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1 R R A A P P P P O O R R T T O O A A M M B B I I E E N N T T A A L L E E IL PROGETTISTA Dott. Cosimo Caputo COLLABORATORI Dott. Ilaria Mazzoleni - Naturalista Dott. Paola Fabbietti Pianificatore Territoriale Dott. Gianfrancesco Ruggeri - Agronomo Marco Frosio Roncalli - Geometra COMUNE DI STROZZA (BG) LA VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA del Documento di Piano del Piano di Governo del Territorio Modificato a seguito delle controdeduzioni alle osservazioni

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1

RRAAPPPPOORRTTOO AAMMBBIIEENNTTAALLEE

IL PROGETTISTA

Dott. Cosimo Caputo

COLLABORATORI Dott. Ilaria Mazzoleni - Naturalista

Dott. Paola Fabbietti – Pianificatore Territoriale

Dott. Gianfrancesco Ruggeri - Agronomo

Marco Frosio Roncalli - Geometra

COMUNE DI STROZZA (BG)

LLAA VVAALLUUTTAAZZIIOONNEE AAMMBBIIEENNTTAALLEE SSTTRRAATTEEGGIICCAA

ddeell DDooccuummeennttoo ddii PPiiaannoo

ddeell PPiiaannoo ddii GGoovveerrnnoo ddeell TTeerrrriittoorriioo

Modificato a seguito delle controdeduzioni alle osservazioni

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IINNDDIICCEE

________________________________________________________________________________

PREMESSA 4

Capitolo 1- STRUTTURA DI RIFERIMENTO 5

1.1 - Premessa: dal protoambientalismo allo sviluppo sostenibile 6

1.2 - La questione ambientale globale

1.3 - L‟evoluzione della politica e della legislazione ambientale europea 9

1.4 - Il diritto di partecipazione, accesso e giustizia ambientale nell‟Unione Europea 10

1.5 - Il quadro di riferimento normativo della VAS 14

1.6 - Ambito di applicazione della VAS 19

1.7 - L‟obiettivo strategico della VAS: l‟integrazione della dimensione ambientale

nei Piani e Programmi 20

1.8 - Verso un sistema di governo a cinque dimensioni 22

1.9 - I processi integrati di pianificazione/programmazione e valutazione 24

1.10 - Le fasi del processo di VAS (D.G.R. N. 6420 DEL 27 DICEMBRE 2007) 27

1.10.1 - Avviso di avvio del procedimento

1.10.2 - Soggetti coinvolti nel processo di VAS

1.10.3 - Elaborazione e redazione del DdP e del Rapporto Ambientale

1.10.4 - Messa a disposizione

1.10.5 - Convocazione conferenza di valutazione

1.10.6 - Formulazione parere motivato

1.10.7 - Adozione/approvazione del piano o programma e informazioni circa la decisione

1.10.8 - Deposito e raccolta delle osservazioni

1.10.9 - Approvazione definitiva, formulazione parere motivato e dichiarazione di sintesi finale

1.10.10 - Gestione e monitoraggio

1.11 - I criteri di sostenibilità ambientale proposti dall‟Unione Europea 32

Capitolo 2 - RAPPORTO AMBIENTALE: STATO DELL’AMBIENTE E PRESSIONI ANTROPICHE 37

2.1 - Contesto ambientale e socio-economico 38

2.1.1 - Inquadramento territoriale

2.1.2 - Inquadramento socio-economico

2.1.3 - Caratteri ambientali: stato dell‟ambiente e pressioni antropiche

2.2 - Sintesi dello stato attuale 120

Capitolo 3 - CONTESTO PIANIFICATORIO E PROGRAMMATICO: LA PIANIFICAZIONE

SOVRACOMUNALE E DI SETTORE 130

3.1 - Lo Schema di sviluppo dello spazio europeo 131

3.2 - Il Piano Territoriale Regionale 133

3.2.1 - Il Piano Paesaggistico Regionale del PTR

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3.3 – Il Piano Territoriale Paesistico Regionale 151

3.4 – Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 158

3.5 - Il Piano Cave della Provincia di Bergamo (LR. 14/98) 166

Capitolo 4 - DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI E DELLE AZIONI DI PIANO 169

4.1 - Obiettivi generali del PGT 169

4.2 - Obiettivi specifici del PGT 170

4.3 - Obiettivi di piani e programmi sovraordinati 173

4.4 - Azioni di Piano 175

Capitolo 5 - ANALISI DELLA COERENZA ESTERNA degli obiettivi di piano 177

5.1 - La verifica di coerenza degli obiettivi della proposta preliminare di piano 177

5.2 - Verifica della coerenza esterna del processo di Valutazione ambientale 177

Capitolo 6 - VALUTAZIONE AMBIENTALE 186

6.1 - Il dimensionamento del Piano di Governo del Territorio di Strozza 187

6.2 - Alternativa Zero 193

6.3 - Alternativa Uno 194

6.4 - Valutazione delle Azioni di Piano 195

Capitolo 7 - ANALISI DELLA COERENZA INTERNA DEGLI OBIETTIVI DI PIANO 202

Capitolo 8 – MISURE DI MITIGAZIONE E COMPENSAZIONE AMBIENTALE 204

Capitolo 9 - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE 213

9.1 - Obiettivi di programma ed effetti da monitorare 213

9.2 - Scelta degli indicatori 214

9.3 - Fonti conoscitive esistenti e database informativi a cui attingere per la costruzione

degli indicatori 218

________________________________________________________________________________

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PPRREEMMEESSSSAA

________________________________________________________________________________

Il presente documento costituisce il Rapporto Ambientale finale della VAS del Documento di Piano

del P.G.T. del Comune di Strozza, adottato con delibera di Consiglio Comunale in data 12 luglio

2011.

Come previsto dalle normative vigenti, la delibera di adozione, con i relativi allegati è stata

depositata per trenta giorni consecutivi nella segreteria comunale, a partire dalla data di

pubblicazione dall‟avviso di adozione sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia (BURL)

avvenuta in data 4 agosto 2010.

Chiunque ne fosse stato interessato avrebbe potuto presentare osservazioni al Piano adottato

entro il termine del 4 ottobre 2010.

A seguito del deposito degli atti di PGT adottati e alla trasmissione degli stessi agli Enti competenti,

sono pervenuti:

- n. 22 osservazioni da soggetti privati

- n.1 osservazione dal partito Gruppo Uniti per Strozza

- n.1 osservazione dell‟Ufficio Tecnico Comunale del Comune di Strozza,

- il Parere della Provincia di Bergamo in merito alla compatibilità del Piano comunale adottato con

il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale.

Il presente Rapporto Ambientale costituisce un adeguamento del Rapporto Ambientale a seguito

della valutazione delle osservazioni e dei pareri pervenuti relativi al Piano adottato.

Le proposte di controdeduzioni alle osservazioni e il recepimento delle modifiche prescritte dalla

Provincia di Bergamo, non alterano l‟assetto del Piano, sia in termini di previsioni di espansione sia a

livello normativo e, pertanto, non portano ad un‟alterazione degli effetti ambientali previsti e della

valutazione degli impatti rispetto al P.G.T. adottato.

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5

11-- SSTTRRUUTTTTUURRAA DDII RRIIFFEERRIIMMEENNTTOO

________________________________________________________________________________

Il presente capitolo, relativo ai riferimenti normativi per la redazione del VAS del Piano di Governo

del Territorio del Comune di Strozza è articolato nelle seguenti parti:

1.1 - Premessa: dal protoambientalismo allo sviluppo sostenibile

1.2 - La questione ambientale globale

1.3 - L‟evoluzione della politica e della legislazione ambientale europea

1.4 - Il diritto di partecipazione, accesso e giustizia ambientale nell‟Unione Europea

1.5 - Il quadro di riferimento normativo della VAS

1.6 - Ambito di applicazione della VAS

1.7 - L‟obiettivo strategico della VAS: l‟integrazione della dimensione ambientale nei Piani e

Programmi

1.8 - Verso un sistema di governo a cinque dimensioni

1.9 - I processi integrati di pianificazione/programmazione e valutazione

1.10 - Le fasi del processo di VAS (D.G.R. N. 6420 DEL 27 DICEMBRE 2007)

1.10.1 - Avviso di avvio del procedimento

1.10.2 - Soggetti coinvolti nel processo di VAS

1.10.3 - Elaborazione e redazione del DdP e del Rapporto Ambientale

1.10.4 - Messa a disposizione

1.10.5 - Convocazione conferenza di valutazione

1.10.6 - Formulazione parere motivato

1.10.7 - Adozione/approvazione del piano o programma e informazioni circa la decisione

1.10.8 - Deposito e raccolta delle osservazioni

1.10.9 - Approvazione definitiva, formulazione parere motivato e dichiarazione di sintesi finale

1.10.10 - Gestione e monitoraggio

1.11 - I criteri di sostenibilità ambientale proposti dall‟Unione Europea

________________________________________________________________________________

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11..11 –– PPRREEMMEESSSSAA:: DDAALL PPRROOTTOOAAMMBBIIEENNTTAALLIISSMMOO AALLLLOO SSVVIILLUUPPPPOO

SSOOSSTTEENNIIBBIILLEE ________________________________________________________________________________

Le prime forme di attenzione verso l‟ambiente si manifestano nella seconda metà dell‟ottocento.

Esse sono ispirate all‟interesse estetico-contemplativo del paesaggio come forma di

compiacimento individuale, il gusto del bello.

Questo tipo di interesse si esprime attraverso l‟escursione e la contemplazione vedutistica-

panoramica del territorio, una forma primaria di ambientalismo, patrimonio esclusivo degli elementi

più sensibili delle classi medio–alte.

Il modello organizzativo prevalente è quello dell‟associazionismo elitario come dimostra la nascita

in quell‟epoca di alcune delle più significative esperienze associative:

- Commnon Open Space - 1865

- National Geographic Society - 1888

- Sierra Club – 1892

- Touring Club Italiano – 1894

- Pro Montibus et Silvis – 1898.

In quell‟epoca nasce e si sviluppa in Gran Bretagna la pratica del Birdwatching che in seguito si

diffonderà in tutto il mondo. Essa consiste nell‟osservazione degli uccelli nel loro ambiente naturale.

Tra i personaggi di quell‟epoca merita di essere ricordato Alessandro Ghigi, il vero e proprio

precursore dell‟ambientalismo italiano, fondatore della Società Pro Montibus et Sylvis e promotore,

fra tante altre iniziative, dell‟istituzione del Parco Nazione d‟Abruzzo.

Verso la fine dell‟800 avvengono le prime riflessioni sociologiche concernenti il rapporto

uomo/natura e la relazione ambiente/società e sono riconducibili alla Scuola di Sociologia Urbana

di Chicago, sotto l‟impulso di Robert Parker. Si gettano così le basi di una nuova disciplina che in

seguito verrà denominata ECOLOGIA URBANA.

Queste “primordiali” manifestazioni di sensibilità ambientale (vero e proprio paleoambientalismo)

riescono, comunque, ad innescare un processo che porta alla tutela di alcuni ambiti di particolare

pregio attraverso l‟istituzione dei primi Parchi naturali:

- 1864 Parco di Yosemite – USA

- 1872 Parco di Yellowstone – USA

- 1908 Kaziranga Wildlife Sanctuary – INDIA

- 1914 Parco dell‟Engadina – SVIZZERA

- 1922 Parco del Gran Paradiso – ITALIA

- 1923 Parco d‟Abruzzo – ITALIA

- 1934 Parco del Circeo – ITALIA

- 1935 Parco dello Stelvio – ITALIA.

Comincia a far capolino nelle componenti più istruite e sensibili dell‟opinione pubblica il principio

di precauzione e conservazione dell’ambiente naturale e, per la prima volta, questo tema viene

dibattuto in un simposio internazionale: la 1^ conferenza sull’ambiente naturale tenuta a Londra nel

1933, un bagliore di luce in un mondo già in preda a tensioni e sussulti che di li a pochi anni

avrebbe portato l‟umanità verso una tragedia di immani proporzioni.

Le tenebre della guerra oscurarono tutto anche i primi bagliori di ambientalismo fino a quando

l‟Homo sapiens, dopo aver provocato l‟orrore della morte di 50 milioni di suoi simili, lanciò

disperatamente un grido salvifico: pace.

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La guerra non lascia in eredità solo tanta morte e distruzione ma anche un contesto universale

culturalmente lacerato ed arretrato, con lacerazioni ed una arretratezza tali da produrre nel corso

della guerra abietti crimini contro l‟uomo e l‟umanità, pianificati scientemente in nome della folle

pretesa di superiorità razziale e culturale.

La ragione si era oscurata e le praterie sulle quali germoglia la cultura erano invase da una specie

infestante e devastante: l‟odio.

Occorreva riannodare i fili della convivenza universale e della cooperazione interculturale.

Ma come?

Era già nata l‟ONU ma non bastava, occorreva qualcosa di più congeniale al confronto ed allo

scambio delle idee al netto degli idealismi, un organismo deputato alla promozione e diffusione

universale della cultura.

La luce si riaccese a Londra il 16/11/1945 giorno in cui nacque l‟UNESCO, l‟organizzazione delle

Nazioni Unite per l‟educazione, la scienza e la cultura.

Il principio cardine del nuovo organismo sta tutto nel suo preambolo:

“dal momento che le guerre

cominciano nelle menti degli uomini,

è nelle menti degli uomini

che devono essere costruite

le difese della pace”.

L’UNESCO riannodò molti fili, ricucì tante lacerazioni culturali e finalmente nel 1948 si tenne a Parigi

la 2^ Conferenza sull’ambiente naturale nel corso della quale venne istituita l’Union International

pour la Conservation de la Natur – UICN.

E fu così che la causa dell‟ambiente riprese il suo cammino.

Intorno agli anni 60 del secolo scorso si manifestano i primi segni di quel movimento che in seguito

verrà definito ambientalismo militante. Sorge nell‟ambito dei vari movimenti di contestazione

giovanile come reazione al modello di sviluppo industriale dominante ed agli esperimenti nucleari.

La scintilla scocca da un libro “Silent Spring” (Primavera silenziosa) di Rachel Carson che getta un

grido di allarme contro i pericoli dell‟abuso dei pesticidi in agricoltura.

Si comincia a parlare di qualità della vita. Le prime forme di contestazione e denuncia si orientano

in particolar modo verso l‟ambientalismo sanitario, ossia il benessere dell‟uomo e la salubrità dei

luoghi di lavoro: si tratta ovviamente di una visione fortemente antropocentrica.

Nel 1967 accade un disastro ecologico che colpisce l‟opinione pubblica mondiale, il naufragio

nella Manica della petroliera Torrey Canyon con il conseguente sversamento di una enorme

quantità di petrolio sulle coste.

Per la prima volta la gioventù di tanti Paesi si mobilita ed accorre per ripulire le spiagge e la fauna

contaminata.

Questo evento segna un punto di svolta: prende avvio il processo di revisione critica del rapporto

uomo/natura. L’inizio di un lungo percorso verso un equilibrio più biocentrico e meno

antropocentrico, una strada tutta in salita che l’umanità ancora oggi è restia a percorrere fino in

fondo.

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Il mondo scientifico-culturale comincia ad occuparsi della questione ambientale. Tra i primi lo fa il

Club di Roma fondato da Aurelio Peccei e Alexander King che nel 1972 pubblica il rapporto “I

limiti dello sviluppo” redatto da Dennis e Donella Meadows del MIT di Boston. Si tratta del primo

vero e proprio rapporto sullo stato del pianeta: i fattori critici vengono individuati nella crescita

demografica e nell‟esaurimento delle risorse.

Sempre nel 1972 accade un evento che getterà le basi per la futura presa di coscienza della

questione ambientale a livello mondiale: si tiene a Stoccolma la 1^ Conferenza Internazionale

sull’Ambiente Umano.

Per la prima volta i rappresentanti di 113 Paesi si interrogano sul futuro del pianeta.

L‟esito della conferenza è proficuo: da essa scaturiscono un piano d‟azione con 109

raccomandazioni ed una Dichiarazione recante 26 principi su diritti e responsabilità dell‟uomo in

relazione all‟ambiente globale con un impegno di grande solennità

…… noi dobbiamo operare

in tutto il mondo con maggiore

prudenza e attenzione

pensando alle conseguenze

del nostro agire sull’ambiente ……

Nel frattempo il pensiero sociologico si evolve verso l‟acquisizione della tematica ambientale

come autonomo corpo di studi, ricerche e riflessioni. A ciò per la prima volta si perverrà

formalmente nel 1976, quando l‟Associazione americana di Sociologia istituisce una sezione di

SOCIOLOGIA DELL‟AMBIENTE.

Nasce un nuovo approccio, quello sociologico-ambientale, e nel 1978 Catton e Dunlap elaborano

il paradigma ecologico.

Ma negli anni settanta ed ottanta del secolo scorso non accade solo questo ma, purtroppo, tanti

altri eventi anche di segno negativo:

1973 - Prima crisi energetica mondiale, un vero e proprio shock petrolifero;

1976 - Incidente di Severo – Da una fabbrica dell‟Icmesa si sprigiona una vasta nube di

diossina;

1979 - Incidente nucleare di Three Miles Islands (USA);

1986 - Catastrofe nucleare di Chernobyl (Ucraina) – Esplosione di un reattore della

centrale e conseguente fuoriuscita di una nube tossica.

Nel 1987 la Commissione Mondiale per lo Sviluppo e l’Ambiente – WCED – istituita nel 1983 dalle

Nazioni Unite, pubblica il rapporto OUR COMMON FUTURE (il nostro futuro comune) più noto come

Rapporto BRUNDTLAND dal cognome del suo presidente Gro Harlem Brundtland in seno al quale è

contenuta la definizione più diffusa di sviluppo sostenibile.

Lo sviluppo che è in grado di soddisfare

i bisogni della generazione presente,

senza compromettere la possibilità che

le generazioni future riescano a soddisfare i propri

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11..22 -- LLAA QQUUEESSTTIIOONNEE AAMMBBIIEENNTTAALLEE GGLLOOBBAALLEE ________________________________________________________________________________

Nel 1989 l‟Assemblea generale delle Nazioni Unite decide di organizzare nel 1992 una Conferenza

Mondiale sull‟Ambiente e lo Sviluppo, in occasione del ventesimo anniversario della Conferenza di

Stoccolma.

Il Vertice della Terra (Earth Summit) si tiene a Rio De Janeiro a giugno del 1992 con la

partecipazione di oltre 100 delegazioni governative, oltre ai rappresentanti delle più importanti

ONG.

Il Vertice di Rio segna una svolta epocale, c‟è finalmente la presa d‟atto a livello planetario

dell‟insostenibilità dell‟attuale modello di sviluppo.

Nel corso del Vertice vengono assunte le seguenti decisioni:

- Approvazione della “Dichiarazione di Rio sull‟ambiente e lo sviluppo” contenente 27

principi fondamentali;

- Firma della convenzione sui cambiamenti climatici;

- Firma della convenzione sulla biodiversità;

- Enunciazione dei principi-guida contro la deforestazione;

- Approvazione di un programma di azioni per lo sviluppo sostenibile del pianeta nel 21°

secolo chiamato “Agenda 21”;

Nasce così la questione ambientale globale e lo sviluppo sostenibile viene assunto come percorso

obbligato per la sopravvivenza del pianeta.

In conclusione, nel Vertice di Rio, sono state gettate le basi per una nuova filosofia ambientale.

Essa si ispira al principio dello SVILUPPO SOSTENIBILE, che sta a significare la ricerca di un modello

di sviluppo in grado di salvaguardare l’ambiente in tutte le sue espressioni, di ridurre il divario tra i

Paesi ricchi e Paesi poveri, di incentivare l’uso razionale delle risorse salvaguardando i diritti delle

future generazioni.

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11..33 –– LL’’EEVVOOLLUUZZIIOONNEE DDEELLLLAA PPOOLLIITTIICCAA EE DDEELLLLAA LLEEGGIISSLLAAZZIIOONNEE AAMMBBIIEENNTTAALLEE

EEUURROOPPEEAA ________________________________________________________________________________

La politica ambientale della CEE ha cominciato a delinearsi all‟inizio degli anni settanta, quando i

capi di Stato e di Governo nel vertice di Parigi del 1972 richiamarono, per la prima volta,

l‟attenzione dell‟opinione pubblica europea sulla questione ambientale.

La Comunità, nell‟arco di tempo 1973/1992, è riuscita ad attuare quattro programmi di azione in

campo ambientale.

Il primo programma (1973 - 1977) si ispirava al principio del “chi inquina paga” e si proponeva di

attuare azioni mirate alla riduzione dell‟inquinamento.

Con il secondo programma (1977 – 1983), comincia a farsi strada l‟altro principio chiave della

politica ambientale comunitaria, secondo il quale “prevenire è meglio che curare”. Con

l‟introduzione di questo principio, l‟azione si sposta in direzione di una maggiore incisività e severità

dei controlli ambientali.

Nell‟arco temporale del 3° programma la CEE con Direttiva del Consiglio n. 85/337/CEE del

27/6/1985 emana la normativa concernente la valutazione dell‟impatto ambientale di

determinati progetti pubblici e privati – VALUTAZIONE D’IMPATTO AMBIENTALE – VIA -

Il quarto programma (1987 – 1992) conferma la svolta del terzo e lo potenzia, attribuendo agli

obiettivi di tutela ambientale un valore essenziale nello svolgimento di qualunque politica

economica e sociale della Comunità.

Nell‟arco temporale del 4° programma la CEE con Direttiva del Consiglio n. 92/43/CEE del

21/5/1992 emana la normativa relativa alla conservazione degli habitat naturali e

seminaturali nonché della flora e fauna selvatica – VALUTAZIONE D’INCIDENZA -

Nel 1992, finalmente, la Comunità si decide a tirare le somme dei suoi primi venti anni di politica

ambientale.

Viene redatto un Rapporto sullo stato dell‟ambiente nella CEE e da esso scaturisce un quadro

disarmante: le misure adottate nell‟arco dei quattro programmi, pur essendo così diffuse e

penetranti, non sono servite ad abbattere sufficientemente i livelli di compromissione ambientale.

Sull‟onda di questi deludenti risultati, nel 1993 prende corpo il quinto programma di azione

dell‟Unione Europea in campo ambientale, individuato come V° Programma d‟Azione Ambientale

1993 - 2000 “Verso uno sviluppo sostenibile”.

Con il quinto programma d‟azione, l‟Unione Europea decide di superare i sistemi normativi di

protezione ambientale basati sul principio del COMANDO E CONTROLLO.

Ciò è accaduto perché l‟Unione ha preso atto di una situazione più o meno diffusa nell‟ambito dei

vari Stati membri: nel corso del tempo si era andato stratificando e consolidando un sistema di

AUTORITARISMO AMBIENTALE.

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11

Sulla base di questo presupposto, l’Unione ha, pertanto, deciso di impostare un programma teso a

ridimensionare il regime dei vincoli e dei controlli, cercando di coniugare le regole di salvaguardia

ambientale con le regole del mercato.

Nell‟arco temporale del 5° programma l‟U.E. ha assunto le seguenti rilevanti Direttive:

- Direttiva 96/61/CE del Consiglio del 24 settembre 1996 sulla prevenzione e la

riduzione integrante dell‟inquinamento che introduce un nuovo istituto di valutazione

dell‟impatto ambientale in ambito industriale IPPC – Integrated Pollution Prevention

and Control – una vera e propria autorizzazione integrata ambientale;

- Direttiva 97/11/CE del Consiglio del 3 marzo 1997, che modifica la direttiva

85/337/CEE concernente la valutazione dell‟impatto ambientale di determinati

progetti pubblici e privati.

I Trattati di Maastricht e di Amsterdam dell‟Unione Europea, hanno sottolineato l‟importanza della

protezione ambientale e dello sviluppo sostenibile. In particolare il Trattato di Amsterdam afferma

la necessità di integrazione della protezione ambientale nelle politiche e attività della

Commissione.

All‟inizio del 2001 la Commissione Europea ha adottato il sesto programma ambientale dal titolo

AMBIENTE 2010: IL NOSTRO FUTURO, LE NOSTRE SCELTE.

I quattro punti fondamentali del programma riguardano le seguenti tematiche:

- Cambiamento climatico. Il programma si focalizza sul raggiungimento degli obiettivi, stabiliti nella

Conferenza di Kyoto del 1997, di diminuire le emissioni in atmosfera dell‟8% entro il 2008-2012

rispetto al 1990. Inoltre, viene prospettato un ulteriore ridimensionamento del 20-40% dei gas

“effetto serra” da raggiungere entro il 2020, con l‟obiettivo di lungo periodo di arrivare a una

riduzione del 70 per cento.

- Natura e biodiversità. Viene previsto l‟ampliamento della rete dei Parchi di Natura 2000 e una

serie di piani settoriali per preservare la biodiversità. Nuove iniziative saranno rivolte alla difesa

dell‟habitat marino e alla prevenzione di incidenti industriali e nelle miniere. Una strategia ad hoc

riguarderà la protezione del terreno.

- Protezione della salute. Un‟azione di rilievo sarà l‟analisi del grado di tossicità dei circa 30mila

prodotti chimici attualmente in uso. Più attenzione sarà rivolta anche agli effetti dei pesticidi e alla

qualità delle acque. Un occhio di riguardo verrà dato alla salute dei soggetti più vulnerabili, come i

bambini.

- Risorse naturali. Il programma mette l‟accento sul miglioramento della gestione dei rifiuti,

cercando di prevenire per quanto possibile la proliferazione e di sviluppare il riciclaggio e

l‟incenerimento, con la possibilità di ricorrere, solo come ultima possibilità, all‟interramento.

Vengono previste l‟identificazione delle sostanza tossiche e l‟assunzione di precise responsabilità

da parte dei produttori, di pari passo all‟educazione dei consumatori a generare meno rifiuti e

favorire il riciclaggio.

Con il 6° programma l‟U.E. pone al centro delle proprie politiche ambientali lo sviluppo sostenibile

attraverso cinque indirizzi:

- migliorare l‟applicazione della normativa vigente;

- integrare le tematiche ambientali nelle altre politiche;

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- pianificare e gestire il territorio in un ottica di massima sostenibilità;

- incentivare la partecipazione dei cittadini modificandone i comportamenti;

- indurre il mercato a lavorare per l‟ambiente.

L‟indirizzo di indurre il mercato a lavorare per l’ambiente ha ripreso i principi della CARTA DI BREMA,

sancita nella Conferenza tenutasi nel 1997 che aveva l‟obiettivo di esplorare le potenzialità di

partnership tra il mondo delle imprese e le autorità pubbliche in relazione allo sviluppo sostenibile

ed allo scopo di cercare di integrare al più alto livello possibile le ragioni dell‟ECOLOGIA CON

QUELLE DELL‟ECONOMIA.

Il focus dei lavori di Brema era concentrato sul passaggio dal vecchio PARADIGMA INDUSTRIALE –

PRODUTTIVO ad un NUOVO PARADIGMA INDUSTRIALE – AMBIENTALE attraverso l’identificazione di

tre diversi modelli di comportamento:

1. IL MODELLO PASSIVO, che caratterizza le imprese che resistono al cambiamento e

percepiscono le problematiche ambientali soltanto come imposizione e, quindi, come un costo

irrecuperabile. Esse, pertanto, si limitano ad intervenire a valle del processo produttivo, limitando gli

interventi al costo più basso possibile;

2. IL MODELLO ADATTATIVO, che contraddistingue le imprese che si conformano sia alle

norme che agli stimoli della società, mettendo in atto strategie e comportamenti finalizzati alla

modifica dei processi e dei prodotti in chiave di compatibilità ambientale;

3. IL MODELLO PRO – ATTIVO, che riguarda quelle imprese che hanno compreso l‟opportunità

della funzione ambientale in termini di eco-efficienza per conseguire un vantaggio competitivo

sulla concorrenza. Esse hanno fatto dell‟ambiente il proprio core business, attuano strategie di

marketing verde e realizzano piani di comunicazione ecologica finalizzati a conseguire posizioni di

eccellenza ambientale.

Cominciano anche ad affermarsi a livello europeo strumenti e tecniche in grado di misurare le

prestazioni ambientali delle imprese. I più diffusi sono questi:

IL BENCHMARKING: è uno strumento che consente di riconoscere e promuovere sul mercato le

imprese che hanno raggiunto le migliori prestazioni quanto a qualità ambientale;

L‟AUDIT AMBIENTALE: è una metodologia che permette di verificare l‟efficienza imprenditoriale

misurando il “rischio” ambientale dell‟azienda;

L‟ECO-BILANCIO: è uno strumento attraverso il quale è possibile valutare gli investimenti effettuati

dall‟impresa in campo ambientale;

L‟ECOLABEL: è un marchio di qualità ecologica in grado di certificare la qualità ambientale dei

prodotti e quindi di promuovere la commercializzazione e l‟uso dei prodotti poco inquinanti.

Nell‟arco temporale del 6° programma la U.E. con Direttiva del Parlamento e del Consiglio n.

2001/42/CE del 27/6/2001 emana la normativa concernente la valutazione degli effetti di

determinati piani e programmi sull‟ambiente – VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA – VAS

Nel corso degli anni 90 del secolo scorso l‟Unione Europea si è posta anche l‟obiettivo di

procedere all‟elaborazione di un Quadro di riferimento comune per la pianificazione territoriale-

spaziale.

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Il processo avviato a Liegi nel 1993, dopo diversi passaggi e documenti intermedi, si è concluso a

Potsdam nel 1999 con l‟approvazione i uno strumento definitivo:

- SSSE – Schema di Sviluppo dello Spazio Europeo;

- SDEC – Schema de Developement de l’espace européen;

- ESDP – European Spatial Development Perspective.

Lo schema persegue tre finalità fondamentali:

a) coesione economica e sociale;

b) sviluppo sostenibile del territorio;

c) equilibrate competitività per il territorio europeo.

Lo schema punta alla realizzazione di obiettivi operativi in grado di coniugare sviluppo del territorio

e tutela dell‟ambiente in modo particolare nell‟ambito dei seguenti campi d‟azione:

1. sviluppo territoriale policentrico;

2. nuovo rapporto città-campagna;

3. parità di accesso alle infrastrutture ed alle conoscenze;

4. uso accorto dei beni naturali e culturali.

Si tratta di uno strumento d‟indirizzo e di relazione diretta tra l‟UNIONE EUROPEA, le REGIONI e le

CITTA‟ EUROPEE che, in tal modo, diventano attori del processo di sviluppo anche senza la

mediazione degli stati membri

________________________________________________________________________________

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11..44 -- IILL DDIIRRIITTTTOO DDII PPAARRTTEECCIIPPAAZZIIOONNEE,, AACCCCEESSSSOO EE GGIIUUSSTTIIZZIIAA AAMMBBIIEENNTTAALLEE

NNEELLLL’’UUNNIIOONNEE EEUURROOPPEEAA ________________________________________________________________________________

L‟esigenza di sviluppare ed affermare la democrazia ambientale come una delle forme più incisive

di LOCAL EMPOWERMENT, era già stata posta sia nella Conferenza di Stoccolma sull‟ambiente

umano del 1972 che nella Conferenza di Rio sull‟ambiente e lo sviluppo del 1992.

Infatti nel 1° principio della Dichiarazione di Stoccolma e nel decimo principio della Dichiarazione

di Rio c‟è un esplicito appello agli Stati affinché adottino politiche in grado di garantire il diritto di

partecipazione, accesso e giustizia in materia ambientale.

Questo grande tema nell‟ambito dell‟Unione Europea ha trovato un quadro generale di

riferimento nella Convenzione internazionale di Arhus (Danimarca), firmata nel 1998 ed entrata in

vigore nel 2001.

Essa afferma il principio che il coinvolgimento e la sensibilizzazione dei cittadini nei confronti delle

tematiche ambientali possono condurre all‟effettivo miglioramento delle politiche di protezione

ambientale e si basa su tre pilastri fondamentali:

a) garantire ai cittadini l’accesso alle informazioni ambientali;

b) favorire la partecipazione dei cittadini nel processo decisionale di tipo ambientale;

c) estendere le condizioni per l’accesso alla giustizia in materia ambientale.

In sintesi per affermare in modo compiuto la Democrazia ambientale è indispensabile che si

verifichino tre condizioni: l’informazione, la partecipazione e la giustizia.

Nell‟atto di Arhus c‟è uno spirito nuovo, ma è un nuovo che ha tanto sapore di antico, quando il

binomio democrazia e partecipazione trovava la sua più alta espressione in una ecclesia riunita

nell‟agorà.

Quella era una forma di democrazia autentica, tra città e comunità c’era una relazione diretta

perché la città era della gente, come dice Sofocle nell’Antigone.

Parlavano i singoli cittadini ma ascoltando tante voci si sentiva parlare l’anima della città, come

ricorda Demostene nell’Orazione di Corona.

L‟affermazione di una democrazia ambientale in linea con lo spirito di Arhus passa anche

attraverso il ridimensionamento del primato della politica, quel principio di esclusività decisionale

dal quale discendono le scelte politiche.

La condivisibilità subentra all‟esclusività delle scelte. Il decisore politico non è più un dominus ma

governa una città prestata, come dice S. Caterina nelle Lettere.

C‟è una sorta di presa di potere da parte della comunità, si va verso quella Città dell’uomo di cui

parla Jacques Maritain: non più scelte esclusivamente politiche ma scelte a misura d’uomo, delle

sue aspirazioni e della sua cultura.

Partecipare al governo del territorio e dell‟ambiente non è una cosa facile, occorrono equilibrio e

ponderazione. L’individuo deve farsi comunità, può anche sognare la realizzazione delle della Ville

Radieuse di Le Corbusier ma il sogno non può spingersi fino all’utopia, fino alla Città del Sole di

Tommaso Campanella.

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Quando la partecipazione è in sintonia con l‟identità non parlano gli individui ma parla il genius

loci, si materializza la Città della Memoria di Fernand Braudel che vive su quelle onde lunghe dei

ricordi che una generazione tramanda ad un’altra.

Tutto questo oggi l‟UNESCO lo chiama patrimonio culturale immateriale, si tratta di quel sistema

sedimentato di valori su cui si basa una comunità che rischia di perdersi quando si spezza il filo dei

ricordi. A quel punto la città si virtualizza e diventa come Raissa una delle Città invisibili di Italo

Calvino: la città e la sua immagine riflessa nell’acqua si odiano.

