi-cologica del soggetto analizzato quando il gesto scrittorio è automatizzato, frutto dunque di lunghi anni di apprendimento, quando lo scrivere è diven-tato una ‘abilità’ acquisita e consolidata, e il movi-mento scrittorio è diventato un gesto espressivo della persona che ha maturato il suo sviluppo fisico e motorio (non più un semplice atto volontario co-sciente).Sappiamo noi grafologi che il movimento scrittorio mette in funzione diversi comparti della psiche ma sappiamo anche che la componente motoria del si-

stema nervoso periferico (nel nostro caso: le dita, la mano e l’avambraccio) dà vita al movimento grafi-co, ed esprime aspetti diversi della personalità che sono invece di natura cognitiva, emotiva, energetica e fisiologica. Da una scelta volontaria iniziale, quella di scrivere, si passa poi durante il percorso – che è movimento e diventa gesto - alla estrinsecazione di aspetti innati e inconsci, spontanei, che sono radica-ti nella parte più profonda e viscerale dello scriven-te, il quale non ha sempre coscienza completa dei propri movimenti esteriori (comportamentali) e dei moti interiori (psichici e fisiologici). Quella parte che io definisco forse banalmente e impropriamente “viscerale e profonda” non è altro che la MEMORIA, o le memorie visto che i neuro-scienziati ne hanno individuate davvero tantissime, che risiede/risiedono in aree diverse dell’encefalo.Sappiamo intuitivamente che ricordi, linguaggio, abitudini, cultura, aspettative, esperienze, capacità decisionali sono tutte modalità che si attivano quan-do scriviamo, tutte racchiuse nelle singole lettere che concorrono a strutturare il testo, sia nei conte-nuti che nei tratti grafici, questi ultimi costituiscono i veritieri e sinceri elementi da analizzare, sinceri in quanto collegati somaticamente alla costituzione psico-fisica individuale dalla quale non si può pre-scindere… Il concetto del Moretti che “ogni indi-viduo è unico” non è una opzione, ma un principio sostanziale, riconosciuto pure dalle neuroscienze. La memoria individuale – che rappresenta tutta la nostra storia sin dalla nascita - è racchiusa e sintetiz-zata nella scrittura. Constatiamo tutti che analizzare e interpretare la scrittura non è un compito facile, ma è comunque umilmente possibile.Quando la persona si ammala seriamente o invec-chia, anche il gesto si presenta ‘ammalato’ ed espri-me il suo stato generale di salute o di decadimento, per cui la scrittura si modifica di conseguenza: vedi ad esempio la micro-scrittura dovuta al Parkinson, o i tremori nella scrittura della persona anziana, che testimoniano l’interiore rallentamento – fisiologi-co - o una maggiore difficoltà di coordinamento dei movimenti, lasciando spesso la persona in un pro-fondo stato di generale irritazione e costernazione stentata, minuziosa con i suoi inceppamenti, ritoc-chi e correzioni, discendente, intozzata 2° modo, ti-tubante, artritica…).

Possiamo anche riscontrare delle modificazioni scritturali comportamentali in chi fa uso di alcool e droghe, le cui sostanze penetrano biologicamente nel cervello provocando disturbi diversi e alteran-done inevitabilmente il funzionamento.

L’IMPORTANZA DELLA MEMORIA E COME FUNZIONAMoretti sosteneva che la memoria e l’intelligenza vanno di pari passo: l’intelligenza per apprendere, la memoria per ritenere. Secondo lui, giustamente, la memoria non può ritenere quello che l’intelligenza non ha appreso. Non c’è bisogno di dimostrare que-sto principio. Un pensiero, quello di Moretti, sem-plice ma molto profondo e al tempo stesso acuto.Cosa dicono le neuroscienze in proposito?

L’esperienza è praticamente la formazione di me-moria. Esiste una “plasticità mentale” che – secondo il punto di vista neuro-scientifico – è di tipo ‘sinap-tico’. I neuro-scienziati infatti quando pensano alla memoria pensano alle proteine. I ricercatori hanno individuato che una particolare proteina, chiamata AKT, onnipresente nel tessuto cerebrale, permette al cervello di adattarsi a nuove esperienze e di stabilire nuovi ricordi. Alcuni studi, finanziati dal National Institutes of Health (NIH), un’Agenzia del Diparti-mento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti, hanno individuato in particolare che esistono tre varietà di detta proteina, AKT – AKT1 e AKT2 - che risiedono in diversi tipi di cellule e influenzano la salute del cervello in modi distinti. In sostanza l’AKT, scoperta per la prima volta negli anni ’70, oggi è ritenuta molto importante nella promozione della “plasticità simpatica”, cioè la capacità del cervello di rafforzare le connessioni cellulari in risposta a degli stimoli. Questo ci fa intendere anche che le sinapsi si possono rafforzare in risposta all’esperienza. Difet-ti di percezione e difetti nel ricordare le esperienze, che tecnicamente vengono visti dagli studiosi come mutazioni di queste proteine con possibili rischi per la salute del cervello (inclusa la schizofrenia e disturbi percettivi e di memoria) potrebbero venire corretti a livello cellulare con nuovi farmaci a base di queste importanti sostanze. Sono in corso ricer-che anche sugli animali.Non entro nel merito delle diverse funzioni del-le proteine di tipo AKT, pure illuminanti ma non posso entrare in dettagli di cui ho una conoscenza limitata non essendo una neuro-scienziata; ma una cosa è certa: che con la loro modificazione vengono coinvolte in diversi disturbi della memoria (quali

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Alzheimer, dislessia, depressione, invecchiamento, apprendimento, autismo, schizofrenia…).

MOLTE MEMORIELa memoria è tutto per una persona. Dalle letture fatte ho constatato che per i neuro-scienziati esisto-no concretamente memorie di diverso tipo, anche localizzate in parti diverse del cervello. Ho dun-que cercato quali memorie vengono spesso da loro considerate o trattate e ne ho composto un elenco con brevi illustrazioni. Sicuramente non è un elenco completo, ma lo ritengo comunque un buon pun-to di riferimento e di partenza per noi grafologi per proseguire e tentare alcune correlazioni con i segni Morettiani, collegamenti che anche voi potreste ten-tare di fare autonomamente attraverso l’uso della lo-gica e dell’analisi.I metodi di conoscenza e le procedure delle neu-roscienze (molto dettagliati e parziali, per la mag-gior parte frammentati) sono nettamente diversi da quelli grafologici, ma indubbiamente sono altrettan-to affascinanti quanto la grafologia e ci permettono – volendo – di fare anche in campo grafologico ulte-riori studi e approfondimenti.