La partecipazione deve sempre esprimere una città viva, con un presente strettamente legato al

filo dei ricordi, fatta di valori e luoghi identitari che non diventeranno mai i non luoghi che paventa

Marc Augé.

Una città non muore soltanto di distruzione materiale, può morire anche per anomia sociale come

sostiene Emile Durkeim, una vera e propria morte dell‟anima della città.

Questo può accadere quando la gente non partecipa più o partecipa in modo superficiale e

banale formulando proposte insensate o fuori luogo.

________________________________________________________________________________

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11..55 -- IILL QQUUAADDRROO DDII RRIIFFEERRIIMMEENNTTOO NNOORRMMAATTIIVVOO DDEELLLLAA VVAASS ________________________________________________________________________________

L‟obiettivo strategico della VAS è quello di garantire le piena integrazione della dimensione

ambientale nella pianificazione e programmazione territoriale.

Questo obiettivo viene perseguito attraverso un processo regolato da norme europee, nazionali e

regionali.

5.1 LA NORMATIVA EUROPEA

L‟art. 3 – 1° comma della Direttiva 2001/142/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del

27/6/2001delimita l‟ambito di applicazione stabilendo che sono soggetti alla VAS i Piani e

Programmi che possono avere effetti significativi sull‟ambiente.

Nel successivo 2° comma dell‟art. 3 vengono individuate le aree di attività dei piani e programmi

da sottoporre a VAS e tra esse risultano ricomprese:

1) la pianificazione territoriale;

2) la destinazione dei suoli;

3) la definizione del quadro di riferimento per le autorizzazioni dei progetti elencati negli

allegati I e II della Direttiva 85/337 CEE.

Oltre ai piani e programmi afferenti alle suddette specifiche aree di attività, la Direttiva ritiene

assoggettabili alla VAS i P/P che possono determinare effetti sui Siti d‟Importanza Comunitaria – SIC

– di cui alla Direttiva 92/43/CEE.

La Direttiva non pone in essere una disciplina esclusiva poiché demanda alla potestà

concorrenziale dei singoli Stati le seguenti prerogative:

1. l‟assoggettibilità o meno alla VAS di P/P che determinano l‟uso di piccole aree a livello

locale o comportano modifiche minori di P/P vigenti;

2. la possibilità di ampliare l‟ambito di applicazione stabilito in sede comunitaria attraverso

l‟individuazione di altri P/P idonei a definire il quadro di riferimento per l‟autorizzazione dei progetti

ritenuti in grado di determinare effetti significativi sull‟ambiente.

5.2 LA NORMATIVA NAZIONALE

Lo Stato italiano ha recepito la Direttiva 2001/142/CEE con D.Lgs 3/4/2006, n. 152.

La parte seconda del Decreto – Norme in materia ambientale – è dedicata alla VAS, alla VIA ed

all‟IPPC e si pone i seguenti obiettivi:

1. garantire un elevato livello di protezione dell‟ambiente;

2. contribuire all‟integrazione di considerazioni ambientali nelle fasi di elaborazione, di

adozione e di approvazione di determinati piani e programmi al fine di promuovere lo sviluppo

sostenibile;

3. promuovere l‟utilizzo della valutazione ambientale nella stesura dei piani e dei programmi

statali, regionali e sovracomunali;

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4. assicurare che venga comunque effettuata la valutazione ambientale dei piani e

programmi che possono avere effetti significativi sull‟ambiente.

L‟art. 5 dà anche la seguente definizione del procedimento di VAS:

L’elaborazione di un rapporto concernente l’impatto sull’ambiente conseguente

all’attuazione di un determinato piano o programma da adottarsi o approvarsi, lo

svolgimento di consultazioni, la valutazione del rapporto ambientale e dei risultati delle

consultazioni nell’iter decisionale di approvazione di un piano o programma e la messa a

disposizione delle informazioni sulle decisioni.

5.3 LA NORMATIVA REGIONALE

La Regione Lombardia, da parte sua, in anticipo sul recepimento della Direttiva nella legislazione

nazionale, ha provveduto ad introdurre l‟obbligo della VAS per la valutazione ambientale dei piani

e programmi.

Infatti l’art. 4 della L.R. 11/3/2005, n. 12, al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile ed assicurare

un elevato livello di protezione ambientale, fa obbligo sia alla Regione che agli enti locali di

procedere alla valutazione ambientale degli effetti derivanti dall’attuazione dei piani e programmi

di cui alla Direttiva 2001/42/CEE.

In sede di approvazione degli indirizzi generali per la valutazione dei P/P avvenuta con la D.C.R.

13/3/2007, n. VIII/351, la Regione Lombardia ha dettagliato l’ambito di applicazione dei P/P da

assoggettare a VAS.

Gli indirizzi costituiscono la cornice di riferimento per la successiva disciplina dei seguenti aspetti:

- l‟ambito di applicazione;

- le fasi metodologiche-procedurali della valutazione ambientale;

- il processo di informazione e partecipazione;

- il raccordo con le altre norme in materia di valutazione, la VIA e la Valutazione d‟Incidenza;

- il sistema informativo.

I presenti indirizzi generali costituiscono quadro di riferimento per i seguenti atti della Giunta

regionale:

- modello metodologico procedurale e organizzativo della valutazione ambientale di piani e

programmi – VAS;

- modello metodologico procedurale e organizzativo della valutazione ambientale di piani e

programmi – VAS dei piccoli comuni;

- linee guida per piani e programmi.

Con deliberazione della Giunta n. VIII/6420 del 27/12/2007 la Regione Lombardia, in attuazione

degli atti legislativi ed amministrativi sopra richiamati, ha approvato i vari MODELLI METODOLOGICI-

PROCEDURALI E ORGANIZZATIVI da utilizzare per la VAS.

In particolare sono stati approvati i seguenti modelli:

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- un modello generale;

- undici modelli specifici per tipologia di P/P;

- il raccordo tra VAS – VIA – VIC;

- il sistema informativo regionale relativo alla VAS;

- l‟istituzione di un Nucleo Regionale di VAS.

________________________________________________________________________________

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11..66 -- AAMMBBIITTOO DDII AAPPPPLLIICCAAZZIIOONNEE DDEELLLLAA VVAASS ________________________________________________________________________________

Sono soggetti a Valutazione Ambientale Strategica, ai sensi della vigente normativa, i Piani e

Programmi elaborati dalla Regione e dagli Enti locali ricadenti nei seguenti settori:

A – SETTORE AGRICOLO

B – SETTORE FORESTALE

C – SETTORE DELLA PESCA

D – STTORE ENERGETICO

E – SETTORE DEI TRASPORTI E DELLA MOBILITA‟

F – SETTORE GESTIONE DEI RIFIUTI

G – SETTORE DELLE ACQUE

H – SETTORE DELLE TELECOMUNICAZIONI

I – SETTORE DELLA PIANIFICZIONE TERRITORIALE

L – SETTORE DELLA DESTINAZIONE DEI SUOLI

M – SETTORE ARIA E RUMORE.

L‟elenco di cui all‟allegato A della D.C.R 13/3/2007, n. VIII/351 comprende 41 tipi di Piani e

Programmi da sottoporre a Valutazione Ambientale Strategica.

Oltre ai P/P afferenti ai settori di cui sopra vanno sottoposti alla VAS anche i P/P che definiscono il

quadro di riferimento per l‟autorizzazione dei progetti elencati negli allegati I e II della Direttiva

85/337/CEE.

L‟elenco completo dei suddetti progetti è consultabile in SILVIA – “Quale Via”.

La VAS si applica, altresì, ai P/P che, ai sensi degli artt. 6 e 7 della Direttiva 92/43/CEE, possono

avere effetti sui siti che costituiscono la Rete ecologica europea, ZPS e SIC.

________________________________________________________________________________

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20

11..77 -- LL’’OOBBIIEETTTTIIVVOO SSTTRRAATTEEGGIICCOO DDEELLLLAA VVAASS:: LL’’IINNTTEEGGRRAAZZIIOONNEE DDEELLLLAA

DDIIMMEENNSSIIOONNEE AAMMBBIIEENNTTAALLEE NNEEII PPIIAANNII EE PPRROOGGRRAAMMMMII ________________________________________________________________________________

Per tanto e troppo tempo TERRITORIO E AMBIENTE sono state considerate come due entità distinte

e distanti, ma senza pari rango e pari dignità.

Ha prevalso il territorio a tutti i livelli e non soltanto a livello di considerazione sociale per il suo

potenziale uso speculativo, ma anche a livello scientifico-culturale ed accademico.

L‟Ambiente è stato considerato all‟insegna di una sorta di “parente povero”, una variabile

indipendente da usare e consumare a prescindere dagli effetti e dalle compromissioni arrecate.

Fuor di retorica si può affermare una verità incontrovertibile: l’Ambiente è stato sacrificato

sull’altare dello sviluppo e del progresso.

Non si poteva più andare avanti così ed il problema non era ed è soltanto italiano. Lo dimostra il

fatto che è intervenuta l‟Unione Europea con una Direttriva, uno strumento di diritto comunitario

che vincola l‟operato di ben 27 Stati.

Perché l‟UE si è posta il problema di valutare preliminarmente gli effetti ambientali di Piani e

Programmi?

La risposta è scontata: si stava affermando e consolidando in tutto lo Spazio Territoriale Europeo un

modello di sviluppo talmente distorto da arrecare pregiudizio, in un prossimo futuro, non solo alla

sostenibilità ambientale ma anche alla coesione economica e sociale e, in definitiva, alla stessa

competitività di tutta l’Unione.

La pianificazione e la programmazione avevano assunto ormai da decenni una posizione culturale

dominante e totalizzante.

Una volta questo settore di attività era “regolato” da una ENDOVERITA’, una sorta di principio

implicito noto ai pianificatori/programmatori, un paradosso di autolimitazione: più si pianifica

peggio si pianifica.

Poi si è affermata una ESOVERITA’ di segno opposto, l‟affermazione del mito della pianificazione

autocelebrativa, un paradosso totalizzante: meglio si pianifica quando tutto si pianifica.

L’autoreferenzialità si è spinta fino alla sindrome di Sisbert, ossia di quella pretesa estrema di poter

essere giudicati soltanto dagli appartenenti alla stessa cultura professionale e non dall’opinione

pubblica e tanto meno dal committente.

Ne ha dato prova in queste settimane un grande architetto di livello internazionale che ha dato

del fascista a chi si è permesso di criticare il suo progetto, nello specifico alcuni suggestivi ma storti

grattacieli.

L‟obbligo di sottoporre Piani e Programmi al processo di valutazione ambientale strategica ha

ridimensionato e non poco il primato della pianificazione territoriale autoreferenziale e totalizzante.

L‟integrazione della dimensione ambientale nel processo di pianificazione territoriale è il

presupposto fondamentale della VAS: senza l‟effettiva integrazione della dimensione ambientale

non può aver luogo un corretto processo di VAS, sarebbe soltanto una cosa effimera.

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21

L‟integrazione deve realmente essere effettiva alla stregua di una vera e propria inclusione. La

funzione di governo del territorio diventa così un processo basato sulle seguenti quattro dimensioni:

1. la dimensione spaziale;

2. la dimensione ambientale;

3. la dimensione sociale;

4. la dimensione economica.

________________________________________________________________________________

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11..88 -- VVEERRSSOO UUNN SSIISSTTEEMMAA DDII GGOOVVEERRNNOO AA CCIINNQQUUEE DDIIMMEENNSSIIOONNII ________________________________________________________________________________

Un sistema pianificatorio a quattro dimensioni sarebbe di per se già una garanzia fondamentale

per conseguire obiettivi di sviluppo sostenibile. Ma purtroppo quello in cui viviamo è un mondo

“regolato” dalle congiunzioni disarmoniche. Non si tratta di glossofacilità ma di una realtà che è

sotto gli occhi di tutti: oggi è quasi impossibile pianificare con certezza e le dinamiche di sviluppo si

avverano più sulla base di convergenze casuali che a seguito di una catena di eventi prevedibili.

In un quadro così instabile e turbolento anche il processo di pianificazione a quattro dimensioni

può creare effetti distorsivi a valle del suo ciclo.

Infatti analizzando a fondo tutte le variabili in campo può verificarsi questo:

a) la dimensione spaziale resta sempre l‟oggetto primario della pianificazione territoriale, non

si può ovviamente prescindere da essa e dalle sue varianti ed invarianti;

b) la dimensione ambientale, posta a stretto contatto ed in diretta correlazione con quella

spaziale può generare attraverso l‟integrazione/inclusione effetti ambientali positivi ed innescare lo

sviluppo sostenibile;

c) la dimensione sociale, in un corretto sistema di pianificazione territoriale, viene prima della

dimensione economica. Questa è una nostra conquista, una consapevolezza culturale acquisita di

recente: in passato si è sempre ritenuto che soltanto attraverso l‟inserimento della dimensione

economica fosse possibile determinare ricadute sulla dimensione sociale in una logica di causa

effetto. Non è così poiché già il governo delle prime due dimensioni, quella spaziale e quella

ambientale, può produrre effetti benefici o distorsivi sulla dimensione sociale, a prescindere dalla

variabile economica. Uno spazio-ambiente più armonico ha effetti positivi sulla coesione sociale:

questa è ormai una verità dimostrata;

d) la dimensione economica, in un corretto approccio pianificatorio, dovrebbe essere la

quarta variabile in gioco dopo lo spazio, l‟ambiente e la socialità. Purtroppo in questi ultimi anni si è

affermata di fatto una pianificazione asimmetrica che pone in cima al processo proprio la

dimensione economica.

L‟esempio più eclatante è costituito dai Piani Integrati d‟Interventi – PII – uno strumento ad alta

propensione speculativa da “maneggiare” con estrema precauzione per gli effetti distorsivi che

può provocare. Il PII funziona secondo questa logica: si cerca un punto d‟incontro tra le esigenze

imprenditoriali di chi opera (la dimensione economica) con le aspettative sociali espresse dalla

Municipalità (la dimensione sociale). Spazio e ambiente vengono alla fine, come l‟intendenza in

seno alle armate napoleoniche. Il processo di pianificazione tipico di un PII assume sostanzialmente

la seguente configurazione:

a) la dimensione economica;

b) la dimensione sociale;

c) la dimensione spaziale;

d) la dimensione ambientale.

E non è tutto perché a volte la dimensione sociale, mal posta, mal rappresentata o inquinata da

interessi immanenti o peggio ancora malavitosi, si riduce a modeste contropartite. Si assiste, quindi,

ad una vasta e variegata casistica: alcuni Comuni, fortemente motivati e determinati nella tutela

dell‟interesse pubblico, riescono ad ottenere utilità sociali molto rilevanti in contropartita ai PII; altri,

invece, per un autentico piatto di lenticchie, svendono l‟ambiente ed il territorio.

Ma anche a prescindere dall‟uso dei PII la dimensione economica riesce quasi sempre ad

acquisire centralità a causa del declino finanziario dei Comuni. Questa precaria condizione li

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costringe a “barattare” l‟uso edificatorio del suolo con introiti economici innescando un circolo

perverso. Il territorio, l‟ambiente e l‟identità sono i beni/valori fondamentali di una comunità:

quando i primi due vengono sacrificati per esigenze di mantenimento del livello dei servizi (welfare)

si sviluppa un processo patologico che può portare a quell‟anomia sociale di cui parlava Durkeim.

Quindi, anche con il riconoscimento e l‟inserimento della dimensione ambientale, la funzione di

governo del territorio può ugualmente produrre effetti distorsivi per eccesso di rappresentanza e

dilatazione della dimensione economica.

Occorre potenziare ulteriormente il sistema di pianificazione, l’integrazione della sola dimensione

ambientale non è sufficiente: è indispensabile inserire una quinta dimensione, quella bionomica,

una dimensione multipla che esprime la sintesi tra biologia ed economia, tra gli elementi naturali e

gli elementi prodotti.

A questo punto deve essere rivisto lo schema del sistema poiché la dimensione bionomica è una

funzione di connessione/interdipendenza con tutte le altre e deve, quindi, essere al centro del

sistema di governo del territorio come si evince dalla seguente figura.

________________________________________________________________________________

DIMENSIONE

ECONOMICA

DIMENSIONE

SOCIALE

DIMENSIONE

AMBIENTALE

DIMENSIONE

SPAZIALE

DIMENSIONE

BIONOMICA

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11..99 -- II PPRROOCCEESSSSII IINNTTEEGGRRAATTII DDII PPIIAANNIIFFIICCAAZZIIOONNEE//PPRROOGGRRAAMMMMAAZZIIOONNEE EE

VVAALLUUTTAAZZIIOONNEE ________________________________________________________________________________

Le linee guida per la valutazione ambientale di piani e programmi pubblicate nell‟ottobre del 2004

dalla Regione Lombardia nell‟ambito del progetto europeo ENPLAN, contengono una suggestiva

configurazione dei due processi di pianificazione/programmazione e valutazione integrati

attraverso un filo che tiene insieme non solo le varie fasi ma addirittura i singoli adempimenti.

Il ciclo dei due processi si sviluppa attraverso le seguenti quattro fasi:

FASE 1 – ORIENTAMENTO E IMPOSTAZIONE

FASE 2 – ELABORAZIONE E REDAZIONE

FASE 3 – CONSULTAZIONE – ADOZIONE – APPROVAZIONE

FASE 4 – ATTUAZIONE E GESTIONE

Il ciclo è articolato secondo una tipica logica di razionalità cartesiana: esso prevede uno sviluppo

sequenziale di fasi e adempimenti, in una connessione/correlazione tale per cui il livello

precedente costituisce la base cognitiva del livello successivo.

La configurazione ENPLAN presenta, comunque, un limite di fondo: essa schematizza due diversi

progetti tenuti insieme da un filo sequenziale cartesiano. Lo schema è il seguente:

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La Giunta Regionale ha disciplinato i procedimenti di VAS e verifica con D.G.R. n. 6420 del 27

dicembre 2007 "Determinazione della procedura per la valutazione ambientale di piani e

programmi" (pubblicazione sul BURL n. 4 del 24 gennaio 2008).

Lo schema di riferimento per la VAS definito dalla D.G.R., riportato di seguito, è strutturato come un

unico processo che si sviluppa attraverso due linee metodologiche-procedurali:

- quella relativa alla pianificazione prevede n. 15 passaggi/adempimenti più il ciclo relativo alla

conferenza di valutazione.

- quella relativa alla valutazione prevede sempre n. 15 passaggi/adempimenti più il ciclo relativo

alla conferenza di valutazione, articolato in modo leggermente diverso dal precedente.

FASE DEL

DOCUMENTO DI

PIANO

PROCESSO DI DOCUMENTO DI PIANO VALUTAZIONE AMBIENTALE VAS

FASE 0

Preparazione

PO. 1 Pubblicazione avviso di avvio del

procedimento

PO. 2 Incarico per la stesura del DdP (PGT)

PO. 3 Esame proposte pervenute ed

elaborazione del documento

programmatico

AO. 1 Incarico per la redazione del

Rapporto Ambientale

A0. 2 Individuazione autorità

competente per la VAS

FASE 1

Orientamento

P1. 1 Orientamenti iniziali del DdP (PGT) A1. 1 Integrazione della dimensione

ambientale nel DdP (PGT)

P1. 2 Definizione schema operativo DdP (PGT) A1. 2 Definizione dello schema

operativo per la VAS, e

mappatura dei soggetti

competenti in materia

ambientale e del pubblico

coinvolto

P1. 3 Identificazione dei dati e delle

informazioni a disposizione dell‟ente su

territorio e ambiente

A1. 3 Verifica delle presenza di Siti Rete

Natura 2000 (sic/zps)

Conferenza di

verifica/valutazione Avvio del confronto

FASE 2

Elaborazione e

redazione

P2. 1 Determinazione obiettivi generali A2. 1 Definizione dell‟ambito di influenza

(scoping) e definizione della

portata delle informazioni da

includere nel Rapporto

Ambientale

P2. 2 Costruzione dello scenario di riferimento e

di DdP A2. 2 Analisi di coerenza esterna

P2. 3 Definizione di obiettivi specifici,

costruzione di alternative/scenari di

sviluppo e definizione delle azioni da

mettere in campo per attuarli

A2. 3 Stima degli effetti ambientali attesi

A2. 4 Valutazione delle alternative di

p/p

A2. 5 Analisi di coerenza interna

A2. 6 Progettazione del sistema di

monitoraggio

A2. 7 Studio di Incidenza delle scelte del

piano sui siti di Rete Natura 2000

(se previsti)

P2. 4 Proposta di DdP (PGT) A2. 8 Proposta di Rapporto Ambientale

e sintesi non tecnica

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26

Deposito della proposta di DdP (PGT), del Rapporto Ambientale e dello Studio di

Incidenza (se previsto)

Conferenza di

valutazione

Valutazione della proposta del DdP e del Rapporto Ambientale

Valutazione di incidenza (se prevista): acquisito il parere obbligatorio e vincolante

dell’autorità preposta

DECISIONE PARERE MOTIVATO

predisposto dall’autorità competente per la VAS d’intesa con l’autorità precedente

FASE 3

Adozione

approvazione

3. 1 Adozione

Il Consiglio Comunale adotta:

- PGT (DdP, Piano dei Servizi e Piano delle Regole)

- Rapporto Ambientale

- Dichiarazione di sintesi

3. 2 DEPOSITO / PUBBLICAZIONE / INVIO ALLA PROVINCIA

- deposito degli atti del PGT (DdP, Rapporto Ambientale, Dichiarazione di sintesi, Piano dei

Servizi e Piano delle Regole) nella segreteria comunale– ai sensi del comma 4 – art. 13, l.r.

12/2005

- trasmissione in Provincia – ai sensi del comma 5 – art. 13, l.r. 12/2005

- trasmissione ad ASL e ARPA – ai sensi del comma 6 – art. 13, l.r. 12/2005

3. 3 RACCOLTA OSSERVAZIONI – ai sensi comma 4 – art. 13, l.r. 12/2005

3. 4 Controdeduzioni alle osservazioni presentate a seguito di analisi di sostenibilità.

Verifica di

compatibilità della

Provincia

La provincia, garantendo il confronto con il comune interessato, valuta esclusivamente la

compatibilità del DdP con il proprio piano territoriale di coordinamento entro centoventi

giorni dal ricevimento della relativa documentazione, decorsi inutilmente i quali la

valutazione si intende espressa favorevolmente – ai sensi comma 5 – art. 13, l.r. 12/2005.

PARERE MOTIVATO FINALE

nel caso in cui siano presentate osservazioni

3. 5 APPROVAZIONE (ai sensi del comma 7 – art. 13, l.r. 12/2005)

il Consiglio Comunale:

- decide sulle osservazioni apportando agli atti del PGT le modifiche conseguenti

all‟eventuale accoglimento delle osservazioni, predisponendo ed approvando la

dichiarazione di sintesi finale

- provvede all‟adeguamento del DdP adottato, nel caso in cui la Provincia abbia

ravvisato elementi di incompatibilità con le previsioni prevalenti del proprio piano

territoriale di coordinamento, o con i limiti di cui all‟art. 15, comma 5, ovvero ad assumere

le definitive determinazioni qualora le osservazioni provinciali riguardino previsioni di

carattere orientativo

- deposito nella segreteria comunale ed invio alla Provincia e alla Regione (ai sensi del

comma 10, art. 13, l.r. 12/2005);

- pubblicazione su web;

- pubblicazione dell‟avviso dell‟approvazione definitiva ALL‟Albo pretorio e sul BURL (ai

sensi del comma 11, art. 13, l.r. 12/2005) ;

FASE 4

Attuazione

Gestione

P4. 1 Monitoraggio attuazione e gestione

P4. 2 Azioni correttive ed eventuali retroazione

P4. 3 Attuazione di eventuali interventi

correttivi

A4. 1 Rapporti di monitoraggio e

valutazione periodica

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27

11..1100 –– LLEE FFAASSII DDEELL PPRROOCCEESSSSOO DDII VVAASS ((DD.GG..RR.. NN.. 66442200 DDEELL 2277 DDIICCEEMMBBRREE

22000077)) ________________________________________________________________________________

1. 10.1 - Avviso di avvio del procedimento

La Valutazione Ambientale VAS è avviata mediante pubblicazione dell‟avvio del procedimento, su

web e secondo le modalità previste dalla normativa specifica del P/P. Quindi, se previsto per il P/P,

è opportuno che avvenga contestualmente. In tale avviso va chiaramente indicato l‟avvio del

procedimento di VAS.

1.10.2 - Soggetti coinvolti nel processo di VAS

La tabella seguente riporta i soggetti coinvolti nel processo di VAS del DdP del PGT del Comune di

Strozza.

SOGGETTI COINVOLTI NEL PROCESSO DI VAS

Ruolo nel processo di VAS Soggetto

Autorità proponente Il sindaco del Comune di Strozza,

sig. Ruggero persico

Autorità procedente Funzionario Responsabile dell‟Area

Tecnica, geom. Romeo Rota

Autorità competente per la VAS

Autorità con compiti di tutela e valorizzazione ambientale,

individuata dalla Pubblica Amministrazione, che collabora

con l‟autorità procedente/proponente nonché con i soggetti

competenti in materia ambientale, al fine di curare

l‟applicazione della Direttiva e degli indirizzi regionali

nell‟ambito della valutazione ambientale del Documento di

Piano

Dott. Enrico Comazzi

Segretario – Direttore Generale

Estensore del Piano

Soggetto incaricato dalla Pubblica Amministrazione

proponente di elaborare il PGT, e pertanto, il Documento di

Piano, oggetto della VAS

Dott. Cosimo Caputo

Estensore del Rapporto Ambientale

Soggetto o gruppo di lavoro incaricato dello sviluppo del

processo di VAS e della redazione del Rapporto Ambientale

Dott. Cosimo Caputo

Soggetti competenti in materia ambientale

Enti pubblici competenti in materia ambientale e della salute

per livello istituzionale

- ARPA Lombardia;

- ASL territorialmente

competente;

- Direzione regionale per i Beni

Culturali e Paesaggistici della

Lombardia;

- Corpo Forestale dello Stato

Enti territorialmente interessati

Enti territorialmente limitrofi o interessati ai potenziali effetti

ambientali derivanti dalle scelte di Piano

- Regione Lombardia (Settore

Territorio);

- Provincia di Bergamo (Settore

Territorio);

- Comunità Montana Valle

Imagna;

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28

- Comuni limitrofi: Capizzone,

Ubiale Clanezzo, Almenno S.

Salvatore, Almenno S.

Bartolomeo, Roncola.

Pubblico

Singoli cittadini o associazioni di categoria e di settore

- Confederazione Nazionale

dell‟Artigianato e della Piccola

Media Impresa Bergamo;

- Associazione Commercianti

della Provincia di Bergamo;

- Collegi Geometri, Archtietti e

Ingegneri della provincia di

Bergamo;

- Associazioni che hanno fatto

esplicita richiesta a seguito

della pubblicaizone dell‟Avvio

del Procedimento;

Altri enti/autorità

- A.T.O. Bergamo e Uniacque

S.p.A.;

- Altri enti/autorità con specifiche

competenze, che abbiano

fatto esplicita richiesta a

seguito della pubblicaizone

dell‟Avvio del Procedimento.

1.10.3 - Elaborazione e redazione del DdP e del Rapporto Ambientale

Come previsto al punto 5.11 degli Indirizzi generali, nella fase di elaborazione e redazione del P/P,

l‟autorità competente per la VAS collabora con l‟autorità procedente nello svolgimento delle

seguenti attività:

individuazione di un percorso metodologico e procedurale, nel quale stabilire le modalità

della collaborazione, le forme di consultazione da attivare, i soggetti interessati, ove

necessario anche transfrontalieri, e il pubblico;

definizione dell'ambito di influenza del P/P (scoping) e della portata e del livello di dettaglio

delle informazioni da includere nel Rapporto Ambientale;

elaborazione del Rapporto Ambientale, ai sensi dell‟allegato I della Direttiva;

costruzione e progettazione del sistema di monitoraggio.

Per la redazione del Rapporto Ambientale il quadro di riferimento conoscitivo nei vari ambiti di

applicazione della VAS è il Sistema Informativo Territoriale integrato previsto dall‟art. 3 della Legge

di Governo del Territorio. Possono essere utilizzati, se pertinenti, approfondimenti già effettuati ed

informazioni ottenute nell‟ambito di altri livelli decisionali o altrimenti acquisite.

Percorso metodologico procedurale

L‟autorità procedente in collaborazione con l‟autorità competente per la VAS definisce il percorso

metodologico procedurale del P/P e della relativa VAS, sulla base dello schema generale VAS.

Scoping – conferenza di valutazione (prima seduta)

L‟autorità procedente in collaborazione con l‟autorità competente per la VAS predispone un

documento di scoping. Ai fini della consultazione il documento viene inviato ai soggetti individuati

con l‟atto formale reso pubblico, e presentato in occasione della prima seduta della conferenza di

valutazione, volta a raccogliere osservazioni, pareri e proposte di modifica e integrazione.

Il documento di scoping contiene lo schema del percorso metodologico procedurale, una

proposta di definizione dell‟ambito di influenza del P/P e della portata delle informazioni da

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includere nel Rapporto Ambientale. Inoltre nel documento è necessario dare conto della Verifica

delle interferenze con i Siti di Rete Natura 2000 (SIC e ZPS).

Elaborazione del Rapporto Ambientale

L‟autorità procedente, d‟intesa con l‟autorità competente per la VAS, elabora il Rapporto

Ambientale.

Le informazioni da fornire, ai sensi dell‟articolo 5 della Direttiva (allegato I), sono:

a) illustrazione dei contenuti, degli obiettivi principali del P/P e del rapporto con altri pertinenti P/P;

b) aspetti pertinenti dello stato attuale dell‟ambiente e sua evoluzione probabile senza l‟attuazione

del P/P;

c) caratteristiche ambientali delle aree che potrebbero essere significativamente interessate;

d) qualsiasi problema ambientale esistente, pertinente al P/P, ivi compresi in particolare quelli

relativi ad aree di particolare rilevanza ambientale, quali le zone designate ai sensi delle direttive

79/409/CEE e 92/43/CEE;

e) obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, comunitario o degli Stati

membri, pertinenti al P/P, e il modo in cui, durante la sua preparazione, si è tenuto conto di detti

obiettivi e di ogni considerazione ambientale;

f) possibili effetti significativi sull‟ambiente, compresi aspetti quali la biodiversità, la popolazione, la

salute umana, la flora e la fauna, il suolo, l‟acqua, l‟aria, i fattori climatici, i beni materiali, il

patrimonio culturale, anche architettonico e archeologico, il paesaggio e l‟interrelazione tra i

suddetti fattori;

g) misure previste per impedire, ridurre e compensare nel modo più completo possibile gli eventuali

effetti negativi significativi sull‟ambiente dell‟attuazione del P/P;

h) sintesi delle ragioni della scelta delle alternative individuate e una descrizione di come è stata

effettuata la valutazione, nonché le eventuali difficoltà incontrate (ad esempio carenze tecniche

o mancanza di know-how) nella raccolta delle informazioni richieste;

i) descrizione delle misure previste in merito al monitoraggio;

j) Sintesi non tecnica delle informazioni di cui alle lettere precedenti.

La Sintesi non tecnica, richiesta alla precedente lettera j), è un documento di grande importanza

in quanto costituisce il principale strumento di informazione e comunicazione con il pubblico. In

tale documento devono essere sintetizzate / riassunte, in linguaggio il più possibile non tecnico e

divulgativo, le descrizioni, questioni, valutazioni e conclusioni esposte nel Rapporto Ambientale.

Proposta di P/P e Rapporto Ambientale – conferenza di valutazione (seduta finale)

L‟autorità procedente mette a disposizione la proposta di P/P e Rapporto Ambientale per la

consultazione ai soggetti individuati con l‟atto formale reso pubblico, i quali si esprimono

nell‟ambito della conferenza di valutazione.

1.10.4 - Messa a disposizione L‟autorità procedente mette a disposizione presso i propri uffici e pubblica su web la proposta di

P/P, Rapporto Ambientale e la Sintesi non tecnica, per trenta giorni.

L‟Autorità procedente dà notizia dell‟avvenuta messa a disposizione della pubblicazione su web.

L‟autorità competente in collaborazione con l‟autorità procedente, comunica ai soggetti

competenti in materia ambientale e agli enti territorialmente interessati, la messa a disposizione e

pubblicazione su web del P/P ed del Rapporto Ambientale, al fine dell‟espressione del parere, che

deve essere inviato, entro quarantacinque giorni dalla messa a disposizione, all‟autorità

competente per la VAS e all‟autorità procedente.

Se necessario, l‟autorità procedente, provvede alla trasmissione dello studio di incidenza

all‟autorità competente in materia di SIC e ZPS.

1.10.5 - Convocazione conferenza di valutazione

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La conferenza di valutazione è convocata dall‟autorità procedente, d‟intesa con l‟autorità

competente per la VAS.

La conferenza di valutazione deve articolarsi almeno in due sedute, la prima introduttiva e la

seconda di valutazione conclusiva.

La prima seduta è convocata per effettuare una consultazione riguardo al documento di scoping

predisposto al fine di determinare l‟ambito di influenza del P/P, la portata e il livello di dettaglio

delle informazioni da includere nel Rapporto Ambientale, nonché le possibili interferenze con i Siti di

Rete Natura 2000 (SIC e ZPS).

La conferenza di valutazione finale è convocata una volta definita la proposta di P/P e Rapporto

Ambientale. La documentazione è messa a disposizione dei soggetti competenti in materia

ambientale e agli enti territorialmente interessati prima della conferenza. Se necessario alla

conferenza partecipa l‟autorità competente in materia di SIC e ZPS, che si pronuncia sullo studio di

incidenza.

Di ogni seduta della conferenza è predisposto apposito verbale.

1.10.6 - Formulazione parere motivato Come previsto al punto 5.14 degli Indirizzi generali, l‟autorità competente per la VAS, d‟intesa con

l‟autorità procedente, alla luce della proposta di P/P e Rapporto Ambientale, formula il parere

motivato, che costituisce presupposto per la prosecuzione del procedimento di approvazione del

P/P.

A tale fine, sono acquisiti:

il verbale della conferenza di valutazione, comprensivo eventualmente del parere

obbligatorio e vincolante dell‟autorità competente in materia di SIC e ZPS,

i contributi delle eventuali consultazioni transfrontaliere,

le osservazioni e gli apporti inviati dal pubblico.