ALCUNI TIPI DI MEMORIA - scoperti e studiati dai neuro-scienziati:La memoria episodica – consiste nella capacità di una persona di ricordare esperienze ed eventi spe-cifici. Ad esempio: “alle elementari ho imparato che l’uomo è un mammifero”, cioè cosa è successo, dove e quando. In questo tipo di memoria sono anche in-cluse le percezioni, i pensieri, le emozioni e i senti-menti provati in quell’occasione. Questo tipo di me-moria viene impiegato come strumento di indagine sia dagli psicologi che dai neurobiologi, ciascuno nei propri ambiti, quando si presentano dei distur-bi post-traumatici da stress (PTSD), per cercare di comprendere meglio il disordine devastante che de-terminati ricordi riflettono, presenti cioè nella per-sona traumatizzata. La narrazione per l’esposizione e la rievocazione dei ricordi è uno degli strumenti usati per gestire una terapia adeguata. La memoria prospettica – una sorta di “pensiero futuro episodico” che consente di trarre da ricor-di episodici del passato la capacità di anticipare o immaginare eventi futuri. Tramite dei test di realtà virtuale, realizzati grazie al computer, sono stati fat-ti degli studi sia su persone sane che traumatizzate (PTSD). Queste ultime hanno dimostrato di avere menomazioni nella formazione della memoria epi-sodica e nel viaggio mentale nel tempo e hanno mo-strato difficoltà nell’utilizzo delle informazioni dalla

memoria episodica per risolvere i problemi. Questo è solo un accenno di sperimentazione neuro-scien-tifica. Sono tecniche incrociate davvero interessanti.La memoria a breve termine - chiamata memoria primaria o attiva, è quella parte di memoria che si ritiene capace di conservare una piccola quantità di informazioni chiamata span (tra i 5 e i 9 elementi, Miller 1956). Erroneamente si crede che si riferisca al ricordo di momenti recenti. In realtà la memoria a breve termine conserva le nuove informazioni per circa 20 secondi, poi se vengono elaborate in modo profondo (reiterazione elaborativa) passano alla memoria a lungo termine, dove si conservano per un periodo di tempo lungo (ore, giorni, mesi), altri-menti decadono.Esiste anche la Memoria verbale a breve termine – lo stimolo verbale può essere a sua volta uditivo o visivo, a seconda che si tratti ad esempio di pronun-ciare una parola udita o di leggere una parola dopo averla vista. È una memoria davvero breve, nell’ordi-ne di 20 secondi essendo appunto ‘breve’; può essere prolungata lievemente se viene utilizzato un circuito di prolungamento delle cellule denominato ripasso articolatorio dove, tramite una blanda attività elet-trica lo stimolo passa diverse volte fino ad esaurirsi o essere degradato da un secondo compito articola-torio (ad esempio pronunciare una sillaba ripetuta-mente). La memoria a lungo termine - La struttura cere-brale principale coinvolta nella memoria è la forma-zione dell’ippocampo: nelle cellule di questa zona del cervello è stato verificato, in vivo, il processo di potenziamento a lungo termine, e il danno selettivo all’ippocampo causa amnesia anterograda, cioè una difficoltà a memorizzare nuovi ricordi per un danno cerebrale, mentre i precedenti ricordi restano inal-terati (famoso è il caso del paziente H.M. che subì l’asportazione dei lobi temporali, e quindi dell’ippo-campo, bilateralmente, e riportò un grave deficit di memoria esplicita per i fatti successivi l’intervento, e questo per il resto della sua vita). Altre interessanti informazioni si trovano su wikipedia.La memoria di lavoro – detta anche operativa - il sistema per il mantenimento temporaneo e per la manipolazione dell’informazione durante l’esecu-zione di differenti compiti cognitivi come la com-prensione e l’apprendimento. E’ stato scoperto che quando i livelli di dopamina⁴ non sono stabili nella corteccia prefrontale, la memoria di lavoro ne risen-te.La memoria procedurale – detta anche memoria implicita – è quella di ricordare come si fanno le cose e come si usano gli oggetti (vestirsi ad esem-

pio, oppure imparare a guidare un’auto, a nuotare). Sembra che venga mantenuta a lungo termine, co-munque più della memoria episodica (che è invece collegabile a degli indizi contestuali che la possono fare riemergere in date occasioni)La memoria semantica – detta anche memoria esplicita – è un concetto introdotto da Larry Squire (neuro-scienziato oltre che psicologo) nel 1987, che va oltre la memoria episodica. La memoria semanti-ca è comune a tutti coloro che parlano la stessa lin-gua (ricordarsi il nome del Presidente della Repub-blica ad esempio, o che “l’uomo è un mammifero”). La memoria episodica e quella semantica sono loca-lizzate in diverse parti dell’encefalo e pertanto non sono soggette a processo degenerativo nello stesso momento (da wikipedia)La falsa memoria - la fabbricazione inconscia di memorie inventate o male interpretate si chiama confabulazione. Questa sembra piuttosto comune nella vita quotidiana… Ci sono errori di memoria guidati dallo schema; gli schemi sono “pacchetti or-ganizzati di conoscenza che dirigono la memoria. Essi ci permettono così di comprendere il materia-le ma possono produrre distorsioni”. È stato dimo-strato già nel 1932 con un esperimento effettuato da Frederic Bartlett. Gli ascoltatori di una favola hanno omesso dettagli non familiari e trasformato le infor-mazioni per renderle più comprensibili. È stato poi chiamato “sforzo dando significato”. Sembra che In-ternet possa rafforzare questo processo diffondendo notizie false.

La memoria ripetitiva – non è una vera e propria memoria ma un allenamento cognitivo (insieme a esercizi di ragionamento) utile alle persone con lie-ve deficit cognitivo dovuto all’avanzare dell’età. La non memoria o dimenticanza – in controten-denza con quello che comunemente si pensa, il non ricordare nomi, abilità o informazioni sembra giocare un ruolo positivo nell’apprendimento e po-trebbe aumentare la conservazione dei dati a lungo termine. Se le informazioni vengono ‘archiviate’ in modo organizzato, selezionando quelle più ricor-renti o più utili – che sono anche le più facilmente recuperabili - con l’aiuto di “indizi contestuali” si potranno poi recuperare anche quelle ‘dimentica-te’, per le quali però il procedimento sarà più lento, essendo anche trascorso maggiore tempo dalla loro memorizzazione (o archiviazione). Questo sembra un sano modo di procedere. Esperimenti sono stati fatti dall’Istituto di American Physiological Society (APS), editore in rete di 4 giornali di settore e che si occupa di insegnamento e apprendimento a Madi-son (Dakota del Sud). Ho letto anche che esistono la memoria emotiva, la memoria cognitiva e la memoria intrusiva (trau-matica), la memoria figurale (quest’ultima situata nell’emisfero cerebrale destro), per le quali però non ho sufficienti elementi certi che mi permettano di descriverli in modo chiaro. A quanto pare l’elenco si allunga di fronte a nuove ricerche e a nuove scoper-te, paragonabili ai tasselli di un puzzle, del cui qua-dro non abbiamo però ancora una visione completa.

ALTRI TIPI DI MEMORIA – dal punto di vista gra-fologico:Lungo il mio percorso grafologico, da appunti di studio e letture diverse ho fatto riemergere dalla mia memoria (per restare in tema) anche i seguenti tipi: La memoria di pensiero (cioè di elaborazione) – la si trova in PARCA, ancora di più se c’è MINUTA (si sottintende che deve esserci necessariamente anche il segno ‘chiara’ in buon grado). Aggiunge-rei che rientrano in questo tipo di memoria anche il segno LARGO TRA PAROLE (il tempo dedicato alla riflessione che può condizionare, in eccesso o in difetto, potenziando o annientando la memoria a lungo termine). La memoria materiale (di fissazione) – la si trova ad esempio in ACCURATA CON STUDIO, così come in STACCATA. Credo che possa trovarsi anche in INTOZZATA 2° MODO, in quanto le impressioni collegate all’emotività di chi ha questo segno forni-scono immagini e ricordi molto vivi che con fatica si disperdono, perlomeno emozionalmente.

4- Per la sua importanza nelle funzioni cerebrali e il suo dif-fuso impiego in terapie volte a contrastare diversi disturbi di varia natura, merita qualche accenno in più. La dopamina è una sostanza chimica semplice ma molto importante che viene prodotta in diverse parti del cervello e funge da neurotrasmet-titore, cioè veicola le informazioni tra i neuroni (cellule cere-brali) attraverso la trasmissione sinaptica. Grandi quantità si trovano nei Gangli della base, che sono preposti a modificare e a coordinare i movimenti dei muscoli volontari. La dopami-na è anche un neuro ormone rilasciato dall’ipotalamo, altro importantissimo settore dell’encefalo che controlla il cuore, la pressione, la temperatura, il metabolismo. Lo stress ad esem-pio agisce via ipotalamo, ed aumenta nei reni la produzione di cortisolo o corticoidi (tradotto: la persona a causa dello stress aumenta di peso corporeo, pur mangiando in quantità norma-le come al solito). Sono note le implicazioni psicologiche ed emotive dello stress. Un altro aspetto interessante: stimoli che producono motivazione e ricompensa (fisiologici quali il sesso, cibo buono, acqua, o artificiali come le sostanze stupefacenti, ma anche l’ascolto della musica) favoriscono parallelamente il rilascio di dopamina in altre zone del cervello nella parte anteriore dell’ipotalamo (nucleus accumbens) – Fonti delle in-formazioni: Fisiologia illustrata per infermieri, di McNaught e Callander, e la ormai preziosa enciclopedia libera wikipedia, che consente una velocizzazione della diffusione delle cono-scenze a livello globale.

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La memoria sensitiva: visiva, uditiva, tattile, gusta-tiva, olfattiva. Come possiamo constatare, la visione grafologica appare più generale e sembra mettere maggiormen-te in evidenza almeno 4 tipi di memoria: quella a lungo termine (che lascia un segno importante nel carattere della persona), quella verbale e quella di lavoro, nonché quella visiva.Secondo gli insegnamenti del Moretti, un impedi-mento alla memoria può essere la DISATTENZIO-NE, mentre un coefficiente è ovviamente l’ATTEN-ZIONE.Riguardo all’attività percettiva, Moretti ha dato delle importanti indicazioni che sono collegabili all’am-piezza del campo di coscienza. Secondo lui l’am-piezza del campo di coscienza è data da un buon LARGO DI LETTERE, che esprime una intelligenza profonda. Quando il campo di coscienza si restringe si ha il segno opposto, cioè lo STRETTO DI LET-TERE che corrisponde ad ACUTA. La percezione è una attività assai importante anche ai fini della me-morizzazione perché interagisce con l’attività supe-riore della mente: l’intelligenza appunto (Moretti).I segni grafologici che denotano una potente me-moria (credo che si possa ancora fare riferimento soprattutto a quella a lungo termine, più profonda, dove viene interessato l’ippocampo per intenderci) sono riducibili sinteticamente a: PARCA - MINU-TA – CHIARA – NITIDA, dove – rispettivamente - la percezione degli aspetti più importanti ed es-senziali (della vita come degli apprendimenti), la concentrazione dell’attenzione, la chiarezza e la niti-dezza percettiva non possono che fare intravvedere una mente ordinata, organizzata e con capacità di discriminazione. Tutte qualità che favoriscono una buona e duratura memorizzazione, almeno dal pun-to di vista psicologico e del vissuto.Per deduzione logica, un soggetto che scrive invece in modo molto disordinato, o addirittura sciatto, ha difficoltà a memorizzare informazioni, sensazioni e stimoli vari, che non sa o non vuole selezionare e ben organizzare nella propria mente, per cui – restando questi elementi solo in superficie – si traducono in tante memorie brevi che possono portare ad uno stato nebuloso e indifferenziato di concettualizza-zione, memorizzazione e coscienza. Ne possono far parte i segni DISORDINATA, SCIATTA e OSCU-RA, soprattutto se sono presenti in alto grado.

I RICCI DELLA MITOMANIA o dell’IDEAZIONE potrebbero rientrare nella cosiddetta memoria fal-sa, che porta alla confabulazione. Manca in questi soggetti una chiara percezione e lo “sforzo di dare

significato” per comprendere la realtà è uno stato abituale e consolidato, ma distorto. Di conseguenza si convincono che quello che credono sia davvero la verità e la realtà, ma è solo frutto della loro imma-ginazione. Dipende poi dalla intensità e grado, e dal contesto grafico in cui questi segni si trovano.

ALTRE CONSIDERAZIONI GRAFOLOGICHEI RICCI in generale potrebbero rientrare nella ‘me-moria episodica’, in quanto influenzati da esperien-ze temporali ed episodiche. I ricci infatti possono comparire o sparire in determinati periodi della vita di una persona, quando si verificano nella re-altà esterna delle condizioni che li provocano o li assopiscono, in considerazione anche del carattere e della struttura psichica della persona, che può essere più o meno suscettibile e predisposta a determinate provocazioni. I ricci e i gesti fuggitivi, come indi-cazione grafologica, fanno parte di quella parte di personalità che sfugge alla coscienza. Sono gesti che implicano le difese inconsce dell’IO, la rimozione di complessi di vario tipo, collegabili a particolari esperienze vissute.

Il MANTIENE IL RIGO, con le sue varianti DI-SCENDENTE e ASCENDENTE, oltre che ON-DEGGIANTE, potrebbe rientrare nella ‘memoria di lavoro’, in quella ‘procedurale’ e nella ‘memoria semantica’, perché le modalità suddette hanno rela-zione con la progettazione a lungo termine ma an-che con la comprensione delle proprie capacità di realizzazione, e sono dinamiche inserite in un de-terminato ambiente familiare, sociale e culturale che può fare da sostegno, incentivare o inibire o desta-bilizzare, a seconda delle proprie esperienze vissute e memorizzate.