Il parere motivato può essere condizionato all'adozione di specifiche modifiche ed integrazioni

della proposta del P/P valutato.

L‟Autorità procedente, in collaborazione con l‟Autorità competente per la VAS, provvede, ove

necessario, alla revisione del piano o programma alla luce del parere motivato espresso.

1.10.7 - Adozione/approvazione del piano o programma e

informazioni circa la decisione L‟autorità procedente adotta/approva il P/P comprensivo del rapporto ambientale e predispone

la dichiarazione di sintesi volta a:

illustrare il processo decisionale seguito (schema metodologico procedurale;

esplicitare il modo in cui le considerazioni ambientali sono state integrate nel P/P e come si

è tenuto conto del Rapporto Ambientale e delle risultanze di tutte le consultazioni; in

particolare illustrare quali sono gli obiettivi ambientali, gli effetti attesi, le ragioni della scelta

dell‟alternativa di P/P e il sistema di monitoraggio;

descrivere le modalità di integrazione del parere ambientale motivato nel P/P.

Contestualmente l‟autorità procedente provvede a dare informazione circa la decisione.

1.10.8 - Deposito e raccolta delle osservazioni L‟autorità procedente, ai sensi del punto 5.16 degli Indirizzi generali:

a. deposita presso i propri uffici e pubblica su web:

il provvedimento di adozione unitamente al P/P adottato, comprensivo del Rapporto

Ambientale e del parere motivato oppure del provvedimento di esclusione dalla VAS;

la dichiarazione di sintesi;

il sistema di monitoraggio, come previsto dagli Indirizzi generali;

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b. deposita la Sintesi non tecnica presso gli uffici dei Comuni, delle Province e delle Regioni il cui

territorio risulti anche solo parzialmente interessato dal P/P o dagli effetti della sua attuazione con

indicazione delle sedi ove può essere presa visione della documentazione integrale;

c. comunica l‟avvenuto deposito ai soggetti competenti in materia ambientale e agli enti

territorialmente interessati con l‟indicazione del luogo dove può essere presa visione della

documentazione integrale.

Con le procedure di deposito, pubblicità e partecipazione ed entro i termini previsti dalle

specifiche norme di P/P, comunque non inferiori a quarantacinque giorni dalla data di

pubblicazione dell‟avvenuto deposito, chiunque ne abbia interesse può prendere visione del P/P

adottato e del relativo Rapporto Ambientale e presentare proprie osservazioni, anche fornendo

nuovi o ulteriori elementi conoscitivi e valutativi.

1.10.9 - Approvazione definitiva, formulazione parere motivato e

dichiarazione di sintesi finale Conclusa la fase di deposito e raccolta delle osservazioni, l‟autorità procedente e l‟autorità

competente per la VAS esaminano e controdeducono le eventuali osservazioni pervenute e

formulano il parere motivato e la dichiarazione di sintesi finale.

In presenza di nuovi elementi conoscitivi e valutativi evidenziati dalle osservazioni pervenute,

l‟autorità procedente provvede all‟aggiornamento del P/P e del Rapporto Ambientale e dispone,

d‟intesa con l‟autorità competente per la VAS, la convocazione di un‟ulteriore conferenza di

valutazione, volta alla formulazione del parere motivato finale.

In assenza di osservazioni presentate l‟autorità procedente, d‟intesa con l‟autorità competente per

la VAS, nella dichiarazione di sintesi finale attesta l‟assenza di osservazioni e conferma le

determinazioni assunte al punto 2.7.

Il provvedimento di approvazione definitiva del P/P motiva puntualmente le scelte effettuate in

relazione agli esiti del procedimento di VAS e contiene la dichiarazione di sintesi finale.

Gli atti del P/P sono:

depositati presso gli uffici dell‟autorità procedente;

pubblicati per estratto su web.

Gli atti del P/P approvati (P/P, Rapporto Ambientale, Sintesi non Tecnica), la Dichiarazione di sintesi

finale e il provvedimento di approvazione definitiva devono essere inviati, in formato digitale, alla

Regione Lombardia.

1.10.10 Gestione e monitoraggio Nel caso di P/P gerarchicamente ordinati, i P/P di livello gerarchico più alto forniscono indicazioni

ai successivi livelli per l‟applicazione del presente modello, allo scopo di razionalizzare il

procedimento e di evitare duplicazioni nella valutazione.

Il piano o programma individua le modalità, le responsabilità e le risorse necessarie per la

realizzazione e gestione del monitoraggio.

Nella fase di gestione il monitoraggio assicura il controllo degli impatti significativi sull‟ambiente

derivanti dall‟attuazione del piano o programma approvato e la verifica del raggiungimento degli

obiettivi di sostenibilità prefissati, così da individuare tempestivamente gli impatti negativi imprevisti

ed adottare le opportune misure correttive.

Delle modalità di svolgimento del monitoraggio, dei risultati e delle eventuali misure correttive

adottate deve essere data adeguata informazione su web.

La gestione del P/P può essere considerata come una successione di procedure di screening delle

eventuali modificazioni parziali del P/P, a seguito delle quali decidere se accompagnare o meno

l‟elaborazione delle varianti con il procedimento di VAS, salvo quanto specificato nella normativa

vigente e nei modelli metodologici procedurali allegati alla presente delibera.

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11..1111 -- II CCRRIITTEERRII DDII SSOOSSTTEENNIIBBIILLIITTÀÀ AAMMBBIIEENNTTAALLEE PPRROOPPOOSSTTII DDAALLLL’’UUNNIIOONNEE

EEUURROOPPEEAA

Al fine di procedere alla valutazione degli obiettivi e degli orientamenti iniziali di piano, è

necessario definire il set di criteri di sostenibilità ambientale attraverso i quali è possibile valutare il

livello di sostenibilità delle scelte di piano sulle componenti ambientali. Il riferimento più accreditato

per la scelta di tali criteri è il Manuale per la valutazione ambientale redatto dalla Unione Europea,

che individua 10 criteri di sviluppo sostenibile.

10 criteri di sostenibilità dal Manuale UE

1) Ridurre al minimo l’impiego delle risorse energetiche non rinnovabili L‟impiego di fonti non rinnovabili, quali i combustibili fossili, i giacimenti minerari e gli aggregati,

riduce le risorse disponibili per le future generazioni. Uno dei principi di base dello sviluppo

sostenibile è un uso ragionevole e parsimonioso di tali risorse, rispettando tassi di sfruttamento che

non pregiudichino le possibilità riservate alle generazioni future. Lo stesso principio deve applicarsi

anche a elementi geologici, ecologici e paesaggistici unici nel loro genere e insostituibili, che

forniscono un contributo sotto il profilo della produttività, della biodiversità, delle conoscenze

scientifiche e della cultura (cfr. anche i criteri nn. 4, 5 e 6).

2) Impiego delle risorse rinnovabili nei limiti della capacità di rigenerazione Quando si utilizzano risorse rinnovabili in attività di produzione primaria come la silvicoltura,

l‟agricoltura e la pesca, ogni sistema presenta un rendimento massimo sostenibile superato il

quale le risorse cominciano a degradarsi. Quando l‟atmosfera, i fiumi, gli estuari e i mari vengono

usati come “serbatoi” per i materiali di scarto, essi sono trattati anche come fonti rinnovabili, nel

senso che si conta sulle loro naturali capacità di autorecupero: nel caso in cui si sovraccarichino

tali capacità, si assisterà al degrado delle risorse sul lungo periodo. Occorre pertanto fissarsi

l‟obiettivo di utilizzare le risorse rinnovabili ad un ritmo tale che esse siano in grado di rigenerarsi

naturalmente, garantendo così il mantenimento o anche l‟aumento delle riserve disponibili per le

generazioni future.

3) Uso e gestione corretta, dal punto di vista ambientale, delle sostanze e dei rifiuti

pericolosi/inquinanti In molte situazioni è possibile utilizzare sostanze meno dannose per l‟ambiente ed evitare o ridurre

la produzione di rifiuti, in particolare quelli pericolosi. Tra gli obiettivi di un approccio sostenibile vi

è l‟utilizzo di materie che producano l‟impatto ambientale meno dannoso possibile e la minima

produzione di rifiuti grazie a sistemi di progettazione dei processi, digestione dei rifiuti e di riduzione

dell‟inquinamento.

4 ) Conservare e migliorare la stato della fauna e della flora selvatiche, degli habitat e

dei paesaggi In questo contesto il principio fondamentale è mantenere e arricchire le riserve e la qualità delle

risorse del patrimonio naturale affinché le generazioni attuali e future possano goderne e trarne

beneficio. Tra le risorse del patrimonio naturale si annoverano la flora e la fauna, le caratteristiche

geologiche e fisiografiche, le bellezze naturali e in generale altre risorse ambientali a carattere

ricreativo. Del patrimonio naturale fanno dunque parte la topografia, gli habitat, la flora e la

fauna selvatiche e i paesaggi, nonché le combinazioni e le interazioni tra di essi e il potenziale

ricreativo che presentano; non vanno infine dimenticate le strette relazioni con il patrimonio

culturale (cfr. il criterio n. 6).

5) Conservare e migliorare la qualità dei suoli e delle risorse idriche Il suolo e le risorse idriche sono fonti naturali rinnovabili essenziali per la salute e il benessere umani,

ma che possono subire perdite dovute all‟estrazione o all‟erosione o, ancora, all‟inquinamento. Il

principio fondamentale cui attenersi è pertanto la tutela delle risorse esistenti sotto il profilo

qualitativo e quantitativo e la riqualificazione delle risorse già degradate.

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6) Conservare e migliorare la qualità delle risorse storiche e culturali Il patrimonio storico e culturale è costituito da risorse finite che, una volta distrutte o danneggiate,

non possono più essere sostituite. Come accade per le fonti non rinnovabili, i principi che ispirano

il concetto di sviluppo sostenibile prevedono che vengano preservate tutte le caratteristiche, i siti

o le zone in via di rarefazione, rappresentativi di un determinato periodo o aspetto, che

forniscano un particolare contributo alle tradizioni e alla cultura di una zona. L‟elenco annovera

edifici di valore storico e culturale, altre strutture o monumenti di qualsiasi epoca, reperti

archeologici non ancora riportati alla luce, architettura di esterni (paesaggi, parchi e giardini) e

tutte le strutture che contribuiscono alla vita culturale di una comunità (teatri, ecc.). Anche stili di

vita, usi e lingue tradizionali costituiscono un patrimonio storico e culturale che può essere

opportuno preservare.

7) Conservare e migliorare la qualità dell’ambiente locale Nell‟ambito di questo lavoro, per qualità dell‟ambiente locale si intende la qualità dell‟aria, il

rumore, l‟impatto visivo e altri elementi estetici generali. La qualità dell‟ambiente locale assume la

massima importanza nelle zone e nei luoghi residenziali, teatro di buon parte delle attività

ricreative e lavorative. La qualità dell'ambiente locale può subire drastici cambiamenti a seguito

delle mutate condizioni del traffico, delle attività industriali, di attività di costruzione o minerarie,

del proliferare di nuovi edifici e infrastrutture e di un generale incremento delle attività, ad

esempio quelle turistiche. E' inoltre possibile dare un forte impulso ad un ambiente locale

danneggiato con l‟introduzione di un nuovo sviluppo (cfr. anche il criterio 3 sulla riduzione dell‟uso

e delle emissioni di sostanze inquinanti).

8) Protezione dell’atmosfera Una delle principali forze trainanti dell‟emergere di uno sviluppo sostenibile è consistita nei dati

che dimostrano l‟esistenza di problemi globali e regionali causati dalle emissioni nell‟atmosfera. Le

connessioni tra emissioni derivanti dalla combustione, piogge acide e acidificazione dei suoli e

delle acque, come pure tra clorofluocarburi (CFC). distruzione dello strato di ozono ed effetti sulla

salute umana sono stati individuati negli anni Settanta e nei primi anni Ottanta . Successivamente

è stato individuato il nesso tra anidride carbonica e altri gas serra e cambiamenti climatici. Si

tratta di impatti a lungo termine e pervasivi. che costituiscono una grave minaccia per le

generazioni future (cfr. anche il criterio 3 sulla riduzione dell‟uso e delle emissioni di sostanze

inquinanti).

9) Sensibilizzare alle problematiche ambientali, sviluppare l’istruzione e la formazione in

campo ambientale La partecipazione di tutti i partner economici per raggiungere lo sviluppo sostenibile è un

elemento basilare dei principi fissati alla conferenza di Rio per l‟Ambiente e lo Sviluppo (1992). Per

realizzare uno sviluppo sostenibile diventa fondamentale sensibilizzare ai temi e alle opzioni

disponibili; elementi altrettanto cruciali sono le informazioni, l‟istruzione e la formazione in materia

di gestione ambientale. Tale obiettivo può raggiungersi attraverso la divulgazione dei risultati

della ricerca, inserendo programmi in materia ambientale a livello di formazione professionale,

nelle scuole nelle università o nei programmi di istruzione per adulti e creando reti all‟interno di

settori e raggruppamenti economici. Va infine ricordata l‟importanza di accedere alle

informazioni in campo ambientale dal proprio domicilio e da luoghi ricreativi.

10) Promuovere la partecipazione del pubblico alle decisioni che comportano uno

sviluppo sostenibile La dichiarazione di Rio stabilisce tra i fondamenti dello sviluppo sostenibile, che il pubblico e le

parti interessate vengano coinvolte nelle decisioni che riguardano i loro interessi. Il meccanismo

principale è la consultazione pubblica nella fase di controllo dello sviluppo, ed in particolare il

coinvolgimento di terzi nella valutazione ambientale. Il concetto di sviluppo sostenibile prevede

inoltre un coinvolgimento più ampio del pubblico nell‟elaborazione e nell‟attuazione di proposte

di sviluppo, che dovrebbe consentire di far emergere un maggiore senso della proprietà e della

condivisione delle responsabilità.

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34

Come affermato dallo stesso Manuale, tali criteri possono essere contestualizzati alle specificità

amministrative e territoriali della realtà locale in cui si opera e alla tipologia di strumento di

pianificazione.

In questo senso, all‟interno di questa VAS del Documento di Piano del PGT, si è optato per ri-

declinare tali criteri in direzione di una maggiore pertinenza rispetto ai contenuti procedurali e di

merito che dovrà assumere il Documento di Piano; nella griglia seguente sono quindi riportati tali

criteri, che assumono i principi di riferimento di quelli del Manuale UE.

I CRITERI SPECIFICI DI SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE

Criteri specifici di Sostenibilità

A Compatibilità territoriale in relazione ai vincoli ambientali del territorio.

B Minimizzazione del consumo di suolo.

C Contenimento emissioni in atmosfera.

D Miglioramento della qualità delle acque superficiali e contenimento dei consumi idrici.

E Maggiore efficienza nella produzione di energia e contenimento dei consumi energetici.

F Contenimento della produzione di rifiuti.

G Contenimento dell‟inquinamento acustico.

H Compatibilità con le infrastrutture per la mobilità e con i servizi tecnologici.

I Tutela e protezione delle aree naturalistiche e degli ambiti paesistici.

L Tutela e valorizzazione dei beni storici ed architettonici.

M Protezione della salute e del benessere dei cittadini.

N Compatibilità con richieste e osservazioni emersi dalla partecipazione del pubblico.

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35

Di seguito, per ciascuno di tali criteri specifici, ne viene argomentato il senso complessivo al fine di

rendere evidente la pertinenza del criterio stesso e il suo potenziale ruolo orientativo nella

costruzione delle scelte di piano.

A) Compatibilità territoriale in relazione ai vincoli ambientali del territorio. Il criterio in esame è connesso in particolare alla compatibilità di un determinato intervento di

trasformazione del territorio rispetto ad elementi di qualità e/o sensibilità che caratterizzano l‟area

in oggetto: fasce di rispetto dei corsi d‟acqua superficiali e delle sorgenti, aree a parco, presenza

di zone a bosco, elementi vulnerabili particolari, presenza di elementi geologici di particolare

rilevanza, ecc.

B) Minimizzazione del consumo di suolo. Uno dei principi base dello sviluppo sostenibile è un uso ragionevole e parsimonioso del suolo, così

come di tutte le risorse non rinnovabili, che non pregiudichi le possibilità riservate alle generazioni

future.

In contesti urbanizzati, il suolo rappresenta una risorsa ancora più pregiata, in considerazione della

sua scarsità e dei benefici che esso arreca nelle aree urbane.

C) Contenimento emissioni in atmosfera. L‟inquinamento atmosferico è un problema che caratterizza le aree urbane, nelle quali l‟intenso

traffico veicolare, il riscaldamento domestico invernale e le attività industriali contribuiscono al

peggioramento della qualità dell‟aria. Gli effetti nocivi di determinati inquinanti sono legati ai livelli raggiunti in atmosfera e ai loro tempi di

permanenza in essa.

D) Miglioramento della qualità delle acque superficiali e contenimento dei

consumi idrici. Il principio cui attenersi è la tutela delle risorse esistenti sotto il profilo qualitativo e quantitativo e la

riqualificazione delle risorse già degradate.

Le aree urbane, essendo territori fortemente antropizzati, causano numerose e

diversificate pressioni sullo stato qualitativo e quantitativo delle risorse idriche.

E) Maggiore efficienza nella produzione di energia e contenimento dei consumi

energetici. Uno dei principi base dello sviluppo sostenibile è un uso ragionevole e parsimonioso delle risorse

energetiche non rinnovabili (combustibili fossili, ecc.), rispettando tassi di sfruttamento che non

pregiudichino le possibilità riservate alle generazioni future.

La produzione energetica è strettamente associata alla qualità dell‟aria, che subisce modificazioni

di stato dalle emissioni derivanti dal traffico veicolare e dalle attività industriali.

Le modalità di produzione e consumo di energia, e le conseguenti emissioni in

atmosfera, rappresentano un elemento determinante della qualità ambientale delle aree urbane.

F) Contenimento della produzione di rifiuti. Tra gli obiettivi di un approccio sostenibile vi è l„utilizzo di materie che producano l‟impatto

ambientale meno dannoso possibile e la minima produzione di rifiuti grazie a sistemi di

progettazione dei processi, di gestione dei rifiuti e riduzione dell‟inquinamento.

La crescente produzione di rifiuti può essere ricondotta all‟aumento dei consumi e all‟utilizzo

sempre più frequente di materiali con cicli di vita brevi.

I rifiuti sono un importante fattore di carico ambientale ed un indicatore di dissipazione di risorse. La

perdita di materiali ed energia associata alla produzione di rifiuti ha conseguenze non solo

ambientali, ma anche economiche a causa dei costi per la raccolta, il trattamento e lo

smaltimento degli stessi.

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36

G) Contenimento dell’inquinamento acustico. Lo scopo è quello di mantenere e aumentare la qualità dell‟ambiente locale.

Il rumore è uno dai fattori caratterizzanti la qualità dell‟ambiente locale, insieme a qualità dell‟aria,

presenza di inquinamento elettromagnetico, impatto visivo, ecc.

La principale sorgente risulta essere il traffico stradale, cui si aggiungono le attività artigianali e

industriali.

H) Compatibilità con le infrastrutture per la mobilità e con i servizi tecnologici. Il criterio in oggetto è connesso in particolare alla compatibilità di un determinato intervento di

trasformazione del territorio rispetto alle infrastrutture per la mobilità. Si tratta di stimare l‟impatto di

generazione di spostamenti, di verificare l‟adeguatezza delle infrastrutture presenti anche per i

modi di spostamento sostenibili. Per quanto riguarda la compatibilità con i servizi tecnologici viene

valutato il peso, in termini di capacità aggiuntiva, che l‟intervento può avere sulle reti di

acquedotto, fognatura, metano e distribuzione energia elettrica esistenti.

I) Tutela e protezione delle aree naturalistiche e degli ambiti paesistici. La presenza di aree verdi è sicuramente un elemento di qualità, sia perché offre spazi ricreativi,

educativi, per le relazioni sociali e, esteticamente, contribuisce a dare della città un‟immagine di

maggiore vivibilità, sia perché offre benefici di carattere ecologico: miglioramento del clima

urbano, assorbimento degli inquinanti atmosferici, riduzione dei livelli di rumore, l‟attenuazione

della luce eccessiva e stabilizzazione dei suoli.

Inoltre il verde urbano contribuisce ad arricchire la biodiversità nelle città, in quanto fornisce

l‟habitat per molte specie animali e vegetali.

Il principio fondamentale è mantenere ed arricchire le riserve e la qualità delle risorse del

patrimonio naturale, affinché le generazioni presenti e future possano goderne e trarne beneficio.

La tutela degli ambiti paesistici è connessa con l‟obiettivo di tutelare il suolo libero e di valorizzare

le aree libere.

L‟obiettivo è raggiungere un equilibrato rapporto tra aree edificate e aree libere, e garantire la

conservazione delle aree di maggiore pregio naturalistico in modo che ne possano godere le

generazioni presenti e future.

L) Tutela e valorizzazione dei beni storici ed architettonici. I principi che ispirano lo sviluppo sostenibile prevedono che vengano preservate tutte le

caratteristiche, i siti o le zone in via di rarefazione, rappresentativi di un periodo o aspetto, che

forniscano un particolare contributo alle tradizioni e alla cultura della zona.

L‟elenco contiene edifici di valore storico, culturale, monumenti, reperti archeologici, architettura

di esterni, paesaggi, parchi e giardini e tutte le strutture che contribuiscono alla vita culturale di

una comunità.

M) Protezione della salute e del benessere dei cittadini. Il benessere e la salute dei cittadini fanno riferimento ad un insieme di elementi che vanno dalla

disponibilità di servizi e strutture, alla qualità ambientale di un luogo.

Per quanto riguarda la disponibilità di servizi e strutture, il criterio si riferisce alla possibilità per la

popolazione di accedere ai servizi sanitari, alla disponibilità di

alloggi, di strutture culturali, alla libertà di movimento con diverse alternative di

spostamento, alla disponibilità di lavoro e di svago, all‟integrazione sociale e culturale.

Per quanto riguarda invece la qualità dell‟ambiente di luogo, il criterio fa riferimento a ciò che

riguarda la salute umana e quindi a tutti quegli inquinanti che causano danni alla salute umana

(ozono, particolato nell‟aria, rumore, ecc.).

N) Compatibilità con richieste e osservazioni emersi dalla partecipazione del

pubblico. Lo scopo è quello di rispondere a determinate esigenze della collettività, emerse durante i

momenti partecipativi al processo decisionale del Piano, al fine di potenziare tale strumento, quale

garanzia di trasparenza e condivisione.

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22-- RRAAPPPPOORRTTOO AAMMBBIIEENNTTAALLEE:: SSTTAATTOO DDEELLLL’’AAMMBBIIEENNTTEE EE

PPRREESSSSIIOONNII AANNTTRROOPPIICCHHEE

________________________________________________________________________________

Il presente capitolo costituisce il rapporto ambientale relativo al territorio del Comune di Strozza e

dell‟ambito della Comunità montana Valle Imagna.

In esso si individuano lo stato dell‟ambiente attuale e le pressioni delle attività antropiche sul

territorio.

In particolare il capitolo risulta così articolato è:

2.1 Contesto ambientale e socio-economico

2.1.1 Inquadramento territoriale

2.1.2 Inquadramento socio-economico

- Il sistema insediativo

- Popolazione e modelli insediativi

- Economia e lavoro

- Commercio e servizi

- Agricoltura e zootecnia

- Turismo

2.1.3 Caratteri ambientali: stato dell‟ambiente e pressioni antropiche

- Aria

- Suolo e sottosuolo

- Fattibilità geologica

- Classificazione sismica

- Acqua

- Aspetti naturalistici, paesaggio e vincoli

- Rifiuti

- Energia – impianti idroelettrici

- Agenti fisici

- Rischio di incidente rilevante

2.2 Sintesi dello stato attuale

________________________________________________________________________________

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38

22..11-- CCOONNTTEESSTTOO AAMMBBIIEENNTTAALLEE EE SSOOCCIIOO--EECCOONNOOMMIICCOO ____________________________________________________________________________________________

2.1.1 - Inquadramento territoriale

Il territorio comunale di Strozza dista circa 15 chilometri dal capoluogo provinciale, estendendosi

per 3,85 Kmq a un‟altitudine fra 270 e 914 m. s.l.m., ospitando circa 1.056 abitanti.

Il territorio comunale confina a nord con il comune di Capizzone, ad est con Ubiale Clanezzo, a

sud con Almenno S. Salvatore e Almenno S. Bartolomeo, a ovest con Roncola.

Il comune di Strozza è raggiungibile con la strada provinciale n.14 della Valle Imagna.

Il Comune di Strozza è compreso dagli strumenti di livello provinciale in rapporto ai caratteri

peculiari delle specifiche parti del territorio provinciale e a situazioni di affinità dei caratteri culturali

e di omogeneità delle problematiche socio economiche nell'ambito nr.16 a cui appartengono i

Comuni di Almenno S.Bartolomeo, Almenno San Salvatore, Caprino Bergamasco, Palazzago, Rota

d'Imagna, Bedulita, Berbenno, Brumano, Capizzone, Corna Imagna, Costa Valle Imagna, Fuipiano

Valle Imagna, Locatello, Roncola, Sant Omobono Terme, Strozza, Valsecca.

Sempre secondo il PTCP dal punto di vista paesaggistico il territorio comunale di Strozza rientra

nell‟Unità di Paesaggio della Valle Imagna (n.8).

La Comunità Montana Valle Imagna

Il Comune di Strozza fa parte della Comunità montana Valle Imagna. Pertanto, si ritiene

indispensabile riportare di seguito una sintesi degli aspetti del territorio fisico ed antropico della

Comunità Montana.

La Comunità Montana Valle Imagna è un ente locale territoriale istituito nel 1973 e costituito da 17

amministrazioni comunali.

Rispetto alla Provincia di Bergamo si colloca nella fascia altimetrica tra la montagna e la collina,

all‟estremo ovest.

Il territorio della comunità montana Valle Imagna si estende per una superficie complessiva di

102,10 kmq (3,75% del territorio provinciale, 3,56% della fascia di montagna e 12,65% della fascia

collina), registrando al suo interno consistenti variazioni altimetriche.

Le temperature medie annue si attestano intorno ai 12°C, con valori massimi in luglio prossimi ai

22°C e le minime a gennaio intorno a 1.5°C.

Il regime delle precipitazioni nella valle presenta un massimo principale nel periodo primaverile e

uno secondario in quello autunnale, mentre il minimo assoluto coincide con i mesi invernali.

Le precipitazioni nevose sono mediamente in forte contrazione negli ultimo decenni e

garantiscono una permanenza modesta del manto nevoso.

Nel 2004, la popolazione residente nella Valle Imagna risultava poco meno di 27.000 abitanti (3%

della popolazione provinciale), dei quali il 50% circa concentrati nei comuni maggiormente vicini

al capoluogo (Almenno S. Bartolomeo, Almenno S. Salvatore, Palazzago); si tratta di popolazione in

prevalenza adulta e anziana, come dimostra l‟ indice di vecchiaia (0,96), prossimo all‟ unità.

La densità abitativa è generalmente bassa (282,09 ab/Kmq); se invece consideriamo la densità

abitativa rispetto alla sola superficie urbanizzata si ottiene un valore medio (2.239,72 ab/Kmq urb)

ampiamente al di sopra del valore medio della fascia di montagna (1.515,40 ab/Kmq urb) ma

inferiore al dato della fascia collinare /4.120,02 ab/Kmq urb).

L‟accessibilità stradale risulta essere differenziata tra fondovalle e alta montagna mentre si registra

un incremento nel tempo Traffico Giornaliero medio sulle principali strade; l‟indice di

motorizzazione ammonta a 0,69 veic/ab, dato di poco inferiore al valore medio provinciale (0,73

veic/ab).

Per quanto riguarda la struttura industriale, si rileva un peso dell‟industria manifatturiera

sensibilmente inferiore alla media provinciale con circa il 40% degli addetti e concentrazioni

industriali significative con alcuni comuni (per l‟ industria del legno circa l‟ 8% delle unità locali di

tutta la Provincia sono ubicate a Berbenno e Sant‟ Omobono T.).

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39

Analogamente alle altre aree montuose della Provincia, si assiste tra il 1990 e il 2000 a una

diminuzione della superficie agricola utilizzata (SAU) fino al 50%, con una netta prevalenza di prati

e pascoli; meno consistenti risultano i seminativi e le coltivazioni legnose agrarie.

Le colture boschive assumono un peso ancora rilevante, nonostante la riduzione fino al 75% nella

parte meridionale della valle, probabilmente a causa di ampie superfici boscate non più

classificate come aziende agricole ai fini del censimento ASTAT.

Analizzando il comparto zootecnico, esso appare orientato verso l‟allevamento bovino e avicolo,

pur con un sensibile ridimensionamento, mentre si assiste a un contenuto sviluppo dell‟

allevamento suino, ovino e caprino.

Nel complesso il carico zootecnico risulta nettamente inferiore al valore provinciale e regionale

(alcune eccezioni per ovini e caprini).

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40

2.1.2 - Inquadramento socio-economico

IL SISTEMA INSEDIATIVO L'ambiente urbano di Strozza nasce da una serie di piccoli nuclei di antica formazione strutturati in

maniera più o meno definita, e da una numerosa presenza di edifici sparsi a carattere residenziale

e rurale che costeggiano la provinciale della Valle Imagna e punteggiano le aree agricole.

La struttura del nucleo principale di Strozza ha subito una forte trasformazione con la realizzazione

della strada provinciale SP 14 della Valle Imagna che ha alterato il vecchio sistema viario. La

nuova edificazione del secondo dopoguerra si è localizzata soprattutto lungo la strada provinciale,

mentre si assisteva contemporaneamente ad un progressivo abbandono dei nuclei storici legato

anche al forte fenomeno di emigrazione che ha caratterizzato la popolazione di Strozza e della

Valle Imagna. In particolare l'abbandono di un‟economia rurale basata per molti secoli

sull'agricoltura in favore delle attività secondane nei paesi vicini o all'estero ha provocato

l'abbandono di numerose abitazioni ed edifici a carattere agricolo e pastorale e un progressivo

abbandono della montagna.

Negli ultimi decenni si è assistito ad un progressivo recupero degli antichi nuclei, anche se con

modalità non sempre conservative ed omogenee e contemporaneamente al diffondersi della

cultura della seconda casa intesa come casa di villeggiatura nel senso classico del termine, ma

anche come casa paterna da recuperare e abitare a volte con il fondo da coltivare.

Le ristrutturazioni edilizie del dopoguerra, poco rispettose della materia originaria, sono la causa

principale di un deterioramento della struttura urbana dei nuclei di antica formazione i quali oltre

alle qualità ambientali in generale, possiedono grandi qualità architettoniche.

La figura seguente illustra le soglie dell‟evoluzione dell‟urbanizzato di Strozza. In essa si riconoscono i

nuclei storici delle frazioni, già presenti alla fine del XIX secolo e spicca l‟espansione

dell‟urbanizzato avvenuta negli anni ‟70 e ‟80 che ha interessato il territorio della frazione di Strozza.

Fonte: Studi e analisi del PTCP Provincia di Bergamo – D9 ambiente costruito – evoluzione

dell’assetto insediativo

Carta delle soglie significative dell’evoluzione dell’urbanizzato

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41

POPOLAZIONE E MODELLI INSEDIATIVI

DINAMICA DELLA POPOLAZIONE NELLA COMUNITA’ MONTANA VALLE IMAGNA

I dati riferiti all‟anno 2001 registrano, per l‟Area della Valle Imagna, una popolazione residente di

poco meno di 29.000 abitanti (3% della popolazione provinciale), dei quali il 50% circa concentrati

nei Comuni maggiormente vicini al capoluogo (Almenno S. Bartolomeo, Almenno S. Salvatore,

Palazzago). La tabella mostra tali per gli anni 1981, 1991 e 2001 per il comune di strozza e a livello

della Comunità Montana della Valle imagna, nonché il dato provinciale.

A livello di Area della Valle Imagna in generale, nel passaggio dal 1981 al 1991 e dal 1991 al 2001 si

registra un incremento di popolazione consistente (6,24% e 11,51%), con valori al di sopra della

media provinciale; tale movimento sembra essere confermato anche dai dati riferiti all‟anno 2002

dove si registrano 29.300 abitanti. Se si entra nel dettaglio dei singoli Comuni, si registrano però

alcuni andamenti demografici negativi: nel decennio 1981/1991 perdono popolazione i Comuni di

Berbenno, Brumano, Costa Valle Imagna, Fuipiano Valle Imagna, Locatello, Roncola e Valsecca;

nel decennio 1991/2001 permangono andamenti negativi nei Comuni di Costa Valle Imagna,

Fuipiano Valle Imagna e Valsecca.

Tabella – Dinamica della popolazione residente, anni 1981, 1991 e 2001

Comuni Popolazione residente Variazione %

1981 1991 2001 1981/1991 1991/2001

Almenno S. Bartolomeo 3.670 4.067 4.950 10,82 21,71

Almenno S. Salvatore 5.204 5.638 5.776 8,34 2,45

Barzana 975 1.066 1.558 9,33 46,15

Bedulita 523 608 711 16,25 16,94

Berbenno 2.224 2.197 2.365 -1,21 7,65

Brumano 79 78 87 -1,27 11,54

Capizzone 1.014 1.084 1.195 6,90 10,24

Corna Imagna 691 791 933 14,47 17,95

Costa Valle Imagna 691 654 620 -5,35 -5,20

Fuipiano Valle Imagna 260 242 230 -6,92 -4,96

Locatelo 691 681 738 -1,45 8,37

Palazzago 2.814 3.081 3.616 9,49 17,36

Roncola 559 553 632 -1,07 14,29

Rota d'Imagna 810 815 853 0,62 4,66

Sant‟Omobono Terme 2.782 2.969 3.188 6,72 7,38

Strozza 840 854 936 1,67 9,60

Valsecca 483 450 413 -6,83 -8,22

Totale CM 24.310 25.828 28.801 6,24 11,51

Totale Bergamo 874.035 909.692 968.723 4,08 6,49

Fonte: Istat

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42

ANDAMENTO DEMOGRAFICO NEL COMUNE DI STROZZA

L‟andamento demografico è stato analizzato secondo dinamiche di breve e di lungo periodo.

Relativamente alle dinamiche di lungo periodo ci si è riferiti alla serie storica dei censimenti

nazionali Istat a far data dal 1941 sino a giungere all‟ultimo dato disponibili relativo all‟anno 2001,

da cui emerge un incremento della popolazione pari a circa il 20% tra gli estremi temporali

considerati ma pressoché nulla tra il 1951 e il 2001.

Serie storica censimento Istat

1941 1951 1961 1971 1981 1991 2001

762 923 824 767 840 854 932

Osservando i dati dell‟andamento della popolazione negli ultimi venti anni (dinamica di breve

periodo) si nota invece un generale aumento della popolazione, si passa infatti da 860 abitanti

residenti nel 1991 a 1056 del 2008, con un incremento superiore al 20% della popolazione di

partenza.

In particolare, tale aumento si è concentrato in due periodi precisi, ovvero tra il 1993 e il 1995 e

soprattutto tra il 2000 e il 2005. Negli altri anni presi in considerazione la popolazione presente si è

mantenuta sostanzialmente stabile.

Tabella – Andamento della popolazione residente nel comune di Strozza (anni 1991-2008)

Anno 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999

Popolazione al

31 Dicembre 860 860 877 906 914 911 916 910 910

Anno 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008

Popolazione al

31 Dicembre 920 932 947 973 1052 1056 1063 1066 1056

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Grafico – Andamento della popolazione residente nel comune di Strozza (anni 1991-2008)

BILANCIO DEMOGRAFICO

Il saldo naturale calcolato per gli anni 1991 e 2001, evidenzia per l‟intera Comunità Montana segni

positivi, anche se, vi sono singole situazioni comunali caratterizzate da segni negativi (nel 1991

Fuipiano Valle Imagna, Strozza e Valsecca; nel 2001 Costa Valle Imagna, Fuipiano Valle Imagna,

Locatello e Rota d‟Imagna). Lo stesso andamento generale è rilevabile per quanto riguarda il

saldo migratorio; tra i Comuni con saldo negativo vi sono Almenno S. Salvatore, Berbenno,

Brumano e Costa Valle Imagna nel 1991 e Almenno S. Salvatore, Barzana, Bedulita e

Sant‟Omobono Terme nel 2001.

Tabella – Bilancio demografico, confronto 1991- 2001

Saldo naturale Saldo migratorio

1991 2001 1991 2001

Nati Morti Saldo Nati Morti Saldo Immigr Emigr Saldo Immigr Emigr Saldo

Strozza 6 9 -3 18 3 15 24 18 6 30 27 3

Totale CM 287 227 60 377 236 141 703 523 180 892 774 118

Fonte: Istat

700

750

800

850

900

950

1000

1050

1100

1150

1200 1

99

1

19

92

19

93

19

94

19

95

19

96

19

97

19

98

19

99

20

00

20

01

20

02

20

03

20

04

20

05

20

06

20

07

20

08

ANDAMENTO DEMOGRAFICO

Serie1

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Tabella - Bilancio demografico anno 2008 e popolazione residente al 31 Dicembre del Comune di

Strozza

Maschi Femmine Totale

Popolazione al 1° Gennaio 539 527 1066

Nati 10 4 14

Morti 7 4 11

Saldo Naturale 3 0 3

Iscritti da altri comuni 19 13 32

Iscritti dall'estero 2 4 6

Altri iscritti 0 0 0

Cancellati per altri comuni 24 25 49

Cancellati per l'estero 1 1 2

Altri cancellati 0 0 0

Saldo Migratorio e per altri motivi -4 -9 -13

Popolazione residente in famiglia 538 518 1056

Popolazione residente in convivenza 0 0 0

Unità in più/meno dovute a variazioni territoriali 0 0 0

Popolazione al 31 Dicembre 538 518 1056

Numero di Famiglie 427

Numero di Convivenze 0

Numero medio di componenti per famiglia 2.5

Fonte: Istat

Tabella – Bilancio demografico nel comune di Strozza (anni 1991-2008)

Anno 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999

nati 0 5 12 13 13 10 5 13 11

morti 1 8 4 3 12 13 7 5 7

saldo

migratorio

7 3 9 19 7 0 7 -14 -4

saldo totale 6 0 17 29 8 -3 5 -6 0

Anno 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008

nati 9 12 11 12 10 14 16 9 14

morti 8 1 6 7 4 10 2 11 11

saldo

migratorio

9 1 6 21 73 0 -7 5 -13

saldo totale 10 12 11 26 79 4 7 3 -10

Fonte: Istat

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Grafico – Bilancio demografico nel comune di Strozza (anni 1991-2008)

COMPOSIZIONE DELLA POPOLAZIONE PER CLASSI D’ETÀ

Le tabelle seguenti riportano la composizione della popolazione per classi d‟età in valore assoluto

e percentuale; per la Area della Valle Imagna si nota che le classi di età più popolose sono quelle

che spaziano dai 25 ai 44 anni (17% 25-34 anni, 16% 35-44 anni); le classi meno numerose vanno da

0 anni ai 14 anni.

Tale distribuzione è confermata sia dall‟indice di vecchiaia della popolazione della Area della

Valle Imagna, che dall‟indice di ricambio.

Tabella - Classi d’età della popolazione, anno 2001 – valore assoluto

0 - 4 5 - 9 10 - 14 15 - 24 25 - 34 35 - 44 45 - 54 55 - 64 65 - 74 oltre

75 Totale

Strozza 56 47 48 117 161 151 119 110 79 48 936

Totale CM 1.726 1.421 1.492 3.386 4.899 4.598 3.777 3.066 2.484 1.952 28.801

Fonte: Istat

Tabella – Classi d’età della popolazione, anno 2001 – Valore percentuali

0 - 4 5 - 9 10 - 14 15 - 24 25 - 34 35 - 44 45 - 54 55 - 64 65 - 74 oltre

75

Strozza 5,98 5,02 5,13 12,50 17,20 16,13 12,71 11,75 8,44 5,13

Totale CM 5,99 4,93 5,18 11,76 17,01 15,96 13,11 10,65 8,62 6,78

-20

-10

0

10

20

30

40

50

60

70

80

1991 1993 1995 1997 1999 2001 2003 2005 2007

nati

morti

saldo migratorio

saldo totale

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46

Fonte: Istat

Grafico - Classi d’età della popolazione, anno 2001 – Valori percentuali

Fonte: Istat

Tabella – Indice di vecchiaia e indice di ricambio, anno 2001

Indice vecchiaia Indice di ricambio

Strozza 0,84 1,06

Totale CM 0,96 1,10

Fonte: Istat

DENSITA’ ABITATIVA

La tabella, infine, riporta la densità abitativa sia in relazione alla superficie territoriale che alla sola

superficie urbanizzata. Il valore medio della densità abitativa in Valle Imagna è di 282,09

abitanti/km2, superiore alla fascia di montagna ma largamente inferiore al dato collinare; tra tutti i

Comuni della Valle spiccano Brumano e Almenno S. Salvatore, rispettivamente per la densità

abitativa più bassa (10,69 abitanti/km2) e più alta (1.216 abitanti/km2). Tali Comuni sono gli stessi

che emergono se consideriamo l‟incidenza della popolazione sulla sola superficie urbanizzata;

anche in questo caso, il valore medio della Comunità Montana (2.239,72 abitanti/km2) risulta

essere superiore alla fascia di montagna e inferiore a quella di collina.

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47

Tabella – Densità Abitativa, anno 2001

Comuni

Superficie Densità

Superficie (km2)

Superficie

urbanizzata (km2)

Densità abitativa

(ab/km2)

Popolazione /sup.

urbanizzata

(ab/km2)

Almenno S. Bartolomeo 10,42 2,55 475,05 1.941,65

Almenno S. Salvatore 4,75 1,63 1.216,00 3.539,07

Barzana 2,06 0,70 756,31 2.224,06

Bedulita 4,13 0,42 172,15 1.710,27

Berbenno 6,30 1,02 375,40 2.317,20

Brumano 8,14 0,14 10,69 623,06

Capizzone 4,59 0,47 260,35 2.526,92

Corna Imagna 4,54 0,34 205,51 2.706,29

Costa Valle Imagna 4,26 0,34 145,54 1.822,03

Fuipiano Valle Imagna 4,23 0,29 54,37 804,59

Locatelo 3,75 0,30 196,80 2.484,81

Palazzago 13,98 1,61 258,66 2.251,61

Roncola 5,07 0,49 124,65 1.285,59

Rota d'Imagna 6,00 0,51 142,17 1.668,89

Sant‟Omobono Terme 10,80 1,38 295,19 2.302,39

Strozza 3,85 0,41 243,12 2.304,98

Valsecca 5,23 0,26 78,97 1.582,30

Totale CM 102,10 12,86 282,09 2.239,72

Fascia Montagna 1.729,90 138,39 121,23 1.515,40

Fascia Collinare 320,60 76,61 985,51 4.120,02

Totale Bergamo 2.722,90 350,82 355,76 2.761,31

Fonte: Istat

Nell‟anno 2009, la densità abitativa nel Comune di Strozza risulta essere di 234 abitanti per km2

(dato 2009).

ECONOMIA E LAVORO

SITUAZIONE GENERALE DELLA COMUNITÀ MONTANA VALLE IMAGNA

Ai fini di un inquadramento socio-economico funzionale alla valutazione dello stato dell‟ambiente,

è opportuno focalizzare alcuni parametri essenziali relativi alla struttura delle attività economiche.

Tuttavia, il livello di aggregazione sub-provinciale dell‟analisi in oggetto non consente di reperire

alcune tipologie di dati, tra le quali anche alcune di natura economica (prodotto interno lordo,

reddito disponibile, consumi).

Nelle seguenti tabelle sono riportati il numero delle unità locali per settore di attività economica,

così come rilevati dall‟Istat: poiché il dato è desunto dal Censimento Industria e Servizi dell‟anno

2001, è opportuno tenere presente che non sono comprese le aziende agricole.

Nel grafico è possibile osservare la ripartizione delle unità locali per settore di attività economica.

Si può osservare una netta prevalenza del settore delle costruzioni, con il 30,4% delle unità locali,

ampiamente superiore al dato provinciale. Infatti, nello stesso anno 2001, nella Provincia di

Bergamo sono presenti 78.141 unità produttive locali (per un totale di 400.652 addetti), di cui il 20%

circa attivo nelle costruzioni, un altro 20% nel comparto manifatturiero (in particolare, lavorazione

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48

di metalli, industria meccanica, tessile, elettrica) e il restante 60% principalmente nel settore del

commercio e servizi.

Rispetto al dato provinciale si osserva inoltre anche un peso inferiore del comparto manifatturiero,

anche se non così marcato come la natura del territorio potrebbe suggerire. Analizzando con

maggiore dettaglio la distribuzione delle unità locali nei diversi comuni, si possono osservare le

vocazioni specifiche di alcune località. Ad Almenno S. Bartolomeo è insediato circa un quarto

dell‟industria manifatturiera, circa il 17% delle attività di costruzioni e quote significative delle attività

di servizio. Almenno San Salvatore denota invece una spiccata vocazione agricola (37,5% delle

unità locali) e presenta una significativa concentrazione anche delle altre attività economiche. Si

osservano inoltre la rilevante presenza agricola a Palazzago e una buona presenza industriale nel

Comune di S. Omobono Terme. Tenendo presente che lo scopo del presente inquadramento

socio-economico è quello di fornire un quadro di riferimento per la successiva elaborazione di

indicatori di sostenibilità, nelle pagine seguenti sono riportati alcuni dati di natura descrittiva, relativi

ai diversi settori di attività economica, con un livello di approfondimento differenziato per tenere

conto della peculiarità del territorio considerato. In particolare, sono fornite solo alcuni elementi

specifici sull‟industria e sul commercio, al fine di evidenziare e localizzare sul territorio le possibili

criticità, mentre saranno analizzate con un maggiore grado di approfondimento in paragrafi

successivi le tematiche dell‟agricoltura e zootecnia e del turismo.

Fonte: RSA Valle Imagna della Comunità Montana Valle Imagna

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49

UNITÀ LOCALI NEL COMUNE DI STROZZA Nel territorio di Strozza sono presenti 73 unità locali.

La tabella seguente riporta le unità locali per settore di attività economica.

Unità locali per settore di attività economica (%):

Tipologia di unità N° di unità %

Pesca 0 0

Estrazioni minerali 1 1,37

Industrie manifatturiere 10 13,70

Energia gas acqua 0 0

Costruzioni 22 30,14

Commercio e riparazioni 14 19,17

Alberghi e ristoranti 5 6,85

Trasporti magazzini e comunicazioni 4 5,48

Intermediazione monetaria e

finanziaria

1

1,37

Attività professionali 6 8,22

Pubblica amministrazione 1 1,37

Istruzione 2 2,74

Sanità e servizi sociali 3 4,11

Altri servizi 4 5,48

Totale 73 100%

Fonte: Istat

INDUSTRIA Nel territorio della Comunità Montana la presenza di attività industriali in senso stretto (escludendo

quindi le costruzioni) è sensibilmente inferiore a quella media della Provincia ma si registrano

alcune situazioni di concentrazione significativa. Si tratta tuttavia di realtà isolate e non sono

presenti aggregazioni di comuni caratterizzati da attività omogenee che si possano configurare

come distretto industriale. Nessun comune della Comunità Montana infatti appartiene a Distretti

Industriali istituiti dalla Regione Lombardia.

Per valutare la presenza industriale sul territorio, al fine di mettere in luce eventuali situazioni

critiche, è comunque possibile utilizzare un “indice di concentrazione industriale”, analogamente a

quanto riportato nella Relazione sullo Stato dell‟Ambiente della Provincia. Tale indice è in grado di

individuare le concentrazioni di attività omogenee in ambiti territoriali specifici, mettendo in luce le

aree che dovrebbero essere oggetto di particolare attenzione ai fini della sostenibilità ambientale.

Di seguito è riportato il valore dell‟indice di concentrazione di imprese per alcuni settori industriali

presenti nel territorio della Comunità Montana. A scopo di confronto, sono riportati i comuni della

Provincia, per i quali il valore dell‟indicatore supera il 2%, anche se non appartenenti alla

Comunità.

Si tenga presente che, se ogni attività produttiva fosse uniformemente distribuita sul territorio

provinciale, l‟indicatore assumerebbe ovunque valore pari a circa 0,4%. Si osserva una notevole

presenza nel settore del legno di alcuni comuni della Comunità Montana: Berbenno e S. Omobono

Terme, con un numero di addetti nel settore in quest‟ultimo comune pari a quasi il 5% dell‟intera

Provincia di Bergamo.

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50

Tabella - Indicatore di concentrazione industriale

(Tale indicatore è stato calcolato come rapporto tra il numero di addetti di ciascun settore e di ciascun comune e il

numero di addetti complessivi del medesimo settore.)

Fonte: ISTAT 1996, elaborazioni IPA TRASPORTI L‟Area della Valle Imagna, presenta una accessibilità differenziata in merito alle infrastrutture viarie:

la zona di fondovalle risulta essere adeguatamente collegata sia al proprio interno che alla

principale viabilità provinciale; la zone superiore, soffre ancora oggi di una viabilità insufficiente, sia

nelle relazioni interne che con il resto della Provincia. La tabella, mostra l‟indice di motorizzazione

dei Comuni della Valle Imagna; il valore complessivo è pari a 0,69 veic/ab, di poco inferire alla

media provinciale (0,73 veic/ab).

Tabella – Veicoli circolanti e indice di motorizzazione dei Comuni della Comunità Montana Valle

Imagna – anno 2000

Comune Veicoli circolanti Indice di

motorizzazione

Almenno S. Bartolomeo 3.617 0,73

Almenno S. Salvatore 3.919 0,68

Barzana 1.158 0,74

Bedulita 506 0,71

Berbenno 1.506 0,64

Brumano 44 0,51

Capizzone 778 0,65

Corna Imagna 603 0,65

Costa Valle Imagna 306 0,49

Fuipiano Valle Imagna 151 0,66

Locatelo 520 0,70

Palazzago 2.752 0,76

Roncola 403 0,64

Rota d'Imagna 555 0,65

Sant‟Omobono Terme 2.040 0,64

Strozza 706 0,75

Valsecca 249 0,60

Totale CM 19.813 0,69

Totale Provincia di

Bergamo 707.597 0,73

Fonte: ACI; Istat

Legno e prodotti in legno

Comune Conc.

Sant‟Omobono

Terme

4,79%

Brembilla 3,75%

Berbenno 3,67%

Zogno 3,62%

Bergamo 2,95%

Sedrina 2,48%

Treviglio 2,44%

Bolgare 2,40%

Romano di

Lombardia

2,35%

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51

Relativamente all‟anno 2008 l‟Indice di motorizzazione (veicoli/abitante) a Strozza è pari a 0,847

veicoli per abitante.

In particolare nell‟anno 2008 risultano immatricolati a Strozza 894 veicoli a fronte di una

popolazione residente di 1056 unità al 31 Dicembre 2008, così ripartiti per tipologia:

Tabella – Veicoli immatricolati a Strozza per tipologia– anno 2008

AU

TOB

US

AU

TOC

AR

RI

TRA

SP

OR

TO

MER

CI

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TOV

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SP

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TO

MER

CI

TRA

TTO

RI

STR

AD

ALI

O

MO

TRIC

I

TOTA

LE

Numero

veicoli 1 87 10 675 0 108 4 8 1 0 894

Fonte: Istat

Nella tabella successiva si riportano i valori del Traffico Giornaliero Medio (TGM) rilevati per alcune

strade presenti nel territorio della Valle Imagna. E‟ evidente come si sia verificato un aumento nel

TGM nel decennio trascorso fra il 1981/1982 e il 1992/1993, in particolare per alcune sezioni stradali

(SP 175 e SP 14); è lecito pensare che ad oggi i valori del TGM di tali sezioni stradali sia ulteriormente

aumentati.

Tabella – Traffico Giornaliero Medio di alcune sezioni stradali, anni 1981/1982 e 1992/1993

Denominazione TGM 1981/1982 TGM 1992/1993 Variazione %

SP 14 – Valle Imagna 14.301 (Almenno S.S.) 19.092 (Villa d‟Almè) 33,50

SP 16 - SP 14 – Costa Valle Imagna 1.403 (Capizzone) 1.568 (Capizzone) 11,76

SP 172 – SP 14 – Roncola 902 (Almenno S. S.) 1.032 (Almenno S. S.) 14,41

SP 173 – Ponte S. Pietro – Almenno S. B. 10.009 (Almenno S. B.) 11.482 (Brembate Sopra) 14,72

SP 175 – SS 342 – Almenno S. Salvatore 6.638 (Almenno S.S.) 10.830 (Almenno S.S.) 63,15

Fonte: Provincia di Bergamo, Settore Politiche del Territorio

In merito agli spostamenti pendolati per motivi di lavoro e di studio, non sono ancora disponibili i

dettagli comunali dell‟ultimo censimento Istat; i dati contenuti nel PTCP registrano però un elevato

pendolarismo. Il pendolarismo interno alla Provincia registra spostamenti interni alla Valle o

gravitanti sui grandi agglomerati urbani posti a sud della Comunità Montana, (in particolare verso il

Comune capoluogo). Gli studi redatti per il Programma Triennale dei Servizi di Trasporto Pubblico

della Provincia di Bergamo nel 2000, confermano quanto esposto finora. La tabella successiva

riassume le relazioni Origine/Destinazione, caratterizzate da maggiore domanda potenziale di

mezzi pubblici di trasporto dovuta al numero elevato di spostamenti, per i Comuni della Valle

Imagna.

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Tabella – Principali relazioni della matrice O/D, anno 2000

Tipologia Origine Destinazione Spostamenti

Sant‟Omobono Terme Bergamo 189

Almenno San Salvatore Bergamo 495

Almenno San Bartolomeo Bergamo 296

Berbenno Bergamo 110

Capizzone Bergamo 114

In uscita Rota d‟Imagna Bergamo 50

Corna Imagna Bergamo 59

Locatello Bergamo 52

Almenno San Salvatore Almè 85

Almenno San Bartolomeo Brembate di Sopra 159

Almenno San Salvatore Mozzo 35

Barzana Brembate di Sopra 47

In entrata Bergamo Almenno San Bartolomeo 47

Almenno San Bartolomeo Almenno San Salvatore 60

Interni Almenno San Salvatore Almenno San Bartolomeo 142

Almenno San Bartolomeo Barzana 41

Barzana Almenno San Bartolomeo 33

Fonte: Provincia di Bergamo, 2000

Strozza è attraversata da percorsi di linee extraurbane, i cui itinerari di collegamento con il

Capoluogo principale consentono un regolare collegamento via gomma entro l'ambito

provinciale.

Strozza è servita da due linee di autobus gestite dalla società Sab:

la linea B00a Costa Imagna - S. Omobono - Villa d'Almè che offre 23 corse per

Strozza di cui 3 effettuate anche nei festivi e 19 corse da Strozza di cui 2 anche nei

giorni festivi;

B00d Blello - Berbenno – Capizzone che offre 4 corse per Strozza nessuna delle quali

effettuata nei festivi e 5 corse da Strozza anche in questo caso limitate ai soli giorni

feriali.

Sul territorio comunale sono presenti 2 fermate, una in via Veneto n° 13 e la seconda in frazione

Cabrozzo. La Rete di Trasporto Pubblico Locale comunale è pari a 0,51 Tpl n/km2.

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53

POPOLAZIONE FLUTTUANTE NEL COMUNE DI STROZZA

La popolazione fluttuante di natura turistica è nulla, data l‟assenza di alberghi e residence.

La popolazione fluttuante di natura pendolare (dato 2001) è pari a 511 residenti di cui la gran

parte, pari a 395 unità, con destinazioni extracomunali.

Tabella - Popolazione fluttuante di natura pendolare - Anno 2001

Luogo di destinazione

Nello stesso comune

di dimora abituale Fuori del comune Totale

116 395 511

Fonte: Istat

Considerando la popolazione residente pari a 932 persone nell‟anno 2001 (Dati censimento 2001)

ne risulta che circa il 54,83% della popolazione residente si sposta giornalmente e che il 42,38%

della popolazione residente ha destinazioni extracomunali.

LA RETE DELLA MOBILITA’

Le due zone di fondovalle e di Alta Valle godono di diverse condizioni infrastrutturali. Infatti mentre

la zona di fondovalle può valersi di una rete di mobilità interna e verso l‟esterno relativamente

adeguata, la zona dell‟Alta Valle soffre ancora oggi di una rete insufficiente sia per la mobilità

interna che per l‟accessibilità alla valle che per le relazioni con le aree esterne.

Essendo l‟intera area totalmente priva di sistemi di trasporto su ferro le uniche infrastrutture esistenti

sono quelle viarie.

L‟Alta Valle può essere servita sul versante orientale anche dalla strada che proviene dalla Valle

Brembilla (C.M. di Valle Brembana) e sul versante occidentale da Roncola e dalla Valle S. Martino

(da Carenno verso Costa V.I.).

La carenza della rete di mobilità interna è subito evidente sia in rapporto alla mancanza di alcuni

collegamenti che con riguardo alla pericolosità ed alla difficile percorribilità di alcuni tratti.

In questo contesto la particolare collocazione dei nuclei di Strozza e di Cabrozzo consente loro di

giovarsi della presenza della Strada Provinciale 14, consente quindi di comunicare con rapidità

con Almenno San Salvatore e con l‟alta valle. Se un limite si vuole trovare, si noti come non

esistano altrenative concrete al percorso della provinciale (e all‟adiacente e parallela via Vittorio

Emanuele) nel tratto compreso tra Strozza ed Almenno, neppure ricorrendo a tortuose strade di

montagna, mentre tra Strozza e Capizzone l‟unica alternativa alla provinciale sia rappresentata

da via Amagno – via Caroldi; ciò può costituire un limite, sia per Strozza, ma anche per tutta la

valle, in caso di calamità che interrompano la strada provinciale.

Ai problemi di origine prevalentemente interna si associano quelli connessi alla carenza di trasporti

pubblici e una ormai cronica congestione del nodo viario di Almenno San Salvatore che

costituisce la porta principale di accesso all‟Alta Valle.

Circa il tema dei trasporti, la Valle si sostiene in prevalenza sul trasporto privato in quanto il trasporto

pubblico dispone di poche linee su gomma che servono solo i centri principali.

Questa grave carenza costituisce uno degli ostacoli principali che incontrano le classi giovani per

poter proseguire negli studi, e più in generale per tutta la popolazione per poter svolgere la propria

attività lavorativa o usufruire dei servizi socio-sanitari e assistenziali e stabilire rapporti più costruttivi

sotto il profilo culturale e ricreativo.

Un recente studio promosso nell‟ambito del Programma LEADER II ha confermato la situazione di

isolamento che interessa non solo le frazioni sparse ma anche interi Comuni soprattutto nel periodo

estivo quando ai problemi quotidiani e alle necessità di collegamento con i presidi sociosanitari

localizzati in S. Omobono T., si aggiungono i problemi dei turisti.

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54

LA RETE DEI COLLEGAMENTI INTERVALLIVI

Nel quadro del sistema della viabilità provinciale, la rete dei collegamenti intervallivi, nella zona

montana e collinare, assume particolare rilievo nel ruolo di assicurare i rapporti tra le popolazioni di

vallate vicine.

Le funzioni dei singoli tracciati possono essere differenziate in quanto assumono, oltre al carattere

sociale, specifici o congiunti aspetti di scambi relativi alla produzione e al commercio locale o

vicinale e soprattutto, per molte strade della rete, particolare interesse turistico, derivante dalla

rilevanza paesistica e naturalistica dei territori attraversati.

Si amplia l‟orizzonte alla conoscenza delle bellezze del paesaggio montano, si ritrovano lungo il

percorso importanti centri storici con rilevanti opere d‟arte, oppure piccoli nuclei o antichi

agglomerati rurali di squisita spontaneità nelle loro espressioni tradizionali nelle quali si avverte il

genuino rapporto con la natura che è nostro obbligo conservare.

Sono tracciati, in genere, di tranquilla percorribilità per il traffico normalmente abbastanza

contenuto; per essi sarà opportuno programmare, oltre all‟adeguamento tecnico alle singole

caratteristiche, anche una progettazione verde di armonico inserimento nel paesaggio, arricchita

da spazi di sosta in corrispondenza di posizioni di particolare attrazione.

I collegamenti intervallivi, inoltre, nell‟eventualità di emergenze con blocchi delle strade di

fondovalle costituiscono percorsi alternativi, anche in aiuto agli interventi di Protezione Civile, per

evitare isolamenti, ancorché temporanei negli ambiti montani.

Non sono previsti nel P.T.C.P. nuovi tracciati intervallivi sul territorio comunale di Strozza.

COMMERCIO E SERVIZI Per quanto riguarda le attività commerciali, appare interessante infine fornire alcune indicazioni

sulla presenza nel territorio in oggetto di punti vendita di dimensioni tali da essere classificate come

grande distribuzione ai fini ISTAT. Nella seguente tabella è riportata la consistenza della grande

distribuzione alimentare e, come si può osservare, nel 2002 risultano censiti complessivamente tre

supermercati, per una superficie complessiva di 3.226 m2.

La densità commerciale della grande distribuzione, espressa come superficie complessiva

dedicata alla grande distribuzione ogni 1.000 abitanti sul territorio della Comunità Montana, vale

pertanto circa 110 m2/ab, con una punta ad Almenno San Bartolomeo di 260 m2/ab, largamente

superiore alla media regionale (174 m2/ab), un valore più contenuto negli altri due comuni citati

(Almenno San Salvatore 220 m2/ab e Palazzago 167 m2/ab) e un valore nullo in tutti gli altri.

Tabella - Esercizi della grande distribuzione.

Supermercati alimentari autonomi per comune. Numero, superficie, addetti. Anno 2002

Comuni N° Superficie (m2) Addetti

esercizi di vendita totale Maschi Femmine Totale

Almenno San Bartolomeo 1 1.350 1.350 8 44 52

Almenno San Salvatore 1 989 1.276 12 10 22

Palazzago 1 550 600 3 7 10

Totale Comunità Montana 3 2.889 3.226 23 61 84

Totale Lombardia 1.122 1.074.394 1.571.426 11.475 14.873 26.348

Fonte: Ministero delle attività produttive

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55

IL SETTORE COMMERCIALE A STROZZA

Le tabelle seguenti sintetizzano i dati relativi alla struttura commerciale e agli esercizi commerciali

del comune di Strozza (tratte dallo studio comunale del settore commerciale).

Tabella – Struttura commerciale di Strozza

Esercizi di vicinato

N.° esercizi 9

Sup. vendita alimentare 92

Sup. vendita non

alimentare

584

Medie strutture di vendita

N° esercizi 3

Sup. vendita alimentare 524

Sup. vendita non

alimentare

280

Tabella - Elenco degli esercizi commerciali operanti a Strozza – gennaio 2009

Titolare esercizio Indirizzo Alimentare Non

Alimentare Totale

Classificazione

merceologica

Esercizi di vicinato

Benaglia Roberto Via Trieste 4/9 70 70 Elettronica

Boffetti William Via Roma 4 100 100 Combustibili

Gio. Ti snc Via V. Veneto 8 90 0 90 Pane e

alimentari

House discount srl Via Mezzasco 12b 146 146 Abbigliamento

John Cotton srl Via Mezzasco 12

a 148 148 Calzature

Salvi Ivano Via V. Veneto 19 58 58 Ceramiche

Valle Vallomini Simone Via V. Veneto 3 2 0 2 Complementari

a pubblico

esercizio Valle Vallomini Simone Via V. Veneto 3 2 2

Zanella Carlo * Via Trieste 1/b 70 70 Fiori e piante

Totale superfici 92 594 686

Medie superfici di vendita

Boffett Fabio Via Cabrozzo 3 210 210 Acque e

bevande

Shopi srl Via Mezzasco 12 314 314 Alimentare

Texpoints srl Via Piave 5 280 280 Abbigliamento

Totale 524 280 804

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56

IL SISTEMA DEI SERVIZI DI STROZZA

La tabella e il grafico seguente riportano i dati relativi alle superfici destinate a servizi, per

tipologia di servizio, nel territorio comunale.

Tabella – Aree destinate a servizi per tipologia di servizio – Mq

TIPOLOGIA DI SERVIZIO (MQ)

Parcheggi 3.717

Attrezzature per l'istruzione 3.522

Attrezzature di interesse collettivo 1.093

Attrezzature di interesse religioso 6.272

Verde pubblico attrezzato 7.415

Verde pubblico e attrezzature sportive e/o ricreative 7.448

Attrezzature tecnologiche 12.231

Verde privato 4.500

Cimitero 1.497

Rete viaria 102.204

Totale superficie a servizi 149.899

Grafico – Aree destinate a servizi per tipologia di servizio (esclusa la rete viaria) - Mq

3717

3522 1093

6272

7415

7448

12231

4500

1497

Parcheggi

Attrezzature per l'istruzione

Attrezzature di interesse collettivo

Attrezzature di interesse religioso

Verde pubblico attrezzato

Verde pubblico e attrezzature sportive e/o ricreative

Attrezzature tecnologiche

Verde privato

Cimitero

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57

AGRICOLTURA E ZOOTECNIA I dati relativi all‟agricoltura nella Comunità Montana Valle Imagna sono organizzati a livello

territoriale secondo le due regioni agrarie “Val Brembana Meridionale” e “Colline di Bergamo”, in

base alla classificazione riportata nel Censimento ISTAT dell‟Agricoltura: nella seguente tabella

sono riportati i comuni appartenenti a ciascuna delle due regioni agrarie.

Tabella – Comuni appartenenti alle due Regioni Agrarie

Regione Agraria Val Brembana Meridionale Regione Agraria Colline di Bergamo

Bedulita Almenno San Bartolomeo

Berbenno Almenno San Salvatore

Brumano Palazzago

Capizzone Barzana

Corna Imagna

Costa Valle Imagna

Fuipiano Valle Imagna

Locatello

Roncola

Rota d'Imagna

Sant‟Omobono Terme

Strozza

Valsecca

La Area della Valle Imagna ha una superficie agricola utilizzata (SAU) pari a 1.818,7 ha, che

costituisce il 17,8% dell'intero territorio.

Di seguito è riportata la ripartizione delle colture per Regione Agraria, con riferimento all‟anno 2000.

Analizzando la distribuzione della SAU fra le due Regioni Agrarie presenti si osserva che essa

costituisce rispettivamente il 12,9% e il 20,0% del territorio preso in esame. Prati permanenti e

pascoli incidono per il 86,1% sulla SAU complessiva. Rispetto al 1990 è diminuita la relativa superficie

sia in Val Brembana Meridionale (-48,4%), sia nelle Colline di Bergamo, con una diminuzione più

consistente in quest'ultima regione (-67,5%).

Risulta nettamente ridimensionato il peso delle colture boschive rispetto alla superficie agricola

totale, con una riduzione del 76,7% nelle Colline di Bergamo e del 75,3% in Val Brembana

Meridionale. Una così consistente diminuzione potrebbe essere giustificata con l‟uscita dal campo

di osservazione del Censimento di numerose aziende forestali, che non svolgono più alcuna attività

di sfruttamento del patrimonio boschivo e non sono pertanto più rilevate come aziende silvicole.

Tabella - Ripartizione in ha delle colture per Regione Agraria. Anno 2000.

Superficie Agricola Utilizzata

Superficie Agricola Utilizzata

Colture

boschive

Altra

superficie

Superficie

Agricola

Totale

Superficie

territoriale Seminativi

Coltivazioni

legnose

agrarie

Prati

permanenti e

pascoli

Totale

Colline di

Bergamo 178,9 51,1 173,7 403,6 190,6 34,7 628,9 3.121,0

Val Brembana

Mer. 9,9 13,1 1.392,1 1.415,0 546,5 62,8 2.024,3 7.089,0

Tot. Comunità M. 188,7 64,1 1.565,8 1.818,7 737,1 97,5 2.653,3 10.210,0

Fonte: Istat

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Tabella - Ripartizione delle colture per Regione Agraria.