Una forma di ‘memoria ripetitiva’, o meglio la mo-dalità ripetitiva dell’uso della memoria, la si potreb-be associare ai segni PARALLELA e ANGOLI DEL TIPO B. Il primo per la stereotipia mentale che im-plica, il secondo perché procede ribattendo sempre sulla stessa percezione (e di conseguenza personale convinzione) che produce come comportamento lo sviluppo della tenacia, soprattutto in alto grado quando la tenacia diventa addirittura testardaggine e irragionevole ottusità. Una dinamica e un mecca-nismo in questo caso attivatosi spontaneamente, che invece viene indotto nel caso di esperimenti neuro-scientifici o nelle esercitazioni terapeutiche di raf-forzamento di memoria in determinati casi di labi-lità (dislessia, lieve deterioramento della memoria negli anziani).

SULLE CAPACITA’ PERCETTIVE Un primo studio che è riuscito a identificare la ca-pacità percettiva come un’ abilità distinta e misu-rabile che varia da individuo a individuo è quello effettuato dall’ UCL (London’s Global University, un Istituto di neuroscienze cognitive), che ha potuto constatare che alcune persone hanno poteri di per-cezione superiori rispetto ad altre. Apparentemente nulla di nuovo; lo constatiamo quotidianamente. La differenza sta invece nella dimostrazione di cosa avviene veramente nel processo mentale. Si sta par-lando soprattutto di ‘percezioni visive e simultanee’. Tramite dei test sono stati individuati anche i punti di rottura in cui ogni persona non è più in grado di rilevare immediatamente il numero di elementi pre-sentati (un processo denominato subitizing). Que-sto studio, che oltre ad esaminare la capacità di per-cezione prevedeva anche la capacità di saper rilevare prontamente i cambiamenti, era finalizzato anche a reperire personale dotato per professioni critiche come piloti o addetti alla sicurezza aeroportuale. Esso ha permesso di identificare un tratto nuovo che è diverso dalla memoria di lavoro, dall’intelligenza generale o dai fattori motivazionali.

Gli studi in proposito sono piuttosto recenti, ma il fatto che siano stati dimostrati alcuni aspetti psichi-ci mai considerati, eppure esistenti, rende il tutto molto interessante. Disturbi nella percezione erano stati già individuati dal Moretti a livello comporta-mentale nel DISORDINE e nella CONFUSIONE ed anche, in forma indiretta, in STENTATA-TENTEN-NANTE-TITUBANTE. Tutti questi segni, in gradi e modalità grafiche diverse, disturbano il ritmo e l’armonia interiore della persona che non sa deter-minarsi. Grafologicamente il binomio VELOCITA’ e CHIAREZZA potrebbe avvicinarsi di molto alla suddetta capacità di percezione simultanea definita ‘superiore’, intendendo con questo termine ‘maggio-re’ o ‘di più ampio raggio’ rispetto alla media delle persone.

CONCLUSIONECi sono tantissimi altri temi affrontati dalle neuro-scienze che ci potrebbero interessare e coinvolgere anche grafologicamente. Ad esempio “la percezione del tempo”, “la capacità di risolvere i problemi”, “la capacità di prendere decisioni”, “le decisioni nei di-lemmi morali”, il “linguaggio o voce interiore”.Sono tutti studi che aprono spiragli nuovi e ci aiu-tano a capire anche la capacità di empatia e di con-divisione di esperienze che sono una caratteristica profondamente umana ma che non è uguale in tutti,

cioè quella capacità empatica implicita nei segni SI-NUOSA e CONTORTA, dettagliatamente descrit-ti dal Moretti. Studi neuro-scientifici recentissimi hanno individuato ad esempio una particolare ca-pacità empatica, la cosiddetta “sinestesia sensoriale a specchio”, un modo diverso di percepire e condi-videre, una sorta di empatia superlativa, amplificata, iperattiva per cui si arriva a provare sensorialmente le stesse sensazioni provate da altri, come fossero vissute personalmente (il dolore ad esempio, ma an-che la gioia): in pratica vedere le esperienze di altre persone evoca sensazioni tattili sul proprio corpo. Il primo caso è stato individuato nel 2005, mentre il primo studio di gruppo è stato riportato nel 2007. Si tratta di una molto particolare capacità umana di di-minuire le distanze tra il sé e l’altro. Questo potrebbe scientificamente spiegare anche la capacità immen-sa che aveva padre Moretti di percepire in modo di-verso le persone, anche sensorialmente; egli infatti riusciva a risalire all’aspetto fisico dello scrivente (il soma, il colore dei capelli, l’andatura …) osservando e analizzando soltanto la scrittura.La mia piccola escursione nel mondo neuro-scienti-fico e alcuni esempi riportati mostrano che l’evolu-zione delle neuroscienze è in progressivo e costante sviluppo e che esse affrontano i problemi in modo del tutto nuovo ma efficace, perché ottengono dei risultati concreti utili soprattutto in casi particolari e patologici.

Il cervello umano è talmente complesso e sofistica-to, che avventurarsi nello studio delle sue numerose, microscopiche e delicate strutture e infrastrutture, interconnessioni, modificazioni molecolari e neuro-nali, appariva una impresa quasi impossibile fino a qualche decennio fa, ma oggi qualcosa sta cambian-do e la direzione giusta intrapresa e i numerosi risul-tati raggiunti giustificano l’entusiasmo in crescendo dei ricercatori. Non sappiamo dove tutto questo porterà, però la ri-cerca deve andare avanti.

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L' ATTIVITA' DEL CTUa cura di Massimo Martorelli

Lo svolgimento delle attività richieste al CTU tra le norme del Codice e la quotidianità.Accade talune volte che alcuni professionisti, nomi-nati in qualità di CTU, inoltrino e/o depositino la propria relazione tecnica definitiva ben oltre i ter-mini loro concessi dal Giudice all’udienza di confe-rimento dell’incarico.

Ciò sembra accadere, peraltro, senza che i citati pro-fessionisti incaricati dal Giudice sappiano dimostra-re di poter contare su di una qualche disposizione di proroga degli originari termini per il deposito. Spesso si sentono giustificazioni vaghe finanche rese oralmente al Giudice e, cosa ancora più scon-certante, si riferiscono impedimenti che per nulla sono pertinenti alle difficoltà inerenti alle attività e le complessità connesse per l’espletamento dell’inca-rico ricevuto.

Troppe volte deve annoverarsi il ritardo nel deposito della relazione del CTU, anche per colpa delle parti processuali, degli Avvocati e degli stessi CTP. Si consideri, ad esempio, che spesso il CTU deve as-sistere ad un disaccordo delle parti oppure dei loro CTP quando è chiamato a “calendarizzare” le opera-zioni peritali: disaccordo che non deve costituire di per sé una giusta causa di differimento o di rinvio delle attività, posto che l’impedimento della parte o del CTP a presenziare alle operazioni peritali può, ad esempio, giustificarsi solamente se è obiettivo, come potrebbe essere per causa di una malattia, op-pure legittimo in quanto concomitante con impegni lavorativi già assunti e, soprattutto, non altrimenti differibili.