Variazione percentuale 2000-1990 – Confronto provinciale

Superficie Agricola Utilizzata

Colture

boschive

Altra

superficie

Superficie

Agricola Totale Seminativi

Coltivazioni

legnose

agrarie

Prati

permanenti e

pascoli

Totale

Colline di

Bergamo -27,8% -57,6% -67,5% -55,3% -76,7% -77,5% -66,5%

Val Brembana

Mer. -1,4% 33,8% -48,4% -48,0% -75,3% -53,2% -60,0%

Tot. Comunità M. -26,7% -50,7% -51,6% -49,8% -75,7% -66,2% -61,8%

Prov. di Bergamo -8,9% -28,2% -12,7% -11,4% -42,4% -36,7% -24,4%

Fonte: Istat

Inoltre la riduzione delle superfici boschive potrebbe essere amplificata dalla mancata rilevazione

di alcune grandi aziende forestali, convertite nel corso degli anni novanta in aree protette e, in

quanto tali, non più rilevate come aziende silvicole.

In Val Brembana Meridionale risulta poco diffusa la coltivazione dei seminativi, che copre lo 0,7%

della SAU, mentre assume un ruolo più rilevante nelle Colline di Bergamo con un valore del 44,3%.

Rispetto al 1990 la superficie investita a seminativi si è comunque ridotta del 26,7%, valore

nettamente superiore a quello provinciale (-8,9%).

Particolarmente bassa è la superficie destinata alle coltivazioni legnose agrarie, soprattutto per

quel che riguarda la Val Brembana Meridionale, benché aumentata del 33,8% nel periodo

intercorso tra i due censimenti.

Un fattore di pressione rilevante del settore agricolo è costituito dalle attività zootecniche, poiché i

reflui prodotti dai capi di bestiame contribuiscono all‟apporto di sostanza organica biodegradabile

e di nutrienti nei corpi idrici.

I valori consentono una prima caratterizzazione del sistema agricolo locale che si configura

fortemente orientato verso l‟allevamento bovino e avicolo, anche se, analizzando i dati relativi agli

anni 1990 e 2000, si nota come nella Comunità si è assistito a una diminuzione del numero di bovini,

tendenza confermata anche a livello provinciale e regionale.

Un lieve incremento si è avuto invece per i capi suini, passati da 198 nell‟anno 1990 a 270 nel 2000,

dato in linea rispetto ai valori provinciali e regionali, che testimoniano un incremento per questa

tipologia di capi. Una tendenza più specifica della Provincia di Bergamo è lo sviluppo

dell‟allevamento ovino e caprino, con una crescita del numero di capi da 237 a 287 in Val

Brembana Meridionale, cui corrisponde una lieve diminuzione per quanto riguarda le Colline di

Bergamo. E‟ interessante notare che per tutte le categorie di bestiame la netta prevalenza

dell‟indirizzo produttivo zootecnico è caratteristica della Val Brembana Meridionale, dove sono

presenti 204 aziende su un totale di 287 dell‟intera Comunità.

Analizzando i dati relativi al carico zootecnico dell‟intera Comunità si nota come questo s ia

nettamente inferiore al valore provinciale e regionale per quel che riguarda i capi bovini (18,3

capi/km2), suini (2,6 capi/km2), avicoli (42,4 capi/km2), ovini e caprini (4,3 capi/km2), mentre

quello relativo agli equini risulta nettamente superiore (2,6 capi/km2), pur assumendo valori

comunque contenuti.

Si può pertanto affermare che la zootecnia non sembra costituire affatto un fattore di pressione

ambientale particolarmente rilevante, poiché il carico zootecnico non risulta significativo. Al

contrario l‟agricoltura può svolgere un ruolo strategico, particolarmente nelle aree montane e

rurali, di salvaguardia e valorizzazione ambientale.

Una risposta alla necessità di sviluppare attività intersettoriali che valorizzino in modo integrato le

risorse presenti nel sistema rurale dell‟area è fornita dalle attività agrituristiche, che ricomprendano,

insieme a specifiche risorse aziendali, i beni storico-culturali e ambientali-naturalistici che

caratterizzano gran parte del territorio. L‟impresa

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59

agricola dovrà dunque essere sempre più: impresa di turismo rurale, impresa di valorizzazione

ambientale, impresa attenta alla qualità.

Tabella - Aziende con allevamenti per Regione Agraria – Confronto provinciale – Anno 2000

Fonte: Istat

Tabella - Carico zootecnico per cat. di bestiame e Regione Agraria -

Confronto provinciale e regionale Anni 1990 e 2000 - Capi per km2

Capi bovini e

bufalini Capi suini

Capi ovini e

caprini Capi equini Capi avicoli

2000 1990 2000 1990 2000 1990 2000 1990 2000 1990

Colline di Bergamo 16,9 24,4 5,2 3,3 4,9 6,0 2,4 2,8 59,1 nd

Val Brembana Meridionale 18,9 21,0 1,5 1,3 4,0 3,3 2,7 2,2 35,0 nd

Tot. Comunità M. 18,3 22,1 2,6 1,9 4,3 4,2 2,6 2,4 42,4 nd

Prov. di Bergamo 57,6 65,0 95,5 70,2 13,3 11,2 1,8 1,7 1.542,4 nd

Reg. Lombardia 67,4 82,2 159,6 120,7 5,9 6,1 0,9 1,0 1.143,5 nd

Fonte: Istat

AGRICOLTURA E ZOOTECNIA: LA SITUAZIONE NEL COMUNE DI STROZZA Il censimento Generale dell‟Agricoltura 2000 rileva sul territorio comunale la presenza di 61 aziende

agricole, di cui 60 con SAU, di cui 18 con allevamenti.

Tali aziende risultano così suddivise per tipologia di coltura prevalente:

Aziende con

superficie totale

Aziende con

SAU

Aziende con SAU

a seminativi legnose orti a prati a pascoli

agrarie familiari permanenti

61 60 3 8 15 59 3

Aziende

totali

Aziende bovini

e bufalini

Aziende

suini

Aziende ovini e

caprini

Aziende

equini

Aziende

avicoli

Colline di Bergamo 83 57 24 13 19 70

Val Brembana Meridionale 204 128 30 46 65 131

Tot. Comunità Montana 287 185 54 59 84 201

Prov. Di Bergamo 5.929 3.304 1.341 1.346 1.283 3.855

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60

Relativamente alle Aziende zootecniche sono presenti 33 aziende zootecniche con le seguenti

tipologie e numero di capi allevati (anno 2000):

Tabella - Aziende zootecniche per tipologia – Anno 2000

Bovini Bufalini Ovini Caprini Suini Polli da

carne

Avicoli e

da uova Conigli Struzzi Equini

5 0 1 3 1 8 17 5 0 5

Aziende zootecniche per numero di capi – Anno 2000

bovini bufalini ovini caprini suini avicoli conigli struzzi equini

11 0 1 11 2 243 85 0 20

E‟ inoltre presente l‟apicoltura, con 16 alveari.

TURISMO Si segnalano buoni livelli di recettività, con significativa concentrazione in alcune località, in

particolare Roncola e S.Omobono Terme.

Gli arrivi tra il 2001 e il 2003 risultano in crescita, anche se il dato di reale presenza turistica non può

che apparire sottostimato, in particolare per le località montane facilmente raggiungibili dai grandi

centri urbani e nelle quali si è assistito a un notevole impulso al fenomeno della “seconda casa”.

Un dato significativo che mette il luce le potenzialità si sviluppo del sistema turistico della valle e la

percentuale degli arrivi in Valle Imagna rispetto al totale della provincia (1,6%), nettamente

inferiore all‟ analoga percentuale in termini di dotazione alberghiera (7,2%).

Infine, la pressione del turismo sul territorio, in termini di arrivi e presenze per Kmq, risulta inferiore alla

media provinciale.

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61

2.1.3 Caratteri ambientali : stato dell’ambiente e pressioni antropiche

ARIA ASPETTI CLIMATICI Tratto dallo “Studio geologico di supporto alla pianificazione territoriale” redatto dal geologo Dott.

Geologo Fabio Plebani

Lo studio del territorio non può prescindere dal considerare gli aspetti climatici che lo

caratterizzano e la cui importanza è stata più volte dimostrata in occasione sia di eventi meteorici

particolarmente intensi che si susseguono con sempre più incalzante frequenza e gravità, che per

gli aspetti legati all'approvvigionamento idrico, alla regolazione ed al corretto smaltimento delle

acque superficiali anche di utilizzo urbano.

E‟ importante pertanto che la pianificazione territoriale si basi anche sulla conoscenza dei periodi

siccitosi o particolarmente piovosi, dei valori delle precipitazioni minime, medie, massime annue,

delle precipitazioni brevi ed intense, dei valori di temperatura e dei giorni di gelo.

Strahler (1970) definisce il clima come la composizione caratteristica dell'atmosfera risultante da

lunghi periodi di ripetute osservazioni, dedotta non solo dall'analisi dei valori medi, ma anche di

quelli che si discostano da questi ultimi e dall'esame delle possibilità di ricorrenza di eventi

particolari.

In relazione a quanto detto ci si è sforzati pertanto di raccogliere una serie di osservazioni riferite ad

un periodo sufficientemente lungo in grado di delineare un quadro significativo del clima che

caratterizza la zona di studio.

I dati disponibili si riferiscono a serie pluriennali di osservazioni, rilevate in stazioni istituite dal Servizio

Idrografico del Ministero dei Lavori Pubblici o passate in carico allo stesso nei primi decenni di

questo secolo dopo essere appartenute ad osservatori locali. Le presenti note fanno riferimento in

particolare alla “relazione sugli aspetti climatici” allegata al progetto di cartografia

geoambientale, redatta a cura del Dott. Geol. C. Bertuletti; ulteriori verifiche sono state possibili

dalla consultazione della recente “carta delle precipitazioni medie, minime e massime annue del

territorio alpino lombardo”, a cura del Dott. Geol. M. Ceriani e del Dott. M. Carelli. Nel territorio

compreso nel bacino idrografico del Torrente Imagna sono presenti due stazioni di osservazione

costituite da due pluviometri della rete del Servizio Idrografico (Roncola e Rota Fuori);

esternamente alla valle sono da ricordare le stazioni di Barzana e di Celana. Nello specchietto

seguente sono segnalate, per le stazioni sopracitate appartenenti alla rete del Servizio Idrografico

nazionale, la quota sul livello del mare, il tipo di apparecchiatura e gli anni in cui hanno operato.

I dati a disposizione risultano essere i valori di precipitazione annua mediata sul periodo di

osservazione. Sugli annali, per le stazioni in questione sono inoltre disponibili i valori di precipitazione

giornaliera e mensile. Per i dati giornalieri le serie a disposizione sono più ridotte in quanto i dati non

sono stati sempre pubblicati. Per le quattro stazioni non sono disponibili dati relativi alle piogge

brevi e intense.

Non vi sono dati utilizzabili nemmeno per quanto riguarda il settore termica atmosferica. Si tratta di

valori frammentari e pertanto inidonei a dare una caratterizzazione attendibile delle condizioni

termiche.

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62

PRECIPITAZIONI

I dati relativi alle stazioni di rilevazione sopra citate sono riportati nella sottostante tabella. La

tabella riporta, per ogni stazione, il corrispondente valore della media annua di precipitazioni e la

precipitazione massima giornaliera.

Relativamente alle precipitazioni medie annue, lo studio del Dott. Bertuletti, esteso al territorio della

Comunità Montana della Valle Imagna, “permette di rilevare come le precipitazioni presentanti

incrementi costanti da sud ed ovest verso est e nord-est, raggiungendo i massimi valori lungo lo

spartiacque con la Valle Taleggio e la Valle Brembilla. I valori più depressi caratterizzano l‟area più

meridionale prospiciente la pianura e quella più interna imperniata su Rota d‟Imagna che, per

posizione orografica, risulta essere quella più protetta sia verso ovest che verso sud dallo

spartiacque Corna Camozzera – Albenza (…). I valori medi annui sono ampiamente superiori a

quelli della media italiana valutata nel periodo 1921-50”. Sempre dallo stesso studio si rileva che “la

distribuzione delle precipitazioni massime presenta un incremento costante dalla zona collinare a

quella di più alte quote, verso l‟interno della Valle Imagna. Le precipitazioni minime si articolano,

invece, con i valori più depressi, di poco superiori ai 400 mm, imperniati sulla zona più interna

dell‟alta valle (…)”.

L‟elaborazione dei dati a disposizione, estesi al territorio della Comunità Montana, ha consentito di

determinare per il territorio comunale di Strozza una valutazione attendibile delle precipitazioni

massime di 1 giorno con tempo di ritorno pari a 50 anni: il valore della precipitazione così ottenuto

è dell‟ordine di 130-150 mm.

TEMPERATURE

Gli unici riferimenti per le temperature sono quelli relativi alla stazione di Celana, purtroppo esterna

all‟area considerata, per la quale sono stati pubblicati dati riferiti all‟intervallo 1943-1952.

Dai dati pubblicati, per quanto troppo esigui per avere informazioni complete, si rileva comunque

che la temperatura media mensile più elevata alla stazione di Celana si è riscontrata nel mese di

luglio con 21.3°C e quella minima in gennaio con 1.8°C. La temperatura massima assoluta è stata

misurata nel mese di agosto (32°C), anche se temperature massime pari o superiori ai 30°C sono

state misurate anche nei mesi di giugno e luglio; la temperatura minima assoluta (- 13°C) è stata

registrata nel mese di gennaio.

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63

EMISSIONI IN ATMOSFERA E QUALITA’ DELL’ARIA

GLI EFFETTI SULLA SALUTE E SULL'AMBIENTE DELLA QUALITÀ DELL’ARIA

(tratto dal Rapporto sulla qualità dell’aria di Bergamo e provincia anno 2008)

L'importanza della determinazione degli inquinanti atmosferici è conseguente all'influenza che tali

sostanze hanno sulla salute degli esseri viventi e sull'ambiente in generale.

Gli inquinanti atmosferici hanno effetti diversi sui vari organismi a seconda della concentrazione

atmosferica, del tempo di permanenza e delle loro caratteristiche fisico-chimiche. D'altro canto

anche la sensibilità di piante ed animali agli inquinanti atmosferici è differente a seconda delle

peculiarità degli organismi stessi e del tempo di esposizione cui sono sottoposti. Ne consegue che

la valutazione degli effetti sull'ambiente e sulla salute è complessa ed articolata.

Gli apparati più soggetti agli effetti delle sostanze immesse in atmosfera sono quelli deputati alla

respirazione e alla fotosintesi. Le sostanze più dannose sono quelle di tipo gassoso e le particelle più

sottili che riescono ad arrivare nelle profondità dell'apparato respiratorio e fotosintetico superando

le barriere di difesa presenti nelle vie aeree superiori e negli apparati fogliari. Le patologie

conseguenti possono perciò interessare i bronchi, il parenchima o la pleura cosi come il floema

fogliare.

Gli effetti degli inquinanti possono essere di tipo acuto, quando insorgono dopo un breve periodo

di esposizione (ore o giorni) ad elevate concentrazioni di inquinanti, o di tipo cronico, se si

manifestano dopo un lungo periodo (anni o decenni) ad esposizioni non necessariamente elevate

ma continue.

La conoscenza dei meccanismi di azione degli inquinanti necessita ulteriori approfondimenti

poiché, se da un lato si hanno informazioni sugli effetti acuti provocati da una singola sostanza,

dall'altro non sono ben noti gli effetti cronici delle miscele di inquinanti a concentrazioni poco

elevate. D'altronde recenti indagini segnalano un aumento proprio delle patologie bronchiali e

polmonari e dei danni alla vegetazione conseguenti al peggioramento degli ambienti sottoposti

alla pressione antropica. Questi segnali rendono evidente l'urgenza di approfondire le relazioni tra il

degrado della qualità dell'aria e l'incremento delle malattie respiratorie e di esaminare la tossicità

dello smog fotochimica sulle piante.

L'inquinamento produce anche un danno sociale, relativo alla popolazione nel suo complesso:

danni apparentemente trascurabili possono produrre un aumento della frequenza della malattia.

La prevenzione diventa quindi imperativa sia a livello individuale (limitazione del fumo, minor utilizzo

di automobili e moto, ecc.) sia a livello collettivo (ad esempio normative e sanzioni adeguate). così

da indurre dei cambiamenti volti al miglioramento della qualità dell'aria nel comportamento dei

singoli e dell'intera società.

Tuttavia è molto difficile stabilire se e in che misura l'inquinamento dell'aria è responsabile di una

malattia respiratoria o della morte di una pianta. Infatti è necessario calcolare l'influsso di tutti i

fattori potenzialmente

influenti come l'effetto combinato della miscela di sostanze presenti in atmosfera e lo stato di

salute e sociale del paziente, piuttosto che il succedersi di eventi siccitosi che possono rendere più

sensibile la vegetazione a certi inquinanti.

Per misurare e caratterizzare la miscela di sostanze nocive presenti nell'aria si possono utilizzare

diversi tipi di indicatore. La nicotina, ad esempio, è un indicatore molto specifico per l'intero

miscuglio di sostanze tossiche prodotte dalla combustione del tabacco.

Gli ossidi di azoto (NOx) sono indicatori non specifici, nel senso che quanto più elevata è la loro

concentrazione, tanto è maggiore l'inquinamento atmosferico nel suo complesso. Dagli studi

epidemiologici più recenti emerge un'evidenza medica e scientifica dovuta all'esposizione alla

materia particolata fine (particelle di dimensione inferiore ai 10 μm) e ultrafine (particelle di

dimensione inferiore a 0.1 μm). Il particolato atmosferico di queste dimensioni riesce a penetrare in

profondità nell'apparato respiratorio. Si parla infatti di frazione "respirabile" per le particelle di

diametro al di sotto di 10 μm, e toracica per quelle più piccole di 2.5 μm.

Non essendo la salute un parametro misurabile si cerca di rilevare le conseguenze

dell'inquinamento atmosferico, come il peggioramento della funzione polmonare o i giorni di

attacchi di asma, la frequenza di emicranie e irritazioni agli occhi. Possono venire considerate

anche la frequenza del ricorso a prestazioni mediche.

Stabilire nessi tra la qualità dell‟aria e le sue conseguenze sulla salute degli esseri viventi e sugli

ecosistemi è una questione molto complessa; l'azione patologica di alcuni inquinanti è spesso

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amplificata dalla presenza in aria di altre sostanze; l'effetto dell'esposizione può manifestarsi anche

con un ritardo di diversi anni; gli effetti dell'inquinamento atmosferico si manifestano spesso con la

diffusione di patologie croniche, raramente caratterizzate da improvvisi picchi epidemici.

GLI INQUINANTI

Le sostanze inquinanti emesse in atmosfera dalle attività umane sono responsabili di diversi

problemi ambientali, alcuni già evidenti altri ritenuti potenzialmente molto pericolosi. Sono ormai

generalmente discusse le problematiche relative alle piogge acide, all'effetto serra,

all'impoverimento dell'ozono stratosferico, agli episodi di degrado della qualità dell'aria che hanno

avuto in diverse occasioni riflessi diretti sulla vita quotidiana di milioni di persone. Gli inventari delle

emissioni considerano generalmente i seguenti inquinanti atmosferici:

ossidi di zolfo (SO2);

ossidi di azoto (NOx);

composti organici volatili non metanici (COVNM);

metano (CH4);

monossido di carbonio (CO);

anidride carbonica (CO2);

ammoniaca (NH3);

protossido d'azoto (N2O);

polveri totali sospese (PTS) o polveri con diametro inferiore ai 10 m (PM10);

metalli pesanti (As, Cd, Cr, Cu, Hg, Ni, Pb, Se e Zn);

composti organoclorurati (diossine, PCB, ecc.).

che possono essere suddivisi in:

inquinanti primari, che vengono cioè emessi direttamente in atmosfera da fenomeni

naturali o da fonti antropiche, come ad esempio SO2, NO, NH3, CO, CO2;

inquinanti secondari, che si formano nell'atmosfera attraverso reazioni chimiche o fisiche di

inquinanti primari, come ad esempio NO2, SO3, O3, acidi vari, aldeidi, chetoni.

Nella tabella seguente sono riassunte, per ciascuno dei principali inquinanti atmosferici, le principali

sorgenti di emissione.

Tabella - Sorgenti emissive dei principali inquinanti

Fonte: RAPPORTO SULLA QUALITA’ DELL’ARIA DI BERGAMO E PROVINCIA Anno 2008

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65

EMISSIONI IN ATMOSFERA – DATI DEL COMUNE DI STROZZA

La tabella alla pagina seguente riporta i dati relativi alle emissioni in atmosfera nel Comune di

Strozza per l‟anno 2005, per tipo di fonte combustibile o non combustibile e macrosettore di

provenienza della emissione.

I dati di emissione sono espressi tutti in tonnellate/anno con le sole eccezioni di CO2, CO2eq e

sostanze acidificanti che sono invece espresse in chilotonnellate/anno.

La fonte dei dati di emissione è: ARPA LOMBARDIA - REGIONE LOMBARDIA (2009), INEMAR,

Inventario Emissioni in Atmosfera: emissioni in regione Lombardia nell'anno 2005.

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66

Descrizione

macrosettore SO2 NOx COV CH4 CO CO2 N2O NH3 PM10 PTS PM2.5 CO2_eq SOST_AC PREC_OZ

Combustibile

gasolio

Combustione non

industriale 0,1171 0,0586 0,0035 0,0082 0,0234 0,0867 0,0164 0 0,00586 0,0059 0,00586 0,09194 0,00493 0,07767

Combustione

nell'industria 0,0075 0,0075 0,0002 0 0,0015 0,0039 0,0007 0 0,00062 0,0006 0,0006 0,00412 0,00031 0,00961

kerosene Combustione non

industriale 0,0015 0,0038 0,0002 0,0005 0,0045 0,0055 0,0011 0 0,00038 0,0004 0,00038 0,0058 0,00013 0,00532

legna e similari

Combustione non

industriale 0,2052 1,0921 19,377 5,0591 76,24 0 0,2213 0,1581 3,66005 3,8128 3,54483 0,17485 0,03946 29,16656

Combustione

nell'industria 0,005 0,0398 0,2987 0,0149 0,1284 0 0,007 0,005 0,05227 0,0747 0,04107 0,00247 0,00131 0,36158

residui agricoli Trattamento e

smaltimento rifiuti 0 0 0,0051 0,0003 0,0051 0 0 0 0,00046 0,0007 0,00039 0 0 0,00578

olio

combustibile

Combustione non

industriale 0,0226 0,0226 0,0015 0,0005 0,0024 0,0115 0,0021 0 0,00501 0,006 0,00401 0,01211 0,0012 0,02933

Combustione

nell'industria 0,0036 0,0006 0 0 0 0,0003 0 0 0,00014 0,0002 0,00013 0,0003 0,00013 0,00073

benzina senza

piombo

Trasporto su strada 0,1935 6,7744 17,317 0,9258 106,63 6,1545 0,1791 1,3338 0,20752 0,2075 0,20752 6,22944 0,23169 37,32388

Altre sorgenti mobili e

macchinari 0 0,0005 0,155 0,0016 0,3195 0,0006 0 0 0 0 0 0,0006 0 0,19071

gas naturale

(metano)

Combustione non

industriale 0,0156 1,561 0,1561 0,0937 0,7805 1,7171 0,0937 0 0,00624 0,0062 0,00624 1,74812 0,03443 2,14771

Combustione

nell'industria 0,0005 0,0988 0,0039 0,0039 0,0314 0,0875 0,0047 0 0,00031 0,0003 0,00031 0,08906 0,00216 0,12791

Trasporto su strada 0 0,0407 0,04 0,0034 0,321 0,0286 0,002 0 0 0 0 0,02923 0,00078 0,12498

rifiuti solidi

urbani

Trattamento e

smaltimento rifiuti 0 0 0 0 0 0 0 0 0,00056 0,0008 0,00056 0 0 0

gas propano

liquido (GPL)

Combustione non

industriale 0 0,0572 0,0023 0,0011 0,0114 0,0714 0,016 0 0,00023 0,0002 0,00023 0,07635 0,00124 0,07329

Trasporto su strada 0 0,3425 0,29 0,0462 1,6158 0,1237 0,0064 0 0 0 0 0,12662 0,00745 0,8863

gasolio per

autotrasporto

(diesel) Trasporto su strada 0,2388 40,385 3,207 0,1756 12,799 7,5014 0,1907 0,0237 1,88838 1,9155 1,88838 7,56425 0,88681 53,88653

senza

combustibile

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67

Fonte: ARPA LOMBARDIA - REGIONE LOMBARDIA (2009), INEMAR, Inventario Emissioni in Atmosfera: emissioni in regione Lombardia nell'anno 2005. Dati finali, ARPA

Lombardia Settore Aria, Regione Lombardia DG Qualità dell'Ambiente.

Processi produttivi 0 0 0,4311 0 0 0 0 0 0,00628 0,0119 0,00426 0 0 0,43105

Estrazione e

distribuzione

combustibili 0 0 0,3546 11,113 0 0 0 0 0 0 0 0,23336 0 0,51018

Uso di solventi 0 0 11,339 0 0 0 0 0 0 0 0 0,09555 0 11,33936

Trasporto su strada 0 0 0 0 0 0 0 0 1,49172 2,2032 0,79086 0 0 0

Trattamento e

smaltimento rifiuti 0 0 0 0 0 0 0 0 0,00074 0,0007 0,00074 0 0 0

Agricoltura 0 0,0015 0,0011 1,095 0 0 0,1865 0,6213 0,00447 0,0076 0,00191 0,08054 0,03655 0,01795

Altre sorgenti e

assorbimenti 0 0 10,705 0 0,0855 0 0 0 0,05406 0,0541 0,05406 0 0 10,71425

Altre sorgenti mobili e

macchinari 0,0138 0,9586 0,1481 0,0041 0,4253 0,0744 0,0312 0,0001 0,13468 0,1447 0,13041 0,08412 0,02128 1,36448

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68

Come si può osservare dal grafico seguente, analizzando l‟emissione di biossido di zolfo SO2, ossidi

di azoto NOx, monossido di carbonio CO e anidride carbonica CO2, le fonti combustibili

maggiormente responsabili delle emissioni risultano essere il gasolio per autotrasporto (diesel), la

benzina senza piombo e la legna e similari (questi ultimi, in particolare per le emissioni di SO2 e

CO).

I macrosettori maggiormente responsabili delle emissioni delle quattro sostanze considerate sono il

trasporto su strada (sempre maggiore del 50%), seguito dalla combustione non industriale.

Grafico – Ripartizione percentuale delle emissioni di SO2, NOx, CO e CO2 per tipologia di fonte

combustibile/ non combustibile

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Grafici – Emissioni di SO2, NOx, CO (tonnellate/anno) e CO2 (chilotonnellate/anno) per tipologia di

macrosettore da cui provengono

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QUALITA’ DELL’ARIA

La qualità dell‟aria nella Regione Lombardia è costantemente monitorata da una rete fissa,

rispondente ai criteri del DM 60/02 e del D.Lgs. 183/04, costituita da 154 stazioni. Il monitoraggio così

realizzato, integrato con l‟inventario delle emissioni (INEMAR), gli strumenti modellistici, i laboratori

mobili e altri campionatori per campagne specifiche, fornisce la base di dati per effettuare la

valutazione della qualità dell‟aria, così come previsto dalla normativa vigente.

La legislazione italiana, costruita sulla base della cosiddetta direttiva europea madre (Direttiva

96/62/CE recepita dal D.Lgs. 351/99), individua le Regioni quali autorità competenti in materia di

valutazione e gestione della qualità dell‟aria. In questo ambito è previsto che ogni Regione

definisca la suddivisione del territorio in zone e agglomerati, nelle quali valutare il rispetto dei valori

obiettivo e dei valori limite e definire, nel caso, piani di risanamento e mantenimento della qualità

dell‟aria. La zonizzazione deve essere rivista almeno ogni 5 anni. La Regione Lombardia, sulla base

dei risultati della valutazione della qualità dell‟aria, delle caratteristiche orografiche e

meteoclimatiche, della densità abitativa e della disponibilità di trasporto pubblico locale con la

D.G.R 2 agosto 2007 n. 5290 e D.G.R. 29 luglio 2009 n. 9958 ha modificato la precedente

zonizzazione distinguendo il territorio nelle seguenti zone:

ZONA A: agglomerati urbani (A1) e zona urbanizzata (A2)

ZONA B: zona di pianura

ZONA C: area prealpina e appenninica (C1) e zona alpina (C2)

Il Comune di Strozza rientra nella zona C1 “Zona prealpina e appenninica”.

Figura - Classificazione del territorio della Lombardia per la gestione della qualità dell’aria

Fonte: RAPPORTO SULLA QUALITA’ DELL’ARIA DI BERGAMO E PROVINCIA Anno 2008

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71

La rete di monitoraggio

La Rete di rilevamento della Qualità dell‟Aria regionale è attualmente composta da 154 stazioni

fisse (tra stazioni pubbliche e stazioni private, queste ultime afferenti a grandi impianti industriali

quali centrali termoelettriche, raffinerie, inceneritori), che per mezzo di analizzatori automatici

forniscono dati in continuo ad intervalli temporali regolari (generalmente a cadenza oraria).

Le specie di inquinanti monitorati sono quelle riportate in tabella 3.1; sempre in tabella, viene

indicato il numero di postazioni in grado di monitorare un particolare tipo di inquinante: a seconda

del contesto ambientale (urbano, industriale, da traffico, rurale, ecc.) nel quale è attivo il

monitoraggio, infatti, diversa è la tipologia di inquinanti che è necessario rilevare; di conseguenza

non tutte le stazioni sono dotate della medesima strumentazione analitica.

Le postazioni regionali sono distribuite su tutto il territorio regionale in funzione della densità

abitativa territoriale e della tipologia di territorio. Nello specifico, la Rete di Rilevamento è suddivisa

in 11 sottoreti provinciali, ciascuna di esse afferente, in termini di manutenzione e analisi dati, ai

singoli Dipartimenti Provinciali di ARPA Lombardia.

I dati forniti dalle centraline fisse, vengono integrati con quelli rilevati durante campagne

temporanee di misura mediante 20 laboratori mobili e 57 campionatori gravimetrici per il

rilevamento del particolato fine.

Figura – La rete regionale delle centraline di rilevamento ed inquinanti

Fonte: RAPPORTO SULLA QUALITA’ DELL’ARIA DI BERGAMO E PROVINCIA Anno 2008

Le postazioni fisse del Dipartimento ARPA di Bergamo

Nel territorio della Provincia di Bergamo è presente una rete pubblica di monitoraggio della qualità

dell‟aria, di proprietà dell‟ARPA e gestita dal Dipartimento ARPA di Bergamo, costituita da n° 12

stazioni fisse, n° 1 postazioni mobili e n° 3 campionatori gravimetrici per il PM10 . Sono operanti inoltre

n° 5 stazioni private di proprietà R.E.A., Ecolombardia ed Italcementi. Per le reti private, il controllo

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di qualità, la manutenzione delle stazioni e la validazione dei dati è effettuato dall‟A.R.P.A. della

Lombardia Dipartimento di Bergamo.

Nella tabella 3.2 è fornita una descrizione delle postazioni delle reti pubbliche e private in termini di

localizzazione e tipologia di destinazione urbana. La figura 3.2 mostra la mappa della

localizzazione delle stazioni mentre in tabella 3.3 si evidenziano per ciascuna postazione gli

inquinanti monitorati.

Tabella - Stazioni fisse di misura nel territorio della Provincia di Bergamo, anno 2008

Fonte: RAPPORTO SULLA QUALITA’ DELL’ARIA DI BERGAMO E PROVINCIA Anno 2008

* Nella Stazione di S. Giorgio gli analizzatori degli inquinanti sono stati tolti e riposizionati in altre

stazioni nel mese di giugno 2004 ( sono presenti in stazione i sensori meteo e il misuratore di traffico).

** La Stazione di Dalmine è in fase di rilocazione.

*** La Stazione di Villa di Serio è stata installata in data 10/10/2008.

rete: PUB = pubblica, PRIV = privata

tipo zona Decisione 2001/752/CE:

- URBANA: centro urbano di consistenza rilevante per le emissioni atmosferiche, con più di 3000-

5000 abitanti.

- SUBURBANA: periferia di una città o area urbanizzata residenziale posta fuori dall‟area urbana

principale.

- RURALE: all‟esterno di una città, ad una distanza di almeno 3 km; un piccolo centro urbano con

meno di 3000-5000 abitanti è da ritenersi tale.

tipo stazione Decisione 2001/752/CE:

- TRAFFICO: se la fonte principale di inquinamento è costituita dal traffico (se si trova all‟interno di

Zone a Traffico Limitato, è indicato tra parentesi ZTL).

- INDUSTRIALE: se la fonte principale di inquinamento è costituita dall'industria.

- FONDO: misura il livello di inquinamento determinato dall‟insieme delle sorgenti di emissione non

localizzate nelle immediate vicinanze della stazione; può essere localizzata indifferentemente in

area urbana, suburbana o rurale.

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Figura - Localizzazione delle stazioni fisse di misura nella Provincia di Bergamo

Fonte: RAPPORTO SULLA QUALITA’ DELL’ARIA DI BERGAMO E PROVINCIA Anno 2008

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Tabella - Stazioni fisse e inquinanti monitorati nella Provincia di Bergamo

Fonte: RAPPORTO SULLA QUALITA’ DELL’ARIA DI BERGAMO E PROVINCIA Anno 2008

* Nella Stazione di S. Giorgio gli analizzatori che misuravano gli inquinanti sono stati tolti e

riposizionati in altre stazioni nel mese di giugno 2004 ( sono presenti in stazione i sensori meteo e il

misuratore di traffico).

** La Stazione di Dalmine è in fase di rilocazione.

Le campagne di misura

Nel corso dell‟anno sono state effettuate 12 campagne di monitoraggio con il laboratorio mobile.

La tabelle seguente riportano, per ogni campagna effettuata con strumentazione mobile, le

tabelle che seguono indicano nel dettaglio i siti e il periodo di rilevamento gli inquinanti monitorati

e i rendimenti strumentali.

In particolare, si può notare che è stata effettuata una campagna di misura nel comune di

Almenno San Bartolomeo, i cui risultati vengono approfonditi in paragrafi seguenti, e impiegati

come riferimento per la valutazione della qualità dell‟aria nel comune di Strozza.

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Tabella – Campagne di monitoraggio realizzate nella Provincia di Bergamo

Fonte: RAPPORTO SULLA QUALITA’ DELL’ARIA DI BERGAMO E PROVINCIA Anno 2008

rete: PUB = pubblica, PRIV = privata

tipo zona Decisione 2001/752/CE:

- URBANA: centro urbano di consistenza rilevante per le emissioni atmosferiche, con più di 3000-5000

abitanti.

- SUBURBANA: periferia di una città o area urbanizzata residenziale posta fuori dall‟area urbana

principale.

- RURALE: all‟esterno di una città, ad una distanza di almeno 3 km; un piccolo centro urbano con

meno di 3000-5000 abitanti è da ritenersi tale.

tipo stazione Decisione 2001/752/CE:

- TRAFFICO: se la fonte principale di inquinamento è costituita dal traffico (se si trova all‟interno di

Zone a Traffico Limitato, è indicato tra parentesi ZTL).

- INDUSTRIALE: se la fonte principale di inquinamento è costituita dall'industria.

- FONDO: misura il livello di inquinamento determinato dall‟insieme delle sorgenti di emissione non

localizzate nelle immediate vicinanze della stazione; può essere localizzata indifferentemente in

area urbana, suburbana o rurale.

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Tabella - Gli inquinanti misurati e rendimenti percentuali (%) nelle campagne di monitoraggio con

strumentazione mobile

Fonte: RAPPORTO SULLA QUALITA’ DELL’ARIA DI BERGAMO E PROVINCIA Anno 2008

STIMA DELLA QUALITÀ DELL’ARIA NEL COMUNE DI STROZZA

Come si evince dai paragrafi precedenti, nel territorio di Strozza non sono presenti stazioni di

rilevamento fisse e negli ultimi anni non sono state effettuate campagne di rilevamento mobili.

Pertanto, per stimare la qualità dell‟aria nel territorio comunale si è fatto riferimento ai valori rilevati

da stazioni di rilevamento e in campagne di monitoraggio disponibili dei comuni più prossimi.

In particolare, per valutare la qualità dell‟aria nel Comune di Strozza si considerano i rilevamenti

effettuati da:

- Stazione di fissa di misura situata a Ponte San Pietro (distanza da Strozza: c.a. 12 km)

- Campagna di rilevamento nel territorio di Almenno San Bartolomeo - anno 2008 (distanza

da Strozza: c.a. 7 km)

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La stazione di misura di Ponte San Pietro

La figura seguente mostra la localizzazine della stazione di misura di Ponte San Pietro.

Figura – Individuazione della stazione di misura di Ponte San Pietro (stella verde)

____________________________________________________________________________________________

____________________________________________________________________________________________

Fonte: RAPPORTO SULLA QUALITA’ DELL’ARIA DI BERGAMO E PROVINCIA Anno 2008

Gli analizzatori della stazione di Ponte San Pietro misurano quotidianamente le concentrazioni di

NO2 e CO.

Come si può osservare dai valori giornalieri di concentrazione di NO2 e CO riportati in figura (dati

del 22/03/2010 e del 23/03/2010), i livelli di concentrazione risultano nettamente inferiori al valore

limite.

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Figura – Rilevamento concentrazione di NO2 e CO - Centralina di Ponte San Pietro

Fonte: sito ARPA Lombardia

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La campagna di Misura della Qualità dell’Aria nel comune di Almenno San Bartolomeo (dal

5/02/08 al 24/02/08)

(tratto dalla relazione “Campagna di misura della qualtià dell’aria nel comune di Almenno San

Bartolomeo, ARPA)

La campagna di misura nel comune di Almenno San Bartolomeo è stata condotta dal

Dipartimento Provinciale di Bergamo dell‟ARPA Lombardia su richiesta del Comune di Almenno

San Bartolomeo. Lo scopo della campagna era il monitoraggio della qualità dell‟aria per valutare

l‟inquinamento atmosferico nel territorio comunale.

A tale fine, in accordo con il Comune, il laboratorio mobile è stato posizionato presso il parcheggio

di Via della Resistenza (vedi piantina) tra il 5 febbraio 2008 e il 24 febbraio 2008.

Il luogo in cui è stato posizionato il laboratorio mobile è interessato da traffico locale in zona

densamente residenziale.

Il laboratorio mobile è attrezzato con strumentazione per il rilevamento di:

• Biossido di Zolfo (SO2);

• Monossido di Carbonio (CO);

• Ossidi di Azoto (NOx,NO e NO

2);

• Particolato Fine (PM10);

• Polveri totali sospese (PTS);

• Ozono (O3).

• Benzene, Toluene e Xilene.

La Tabella seguente riassume i limiti previsti dalla normativa per i diversi inquinanti considerati. Sono

inclusi sia i limiti a lungo termine che i livelli di allarme. Si fa notare che il DM n. 60/02 ha introdotto,

oltre ad una serie di valori limite per biossido di zolfo, biossido di azoto, ossidi di azoto, PM10,

piombo, benzene e monossido di carbonio, anche il termine temporale entro il quale tali valori

limite devono essere raggiunti. Prevede inoltre un percorso nel tempo che porta ad un graduale

raggiungimento dei limiti, stabilendo un margine di tolleranza che si riduce negli anni. Nella tabella

i margini di tolleranza validi per l‟anno 2006 sono indicati tra parentesi.

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Tabella – Limiti di Legge

Fonte: relazione “Campagna di misura della qualtià dell’aria nel comune di Almenno San

Bartolomeo”, ARPA

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La strumentazione presente sul laboratorio mobile ha permesso il monitoraggio a cadenza oraria

degli inquinanti gassosi, quali biossido di zolfo (SO2), ossidi di azoto (NO ed NO

2), ozono (O

3),

monossido di carbonio (CO), particolato fine (PM10), benzene, toluene e xilene (BTX) oltre alla

misura giornaliera del particolato fine (PM10).

Il D.M. 60 del 02.04.02 stabilisce, per SO2, NO

2, CO e PM10, i valori limite per la protezione della

salute umana e i margini di tolleranza che si riducono progressivamente negli anni, fino ad

annullarsi. I livelli di concentrazione degli inquinanti elencati saranno però di seguito confrontati

con i rispettivi limiti “a regime”, cioè con margini di tolleranza zero, adottando le condizioni più

cautelative, anche quando non ancora vigenti per l‟anno 2007.

Poiché i livelli di concentrazione degli inquinanti aerodispersi dipendono fortemente dalle

condizioni meteorologiche osservate durante il periodo di misura e dalle differenti sorgenti emissive,

è importante confrontare i dati rilevati nel corso di una campagna limitata nel tempo con quelli

misurati, nello stesso periodo, in alcune stazioni fisse della Rete di Rilevamento della Qualità

dell‟Aria (RRQA). I livelli di concentrazione misurati a Bergamo sono pertanto stati confrontati con

quelli registrati in altre postazioni della rete.

Come mostrato in Tabella 4 le centraline fisse scelte come riferimento sono localizzate in ambiente

urbano e suburbano, e in siti adatti a misure di inquinanti da traffico e di fondo.

L‟evoluzione temporale dei diversi inquinanti monitorati è rappresentata con l‟utilizzo di grafici

relativi a:

• concentrazioni medie orarie: evoluzione oraria dell‟inquinante nel periodo di misura;

• concentrazioni medie 8 h: ogni valore è ottenuto come media tra l‟ora h e le 7 ore

precedenti l‟ora h.

• concentrazioni medie giornaliere: evoluzione giornaliera dell‟inquinante ottenuta mediando i

valori delle concentrazioni dalle ore 0.00 alle ore 23.00 dello stesso giorno;

• giorno tipo: evoluzione media delle concentrazioni medie orarie nell‟arco delle 24 ore.

Per “giorno tipo” o “giorno medio” si intende l‟andamento delle concentrazioni medie orarie

mediato su tutti i giorni feriali (o su tutti i giorni pre-festivi ovvero festivi) del periodo in questione. I

giorni feriali, pre-festivi e festivi sono stati considerati separatamente nel calcolo del giorno tipo per

mettere in evidenza le eventuali diverse caratteristiche emissive, legate al traffico o alle attività

produttive.

Si fa inoltre presente che l‟ora a cui sono associati i dati si riferisce all‟ora solare.

Le concentrazioni di biossido di zolfo (SO2), registrate durante il periodo di misura nella postazione

del Comune di Almenno San Bartolomeo, sono di 7 μg/m3

per la media aritmetica e di 11 μg/m3

per la media massima giornaliera.

Le concentrazioni di monossido di carbonio (CO), registrate durante il periodo di misura nella

postazione del Comune di Almenno San Bartolomeo, sono di 2.7 mg/m3

per la media massima

oraria e di 2.2 mg/m3 per la media massima su 8 ore.

Le concentrazioni di biossido di azoto (NO2), registrate durante il periodo di misura nella postazione

del Comune di Almenno San Bartolomeo, sono di 23 μg/m3

per la media aritmetica oraria e di 124

μg/m3 per la media massima oraria.

Le concentrazioni di Ozono (O3), registrate durante il periodo di misura nella postazione del

Comune di Almenno San Bartolomeo, sono di 87 μg/m3

per la media massima oraria e di 62 μg/m3

per la media massima su 8 ore.

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Le concentrazioni del Particolato Fine (PM10), registrate durante il periodo di misura nella

postazione del Comune di Almenno San Bartolomeo, sono di 89 μg/m3

per la media aritmetica e di

182 μg/m3 per la media massima giornaliera.

Le concentrazioni di Benzene, Toluene e Xilene (BTX), registrate durante il periodo di misura nella

postazione del Comune di Almenno San Bartolomeo, sono di 3.0 μg/m3

per il Benzene, di 7.7 μg/m3

per il Toluene e di 5.9 μg/m3 per lo Xilene per la media aritmetica.

Durante la campagna del Laboratorio Mobile nel Comune di Almenno San Bartolomeo sono state

misurate anche le Polveri Totali Sospese (P.T.S.) con valore di 99 μg/m3 per la media aritmetica.

Durante la campagna del Laboratorio Mobile nel Comune di Almenno San Bartomeo si è colta

l‟occasione per effettuare un’indagine sulla radioattività presente. L‟indagine, con un carattere di

primo “screening”, è stata svolta attraverso l‟esecuzione di tre analisi di spettrometria gamma ad

alta risoluzione eseguite con un rilevatore al germanio su un insieme di tre serie di filtri delle polveri

aerodisperse, rappresentativi del mese di febbraio 2008. I risultati dell‟analisi radiometrica non

evidenzia nessun fenomeno di radiocontaminazione in atto.

Le misure effettuate sul territorio del Comune di Almenno San Bartolomeo hanno consentito una

caratterizzazione generale della qualità dell‟aria nelle zona in cui sono presenti abitazioni private e

traffico stradale.

• i valori di NO2

hanno presentato andamenti e livelli medi di concentrazione più basse rispetto

a quelli misurati presso le postazioni urbane di Garibaldi(BG), Seriate e Ponte S.Pietro;

• i valori medi di CO sono simili a quelli misurati nelle postazioni della rete e risultano inferiori ai

limiti di legge;

• per quanto riguarda SO2, i valori e gli andamenti sono comparabili alle altre centraline della

rete fissa con valori simili;

• i valori e gli andamenti dell‟O3 sono simili a quelli rilevati presso le centraline della rete fissa;

• il PM10 mostra un andamento simile a quanto rilevato nella Zona A1 (agglomerati urbani)

bergamasca con valori medi giornalieri inferiori alla stazione di Meucci (BG) ma superiori

alle stazioni di Lallio e Osio Sotto.

• i valori medi di Benzene sono superiori a quelli misurati nella postazione di Calusco; risultano

comunque inferiori ai limiti di legge

Durante il periodo di misura ad Almenno San Bartolomeo la maggior parte degli inquinanti

monitorati (SO2, NO

2, CO e O

3) non ha fatto registrare superamenti dei limiti normativi.

Il PM10 ha superato il valore limite di legge per 17 giorni sui 20 giorni del monitoraggio.

Si ribadisce che gli episodi di criticità per il PM10 non sono propri del sito di monitoraggio, ma

interessano una vasta area della Pianura Padana. In particolare l‟accumulo delle polveri fini nei

bassi strati atmosferici durante la stagione fredda, e il conseguente superamento del valore limite

normativo, è modulato principalmente dalle condizioni climatiche che si instaurano sulla pianura

lombarda in inverno, oltre alle caratteristiche geografiche della regione.

Durante le fasi di stabilità atmosferica le calme di vento e il raffreddamento radiativo del suolo

determinano una diminuzione delle capacità dispersive dell‟atmosfera, favorendo l‟accumulo

degli inquinanti al suolo.

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SUOLO E SOTTOSUOLO

INQUADRAMENTO GEOLOGICO – STRUTTURALE Tratto dallo “Studio geologico di supporto alla pianificazione territoriale” redatto dal geologo Dott.

Geologo Fabio Plebani

Relativamente agli aspetti più strettamente geologici, di seguito si fornisce un inquadramento

geologico strutturale del territorio in esame e vengono descritti in dettaglio i depositi di copertura e

le formazioni del substrato roccioso cartografate sulla carta geologica B01(scala 1:5.000).

La struttura delle Alpi è caratterizzata dalla presenza di due catene a falde che si sono deformate

in senso opposto, rispettivamente verso NO e verso S. La catena a vergenza europea (nordovest) o

catena alpina s.s. è formata da diversi sistemi tettonici traslati (falde), a partire dal Cretacico, verso

l'avampaese europeo, mentre la catena a vergenza africana (sud), conosciuta come Alpi

Meridionali o Sudalpino, è formata da un sistema tettonico che, a partire dal Neogene, si è

deformato verso l'avampaese padano-adriatico. Il contatto tra le due catene ad opposta

vergenza è tettonico e prende il nome di Lineamento Periadriatico (il suo segmento occidentale è

chiamato Linea Insubrica): si tratta di un sistema di fratture subverticali, attive dal Neogene con

prevalente carattere trascorrente, che comprende, a partire da Ovest, la Linea del Canavese, la

Linea del Tonale, la Linea della Pusteria, del Gaital e delle Karawaken.

Le Alpi Bergamasche fanno parte delle Alpi Meridionali o Sudalpino che, da un punto di vista

paleogeografico, vengono considerate un frammento di un continente (paleo-Africa),

originariamente situato a sud dell'Oceano Ligure- Piemontese.

Tale porzione di catena è formata da un basamento cristallino metamorfosato e da una copertura

sedimentaria di età compresa tra il Carbonifero superiore ed il Cretacico.

L‟evoluzione strutturale della catena è caratterizzata da una complessa e prolungata sequenza di

eventi deformativi; in particolare sono state riconosciute:

- due o più fasi deformative principali prealpine, responsabili del metamorfismo del basamento

cristallino;

- una tettonica distensiva iniziata nel Permiano e protrattasi fino al Giurassico medio, culminata

con l‟apertura dell'Oceano Ligure-Piemontese;

- una tettonica compressiva iniziata nel Cretacico superiore e perdurata, anche successivamente

alla collisione continentale, sino al Neogene. L‟attuale configurazione strutturale della catena è il

risultato della tettonica compressiva di età alpina, che ha dato luogo ad una fascia di rilievi

interessati da pieghe, pieghe-faglie e sovrascorrimenti “pellicolari” ( foldthrust chain).

L'edificio strutturale che ne è derivato risulta particolarmente complesso e può essere

schematicamente suddiviso, da nord a sud, in tre settori:

1. Basamento cristallino (zona orobica) ed anticlinale orobica s.s. La zona orobica costituisce la più

settentrionale delle zone nelle quali viene tradizionalmente suddivisa la catena. Essa è costituita da

rocce del basamento metamorfico accavallate sulle loro coperture permo-triassiche lungo un

fascio di linee in parte vicarianti, talora “ en énchelon”, orientate E-O, che in letteratura sono

conosciute come Linea Orobica. A sud di questa è presente una stretta fascia costituita da

strutture anticlinali che coinvolgono sia il basamento cristallino che la copertura sedimentaria

permo-triassica.

2. Settore centrale comprendente la successione triassica.

L‟assetto strutturale di questa zona è particolarmente complesso nella fascia settentrionale dove, a

ridosso delle anticlinali orobiche, si sviluppa un sistema di faglie OSO-ENE e E-O, noto in letteratura

come Linea Valtorta-Valcanale. A sud di tale sistema si sviluppa un edificio strutturale alloctono

formato dalla successione triassica (“ Parautoctono ed unità alloctone” Auct.).

3. Settore frontale comprendente le unità giurassico-cretaciche. Sul fronte della catena è presente

un‟ampia fascia costituita da unità giurassico-cretaciche e caratterizzata da un fascio di pieghe

associate a thrust con assi orientati E-O (“ Zona a pieghe e pieghe faglie” Auct.).

Il territorio di Strozza è caratterizzato da rocce che appartengono a 6 diverse formazioni

sedimentarie che, per cause tettoniche, si piegano, si rovesciano, si intersecano e si duplicano per

l‟esistenza di pieghe e di faglie.

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L'area di studio ricade nel zona di passaggio tra il Settore centrale a nordovest (“Parautoctono”

Brembano) e il Settore frontale della catena presente a sudest (Zona a pieghe di Zogno-Clanezzo).

La delimitazione tra questi due settori è marcata dalla presenza dal Sistema di faglie Roncola –

Catremerio – M. Molinasco. Il parautoctono Brembano ha uno sviluppo prevalentemente N-S dalla

Valtorta sino all‟Albenza ed appare delimitato ad est ed a ovest da due importanti lineamenti

strutturali quali il Sistema di faglie Fraggio – Morterone – Carenno e quello già citato di Roncola –

Catremerio – M. Molinasco. Entrambi i lineamenti rappresentano una riattivazione alpina, con

componenti di trascorrenza, di lineamenti distensivi tardo-triassici e liassici inferiori.

La porzione soprastante di questa unità strutturale costituita dalle formazioni tardo triassiche,

presenta al suo interno locali intensi piegamenti, parziali scollamenti, faglie inverse con vergenze

tettoniche a meridione; tali lineamenti tettonici verso sud si raccordano con la flessura dell‟Albenza

tramite una blanda anticlinale, fagliata sul versante meridionale della valle Imagna.

La Zona a pieghe di Zogno-Clanezzo è caratterizzata da una serie di pieghe, pieghe-faglie con assi

a sviluppo planimetrico curvilineo orientati all‟incirca EO, ESE-WNW.

Il Sistema di faglie Roncola – Catramerio – M. Molinasco è costituito da una serie di faglie la cui

componente di trascorrenza si riduce progressivamente verso sud e viene assorbita nella

propaggine orientale dell‟anticlinale dell‟Albenza (a sud dell‟abitato di Roncola diventa una

piega-faglia quasi coricata e parzialmente elisa a livello del Calcare di Zu).

Per quanto riguarda l’assetto strutturale locale è presente:

- una sinclinale in corrispondenza del monte Ubione sviluppata nelle unità giurassiche;

- il Sistema di faglie Roncola – Catramerio – M. Molinasco che taglia obliquamente la valle

Imagna;

- in destra alla valle è presente una blanda anticlinale con asse orientato all‟incirca SE-NO nelle

formazioni del Calcare di Zu e delle sottostanti Argilliti di Riva di Solto.

PRESSIONI ESERCITATE SU SUOLO E SOTTOSUOLO

Dal punto di vista delle pressioni esercitate sul suolo e sottosuolo della Comunità Montana della

Valle Imagna, si registra un tasso di urbanizzazione in linea con la situazione provinciale (12,60%

circa dell‟ intera superficie territoriale).

Discreta è la quota di superficie territoriale dedicata ai siti industriali (sempre inferiore al 10% in ogni

Comune della valle) mentre esiguo è il territorio che ospita le aree estrattive (le uniche cave attive

sono poste nei Comuni di Almenno S. Bartolomeo, Berbenno, Palazzago, Strozza).

Figura – Superficie urbanizzata

Fonte: Provincia di Bergamo, Settore Pianificazione territoriale e trasporti

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Il suolo non urbanizzato è in prevalenza occupato da boschi (67%), seguiti dai prati (23%), dal

seminativo (5%), dalla vegetazione naturale (2%), dalle aree sterili (2%) e dalle legnose agrarie (1%);

una piccola percentuale (inferiore all‟ 1%) è occupata dalle aree idriche.

Figura – Uso del suolo non urbanizzato

Fonte: Provincia di Bergamo, Settore Pianificazione territoriale e trasporti

Il territorio della Valle Imagna è inoltre caratterizzato dalla discreta presenza di rischi naturali, in

particolare fenomeni franosi (13% della superficie territoriale) e alluvionali (4%).

Tali rischi, analizzati anche considerando gli eventi calamitosi occorsi negli anni passati, vedono il

possibile coinvolgimento di aree urbanizzate e di infrastrutture tecnologiche e di comunicazione

con il conseguente eventuale danno a persone, beni ed attività.

L‟analisi dei dati inerenti gli incendi boschivi registra una discreta presenza di tali episodi (quasi

sempre di origine dolosa) con una tendenza al miglioramento negli ultimi anni.

In merito al rischio valanghivo, vi è una scarsa superficie territoriale interessata ad esso, così come

ridotto è il numero di episodi occorsi negli anni passati.

Per completare la disamina dei rischi territoriali, per quanto riguarda le risposte poste in atto delle

amministrazioni per fronteggiare tali calamità, va sottolineata una buona presenza di studi

geologici.

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La tabella e il grafico seguente illustrano la ripartizione della superficie comunale di Strozza per

tipologia di uso del suolo.

Tabella – Uso del suolo nel Comune di Strozza

USO DEL SUOLO Ha Ha %

Aree urbanizzate

Nuclei storici 5,00

41,27

10,63%

Aree residenziali 29,70

Aree produttive/commerciali 6,57

Aree destinate a servizi pubblici e verde privato

Attrezzature di interesse pubblico 1,09

15,05

3,88%

Cimitero 0,15

Attrezzature tecnologiche 1,22

Aree a parcheggio 0,42

Verde pubblico 1,48

Verde privato 0,45

Rete viaria 10,24

Area estrattiva 10,64 10,64 2,74%

Aree agricole 58,44 58,44 15,06%

Aree di interesse naturalistico 257,41 257,41 66,33%

Corsi d'acqua 5,27 5,27 1,36%

Superficie comunale 388,07 388,07

Grafico – Uso del suolo nel Comune di Strozza

41,27 15,05

10,64

58,44

257,41

5,27

Uso del suolo (Ha)

Aree urbanizzate

Aree destinate a servizi pubblici e verde privato

Area estrattiva

Aree agricole

Aree di interesse naturalistico

Corsi d'acqua

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FATTIBILITÀ GEOLOGICA

Tratto dallo “Studio geologico di supporto alla pianificazione territoriale” redatto dal geologo Dott.

Geologo Fabio Plebani

Le indicazioni relative alla fattibilità geologica e gli indirizzi per la pianificazione territoriale sono stati

desunti dalla valutazione analitica e incrociata degli elementi ricavati dallo studio geologico.

L‟esame dei dati ha consentito di sviluppare un processo diagnostico che ha permesso di

suddividere e classificare l‟intero territorio comunale dal punto di vista della fattibilità geologica e

di formulare proposte operative in relazione alla classe di appartenenza.

La classificazione adottata fornisce utili indicazioni in ordine alla destinazione d‟uso, alle cautele

generali da adottare per gli interventi, agli studi ed alle indagini da effettuare per gli

approfondimenti del caso, ed infine alle opere necessarie per la riduzione ed il controllo del rischio

geologico ed idrogeologico. Si ricorda che gli studi condotti nell‟attuazione della L.R. 41/97 e dei

“criteri relativi alla componente geologica nella pianificazione comunale” non devono essere in

alcun modo sostitutivi delle indagini geognostiche di maggior dettaglio prescritte dal D.M. 11

marzo 1988 per la pianificazione attuativa e per la progettazione esecutiva. Seguendo le

indicazioni riportate nei criteri approvati e proposti dalla Regione Lombardia, sono state

individuate dal punto di vista delle condizioni e delle situazioni geologiche quattro classi di

fattibilità, che sono riconoscibili per numero e colore sulla carta.

Figura - Carta di fattibilità geologica delle azioni di piano

________________________________________________________________________________

________________________________________________________________________________

Tabella – Superficie territoriale per classe di fattibilità geologica

CLASSE AREA (km2) % su sup. terr.

1 0,05 1,35

2 0,65 16,84

3 1,68 43,19

4 1,50 38,62

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La tabella seguente riporta le prescrizioni relative alle classi di fattibilità geologica e le parti del

territorio interessate.

Prescrizioni Classe di fattibilità geologica Territorio comunale

Classe I

Fattibilità senza limitazioni

In questa classe ricadono le aree per le quali gli studi non hanno

individuato specifiche controindicazioni di carattere geologico e

urbanistico alla modifica di destinazione d‟uso delle parcelle.

La classe I comprende aree generalmente pianeggianti o poco acclivi,

con buone caratteristiche geotecniche dei terreni e non interessate da

fenomeni di dissesto idrogeologico. Localmente, il grado di permeabilità

dei terreni fa consigliare attenzione nello scarico nel sottosuolo di

eventuali agenti inquinanti.

In ogni caso, anche per interventi di piccola entità, l‟Amministrazione

Comunale potrà chiedere la relazione geologica se riterrà che

l‟intervento possa interferire significativamente con edifici vicini o con le

condizioni geologiche locali.

Nel caso specifico del

territorio comunale in

questione tali aree sono

state individuate in

corrispondenza della

porzione centrale di aree

pianeggianti che

coincidono all‟incirca con

i nuclei anticamente

edificati di Strozza,

Amagno, Ca Campo e

Cabrozzo.

Classe II

Fattibilità con modeste limitazioni

In questa classe ricadono le aree nelle quali sono state rilevate

condizioni limitative alla modifica di destinazione d‟uso dei terreni, per

superare le quali si rende necessario realizzare approfondimenti di

carattere geologico tecnico o idrogeologico finalizzati alla realizzazione

di eventuali opere di bonifica.

Possono essere presenti modesti fenomeni di dissesto, come piccole

frane superficiali o crolli localizzati o fenomeni alluvionali di scarso rilievo.

Si ritiene che per tutte le aree di classe “II” sulle quali è prevista una

modificazione della destinazione d‟uso o la costruzione di nuovi

insediamenti, debbano essere prodotte indagini geologiche-

geotecniche. Tali indagini dovranno evidenziare, sulla base della

tipologia d'intervento, i mutui rapporti con la geologia e la geomorfolgia,

i sistemi di controllo e drenaggio delle acque superficiali.

Le suddette indagini, sulla base dell‟entità dell‟intervento e a discrezione

del professionista incaricato, potranno essere costituite o da una

semplice relazione geologica o da specifici approfondimenti geotecnici,

quali prove penetrometriche in sito, sondaggi diretti, analisi strutturali di

ammassi rocciosi potenzialmente instabili, ecc.. Le relazioni geologiche

e/o geotecniche dovranno comunque essere eseguite sui nuovi

insediamenti in ambito di P.A., P.L., P.I.P. ed ogni opera pubblica e

dovranno considerare tutta l‟area ritenuta dall‟esperto geologicamente

pertinente.

Allo stesso modo le relazioni andranno eseguite sui nuovi fabbricati

singoli, escludendo però gli accessori fino a 100 mc e gli interventi di

trasformazione, recupero e/o restauro conservativo che non stravolgano

Per quanto riguarda il

territorio comunale di

Strozza in classe 2

ricadono tutte quelle aree

poco acclivi presenti ai

piedi dei versanti, i terrazzi

o i crinali dove non si è

evidenziata l‟esistenza di

particolari fenomeni di

dissesto in atto.

In queste zone è

prevedibile l‟esistenza di

una copertura eluviale o

detritico – colluviale della

quale è indispensabile

accertarne le

caratteristiche geologiche

e il grado di stabilità.

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l‟ossatura del fabbricato, nel senso che non deve essere previsto,

all‟interno di tali interventi, un considerevole aumento delle volumetrie

che possono modificare l‟assetto statico del fabbricato stesso nei

rapporti con il terreno di fondazione. In ogni caso, anche per interventi di

piccola entità come quelli sopra descritti, l‟Amministrazione Comunale

potrà chiedere la relazione geologica se riterrà che l‟intervento possa

interferire significativamente con edifici vicini o con le condizioni

geologiche locali. In particolare, si ritiene opportuno mantenere una

distanza di sicurezza, per qualsiasi costruzione, di almeno 10 metri da orli

morfologici classificati in classe III, e di almeno 20 metri da orli morfologici

classificati in classe IV; in questi casi dovrà essere prodotta una verifica di

stabilità delle scarpate in relazione alle nuove opere. Nel caso di

realizzazione di edifici in prossimità di cigli di scarpata si ritiene necessaria

la predisposizione di verifiche di stabilità della scarpata sottostante che

tengano in considerazione l‟applicazione del sovraccarico dovuto alla

realizzazione dell‟edificio.

Nel caso che la realizzazione dell‟edificio comporti la formazione di un

fronte di scavo a monte e/o ai lati (es: realizzazione di un edificio su un

pendio inclinato, esecuzione di box e di locali interrati in fregio a edifici

esistenti e magari di vecchia costruzione), si ritiene necessaria la

predisposizione di verifiche di stabilità del pendio in relazione alla

realizzazione del fronte di scavo previsto. Questo per predisporre un

progetto adeguato in merito alle opere di sostegno necessarie evitando

così che l‟esecuzione di scavi in prossimità di edifici esistenti possano

indurre lesioni nelle strutture adiacenti.

Classe III Fattibilità con consistenti limitazioni

La classe “III” comprende zone in cui sono state riscontrate consistenti

limitazioni alla modifica delle destinazioni d‟uso dei terreni, per l‟entità e

la natura dei rischi individuati nell‟area di studio o nell‟immediato intorno;

in essa sono presenti aree acclivi potenzialmente soggette all‟influenza di

fenomeni di dissesto idrogeologico e fenomeni alluvionali con trasporto

in massa, terreni con scarsa qualità geotecnica o potenziale instabilità,

forme di degrado antropico (ex cave).

L‟utilizzo di queste zone sarà pertanto subordinato alla realizzazione di

supplementi di indagine per acquisire una maggiore conoscenza

geologico tecnica o idraulica dell‟area e di un suo immediato intorno.

Tale approfondimento tecnico dovrà essere attuato grazie

all‟esecuzione di approfonditi studi geologici-geotecnici, mediante

campagne geognostiche o significative verifiche idrauliche, che

dovranno interessare non solo i principali corsi d‟acqua, ma anche i corsi

d‟acqua minori che nel passato hanno manifestato significative forme di

dissesto. Il risultato delle indagini condotte dovrebbe far scaturire l‟entità

massima dell‟intervento, le opere da eseguirsi per una maggior

salvaguardia geologica o l‟attuazione di sistemi di monitoraggio

geologico che permettano di tenere sotto osservazione l‟evoluzione dei

fenomeni in atto.

Ciò dovrà consentire di precisare le idonee destinazioni d‟uso, le

volumetrie ammissibili, le tipologie costruttive più opportune, nonchè le

necessarie opere di sistemazione e bonifica. Per l‟edificato esistente

dovranno essere fornite indicazioni in merito alle indagini da eseguire per

la progettazione e la realizzazione delle opere di difesa, sistemazione

idrogeologica e degli eventuali interventi di mitigazione degli effetti

Per quanto riguarda il

territorio comunale di

Strozza in classe 3

ricadono tutti quei versanti

da mediamente acclivi

ad acclivi dove la roccia

si presenta con un assetto

sfavorevole dei piani di

stratificazione o di

fatturazione oppure sono

presenti terreni di natura

eluviale, detritico–

colluviale chepossiedono

caratteristiche geologico-

geotecniche scadenti. In

tale classe rientrano le

aree di cava.

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negativi indotti dall‟edificato. Potranno essere inoltre predisposti idonei

sistemi di monitoraggio geologico che permettano di tenere sotto

controllo l‟evoluzione dei fenomeni in atto o indotti dall‟intervento.

L‟utilizzo di queste zone sarà pertanto subordinato alla realizzazione

d‟indagini mirate all‟acquisizione di una maggiore conoscenza

geologicotecnica, idrogeologica o idraulica dell‟area e di un suo

immediato intorno.

Tale approfondimento tecnico dovrà essere attuato attraverso

l‟effettuazione di approfonditi studi geologici-geotecnici, idrogeologici e

l‟esecuzione di campagne geognostiche, prove di laboratorio, verifiche

di stabilità, etc.

Nel caso di problematiche di tipo idraulico, gli studi saranno necessari

non solo in corrispondenza dei principali corsi d‟acqua, ma anche i corsi

d‟acqua minori che nel passato hanno manifestato significative forme di

dissesto. Il risultato delle indagini condotte dovrà valutare la

compatibilità dell‟intervento edificatorio e la portata massima che esso

può avere in relazione alle caratteristiche del sito. Dovranno essere

valutate attentamente le opere di sostegno e di protezione/difesa

necessarie in relazione ad un contesto di salvaguardia geologica.

Rispetto alle precedenti aree, quelle rientranti nella terza classe di

fattibilità presentano una maggiore diffusione ed estensione del dissesto

o delle potenziali attitudini ad esso e comportano, quasi sempre, la

necessità di approfondire le conoscenze o di realizzare opere di difesa

idrogeologica o idraulica. Non sempre queste opere dovranno essere

collocate nell‟area contrassegnata dalla classe di appartenenza, ma al

contrario potranno collocarsi in aree esterne che, nella dinamica

geomorfologica, comportano la manifestazione dell‟evento più a valle.

Gli interventi di bonifica idraulica o idrogeologica dovranno, ove

possibile, essere eseguiti con tenciche di bioingegneria forestale.

Pur tenendo conto del fatto che sarebbe opportuno limitare o evitare

nuovi consistenti insediamenti nelle aree appartenenti alla Classe III, si

ribadisce naturalmente che anche in questo caso le relazioni geologiche

e geologico tecniche andranno eseguite sui nuovi fabbricati singoli e su

tutti quegli interventi che presentano un significativo impatto sul territorio

(es. viabilità, reti tecnologiche, ecc.); possono essere esclusi gli accessori

fino a 100 mc e gli interventi di trasformazione, recupero e/o restauro

conservativo che non stravolgano l‟ossatura del fabbricato, nel senso

che non deve essere previsto, all‟interno di tali interventi, un

considerevole aumento delle volumetrie che possono modificare

l‟assetto statico del fabbricato stesso nei rapporti con il terreno di

fondazione. In ogni caso, anche per interventi di piccola entità come

quelli sopra descritti, l‟Amministrazione Comunale potrà chiedere la

relazione geologica se riterrà che l‟intervento possa interferire

significativamente con edifici vicini o con le condizioni geologiche locali.