Se può ritenersi eticamente discutibile che taluni imprevisti riguardanti proprie vicende personali, così come taluni picchi di lavoro o incarichi, debba-

no elevarsi a pretesto per “giustificare” un rinvio del-le fasi e delle attività processuali, è altresì vero che la presente questione tocca indiscutibilmente tutti i professionisti che, come noi, “lavorano” con e per il Tribunale.

Come può, allora, arginarsi questo comportamento discutibile? Quali sono, poi, le conseguenze a carico per il CTU nel caso in cui si realizzasse siffatto com-portamento?

Si sa che la Legge n. 69 del 2009 ha apportato cam-biamenti al processo civile e modificato, tra i tanti, anche l’art. 195 c.p.c., così espresso al terzo comma:“La relazione deve essere trasmessa dal consulente alle parti costituite nel termine stabilito dal giudi-ce con ordinanza resa all’udienza di cui all’articolo 193. Con la medesima ordinanza il giudice fissa il termine entro il quale le parti devono trasmettere al consulente le proprie osservazioni sulla relazione, il termine, anteriore alla successiva udienza, entro il quale il consulente deve depositare in cancelleria la relazione, le osservazioni delle parti e con una sinte-tica valutazione sulle stesse”.Di fatto, se l’art. 195 c.p.c. dà indicazioni per com-prendere i tempi ed i modi di formazione della rela-zione, dall’altra parte il richiamo dell’art. 193 c.p.c., spiega i suoi effetti sin dal momento del conferi-mento dell’incarico.

Il giudice assegna i tre termini: ossia il primo al CTU perché trasmetta la relazione alle parti; il secondo alle parti per la consegna al CTU di proprie osser-vazioni; il terzo, prima della successiva udienza, al consulente d’ufficio per la presentazione di proprie sintetiche valutazioni sulle osservazioni delle parti e la trasmissione telematica della relazione finale.

I termini assegnati a quei professionisti incaricati a svolgere una CTU, “da qui in poi CTU”, sono ordi-natori e prorogabili, previa istanza motivata del con-sulente e successiva disposizione del Giudice: dun-que non prorogabili arbitrariamente. Inoltre, la proroga del primo termine determina ne-cessariamente la proroga a catena degli altri due.

Certamente, il comportamento del CT incaricato d’ufficio che, dunque, non osserva il rispetto dei ter-mini – a maggior ragione nel caso in cui venisse da questi reiterato per lo stesso incarico e senza addur-re alcun grave e circostanziato motivo - autorizze-rebbe la parte in causa ed interessata a denunciare questa condotta tra i motivi per addivenire ad una sostituzione del CTU, finanche a poter rappresen-tare i presupposti per chiedere e ottenere la nulli-tà della CTU e la gravità di quelle circostanze che potrebbero essere idonee per contestare un illecito disciplinare a carico del professionista.

Il mancato rispetto dei termini concessi al CTU, per il deposito della relazione definitiva, a ben vedere potrebbe giustificare la fondatezza dei presupposti per un ricorso in opposizione al decreto di liquida-zione delle spettanze richieste dal CTU al fine di ve-dere una riduzione degli onorari richiesti.Ciò in forza del disposto dell’Art. 52 D.P.R 30.5.2002 n.115. allorquando può leggersi che: “Se la presta-zione non è completata nel termine originariamente stabilito o entro quello prorogato per fatti soprav-venuti e non imputabili all’ausiliario del magistrato, per gli onorari a tempo non si tiene conto del pe-riodo successivo alla scadenza del termine e gli altri onorari sono ridotti di un terzo”.

Diventa utile a questo punto “trovare almeno il tem-po” per formulare, prima della scadenza del detto termine assegnato, una apposita istanza scritta al Giudice e depositarla telematicamente in Cancel-leria: una istanza scritta di proroga laddove si rap-presenti la impossibilità nel completare la propria

relazione entro l’originario termine fissato e si rap-presentino circostanze sopravvenute, impreviste e non imputabili al consulente. Semmai, invece, il CTU depositasse la relazione pe-ritale dopo la scadenza del termine all’uopo fissato dal giudice, egli dovrà considerarsi in mora, senza che per essa rilevi la circostanza che il deposito sia avvenuto anteriormente l’udienza successiva a quel-la in cui ha giurato il CTU.

Dall’altro lato, la rilevanza del comportamento del consulente d’ufficio potrebbe valutarsi ai fini della verifica della ragionevole durata del processo. In estrema sintesi occorre dire che, nel caso in cui un processo duri troppo a lungo (si considera ra-gionevole una durata di circa 3 anni per grado di giudizio), la parte processuale potrebbe chiedere il risarcimento allo Stato italiano per “violazione del termine di durata ragionevole del processo”, ai sensi dell’art. 2 della legge 24 marzo 2001, n. 89 (c.d. Leg-ge Pinto) e nel caso in cui il privato avesse ragione verso lo Stato, quest’ultimo, poi, potrebbe rivalersi verso il CTU.

Al di là di ogni possibile ed esperibile azione diretta a tutelare gli interessi della parte per conseguenza del ritardo del CTU nel deposito del proprio ela-borato finale, spesso anche a ridosso, e troppo, all’ udienza successiva il conferimento della CTU, vi è da auspicare un immediato cambiamento di co-stume e a partire dai rapporti tra CTP e CTU, una maggiore e fattiva collaborazione tra professionisti, nonché una maggiore consapevolezza del ruolo e delle responsabilità assunte in conseguenza dell’ in-carico a CTU. Ciò affinché non debba, poi, “scovar-si” la presenza di un qualche precetto del legislatore, finito chissà mai nascosto tra i commi di un qualche lontano “codicillo”, per attendere il rispetto dei ter-mini assegnati al CTU nella consegna della propria relazione.

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Le risposte alle sottoelencate definizioni indicheranno, nelle caselle colorate, cosa viene analizzato in perizia (ma an-che in grafologia) attraverso differenti metodi; quello da noi considerato più valido è quello segnaletico-descrittivo.

1) Il consulente regolarmente iscritto all’albo dei periti del tribunale non può rifiutarlo salvo un giusto motivo di astensione.2) Questo concetto testamentario non può prescindere dal voluto e cosciente impiego di mezzi fraudo-lenti, idonei a trarre in inganno colui verso il quale sono diretti.3) La sua impostazione grafologica non deve prescindere da tutti quegli accorgimenti tecnici diretti a consentire una corretta interpretazione della situazione che ha portato all’anonimografia.4) Ce ne sono di diversi tipi che riguardano il consulente; le pene per colpa grave nell’esecuzione degli atti richiesti sono previste dall’art. 35 c. p. e, come pena accessoria, è contemplata anche la sospensione della professione e un risarcimento alle parti.5) Lo formula il giudice al quale il consulente deve rispondere nella maniera più esatta e circostanziata. 6) Ciascuno dei periodi in cui si può suddividere la vita dell’uomo in base alle trasformazioni biologi-che che avvengono nel suo organismo.7) Avviene attraverso un’ “ordinanza del giudice”.8) La sua assunzione ha luogo, come minimo, attraverso un dettato dove il testo incriminato, specie se è breve, è ripetuto più volte.9) Valutazione formulata da un esperto su una determinata cosa o persona, spesso richiesta dal giudice in un processo; estens. la relazione scritta che la presenta.10) Mostra il nome e il cognome apposto di propria mano su una lettera o su un documento.11) E’ la fase immediatamente successiva all’analisi preliminare tra le grafie, al fine di stabilire se la scrittura in verifica è autentica o apocrifa.12) Lavori, incombenze anche di tipo morale, assegnati da altri o datisi dal soggetto stesso.13) Quella di intendere e di volere chiarisce separatamente i due elementi.14) Come il tratto, è personale e poterlo cogliere, distinguere, classificare è di grande importanza per il consulente.

enigmisticaGrafologia e Dintorni

a cura di Maria Letizia Andenna Soluzioni a pag.31

VERO O FALSO? (le lettere di fianco alla scelta corretta, lette di seguito, indicheranno il nome di un com-plesso psicoanalitico)

V C

E

I

N

B

G

T

E

T

G

D

A

A

M

C

V

L

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V

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V

V

V

V

V

V

V

V

V

F

F

F

F

F

F

F

F

F

F

F

F

1) La Curva M predispone all’apertura che permette di gestire dipendenza e autono-mia, premessa di adattamento.

2) Il LDL SM indica un carattere che si cautela e si protegge da eventi esterni, a difesa della propria integrità, che potrebbero disturbare la stabilità emotiva.

3) La critica di chi ha il LTP SM diventa esasperata e il giudizio viene inficiato dal dubbio, dalla meticolosità e dalla sfiducia nei confronti dei risultati da raggiungere.

4) L’affettività di chi ha l’Attaccata sm mostra una stabilità emotivo-affettiva che per-mette di vivere i rapporti e i propri sentimenti con sicurezza e senso equo senza reat-tività o troppa dipendenza dagli eventi.

5) Chi ha MIR SM è poco propenso a comprendere i problemi conflittuali che l’altro può vivere a causa di un’alta soglia di sensibilità.

6) La mediazione tra istinto e ragione permette a chi ha la Dritta SM di filtrare e va-gliare con imparzialità pensiero e azione, dando consequenzialità ai concetti.

7) La nota caratteriale spinge l’intelligenza del soggetto con Rovesciata SM a mettere a fuoco tutta la sua vivacità e originalità intellettiva; le doti attentive e di concentrazione favoriscono l’apprendimento.

8) Le Aste a sinistra SM sono piuttosto rare e, abitualmente, segnalano un disturbo.

9) La Parallela M viaggia sui binari della logica e del formale; il pensiero è inficiato da idee stereotipate e da fissità.

10) Basata sulla compartecipazione empatica che tiene conto del bisogno altrui, senza forme invadenti, la stabilità emotiva del soggetto con Sinuosa M appare buona.

11) Il ritmo pacato può trascinare il soggetto verso la dispersione dell’energia per troppa sollecitazione.

12) L’instabilità e l’insicurezza di chi manifesta una grafia Accurata limitano la predi-sposizione al coinvolgimento relazionale, per cui l’affettività viene vissuta in superfi-cie ed è tinta di ansia per il continuo stato di allarme-veglia.

enigmisticaGrafologia e Dintorni

a cura di Maria Letizia Andenna

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MILLY CARLUCCI L' IMPUGNATURAa cura di Maria Letizia Andenna a cura di Franca Zanetti

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La dedica che Milly Carlucci ha rivolto ai lettori della rivista Di Più TV non può ovviamente rappre-sentare un campione adatto per eseguire una seria analisi grafologica. Ho voluto, comunque, esprimer-mi in merito a questo famoso e amato personaggio televisivo. Purtroppo, non si conoscono né il mezzo scrittorio, il piano d’appoggio, né tantomeno il baga-glio energetico e il profilo è, pertanto, basato su quei pochi segni che l’esiguità del testo fornisce.

Estremamente affidabile, è difficile che si faccia tro-vare impreparata a un compito o a una mansione. Il senso del dovere e di responsabilità, nonché l’attitu-dine a fare le cose al meglio delle sue risorse deriva-no da una necessità interiore (Minuta).Intuito e fiducia nelle sue qualità l’aiutano a superare gli eventuali ostacoli perché è molto sentito il desi-derio di migliorare le proprie capacità e le proprie esperienze. La chiarezza di idee le fanno intravedere dove può arrivare e come arrivarci. Infatti, segue la via più diretta ed efficace, di lineare coerenza, per raggiungere i suoi obiettivi (Veloce, Ascendente, Chiara, MIR).Priva di riserve e pregiudizi, nelle relazioni interper-sonali esterna un atteggiamento più riservato che estroverso, ma, al tempo stesso, socievole, sponta-neo e che suscita simpatia (Minuta, Fluida).L’agilità dei processi mentali le facilita il passare dalle premesse alle conclusioni, mentre la facoltà di sintesi le consente di armonizzare concetti opposti senza perdersi in dettagli poco importanti. La logi-ca supporta il ragionamento cosicché i suoi punti di vista siano rigorosamente connessi e consequenziali (Attaccata).Attenzione, concentrazione e potere introspettivo e di osservazione si aggiungono alle sue potenzialità intellettive (Minuta).

Il tallone d’Achille di Milly Carlucci riguarda una certa insofferenza per richieste che la vorrebbero costringere ad agire in modo improvvisato o pres-sappochista, perché lo riterrebbe scorretto. Non sa-pendo controllare con scrupolosità tutte le variabi-li del gioco come ama fare lei, potrebbe sfoderare un’irruente aggressività che, d’altro canto, rende più fervido il suo mondo emotivo (Minuta, punti escla-mativi). La raffinata sensibilità dell’anima le attribuisce sen-timenti profondi, anche se vissuti più nell’intimo che all’esterno (Minuta). Nella firma, più grande del testo, Milly Carlucci ri-vela il bisogno di essere socialmente riconosciuta, ma al tempo stesso, vuole cautelare la sua sfera per-sonale, assecondare un bisogno di raccoglimento in sé prima di agire e mantenere il legame con la sua famiglia di origine che, molto probabilmente, ha sempre condiviso e approvato le sue scelte (“M” ad arcata e con convolvoli, nome legato al cognome, Ascendente). Alla fine, la creazione di un cuore rivela un’amabile femminilità ansiosa non solo di sentirsi affettiva-mente corrisposta, ma anche di godere dell’ammira-zione altrui (disegno del cuore).