In particolare, si ritiene opportuno mantenere una distanza di sicurezza,

per qualsiasi costruzione, di almeno 20 metri da orli morfologici classificati

in classe IV; in questi casi dovrà essere sempre prodotta una verifica di

stabilità delle scarpate in relazione alle nuove opere. Nel caso di

realizzazione di edifici in prossimità di un ciglio di scarpata si ritiene

necessaria la predisposizione di verifiche di stabilità della scarpata

sottostante che tengano in considerazione l‟applicazione del

sovraccarico che comporta la realizzazione dell‟edificio.

Nel caso che la realizzazione dell‟edificio comporti la formazione di un

fronte di scavo a monte e/o ai lati (es: realizzazione di un edificio su un

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pendio inclinato, esecuzione di box e di locali interrati in fregio a edifici

esistenti e magari di vecchia costruzione), si ritiene necessaria la

predisposizione di verifiche di stabilità del pendio in relazione alla

realizzazione del fronte di scavo previsto. Questo per predisporre un

progetto adeguato in merito alle opere di sostegno necessarie evitando

così che l‟esecuzione di scavi in prossimità di edifici esistenti possano

indurre lesioni nelle strutture adiacenti.

(L‟area di rispetto delle sorgenti è stata per ora convenzionalmente

cartografata come un semicerchio avente per centro le opere di

captazione; potrebbe essere meglio definita dopo aver identificato con

precisione, se possibile, l‟esatto bacino di alimentazione delle sorgenti

stesse; all‟interno della zona di rispetto delle sorgenti dovranno

comunque essere rispettate le norme previste dalla legislazione vigente,

in particolare il D.P.R. 236/88, la Circolare 38/SAN/83 della Regione

Lombardia e il D.G.R. n. 6/15137 del 27.6.1996.)

Classe IV – Fattibilità con gravi limitazioni

L‟alto rischio comporta gravi limitazioni per la modifica delle

destinazioni d‟uso delle particelle. Nelle aree contrassegnate dalla

Classe IV dovrà essere esclusa qualsiasi nuova edificazione, se non per

opere tese al consolidamento o alla sistemazione idrogeologica

necessaria per la messa in sicurezza dei siti, per la realizzazione di opere

pubbliche di interesse collettivo (acquedotti, fognature, ecc.) o per

limitati insediamenti o infrastrutture di carattere agricolo che dovranno

essere valutati puntualmente. A tal fine, alle istanze per l‟approvazione

da parte delle autorità comunali, dovrà essere allegata apposita

relazione geologica e geomorfologica (perizia asseverata da tecnico

competente) che dimostri la compatibilità degli interventi previsti con

la situazione di grave rischio geologico.

In questa classe non sono ammesse nuove edificazioni; per tutti gli altri

interventi dovrà essere tassativamente prodotta una relazione

geologica e idraulica e una specifica relazione geotecnica che tenga

conto delle possibili interferenze con la presenza di fenomeni di dissesto

o di rischio in atto. In tutti i casi, sulla base dei risultati emersi

dall‟indagine dovrà essere elaborato un progetto degli interventi di

consolidamento e di bonifica, di trattamento e/o miglioramento dei

terreni. Il progetto dovrà tenere conto altresì di un programma di

monitoraggio ambientale destinato a verificare gli effetti degli

interventi eseguiti in relazione all‟entità dell‟opera. Gli interventi di

bonifica idraulica o idrogeologica dovranno, ove possibile, essere

eseguiti con tenciche di bioingegneria forestale.

Per quanto riguarda il

territorio comunale di

Strozza nella 4.a classe

sono state inserite le aree

coinvolte in movimenti

franosi che risultano in atto

o quiescenti, le pareti in

roccia dalle quali si

possono staccare dei

massi, gran parte del

versante occidentale del

monte Ubione, il torrente

Imagna e gli impluvi

naturali con le loro sponde

sino ad una distanza di 10

metri secondo quanto

riportato dall‟Art.96 del

Regio Decreto 523/1904.

In questa classe 4

ricadono anche le zone di

tutela assoluta (estensione

10 metri attorno alle opere

di captazione) per le

opere di captazione le cui

acque in passato furono

destinate a scopo

idropotabile.

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CLASSIFICAZIONE SISMICA

Tratto dallo studio “Analisi e valutazione degli effetti sismici di sito, finalizzata alla definizione

dell’aspetto sismico nel Piano di Governo del Territorio” redatto dal Dott. Geologo Gianluigi Nozza

L‟analisi e la valutazione degli effetti sismici di sito, finalizzate alla definizione dell‟aspetto sismico nei

piani di governo del territorio, vengono codificate a livello procedurale mediante un approccio

secondo 3 distinti livelli, con grado di dettaglio via via crescente:

Figura - Schema procedurale associato ai 3 livelli di indagine

I primi due livelli sono obbligatori (con alcune differenze in funzione della zona sismica di

appartenenza) in fase di pianificazione.

Il terzo livello è invece obbligatorio in fase di progettazione sia quando con il 2° livello si dimostra

l‟inadeguatezza della normativa sismica nazionale per gli scenari di pericolosità sismica locale

caratterizzati da effetti di amplificazione, sia per gli scenari di pericolosità sismica locale

caratterizzati da effetti di instabilità, cedimenti e/o liquefazione e contatto stratigrafico e/o

tettonico tra litotipi con caratteristiche fisico-meccaniche molto diverse.,

Il livello 3° è obbligatorio anche nel caso in cui si stia progettando costruzioni il cui uso prevede

affollamenti significativi, industrie con attività pericolose per l‟ambiente, reti viarie e ferroviarie la

cui interruzione provochi situazioni di emergenza e costruzioni con funzioni pubbliche o strategiche

importanti, sociali essenziali.

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93

LA CARTA DELLA PERICOLOSITA’ SISMICA LOCALE (PSL)

La carta della PSL prevede la rappresentazione dei diversi scenari sismici riconosciuti sulla base di

elementi poligonali o lineari. In seguito è stato stabilito il seguente criterio di priorità decrescente tra

i diversi codici PSL:

Codice PSL Descrizione

Z1a Zona caratterizzata da mov. franosi attivi

Z1b Zona caratterizzata da mov. franosi quiescenti

Z1c Zona potenzialmente franosa o esposta a rischio

frana

Z2-Z5 Zone con terreni di fondazione scadenti o di

contatto stratigrafico tra litotipi molto diversi

Z4a,Z4b,Z4c,Z4d Zone con presenza di depositi superficiali di varia

natura

Figura - Carta della Pericolosità Sismica Locale

________________________________________________________________________________

________________________________________________________________________________

Nella figura soprastante si riporta la carta di Pericolosità Sismica Locale. Non tutto il territorio è

classificato, poiché alcune aree non ricadono in nessuna delle categorie per le quali è prevista

l‟attribuzione di un codice di PSL. Gli elementi lineari sono stati semplicemente sovrapposti agli

elementi areali.

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94

La carta della PSL effettua una zonazione qualitativa del territorio sulla base di diversi scenari di

rischio sismico, associati alle più comuni situazioni geomorfologiche, morfologiche o litologiche

che si possono riscontrare in natura. Gli scenari considerati sono illustrati nella tabella seguente:

L‟esame della carta della PSL del comune di Strozza consente di evidenziare i seguenti elementi:

Il 29,9% del territorio ricade in scenari di pericolosità sismica locale caratterizzati da effetti di

instabilità legati alla presenza di fenomeni franosi attivi, quiescenti o stabilizzati o

potenzialmente franosi (classi Z1a, Z1b e Z1c); tutte queste aree sono automaticamente

assoggettate agli studi di 3° livello da effettuare in fase di progettazione.

Lo 0,0013% ricade in scenari di pericolosità sismica locale caratterizzati da terreni di

fondazione particolarmente scadenti, essenzialmente riporti (classe Z2); anche queste zone

sono automaticamente assoggettate agli studi di 3° livello.

Lo 0,045% ricade in scenari di pericolosità sismica locale caratterizzati da possibili effetti di

amplificazione litologica (Classi Z4a Z4b e Z4c) anche se si evidenzia come all‟interno di

queste aree gli edifici considerabili come strategici sono effettivamente molto pochi.

Infine il 13,4% circa ricade in scenari suscettibili di amplificazione topografica. Per quanto

concerne questi ultimi tuttavia, si deve evidenziare come in realtà solo una piccolissima

parte di queste zone, sia effettivamente edificata o presenti interesse edificatorio, in quanto

la quasi totalità delle aree individuate corrisponde alle creste sommitali che fanno da

spartiacque con i comuni vicini e quindi si colloca in zone dove è molto probabile che

anche in futuro l‟interesse edificatorio rimanga marginale. Inoltre in quasi nessuna di queste

zone si è in presenza di edifici classificabili come strategici, cosa che escluderebbe

l‟applicazione degli studi di 2° livello.

Complessivamente, il territorio comunale interessato da effetti di amplificazione sismica locale è il

43,35%.

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95

ACQUA

IDROLOGIA Tratto dallo “Studio del reticolo idrografico minore comunale di Strozza (secondo quanto previsto

dalla D.G.R. 25.01.02 N° 7/7868 e successive modifiche ed integrazioni)” redatto dal Dott. Geologo

Fabio Plebani e dal Dott. Agronomo Guido Vitali.

NORMATIVA DI RIFERIMENTO (R.D. N.523/1904 E D.G.R. N.7/13950 DEL 01.08.2003)

Con la pubblicazione della D.G.R. n.7/7868 del 25.01.2002 e della successiva D.G.R. n.7/13950 del

01.08.2003.D.G.R., viene proposta la determinazione del reticolo idrografico principale ai sensi

dell‟art.3, comma 108, della L.R. 1/2000 e individuati i criteri di trasferimento delle funzioni di polizia

idraulica concernenti il reticolo idrografico minore come indicato dall‟art.3, comma 114, della

medesima normativa.

Il reticolo idrografico principale, sul quale la Regione esercita le funzioni di polizia idraulica, viene

definito dall‟elenco dei corsi d‟acqua all‟Allegato A della D.G.R. n.7/13950.

Il reticolo idrografico minore è individuato per differenza dall‟elenco del suddetto Allegato A ed è

di competenza dei Comuni che applicano i “Criteri per l‟esercizio delle attività di polizia idraulica”

definiti dall‟Allegato B della D.G.R. n.7/13950.

Nella fattispecie “i corsi d‟acqua naturali o artificiali non presenti nelle tabelle, nonché i tratti dei

corsi d‟acqua naturali o artificiali presenti nelle tabelle ma non rientranti nella descrizione tratto

indicato come principale, sono da considerarsi non appartenenti al «reticolo principale», così

come previsto nella D.G.R. n.VI/47310 del 22.12.1999”.

INDIVIDUZIONE DEL RETICOLO IDRICO PRINCIPALE

Nella D.G.R. n. 7868 dove è stato pubblicato l‟elenco dei corsi d‟acqua appartenenti al “Reticolo

Idrico Principale” (all. A sostituito dall‟all. A della D.G.R. n. 13950), di competenza della regione

Lombardia e l‟elenco dei canali di bonifica gestiti dai Consorzi di Bonifica (all. D), per il comune di

Strozza vengono individuati:

N.

Prog

r.

Denominazione Comuni interessati

F

o

c

e

o

s

b

o

c

c

o

Tratto clas.

come princ.

N.

iscr.

AAPP

BG0

13

Torrente

Imagna

Almenno S.S., Ubiale Clanezzo,

Strozza, Strozza, Berbenno,

Bedulita, S. Omobono Terme,

Corna Imagna, Rota d‟Imagna,

Fuipiano Valle Imagna,

Brumano.

B

r

e

m

b

o

Dallo sbocco

alla

biforcazione

a

NE di

Brumano

19

BG0

14

Torrente Strozza

o Pissarola Strozza, Roncola,.

I

m

a

g

n

a

Tutto il corso 20

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96

I corsi d‟acqua citati individuati dalla Regione Lombardia, rispondono ad una serie di requisiti dei

quali la lista seguente rappresenta una sintesi:

– il Reticolo Principale viene costituito dai soli corsi d‟acqua che sottendono bacini idrografici

significativi;

– i corsi d‟acqua inferiori a 2 Km sono da considerarsi principali purchè siano caratterizzati da

rilevanti problematiche idrauliche o idrogeologiche;

– i corsi d‟acqua che scorrono all‟interno di uno stesso comune o che fungono da confine tra

comuni limitrofi devono essere considerati appartenenti al reticolo principale solo se interessati

da interventi idraulici o di versante particolarmente significativi;

– il punto di inizio di un corso d‟acqua principale deve sempre essere individuabile attraverso

elementi territoriali visibili;

– i punti che delimitano il reticolo principale devono essere visibili in loco e rappresentati sulla CTR

in scala 1:10000;

– i corsi d‟acqua significativi che rappresentano i principali immissari ed emissari dei maggiori

laghi lombardi devono essere definiti per quanto riguarda il punto di immissione e quello di

emissione.

La valle Pissarola,che sbocca nell‟Imagna dopo aver lambito il centro comunale, raccoglie le

acque fin dalla sommità dell‟Albenza, ben sopra l‟abitato di Roncola Valle Imagna.

Figura – Corpi idrici e reticolo minore

_______________________________________________________________________________

________________________________________________________________________________

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97

CARATTERISTICHE DEI CORSI D’ACQUA

Nel versante Est, in sinistra orografica, il territorio si spinge fino al crinale di sommità che separa le

valli Imagna e Brembilla, toccandolo in un solo punto a quota 789 m s.l.m. (Roccoli della Passata).

Nel versante Ovest, in destra orografica, il territorio percorre per un tratto lo spartiacque

meridionale della valle Imagna, dalla cima del monte Botto (m 913 s.l.m.) verso sud, passando per

il monte Castra, fino al torrente, e per un altro tratto, verso nord, disceso fino a circa 700 metri, si

mantiene a quella quota fino a raggiungere il confine con Capizzone.

Il territorio di sinistra orografica, appartenente alle falde occidentali del monte Unione, ha forte

acclività ed è privo di insediamenti antropici, i quali sono invece presenti, in destra orografica, fino

a poco oltre i 400 metri di quota.

Le aste torrentizie, nel territorio di Strozza, sono per lo più brevi e con profilo a forte pendenza.

Le diramazioni laterali sono per lo più assenti, ed i bacini imbriferi tendono alla forma lineare

riversando separatamente le proprie acque negli alvei del reticolo principale.

Un minimo di espansione laterale del bacino idrografico, con presenza di alcuni affluenti, è

riscontrabile nel torrente P 10, a nord.

Il torrente P 01, di modestissima importanza cartografica, costituisce la parte terminale di un

torrente che proviene dal territorio di Almenno San Salvatore e solca le pendici del colle Duno.

Il percorso del torrente P03 è di definizione problematica: l‟alveo è da tempo obliterato dalla

presenza di un ambito di cava, e le sue acque sono governate artificialmente, in funzione

dell‟attività di coltivazione.

Solo un tratto superiore del suo corso è ancora presente nelle mappe catastali,mentre il tratto

inferiore, interamente sotterraneo, è assente.

Essendo incerto il presupposto della demanialità, ossia la presenza di acque piovane convogliate

in un corso d‟acqua, è particolarmente opportuno, per questo torrente, valutare una possibile

completa sdemanializzazione, oppure rivederne la consistenza secondo il programma di

sistemazione definitiva post coltivazione.

LA RISORSA ACQUA IN VALLE IMAGNA La Valle Imagna è come noto costituita da due ben distinti bacini idrografici.

Il tema del ciclo delle acque (approvvigionamento idropotabile e collettamento e depurazione

dei reflui urbani) ha avuto soluzioni tecniche diverse e per molti versi autonome.

Nell‟alta Valle i problemi riguardanti l‟approvvigionamento dell‟acqua destinata al consumo

umano hanno avuto una concreta soluzione grazie alla realizzazione di numerosi interventi di

sistemazione e di ampliamento della rete che sono in grado di garantire un servizio adeguato sia

alle popolazioni residenti che ai turisti.

Per quanto si riferisce al tema del collettamento e della depurazione dei reflui urbani, il programma

approntato dalla Comunità Montana è stato in gran parte realizzato con la costruzione del

depuratore dell‟alta valle (ubicato nel Comune di Strozza) e di tutti i collettori principali di

adduzione.

I problemi che devono ancora essere affrontati e che comportano una non irrilevante

compromissione ambientale si riferiscono al collettamento dei reflui delle numerosissime contrade

disperse su tutto il territorio dell‟alta valle.

Il reticolo idrografico, come noto caratterizzato da innumerevoli valli e vallecole di importanza

minore che hanno costituito nel passato (ed in parte anche oggi) lo strumento di dispersione ed

autodepurazione dei reflui urbani, ha contribuito a diffondere un inquinamento organico

superficiale, e spesso anche delle falde sotterranee, che deve essere rapidamente risolto per non

compromettere la bellezza dei luoghi e disperdere una risorsa come quella ambientale, che

costituisce uno dei punti di forza dell‟offerta turistica locale.

Accanto a questo problema, peraltro avviato a soluzione almeno nei suoi aspetti più rilevanti, vi è

una situazione di inquinamento localizzato dovuto alla discarica abusiva di rifiuti solidi urbani che

ha interessato una dolina situata nel Comune di Costa Imagna.

Da ultimo si sottolinea la particolare situazione delle attività produttive del settore del legno (filiera

che caratterizza gran parte della media Valle ed in particolare i territori di Berbenno e

Sant‟Omobono T.) che oggi eliminano autonomamente gli scarti legnosi di lavorazione attraverso

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l‟incenerimento, con una pluralità di punti di emissione di fumi e la dispersione di una potenziale

energia derivante dall‟utilizzo della biomassa di scarto.

La base conoscitiva sulle infrastrutture di acquedotto, fognatura e depurazione, pur con alcune

criticità residue, ha subito una recente significativa evoluzione attraverso la ricognizione effettuata

dall‟ Autorità d‟ ambito, mentre, per quanto riguarda le derivazioni da acque superficiali, il catasto

recentemente acquisito dalla provincia consente di avere un quadro dettagliato della situazione.

I consumi idrici procapite del territorio della Comunità Montana, tenendo conto anche degli

abitanti fluttuanti che, in talune località, sono ampliamente prevalenti rispetto ai residenti, risultano

tendenzialmente contenuti (mediamente 250 litri/ab giorno), con una pressoché totale copertura

di servizio di acquedotto.

L‟approvvigionamento idrico avviene in larga parte da sorgenti prive, in linea di massima, di

inquinanti di origine industriale o agricola (es. solventi, nitrati), ma con possibili contaminazioni

occidentali di natura organica a causa di una maggiore esposizione rispetto alla falda acquifera

di pianura.

La copertura della rete fognaria è molto elevata e raggiunge il 100% in numerosi Comuni, così

come emerge una buona situazione in termini di depurazione dei reflui, con una depurazione

superiore al 90% in molti comuni e un numero ridotto di situazioni di scarico diretto in corpo idrico

superficiale.

La situazione, peraltro, è destinata a migliorare ulteriormente, a seguito del completamento dei

lavori sul collettore fognario, che permetterà una copertura ancora più completa del servizio di

depurazione, nonostante le maggiori difficoltà rispetto alle situazioni convenzionali delle aree

urbane, connesse con la configurazione del territorio, le basse temperature invernali e, in alcuni

casi, una certa variabilità delle portate dovuta alla fluttuazione delle presenze.

Sul territorio della comunità è censita una sola derivazione da acque superficiali, a scopo

industriale, ad Almenno San Salvatore.

Non vengono quindi sottratte portate idriche rilevanti al principale corso d‟ acqua e non

emergono quindi particolari criticità in termini di deflusso minimo vitale, con conseguenze sia sugli

ecosistemi sia sulla qualità delle acque superficiali, negativamente influenzata dalla scarsa

diluizione, come avviene invece in numerose realtà del territorio bergamasco.

Ciononostante, la situazione di controllo qualità acque superficiali (T. Imagna – esterna al territorio)

evidenzia uno stato di qualità solo “sufficiente”, con una sostanziale stabilità tra le diverse

rilevazioni.

Le tabelle seguenti riportano i valori degli indicatori relativi all‟acqua per ogni comune della

Comunità Montana, relativi agli anni 2002-2003 (fonte: RSA Valle Imagna 2005).

Consumi idrici totali (2002-2003)

Comune Consumi

(mc/anno)

Almenno San Bartolomeo 159.860

Almenno San Salvatore 182.000

Barzana ND

Bedulita 71.566

Berbenno 153.890

Brumano 51.171

Capizzone 100.110

Corna Imagna 100.000

Costa Valle Imagna 129.379

Fuipiano Valle Imagna 94.483

Locatello 85.244

Palazzago ND

Roncola 71.982

Rota d‟Imagna 263.807

Sant‟Omobono Terme 250.871

Strozza 61.103

Valsecca 70.375

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99

Nota: per Almenno San Bartolomeo, Almenno San Salvatore e Roncola il consumo indicato è una stima

del volume immesso in rete; per Almenno San Bartolomeo e Roncola, inoltre, il dato non è disponibile per

alcuni impianti.

Consumi idrici procapite (2002-2003)

Comune Consumi procapite

(l/ab giorno)

Almenno San Bartolomeo 84

Almenno San Salvatore 86

Barzana ND

Bedulita 244

Berbenno 164

Brumano 644

Capizzone 205

Corna Imagna 269

Costa Valle Imagna 236

Fuipiano Valle Imagna 259

Locatello 193

Palazzago N D

Roncola 304

Rota d‟Imagna 309

Sant‟Omobono Terme 146

Strozza 174

Valsecca 428

Abitanti serviti da acquedotto (2002-2003)

Comune % residenti serviti % ab. Tot. serviti

Almenno San Bartolomeo ND ND

Almenno San Salvatore ND ND

Barzana ND ND

Bedulita 100% 100%

Berbenno 100% 100%

Brumano 100% 95,8%

Capizzone 100% 100%

Corna Imagna 100% 100%

Costa Valle Imagna 100% 100%

Fuipiano Valle Imagna 100% 100%

Locatello 100% 100%

Palazzago ND ND

Roncola ND ND

Rota d‟Imagna 100% 100%

Sant‟Omobono Terme 100% 100%

Strozza 100% 100%

Valsecca 100% 100%

Nota: la tabella evidenzia pressoché totale copertura della popolazione, sia residente, sia fluttuante, da parte

della rete acquedottistica. L’unica eccezione (Brumano) coinvolge comunque esclusivamente i fluttuanti.

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100

Abitanti serviti da fognatura (2002-2003)

Comune % residenti serviti % abitanti

residenti serviti

% ab. fluttuanti

serviti

Almenno San Bartolomeo 70,1% 76,2% 0,0%

Almenno San Salvatore 100% 100% -

Barzana ND% ND ND

Bedulita 77,3% 88,5% 60,0%

Berbenno 98,8% 99,4% 97,2%

Brumano 92,0% 92,0% 92,0%

Capizzone 100% 100% -

Corna Imagna 100% 100% 100%

Costa Valle Imagna 90,6% 89,1% 90,9%

Fuipiano Valle Imagna 103,6% 120,4% 102,0%

Locatello 118,6% 135,6% 111,5%

Palazzago ND ND ND

Roncola 95,1% 94,4% 95,3%

Rota d‟Imagna ND ND ND

Sant‟Omobono Terme 96,9% 96,9% -

Strozza 100% 100% 100%

Valsecca 65,9% 58,4% 86,7%

Nota: Si osserva che la percentuale di abitanti serviti da fognatura risulta nella maggior parte dei casi elevata

e non lontana al 100%. Emergono solo alcune criticità localizzate in alucni comuni, interpretabili come una

prevalenza di nuclei abitativi si evidenziano le situazioni anomale di Fuipiano V. imagna e Locatello, dove il

valore superiore al 100% rivela possibili incongruenze nella banca dati di origine.

Abitanti serviti da depurazione (2002-2003)

Comune % residenti

serviti Corpo idrico Spandimento

Altro/no

n id.

Almenno San Bartolomeo 0% 1% 0% 69%

Almenno San Salvatore 0% 25% 0% 75%

Barzana ND% ND ND ND

Bedulita 77% 0% 0% 0%

Berbenno 86% 13% 0% 0%

Brumano 92% 0% 0% 0%

Capizzone 100% 0% 0% 0%

Corna Imagna 100% 0% 0% 0%

Costa Valle Imagna 91% 0% 0% 0%

Fuipiano Valle Imagna 0% 104% 0% 0%

Locatello 79% 40% 0% 0%

Palazzago ND ND ND ND

Roncola 95% 0% 0% 0%

Rota d‟Imagna ND ND ND ND

Sant‟Omobono Terme 20% 77% 0% 0%

Strozza 100% 0% 0% 0%

Valsecca 66% 0% 0% 0%

Nota: La situazione che emerge è tendenzialmente positiva: buona parte dei Comuni è servita da

depurazione e risulta limitato a pochi casi lo scarico diretto superficiale. Vanno considerati con attenzione i

casi di Almenno San Salvatore e Almenno San Bartolomeo, poiché, dai dati disponibili, non è noto il recapito

finale. Si evidenzia la situazione anomala di Fuipiano V. imagna, dove il valore superiore al 100% rivela possibili

incongruenze nella banca dati di origine.

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Qualità della acque del Torrente Imagna

Indice biotico esteso – IBE

Premesso che l‟IBE ha un andamento fluttuante nel corso dell‟anno, il motivo delle fluttuazioni è da

ricondurre alle variazioni dei livelli idrici dei corsi d‟acqua, che in presenza di portate medie o

elevate riescono a diluire gli apporti inquinanti derivanti dagli scarichi civili e zootecnici mentre in

regime di magra non riescono ad autodepurarsi correttamente, le rilevazioni effettuate nel 2002 e

nel 2004, hanno fornito, alla stazione di rilevamento di Ubiale Clanezzo un IBE pari a 6, classe III

“ambiente inquinato o comunque alterato”.

Livello di inquinamento da macrodescrittori LIM.

Stazione di Ubiale Clanezzo, il LIM rilevato presenta un valore pari a 2 giudizio buono, nel 2002 e

pari a 2/3 giudizio buono/mediocre nel 2004.

Stato ecologico dei corsi d’acqua – SECA

Sempre presso la stazione di Ubiale Clanezzo, il SECA rilevato nel 2002 e 2004 presenta un valore

pari a 3, qualità sufficiente, tendenza stabile.

Tabella - Inidicatori di qualità delle acque del Torrente Imagna

Livello macrodescrittori Indice Biotico Esteso Stato ecologico Stato di qualità ambientale

2002 2004 2002 2004 2002 2004 2002 2004

2 2/3 6 6 Classe 3 Clase 3 Sufficiente Sufficiente

Fonte : ARPA Bergamo

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102

ASPETTI NATURALISTICI , PAESAGGIO E VINCOLI

L’UNITA’ DI PAESAGGIO DEL PTCP

Secondo il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale il territorio del Comune di Strozza dal

punto di vista paesaggistico appartiene all‟Unità di Paesaggio della Valle Imagna (n.8).

Stralcio della Tavola delle Unità di Paesaggio n.8 VALLE IMAGNA (Fonte: PTCP della Provincia di

Bergamo. In verde: localizzazione di Strozza.

I caratteri morfologici della struttura territoriale di quest'area sono così sintetizzati:

l‟unità ambientale appartiene al paesaggio della valle prealpina, e coincide con il bacino

idrografico dell‟Imagna; è morfologicamente definita da un grande catino con andamento

longitudinale prevalente, e delimitata da cime, crinali e passi di notevole significato paesistico.

A nord-ovest si staglia il gruppo del Resegone in parte compreso nella vicina provincia di Lecco, di

rilevante valore naturalistico e paesistico con visuali significative di grande distanza. Dal Resegone

attraverso la Corna Camozzera, passi, selle e cime di minore rilevanza visiva, si giunge al Monte

Albenza che chiude con una piega verso est la valle. In questo punto, dopo il nucleo della

Roncola e la cima del Botto, le pendici del Monte Castra e del contrapposto monte Ubione si

uniscono nella profonda incisione del torrente Imagna.

Risalendo verso nord il bacino è inizialmente fortemente connotato dalla presenza del Monte

Ubione che si presenta come uno degli elementi morfologici più importanti che caratterizza, sotto

l‟aspetto percettivo, la Valle sia dall‟interno che dall‟esterno, grazie alla particolare forma conica

che accentua l‟emergenza delle incisioni del Brembo e dell‟Imagna.

Il crinale prosegue con piccole cime, passi e selle di rilievo meno importanti, caratterizzate peraltro

nella parte centrale, dal consistente insediamento urbano quasi sommitale di Berbenno. Di qui il

crinale prende a risalire decisamente verso cime e passi più caratterizzati fino ai Canti e alla Costa

del Pallio che si richiude con una importante testata di valle verso il Resegone.

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103

All‟interno di questo sistema di cime e crinali si riconosce un paesaggio fortemente e diffusamente

umanizzato, dove anche i boschi e le aree in quota sono caratterizzati da un consistente reticolo di

sentieri e presenze edificate a testimonianza della tendenza storica a sfruttare in senso produttivo

ogni spazio possibile. Il versante ovest caratterizzato dai pianori in quota di Roncola e Costa, e dai

contrafforti boscati che si connettono con i nuclei di fondovalle (Strozza, Capizzone, Bedulita,

Cepino e Mazzoleni di S. Omobono Terme), degrada verso valle con una morfologia più dolce

definita da prati e pascoli modellati, raramente sostenuti da muri di pietra di cava locale, che

viceversa segnano più marcatamente, con un fitto reticolo di rilevante importanza paesistica, tutto

il versante est e nord-est a partire da Berbenno fino a Valsecca.

Permane in tutta la Valle e fin dentro le aree urbanizzate una penetrazione profonda del

paesaggio agrario e naturale.

Il sistema insediativo è stato condizionato fin dal passato dall‟essere una valle appartata; ciò favorì

la diffusione di piccoli nuclei compatti situati in posizione favorevole e dimensionati secondo criteri

di autonomia economica e con un‟organizzazione su base familiare. Si dovrà attendere il 1927

perché tre comuni posti al centro della Valle (Cepino, Selino e Mazzoleni) vengano aggregati a

formare un nuovo Comune con funzioni di capoluogo, S. Omobono Imagna.

I nuclei risultano compromessi da grosse espansioni edilizie, favorite dalla scomparsa del fenomeno

emigratorio e dalla nuova mobilità consentita dal reticolo stradale più recente. La via carrozzabile

di fondovalle, fino a S. Omobono, fu costruita alla metà dell‟Ottocento e soltanto nel 1959 venne

realizzato il collegamento tra Locatello e Fuipiano.

Storicamente, mentre la valle fu sottoposta con Almenno S. Salvatore, capoluogo storico di valle e

sede di pieve cristiana, corte longobarda poi e residenza del Vicario veneto, al dominio veneto, la

zona alta di Brumano rimase sotto l‟influenza del Ducato di Milano, provocando spesso problemi a

confine e insediamenti per guarnigioni, come Arnosto.

Sono assenti esempi di edilizia nobile, fatto salvo le chiese che costituiscono emergenze visuali

rilevanti: basti citare il Santuario della Cornabusa, centro religioso di Valle, le parrocchiali fuori di

Rota e Fuipiano, la Chiesa di S. Pietro posta sul crinale tra la Valle Imagna e la Valle Brembilla.

La presenza edilizia più significativa è comunque costituita dalle “Cà”, che offrono esempio

ammirevole di insediamento storico sul territorio bergamasco perchè testimonianze di una realtà

economica sociale ormai estinta, per la tipologia dei materiali impiegati (pareti, coperture) e per

l‟inserimento ambientale (a mezza costa, in ambiti agrari di versante).

Sostanzialmente il sistema insediativo si adegua all‟impianto di paesaggio, attraverso insediamenti

ben individuabili sui versanti nord e ovest sia in quota che in fondovalle separati da ampie pause di

territorio agricolo e naturalistico.

Nel fondovalle e sui versanti più idonei per morfologia e/o esposizione all‟insediamento urbano, si

verifica altresì un‟urbanizzazione senza soluzione di continuità, inglobando la miriade di piccoli

nuclei storici diffusi.

Il paesaggio antropizzato risulta anche compromesso da frequenti episodi di edilizia produttiva di

discutibile impatto ambientale, nell‟area di fondovalle di S. Omobono pressoché saldata con

l‟abitato di Locatello e nell‟area di Berbenno sviluppatasi compatta attorno al reticolo viario verso

le aree di crinale e le selle di comunicazione con la Val Brembilla.

In linea generale i percorsi in quota consentono ampie vedute sull‟area e sugli orizzonti delle

Prealpi Orobiche, mentre sul fondovalle le vedute sono condizionate dalla profondità dell‟incisione

valliva.

I principali siti di percettività si trovano sulla strada di collegamento tra Roncola e Costa e sul tratto

di accesso al valico di Valcava ove sono consentite ampie visuali su tutto il versante nord e nord-

est della valle e sul sistema prealpino limitrofo. Alcuni tratti della strada di collegamento tra

Brumano e Fuipiano consentono visuali di lunga distanza sulla valle, attraverso il varco tra il Monte

Ubione ed il Monte Castra sottostante.

Di particolare rilevanza ambientale risulta il paesaggio legato ai corsi d‟acqua laddove scorre in

profonde grotte e strette fenditure scavate nella roccia a formare orridi inaccessibili. Inoltre i

caratteri diffusi di zona carsica, specie sul versante ovest, hanno dato origine a numerosissime

grotte di cui alcune di notevole importanza, concentrate in particolare nel versante boscato in cui

è ubicato il Santuario della Cornabusa e verso Rota-Brumano.

Particolarità vegetazionali (endemismi botanici) sono rilevabili sul versante occidentale che fa

capo al Resegone-Monte Ocone-Cornabusa-Valsecca.

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E‟ da segnalare infine che la Legge 86/83 relativa alle aree regionali protette, ha individuato

l‟ambito del Resegone tra le aree di particolare rilevanza ambientale, mentre tra gli ambiti di

interesse faunistico sono individuati l‟Oasi di protezione del Resegone ed i passi protetti a silenzio

venatorio del Pertus e della Passada.