L’impugnatura della penna o della matita è ancora, in ambito scolastico, una competenza sottovalutata. La corretta posizione ha come obiettivo la fruizione di un tratto chiaro, leggibile e adeguato, inizialmen-te, alle richieste scolastiche; col tempo la persona sarà poi libera di personalizzarlo a seconda del pro-prio essere. L’uso scorretto, o sbagliato, della penna possono creare un eccessivo affaticamento nella vi-sione e una stanchezza muscolare fino a condiziona-re la produzione scrittoria e non solo.Le prime manifestazioni grafiche del bambino pos-sono già presentarsi intorno ai 20 mesi per comple-tarsi poi intorno ai 14 anni. La scrittura, che è un’at-tività neuro-fisiologica molto complessa, richiede una maturità neuro-motoria generale e un buon livello di motricità fine e prassica. La prima impu-gnatura del bambino è cubito-palmare; verso i due anni cominciano i primi tentativi di presa tridigita-le (o a tripode) dove vengono coinvolti il gomito e l’avambraccio mentre il polso rimane spesso ancora rigido. Verso i 3 anni la traccia comincia ad essere intenzionale e a 4 anni la padronanza sulla matita è più decisa. Negli anni successivi la coordinazione degli elementi fisici coinvolti nella scrittura (mano, polso, braccio e spalla) comincia ad affinarsi e anche la postura si modifica (posizione della testa, del bu-sto, delle gambe). Dai 5 ai 9 anni la mano migliora sensibilmente la sua stabilità; la rigidità viene sosti-tuita dalla tonicità e il tono muscolare permette una maggiore scioltezza e velocità.È fondamentale porre attenzione alla correlazione tra impugnatura e postura; i piedi devono risulta-re ben appoggiati al pavimento, la seduta deve es-sere comoda con spalle rilassate e nessun segno di costrizione o fatica. Nello specifico i gomiti devo-no appoggiare sul tavolo e mentre la mano che non scrive tiene fermo il foglio, l’altra in sinergia col pol-so, il braccio e la spalla, scrive.La presa più corretta, secondo gli studi eseguiti da specialisti di diverse discipline, è quella cosiddetta a “pinza”: la mano è leggermente piegata a prona-zione, la penna tra i polpastrelli di pollice e indice, mentre la prima falange del medio è la base d’ap-poggio. L’anulare e il mignolo assicurano il contat-to della mano col foglio. Due terzi dell’avambraccio devono poggiare sul tavolo, i piedi appoggiati a terra

e sedia e tavolo adatti alle dimensioni del bambino.Diversi fattori culturali, come per esempio l’avvento della penna a sfera (che ha modificato la distanza della presa sulla penna) e l’eccessiva libertà “didatti-ca” hanno influenzato la diffusione di impugnature disfunzionali.Tra le più comuni:

IMPUGNATURA A MORSO

• Flessione di tutte le dita verso il palmo della mano.• I polpastrelli del pollice e del medio bloccano la penna al centro della terza falange dell’anulare.• Il movimento viene localizzato sul polso, a volte interessando anche la spalla.• Sono bambini molto tesi nello scrivere, con un’ec-cessiva pressione sul foglio.

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IMPUGNATURA A POLLICE IN AVANTI

IMPUGNATURA A POLLICE INTERNO (spesso scelta dai mancini)

IMPUGNATURA TROPPO IN PUNTA

• È quella più diffusa.• Il pollice rimane esterno e proteso in avanti; la pen-na è bloccata dai polpastrelli dell’indice e del medio, con le dita lunghe che flettono verso il palmo.• Il movimento della scrittura viene quasi completa-mente localizzato sul polso e anche sulla spalla.

• Il pollice è flesso a 3 cm dalla punta; chiuso nel palmo dall’indice, che lo sovrasta sull’unghia.• L’indice e il medio spingono, dopo la flessione sul pollice, la penna verso la terza falange dell’anulare che, con il mignolo blocca la penna alla punta.• Nei mancini la flessione del polso, per vedere cosa si è scritto, può causare tensione al collo e ai muscoli delle spalle.

• In questo caso le dita coprono contemporaneamente la punta.Anche se non è la causa diretta, alcuni studi recenti hanno evidenziato una relazione tra impugnatura scorret-ta e disgrafia. La scrittura richiede un complesso apprendimento, basato non solo su regole precise di forma e spazio, ma anche su una corretta tecnica di presa dello strumento scrittorio e l’acquisizione di movimenti grafici coordinati. Con il tempo le prestazioni scolastiche richiedono un impegno maggiore sia in termini di velocità che di quantità. Questo può produrre un peggioramento del tratto grafico inficiando l’aspetto spaziale e la leggibilità.Per evitare situazioni di questo tipo sarebbe auspicabile educare già nella scuola dell’infanzia l’uso corretto dello strumento scrittorio attraverso semplici esercizi finalizzati alla maturazione e alla cura della motricità fine, rispettando i processi di sviluppo psico-fisico del bambino. Questo percorso può permettere al soggetto di impadronirsi di quelle abilità che non solo lo potranno rendere capace di scrivere in corsivo, ma lo porteranno anche a maturare un proprio stile di scrittura in corsivo, strumento comunicativo ed espressione di una propria personalità.

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il linguaggio dei sogni il sito www.evi crotti.com e' internazionaleperche' la dott.ssa evi crotti e'internazionale!

a cura di Evi Crotti

Se è vero che la capacità di dubitare è il principio della saggezza, tale verità è una triste considerazione sulla saggezza dell’uomo moderno.Quali che siano i meriti della nostra cultura lettera-ria e universale, è certo che abbiamo perso la facoltà di dubitare. Si presume che tutto sia noto, se non proprio a noi stessi, almeno ad alcuni specialisti in-caricati di sapere ciò che è a noi sconosciuto.Questo nostro atteggiamento spiega forse perché uno dei più oscuri fenomeni della nostra esistenza, cioè i sogni, susciti così poca meraviglia e raramente ci stimoli a porci delle domande.Tutti noi sogniamo e non comprendiamo i nostri sogni; eppure ci comportiamo come se alle nostre menti immerse nel sonno non accadesse nulla di strano, per lo meno a confronto del comportamen-to logico e intenzionale della nostra mente quando siamo svegli.Eppure, quando non dormiamo siamo attivi e ir-razionali, tesi nello sforzo di raggiungere ciò che ci siamo prefissati, pronti a difenderci da tutto ciò che disturba. In poche parole, siamo efficienti, ma piuttosto squallidi. Eppure, nell’atto di addormen-tarci ci immergiamo in un’altra forma di esistenza:

Cartine geografiche con indicata la provenienza dei visitatori del sito web www.evicrotti.com per l’anno 2018.

dati raccolti da google analytics

sogniamo. Inventiamo vicende che in effetti non si sono mai verificate e per le quali, a volte, non vi è un minimo legame con la realtà. A volte siamo eroi, a volte ribaldi, a volte ci troviamo nelle situazioni più desiderabili e siamo felici, a volte sprofondiamo negli abissi dell’errore. Qualunque sia la parte che recitiamo nel sogno, noi siamo gli autori: è il nostro sogno e noi ne abbiamo inventato la trama.Tuttavia, nonostante queste strane caratteristiche i nostri sogni (mentre dormiamo) sono per noi re-altà; né più né meno dei fatti della nostra vita quo-tidiana. Nel sogno non esiste il “come se”; il sogno è esperienza viva, reale, tanto da suggerirci due do-mande: “che cos’è la realtà?”, “come possiamo asse-rire che ciò che sogniamo è irreale e che ciò che ci accade quando siamo svegli è realtà?”.

Il brano sopra citato è tratto da “Il linguaggio di-menticato” di Fromm. Dal prossimo numero, sulla base della mia esperienza acquisita coi proff. Agosti-no Massone, Boris Luban-Plozza e Marcello Cesa-Bianchi, analizzerò alcuni sogni che mi sono stati comunicati da pazienti in terapia.

544 CITTà ITALIANE

70 STATI

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PSICOTERAPIA E NEUROSCIENZE MUSICA E SCRITTURAEvento Formativo del 15 Dicembre 2018 Evento Formativo del 17 Novembre 2018

Il giorno 15 dicembre 2018, presso la sala Audio-visivi B dell’Istituto Gonzaga di Milano si è tenuto il secondo evento dell’anno accademico della scuola di grafologia Crotti dal titolo: “Neuroscienze e psi-coterapia”.

L’incontro è stato condotto dal dott. prof. Carlo Cri-stini– medico e psicologo – docente di Psicologia presso l’Università di Brescia, che, partendo dalla nascita delle neuroscienze, ha illustrato la possibile applicazione delle nuove teorie alla tecnica della psi-coterapia. Parallelamente alle esemplificazioni degli scienziati coinvolti in tale processo di studi, la dott.ssa Crotti ha analizzato firme e scritture di tali per-sonaggi suscitando interesse e viva partecipazione.

Naturalmente si è trattato di un approccio prope-deutico all’argomento, ma ci si ripromette nel pros-simo anno accademico di tornare sull’argomento e di inserire anche lo studio dell’epigenetica.

Il primo evento formativo del nuovo anno acca-demico ha riscosso un successo eccellente. Il Duo Trivella¹ ha eseguito magistralmente al pianoforte pezzi musicali di Mozart, Puccini, Donizetti e Verdi.Ogni pezzo è stato preceduto da una puntuale e ap-profondita presentazione da parte del musicologo Paolo Zeccara. Dopo l’esecuzione dei pezzi di ogni musicista la dott.ssa Crotti ha illustrato la scrittura del musicista descrivendo i loro aspetti emozionali e affettivi, cogliendo il livello di coinvolgimento emo-tivo e l’eventuale sofferenza psichica.

I pezzi eseguiti dal Duo Trivella:di Wolfgang Amadeus Mozart:• Il flauto magico (ouverture)• Sonata in Sib KV 358di Gaetano Donizetti:• Il capitan Battaglia (sonata)• Larghetto• Sonata a 4 sanfedi Giuseppe Verdi:• La forza del destino (ouverture)• Preludio atto 1° da Traviata• Nabucco (ouverture)di Giacomo Puccini:• “E lucean le stelle” da Tosca• Largo con gravità da Tosca• Madame Butterfly (pot-pourri)• “Nessun dorma” da Turandot

¹ Davide e Daniele Trivella trasformano i loro recital in vere e proprie performance che fondono l’astratti-smo della musica alla fisicità del gesto, avvolgendo il pubblico in un coinvolgimento non solo uditivo, ma anche visivo ed emotivo, evocando riflessioni, memo-rie, emozioni. Tasti ora accarezzati ora violati, corde pizzicate, lampi di percussioni dal sapore esotico, le loro esibizioni sono capaci di catturare pubblico e cri-tica grazie alla tecnica impeccabile, allo stile unico, all’intesa straordinaria e alla grande capacità comu-nicativa e interpretativa che trasforma una semplice esecuzione in un evento godibile agli occhi e non solo all’udito. Davide e Daniele affiancano all’attività concertisti-ca un intenso lavoro di composizione in cui la loro creatività si esprime in forma pura e nostalgica, in

contrappunto con la natura, autentica poesia diretta all’anima.Davide e Daniele Trivella formano un duo pianisti-co considerato tra i più significativi nel panorama concertistico internazionale. Con le loro esecuzioni si sono aggiudicati i primi premi delle giurie dei più importanti concorsi nazionali ed internazionali, fra i quali il “Murray Dranoff” di Miami. Il grande suc-cesso, decretato dalle vittorie a questi concorsi, li ha portati a tenere recital per le maggiori associazioni concertistiche in Italia, Inghilterra, Austria, Francia, Germania, Israele, Russia, Thailandia, America e Sud Africa.

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alcune riviste ricevute

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enigmisticasoluzioni

1) V (C); 2) F (L); 3) V (I); 4) F (T); 5) V (E); 6) F (N); 7) V (N); 8) V (E); 9) F (S); 10) V (T); 11) F (R); 12) V (A).

Il complesso di Clitennestra corrisponde ai complessi di Edipo e di Elettra e indica tendenza inconscia all’incesto con il padre. Prende il nome dalla nota leggenda (narrata da Ovidio nelle “Metamorfosi) dell’incesto di Clitennestra con suo padre, inconsapevole, da cui nasce Adone.

Clitennestra, per questo motivo, viene punita dagli dei e trasformata in pianta. Dove si è scelto l’F come risposta esatta (per individuare il nome di questo complesso), qui di

seguito viene precisato a quale effettivo segno le definizioni date si riferiscono:

2) LDL sm; 4) Attaccata M; 6) Dritta M); 9) Parallela SM; 11) Ritmo vivace.

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Periodico dell’Accademia Grafologica Crottidi Edvige Crotti

a indirizzo morettianoreferente A.G.P. - Lombardia

DirettoreEdvige CrottiVicedirettoreAlberto Magni

Art DirectorAlessandro CrottiGrafica e ImpaginazioneValentina Pezzella

Comitato ScientificoElena Manetti,Alberto Magni,Alga Vanna GuernieriEvi Crotti,Massimo Martorelli, Maria Letizia Andenna,Franca Zanetti

CollaboratoriMaria Letizia AndennaPia Dell’AcquaMarina MarinoniFrancesca MorelliChiara Pallis

Redattore CapoLoretta Biondi

Direzione e redazioneViale Marche, 35 - 20125 Milano

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