Le situazioni che ingenerano invece un impatto negativo sotto il profilo ambientale e della

percezione visiva sono legate allo sfruttamento delle risorse minerali (cava di quarzite in Strozza

sulle pendici del Monte Castra, con consistente immissione di residui di lavaggio nell‟Imagna, e

cava di quarzite abbandonata sul versante del Monte Ubione), all‟utilizzazione di ripetitori e

antenne di forte impatto visivo (concentrate in particolare sul crinale tra Costa Imagna e Valcava)

ed alla presenza di una frana di consistenti dimensioni (Pagafone di Fuipiano) che ha stravolto il

tipico ambiente fluviale del tratto iniziale dell‟Imagna.

NATURA E BIODIVERSITÀ

Nel territorio della Comunità Montana Valle Imagna vi è una buona presenza di aree naturali (in

particolare boscate), ma caratterizzate da una scarsa continuità areale; il grado di diversità del

paesaggio rientra nella media della fascia altimetrica di appartenenza (a cavallo fra la montana e

la collinare).

Dal punto di vista dei dati inerenti a flora e fauna, si registra una carenza di informazioni nei riguardi

delle specie floristiche, mentre per quanto concerne le specie faunistiche si evidenzia una buona

presenza dell‟ avifauna.

Le orchidee spontanee, spesso utilizzate quali indicatori ambientali della biodiversità flogistica di un

luogo, risultano essere scarsamente presenti in tutti i Comuni della Valle Imagna.

Dal punto di vista della tutela del patrimonio naturale, la Comunità Montana Valle Imagna registra

al proprio interno una ridotta presenza di aree protette;assenti parchi regionali e Siti di Importanza

Comunitaria.

La tabella seguente mostra uno specchietto riassuntivo delle aree poste a tutela ambientale nella

valle.

Tabella – Aree protette

TIPOLOGIA DI AREA PROTETTA NOME DELL‟ AREA PROTETTA

Parco locale di Interesse

Sovracomunale

Comune di Palazzago

Area di rilevanza ambientale Monte Resegone

Monumento naturale Valle del Brunone

Fonte: Provincia di Bergamo, settore Pianificazione territoriale e trasporti

Auspicabile sarebbe la formulazione di studi di fattibilità per la promozione di nuove aree protette

e la realizzazione di azioni conoscitive sulla flora locale.

Nel territorio comunale di Strozza non sono presenti aree protette.

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ASPETTI GEOMORFOLOGICI E IDROGRAFICI

(tratto dal documento preliminare del Piano di Settore della rete ecologica provinciale).

La Valle Imagna è una vallata con caratteristiche prettamente montane. Gli altri ambiti che

definiscono l‟unità territoriale, l‟Almennese e il versante sud dell‟Albenza, sono invece contesti più

aperti in relazione diretta con la pianura.

La geologia della Valle Imagna è dominata dalla presenza delle formazioni triassiche della

Dolomia Principale, del Calcare di Zù e delle Argilliti di Riva di Solto, le quali rappresentano il litotipo

più comune con conseguenze significative sulla morfologia della valle.

Nel suo insieme la valle si caratterizza per una morfologia molto complessa, articolata e

frammentata dalla presenza di numerose valli secondarie e dal contrasto tra i versanti ripidi e i

terrazzi morfologici che addolciscono l‟acclività consentendo la pratica agricola e l‟insediamento

di numerosi e sparsi nuclei abitati. Tale assetto morfologico deriva dal succedersi di resistenti rocce

calcaree e dolomitiche, responsabili delle forre e dei ripidi pendii boscati e di rocce poco resistenti

all‟erosione, modellate nelle forme arrotondate dei rilievi che chiudono la valle nel settore nord-

orientale.

Le alte e rupestri pareti dolomitiche della Corna Camozzera e del Resegone segnano fortemente il

paesaggio del settore nord-occidentale della valle.

La valle presenta un reticolo idrografico sviluppato, costituito da molti corsi d‟acqua che dalla

testata della valle confluiscono nel torrente Imagna, tributario del Brembo.

Dall‟imponente bastionata meridionale dell‟Albenza, ben visibile dalla pianura, scendono le valli

dei torrenti Tornago e Borgogna che solcano il territorio collinare costituito prevalentemente da

“morbide” rocce cretaciche.

L‟imbocco della valle è caratterizzata dalla presenza della mole tondeggiante del Monte Ubione

che divide la Valle Imagna dalla Brembana ed è la causa, con i suoi resistenti calcari giurassici,

della formazione delle profonde forre scavate dal torrente Imagna e dal Brembo.

L‟incisione prodotta dal Brembo fiancheggia il lato orientale dell‟ampio terrazzo fluvioglaciale su

cui si colloca il territorio almennese, in un ambiente di elevato valore paesaggistico e naturalistico,

Monte Albenza minacciato dalla dilagante espansione dell‟edificato.

Le attività estrattive di maggiore rilevanza nell‟area, concernenti lo sfruttamento della quarzite

presente nelle rocce della sezione terminale della valle, sono state condotte con una intensità tale

da modificare il profilo del monte Castra.

ASPETTI FLORISTICO-VEGETAZIONALI ED ECOLOGICI

(tratto dal documento preliminare del Piano di Settore della rete ecologica provinciale)

L‟elevata escursione altitudinale, la morfologia molto articolata della valle, la varietà dei substrati

rocciosi e le attività umane hanno determinato la formazione della diversità di paesaggi vegetali

che contraddistingue la Valle Imagna.

Il clima della Valle Imagna, di tipo sub-atlantico caratterizzato da piovosità sostenuta e ben

distribuita nel corso dell‟anno e le temperature fresche favoriscono la diffusione di una copertura

forestale a forte connotazione mesofila, costituita da acero-frassineti, querceti misti e, in quota, da

faggete.

Macchie boscate, la cui composizione afferisce agli acero-frassineti, si attestano lungo i pendii

delle numerose vallecole che incidono i versanti, ma avanzano sui pendii meno acclivi e nelle

forre.

Querceti a cerro (Quercus cerris), accompagnati da castagno (Castanea sativa), rivestono gli

affioramenti dei calcari marnosi lungo la costa che sale a Rota Imagna, mentre sugli affioramenti

calcarei del versante destro della valle si impone l‟ostrieto con carpino nero (Ostrya carpinifolia).

Alle quote più elevate diviene dominante la presenza del faggio (Fagus sylvatica) - favorito dal

clima particolarmente piovoso dell‟area - che chiude l‟orizzonte forestale della valle. Le faggete

sono state sacrificate per fare spazio a prati e pascoli e pochi sono i consorzi che rimangono a

testimoniare l‟ampia diffusione che caratterizzava questa specie.

Intercalate alle formazioni boscate sono le vaste distese prative e i pascoli percorsi da una rete di

siepi che segnano la vecchia rete viaria e i margini dei poderi. Essi interessano in modo particolare

gli ampi terrazzi che accompagnano in quota il torrente Imagna e il gradino che taglia il versante

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settentrionale dell‟Albenza, su cui si collocano Costa Imagna, Roncola, Bedulita, su suoli derivanti

dalla disgregazione/decomposizione di calcari marnosi.

Le praterie di quota al di sopra dei 1100 metri sono caratterizzate da consorzi a Sesleria varia e a

Carex sempervirens e Carex firma, ricchi di specie endemiche tra le quali Primula glaucescens,

Aquilegia einseliana, Silene elisabethae, Allium insubricum, Viola dubiana, Cytisus emeriflorus,

Scabiosa vestina, Saxifraga vandellii, ecc.

I ristretti ambiti rupicoli costituiti dalle rupi e dai detriti di falda dei versanti settentrionali dell‟Albenza

e dalle guglie e pendii rupestri e fessurati del paesaggio dolomitico dei rilievi occidentali ospitano

alcune essenze endemiche insubriche quali Campanula elatinoides, Campanula raineri, Telekia

speciosissima, accompagnate dal tipico corteggio di piante degli affioramenti litoidi.

Il territorio della valle Imagna e dell‟Almennese appare caratterizzato da ampie aree boscate con

funzione di serbatoi in corrispondenza dei versanti più acclivi e aduggiati dei maggiori rilievi, Monte

Ubione, Albenza, Corna Camozzera. Ampie macchie boscate e cortine verdi a sviluppo lineare

lungo i numerosi corsi d‟acqua formano con le siepi che percorrono gli spazi aperti una fitta trama

che conferisce all‟area una funzionalità ecologica ancora significativa.

Tipologie forestali

Il Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valle Imagna indiviuda sul terriotiro

comunale di Strozza le seguenti tipologie forestali:

• aceri - frassineto tipico

• castagneto dei substrati carbonatici dei suoli mesici

• castagneto dei substrati carbonatici dei suoli mesoxerici

• faggeta sub montana dei substrati carbonatici

• fascia boscata in ambito urbano

• orno ostrieto tipico

• orno ostrieto tipico var. con faggio

• robinieto misto

• saliceto di ripa

In particolare dalla cartografia si può osservare come il versante orientale della valle sia

caratterizzato prevalentemente da castagneti dei substrati carbonatici dei suoli mesoxerici e,

risalendo il versante, da orno ostrieto tipico, il quale caratterizza, insieme al castagneto dei substrati

carbonatici dei suoli mesici, il versante occidentale.

Una fascia di robinieto misto, tipologia forestale di minor pregio, caratterizza le aree del versante

occidentale a ridosso dell‟abitato di Cabrozzo.

Il grafico seguente illustra la ripartizione percentuale delle tipologie forestali rispetto alla superficie

forestale complessiva sul territorio di Strozza.

Grafico – Ripartizione delle tipologie forestali – valori percentuali

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Complessivamente le aree boscate individuate dal Piano di Indirizzo Forestale si estendono per

circa 2,75 Km2 del territorio comunale (Indice di boscosità .

ASPETTI FAUNISTICI

La zona della Valle Imagna si presenta come una delle valli bergamasche che ha subito

maggiormente le alterazioni operate dall‟uomo. E‟ solcata da una principale via di comunicazione

fondovalliva che non costituisce una barriera insormontabile per le specie animali. La presenza di

abitati ed insediamenti artigianali tendono però a frammentare la valle. Buone sono le connessioni

con i territori adiacenti specialmente con la parte alta della Valle Brembana attraverso il corridoio

della Val Taleggio. Non mancano flussi faunistici con i territori a Sud del Linzone e della valle S.

Martino. Più difficile è il transito faunistici all‟imbocco della valle dove persistono centri abitati di

una certa dimensione e alcune infrastrutture industriali e abitative. Nella zona sono d‟interesse

naturalistico, in quanto hanno ancora un buon grado di naturalità, tutte le fasce culminali che

vanno dalla Corna Camozzera al Resegone al Palio ai “tre faggi”. Qui si alternano zone rocciose

con alpeggi e boschi di latifoglie e di conifere. Di minor interesse è la zona più bassa della valle

occupata da insediamenti di vario tipo. La zona esterna alla valle dei comuni di Palazzago,

Caprino ed Almenno, presenta delle zone seminaturali di valore in cui si alternano boschi con zone

seminaturali di pregio (tratto dal documento preliminare del Piano di Settore della rete ecologica

provinciale).

La fauna della Valle Imagna è assai ricca. Non è raro trovare nella parte alta della valle, vicino al

Resegone esemplari di camosci (Rupicapra rupicapra) e molto diffusi sono i caprioli (Capreolus

capreolus), trovando condizioni ideali di vita nei boschi dove si possono tranquillamente riprodurre.

Vi è poi la volpe (Vulpes vulpes), diffusissima, presente in tutta la valle. Al limite della vegetazione

arborea vivono faine (Martes foina) e donnole (Mustela nivalis), che si cibano di piccoli roditori, ed

abbastanza comune è la lepre (Lepus europaeus). Vi sono inoltre tassi (Meles meles), scoiattoli

(Sciurus vulgaris), moscardini (Muscardinos avellanarius), ricci (Erinaceus europaeus), ghiri (Glis glis),

martore (Martes martes), toporagni alpini (Sorex alpinus), topi selvatici (Apodemus sylvaticus) e

pipistrelli.

Per quanto riguarda l‟avifauna, tra i rapaci troviamo falchi (gen. Falco), poiane (Buteo buteo),

gheppi (Falco tinnunculus), civette (Athene noctua), barbagianni (Tyto alba), gufi comuni (Asio

otus)e gufi reali (Bubo bubo). Nei boschi non è di rado trovare le gazze (Pica pica) e le ghiandaie

(Garrulus glandarius) dalle bellissime penne azzurre, sentire il canto del cuculo (Cuculus canorus) e

il ticchettio del picchio (gen. Dendrocopos). Nella parte alta della valle vivono le coturnici

(Alectoris graeca), le quali prediligono come habitat i canaloni e le zone soleggiate, e il gallo

forcello (Tetrao tetrix) che vive tra gli arbusti nani dell'alta valle, nutrendosi di bacche, lamponi e

mirtilli. Nella parte più bassa della valle si trovano i fagiani (Fhasianus colchicus), le starne (Perdix

perdix) e le pernici (gen. Alectoris). Tra i passeriformi troviamo, oltre il passero comune (Passer

domesticus), il cardellino (Carduelis carduelis), il merlo (Turdus merula), il fringuello (Fringilla

coelebs), il pettirosso (Erithacus rubecola) e il verdone (Chloris chloris).

La valle è inoltre ricca di presenze appartenenti all‟erpetofauna. Tra i rettili che abitano il territorio

della valle troviamo: la vipera comune (Vipera aspis), il marasso (Vipera berus), l‟orbettino (Anguis

fragilis), il saettone (Elaphe longissima), il colubro liscio (Coronella austriaca), la biscia dal collare

(Natrix natrix), il biacco (Coluber viridiflavus), la lucertola vivipara (Zootoca vivipara), la lucertola

comune (Podarcis muralis)e il ramarro (Lacerta bilineata).

Tra gli anfibi troviamo invece popolazioni di rospo comune (Bufo bufo), dell‟ululone dal ventre

giallo (Bombina variegata), specie endemica della Pianura Padano-Veneta orientale, della rana

rossa di montagna (Rana temporaria) e della salamandra pezzata (Salamandra salamandra) che

trovano nei corsi d‟acqua che caratterizzano la valle o nei piccoli bacini di acque ferme, idonei

habitat riproduttivi e, nei versanti boscati e nei prati, il loro habitat terrestre.

In particolare il tratto del canale ENEL, oggi in disuso, sito nella bassa valle Imagna nel territorio del

comune di Strozza (lunghezza 2,2 Km., tra il ponte del Chitò e l‟abitato di Clanezzo) costituisce un

habitat di incredibile ricchezza faunistica.

La presenza del canale artificiale ha infatti creato una situazione pressoché unica che vede la

presenza di un bosco collinare scosceso che ha al suo interno una riserva costante di acqua ferma

e non inquinata, utilizzabile da svariate specie animali, ed estremamente favorevole per il

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mantenimento di una biocenosi particolarmente ricca, sia per l‟abbondanza di esemplari, sia per

la diversificazione dei vari taxa presenti.

Nelle acque del canale è presente l‟ormai raro gambero di fiume, ma nelle catene alimentari che

fanno perno sul canale, un ruolo fondamentale è rivestito dalla fauna erpetologica, e in primo

luogo dagli anfibi, il cui ciclo riproduttivo nelle acque del canale è favorito dall‟assenza di pesci

che altrimenti potrebbero predarne le larve.

Sono state individuate, nel solo tratto di canale in questione, le seguenti specie di anfibi: il tritone

crestato (Triturus carnifex), la salamandra pezzata (Salamandra salamandra), la rana agile (Rana

dalmatina), la rana di montagna (Rana tempora ria), le rane verdi (Rana esculenta complex), il

rospo comune (Bufo bufo) e le seguenti specie di rettili: la lucertola muraiola (Podarcis muralis), il

ramarro (Lacerta bilineata), l‟orbettino (Anguis fragilis), il biacco (Hierophis viridiflavus), il Colubro di

Esculapio (Elaphe longissima), la biscia dal collare (Natrix natrix), la natrice tassellata (Natrix

tessellata), l’aspide (Vipera aspis). Si ipotizza inoltre anche la presenza di: il tritone punteggiato

meridionale (Triturus vulgaris meridionalis), la rana di Lataste (Rana latastei), il rospo smeraldino

(Bufo viridis) e il colubro liscio (Coronella austriaca).

(fonte dei dati relativi alla fauna del canale ENEL: studio “Osservazioni sulla fauna erpetologica del

canale ENEL tra Clanezzo e Strozza (valle Imagna)” redatto da Marco Iannucci).

Infine, per quanto riguarda l‟ittiofauna, tra le specie ittiche che abitano i corsi d‟acqua troviamo le

trote, quali l‟endemica trota mormorata (Salmo (trutta) marmoratus), e le alloctone trota fario

(Salmo (trutta) fario) e trota iridea (Oncorhynchus mykiss), nonché il vairone (Leuciscus muticellus), il

barbo (Barbo plebejus) e la sanguinerola (Phoxinus phoxinus).

BENI AMBIENTALI E DI BENI VALORE STORICO-CULTURALE

Il territorio di Strozza è ricco di elementi che costituiscono e caratterizzano il paesaggio agrario e

naturale montano, nonché il paesaggio storico culturale.

In particolare sul territorio comunale sono stati individuati i seguenti elementi:

Sistema degli spazi aperti e del paesaggio naturale

Aree agricole di interesse per la conservazione del paesaggio

Aree boscate e di interesse naturalistico Corsi d‟acqua e aree spondali

Grotte

Sistema del costruito e del paesaggio storico-culturale

Nuclei storici delle frazioni, in particolare, il nucleo storico di Amagno, Strozza, Cà Campo e

Cabrozzo.

Architetture religiose (tra cui la chiesa parrocchiale di S.Andrea, la chiesa di Cabrozzo,

l‟oratorio di san Pantaleone, cappellette e santelle)

Il nucleo rurale di Cà Liger

La ghiacciaia di Amagno

Case torri, quali la casa torre di Amagno e la casa torre a Cà campo

Il filatoio

Mulini

Ponti e manufatti storici, tra cui il ponte del Chitò

Elementi di archeologia industriale, situati, in particolare, in prossimità del centro abitato di

Cabrozzo e resti dell‟acquedotto romano

Roccoli, quale il roccolo di Amagno

Lavatoi, quali il lavatoio di Amagno, di Cabrozzo, di Cà Campo e di Strozza

Presenze archeologiche

Altri elementi di interesse paesistico e/o fruitivo

Percorsi pedonali e mulattiere

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Vie storiche (viabilità al 1931)

Piste ciclopedonali

Strade agro-silvo-pastorali

Fasce di rispetto dei corsi d‟acqua, individuate con D. Lsg. 42/04 art 142, lettera c “Aree

tutelate per legge”, in particolare del Fiume Imagna e del Torrente Strozza o Pissarola

Zona di tutela assoluta e fascia di rispetto di pozzi e sorgenti

Bellezze d‟insieme

VINCOLI

Il territorio comunale di Strozza è interessato dai seguenti vincoli:

vincolo della fascia di rispetto dei corsi d‟acqua (D.Lgs. 42/04)

vincolo cimiteriale

vincolo idrogeologico (R.D. 30-12-1923 n. 3.267)

vincolo boschi e foreste (ex D. Lgs. 490/99)

vincolo relativo alle zone di tutela assoluta e alle zone di rispetto di sorgenti e pozzi

vincolo delle distanze di rispetto dagli elettrodotti

vincolo delle fasce di rispetto stradali fuori dal centro abitato

Bellezze d‟insieme (D.Lgs. 490/99 art. 139 lettera a, b, c)

RIFIUTI

LA PRODUZIONE E GESTIONE DEI RIFIUTI NELLA COMUNITÀ MONTANA VALLE

IMAGNA

I dati relativi alla gestione dei rifiuti sul territorio della Comunità Montana Valle Imagna devono

essere valutati a fronte delle peculiarità del territorio, che presenta alcuni ostacoli nell‟ attività di

trasporto, rendendo da un lato meno significativi i target comunemente utilizzati con riferimento

alla normativa in vigore e agli standard nazionali, dall‟ altro valorizzando l‟ opportunità di iniziative

per la prevenzione della produzione e la valorizzazione dei residui: dal compostaggio domestico al

recupero degli scarti industriali della lavorazione del legno attraverso l‟ introduzione di tecnologie

pulite.

Per quanto riguarda specificamente i rifiuti urbani, la produzione procapite (0,97 kg/ab giorno)

risulta in ogni caso decisamente inferiore al dato medio provinciale (1,22 kg/ab giorno) e regionale

(1,39 kg/ab giorno), mentre la percentuale di raccolta differenziata (42%), pur inferiore al dato

provinciale (48%), risulta comunque molto maggiore della media nazionale (19%) e dal target di

legge (35%).

Del resto il valore provinciale della percentuale di raccolta differenziata è da considerare come

caso di eccellenza e risulta difficilmente replicabile in tutte le realtà locali, caratterizzate da una

configurazione del territorio profondamente diversa.

Per la natura delle attività economiche sul territorio, la produzione di rifiuti speciali è molto limitata

(57.000 t), concentrata in un numero limitato di Comuni (tra cui Almenno S. Bartolomeo, Barzana e

Palazzago) e principalmente dovuta al trattamento superficiale dei materiali, all‟ attività estrattiva

e alla lavorazione del legno.

La presenza di impianti di recupero/smaltimento è limitata ai soli Comuni di Almenno S. Salvatore,

Barzana e Bedulita, con quantità trattate decisamente modeste rispetto alla produzione.

Ampiamente prevalenti e superiori alle quantità prodotte (oltre 6.000 T/A) sono i rifiuti di lavorazione

del legno.

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LA PRODUZIONE DI RIFIUTI E RACCOLTA DIFFERENZATA A STROZZA E CONFRONTO

CON LA SITUAZIONE PROVINCIALE

Fonte dati: Provincia di Bergamo (Rapporto sulla produzione di rifiuti urbani e sull’andamento delle

raccolte differenziate - anno 2008)

RU (RIFIUTI URBANI): rifiuti di origine domestica destinati a smaltimento e/o recupero compresi quelli

di origine non domestica assimilati ai rifiuti urbani (ai sensi dell‟art.184 del D.Lgs. 152/06 e s.m.i.).

RUInd (RIFIUTI URBANI INDIFFERENZIATI): rifiuti urbani destinati a smaltimento in discarica o

inceneritore (frazione residuale).

RIng (RIFIUTI INGOMBRANTI): rifiuti di origine domestica di dimensioni e di ingombro tali da non poter

rientrare nel circuito di raccolta dei RUInd (ad es. mobili e pezzi d‟arredamento, grossi imballi),

generalmente costituiti da materiali suscettibili di recupero.

RIngR (RIFIUTI INGOMBRANTI inviati a recupero) desumibile dalle informazioni ricevute dagli impianti

e da quelle dichiarate nei Mud

RIngS (RIFIUTI INGOMBRANTI inviati a smaltimento)

La tabella seguente riporta i dati relativi alla produzione di rifiuti urbani per il comune di Strozza per

l‟anno 2008, tratti dal Rapporto sulla produzione di rifiuti urbani e sull’andamento delle raccolte

differenziate - anno 2008 redatto dalla Provincia di Bergamo.

La produzione pro capite di rifiuti urbani, pari a 0,945 kg/ab*giorno, risulta inferiore alla media

provinciale pari a 1,235 kg/ab*giorno.

Tabella - PRODUZIONE DEI RIFIUTI URBANI – ANNO 2008

PARAMETRO VALORE

Abitanti 1.056

RUind (kg/anno) 167.190

Ingombranti (kg/anno) 18.570

TotRD (kg) 179.429

Totale rifiuti 365.189

Percentuale Rd(%) 49,13

Pro capite RUInd 2008 (kg/ab*giorno) 0,433

Variazione % pro capite RUInd 2008-2007 0,83

Pro capite Ring 2008 (Kg/ab*giorno) 0,048

Variazione % pro capite Ring 2008-2007 -12,64

Pro capite RD 2008 (kg/ab*giorno) 0,464

Variazione % pro capite RD 2008-2007 33,40

Pro capite rifiuti totali 2008 (kg/ab*giorno) 0,945

Variazione pro capite rifiuti totali 13,57

%RD+IngRec 49,13

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SPAZZ (SPAZZAMENTO STRADE) : rifiuti derivanti da operazioni di pulizia delle strade.

RD (RACCOLTA DIFFERENZIATA) : comprende tutte le frazioni di rifiuto che sono raccolte

separatamente (rispetto al flusso indifferenziato destinato a smaltimento). Essa può essere

finalizzata al recupero di materia o alla produzione di energia, ad es. attraverso un processo di

riciclaggio o compostaggio, oppure allo smaltimento in condizioni di sicurezza per l‟ambiente e la

salute di alcune sostanze ad elevato potere inquinante (ad es. nel caso dei Rifiuti Urbani Pericolosi).

Tabella - PRODUZIONE DEI RIFIUTI NELLA PROVINCIA DI BERGAMO– ANNO 2008

Fonte dati: Provincia di Bergamo (Rapporto sulla produzione di rifiuti urbani e sull’andamento delle

raccolte differenziate - anno 2008)

La tabella seguente riporta i dati relativi alla raccolta differenziata per il comune di Strozza per gli

anni 2007-2008, tratti dal Rapporto sulla produzione di rifiuti urbani e sull’andamento delle raccolte

differenziate - anno 2008 redatto dalla Provincia di Bergamo.

Nel territorio comunale viene effettuata la raccolta differenziata di 12 tipologie di rifiuti.

Rispetto al 2007, nel 2008 si osserva una diminuzione è della raccolta totale e pro capite di farmaci,

metalli ferrosi e plastica, mentre si ha un incremento di raccolto di accumulatori al piombo,

batterie e pile, carta e cartone, legno, RAEE e vetro (per le altre sostanze dato di variazione n.d.).

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112

Fonte dati: Provincia di Bergamo (Rapporto sulla produzione di rifiuti urbani e sull’andamento delle

raccolte differenziate - anno 2008)

Grafico – RACCOLTA DIFFERENZIATA - ANNO 2008 (valori percentuali) (Abitanti =1.056)

Tabella – RACCOLTA DIFFERENZIATA – ANNO 2008 (Abitanti = 1.056)

MATERIALE DATI RACCOLTA DIFFERENZIATA

Tota

le r

ac

co

lto

(K

g/a

)

Va

ria

zio

ne

% t

ota

le r

ac

co

lto

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07

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Va

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zio

ne

% p

ro c

ap

ite

20

07

-20

08

ACCUMULATORI AL PIOMBO 1.000 100,00 0,95 106,06

BATTERIE E PILE 96 20 0,09 23,64

CARTA E CARTONE 51.180 21,02 48,47 24,69

FARMACI 23 -80,83 0,02 -80,25

LEGNO 11.010 22,20 10,43 25,9

METALLI FERROSI 9.160 -33,58 8,67 -31,56

OLIO VEGETALE 70 nd 0,07 nd

PLASTICA 21.440 -5,59 20,30 -2,73

PNEUMATICI 1.000 nd 0,95 nd

RAEE 2.430 72,34 2,30 77,56

SCARTI VEGETALI 11.200 nd 10,61 nd

VETRO 70.820 46,66 67,06 51,10

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113

Confrontando i dati della raccolta differenziata a Strozza, con quelli dell‟intera provincia (vedi

tabella seguente), per le tipologie di rifiuto comparabili, si osserva un valore di raccolto pro capite

superiore alla media provinciale relativamente ai metalli ferrosi, plastica, pneumatici e vetro, e dati

inferiori per carta e cartone, farmaci, legno e RAEE.

Complessivamente la percentuale di rifiuti sottoposti a raccolta differenziata nel comune di Strozza

(49,13%) è inferiore al dato provinciale (54,01%).

Tabella – RACCOLTA DIFFERENZIATA NELLA PROVINCIA DI BERGAMO - ANNO 2008

Fonte dati: Provincia di Bergamo (Rapporto sulla produzione di rifiuti urbani e sull’andamento delle

raccolte differenziate - anno 2008)

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114

ENERGIA - IMPIANTI IDROELETTRICI

Il contributo del territorio della Comunità Montana Valle Imagna ai consumi elettrici provinciali

risulta molto modesto (circa 83 MWh sui circa 6.200 MWh provinciali), con un peso del consumo

industriale ampiamente superiore al residenziale, anche se in misura minore di quanto avviene a

livello provinciale dove, in alcune aree, sono presenti consistenti insediamenti produttivi.

Il consumo procapite residenziale è mediamente inferiore alla media provinciale (1.109 kWH/ ab.),

mentre quello procapite industriale, in conseguenza del ridotto peso dell‟ industria, risulta

nettamente inferiore (9.268 kWh/ab anno rispetto a 22.159).

Nel territorio delle Comunità Montana della Valle Imagna non risultano presenti impianti idroelettrici

(l‟unica derivazione da corpo idrico superficiale è ad uso industriale), né impianti di

cogenerazione.

Non sono inoltre presenti impianti a biomasse.

Per quanto riguarda gli altri impianti a fonti rinnovabili (solare termico, fotovoltaico, eolico, etc), si

registra la presenza di un impianto fotovoltaico con una producibilità indicativa di circa 24

MWh/anno ad Almenno S. Bartolomeo. Tale contributo, pur marginale rispetto alla produzione

provinciale, è comunque significativa per lo sviluppo di una fonte energetica attualmente non

competitiva sul piano economico, ma potenzialmente interessante per il futuro. Va sottolineato,

peraltro, che la produzione provinciale da fonti rinnovabili include una consistente presenza della

termovalorizzazione dei rifiuti (fonte assimilata alle rinnovabili). È opportuno infine tenere presente

che esiste sul territorio un certo numero di piccoli impianti solari (termici e fotovoltaici), che hanno

fruito dei numerosi finanziamenti statali e regionali, ma che non sono censiti nella fonte citata. Del

tutto assenti risultano invece gli impianti eolici.

Nella logica di un utilizzo sostenibile delle risorse energetiche risulta quindi auspicabile una

valorizzazione delle fonti rinnovabili, a partire da una valutazione dei possibili ambiti di applicazione

compatibili con i vincoli ambientali esistenti.

AGENTI FISICI

SINTESI DELLA SITUAZIONE NELLA COMUNITA’ MONTANA VALLE IMAGNA

I tratti di linee elettriche ad alta tensione che attraversano centri abitativi, indicatori della presenza

di potenziali criticità legate ad esposizione a campi elettromagnetici a bassa frequenza, sono in

generale poco rilevanti.

Esistono alcune eccezioni, quali ad esempio il Comune di Almenno S. Bartolomeo, dove è presente

circa 1 km di linea un‟area urbana e dove potrebbe essere opportuno un approfondimento per

valutare la presenza di possibili criticità locali.

Sul piano delle misure di inquinamento elettromagnetico effettuate dall‟ ARPA provinciale, risultano

limitate le situazioni di esposizione a livelli significativi di campi elettromagnetici, con valori

comunque ampiamente inferiori ai limiti di legge.

Dal punto di vista dell‟inquinamento acustico, le campagne di rilevamento effettuate registrano

un mediocre livello di rumore generato dal traffico stradale, in particolare per quanto riguarda la

strada SP 175.

Circa il 24% dei centri urbani è interessato dall‟attraversamento di strade generatrici di

inquinamento acustico; un solo Comune ha effettuato la classificazione acustica del territorio.

RADIAZIONE ELETTROMAGNETICA

La presenza dei campi elettrici e magnetici è connessa alla presenza di conduttori di

alimentazione elettrica, dagli elettrodotti ad alta tensione fino ai cavi degli elettrodomestici.

Mentre il campo elettrico di queste sorgenti è parzialmente schermato dalla presenza di ostacoli, il

campo magnetico prodotto invece è poco attenuato da quasi tutti gli ostacoli, per cui la sua

intensità si riduce, al crescere del quadrato della distanza dalla sorgente. Per questo motivo gli

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115

elettrodotti possono essere la causa di un'esposizione intensa e prolungata per coloro che abitano

in edifici vicini alla linea elettrica.

Le basse frequenze, o ELF (Extremely Low Frequency), consistono in campi elettrici e magnetici

che si formano in corrispondenza di elettrodotti (a bassa, media ed alta tensione) e di tutti i

dispositivi domestici alimentati a corrente elettrica alla frequenza a noi più noti, quali

elettrodomestici, videoterminali, ecc. Alle basse frequenze le caratteristiche fisiche dei campi sono

più simili a quelle dei campi statici rispetto a quelle dei campi elettromagnetici veri e propri; è per

questo che per le ELF il campo elettrico e il campo magnetico possono essere considerati e

valutati come entità a sé stanti. Si distinguono due principali tipologie di sorgenti in base alle

diverse caratteristiche del campo emesso: quelle deputate al trasporto e distribuzione dell‟energia

elettrica e gli apparecchi che utilizzano energia elettrica.

Per quanto attiene al trasporto si parla di elettrodotti, cioè sorgenti di campo elettromagnetico a

frequenza industriale (50 – 60 Hz). Per elettrodotto si intende l‟insieme delle linee elettriche, delle

sottostazioni e delle cabine di trasformazione. Le linee elettriche portano energia elettrica dai

centri di produzione agli utilizzatori (industrie, abitazioni, etc.) mentre le cabine di trasformazione

trasformano la corrente prodotta dalle centrali in tensioni più basse per l'utilizzazione nelle

applicazioni pratiche. Le tensioni di esercizio delle linee elettriche in Italia si distinguono in 15 kV e

60 kV per la bassa e media tensione, 132, 220 e 380 kV per l'alta tensione.

L'intensità dei campi elettrici e magnetici diminuisce con l‟aumentare della distanza dal

conduttore, dipende dalla disposizione geometrica e dalla distribuzione delle fasi della corrente

dei conduttori stessi e anche dal loro numero.

Il Comune di Strozza è attraversato da 4 linee elettriche. Una linea segue indicativamente

l‟andamento della strada provinciale, una seconda taglia da ovest a est il territorio nella parte

settentrionale del Comune, e le ultime due, parallele e accostate, attraversano indicativamente

da sud-ovest a nord-est il territorio comunale. I tratti che interessano aree urbanizzate hanno una

lunghezza complessiva di 121 m, pari al 4,47 % della rete della C. M. e allo 0,08% della rete

provinciale (dato 2002, RAS Valle Imagna). Tale dato risulta inferiore alla media provinciale.

La L. 36/01 disciplina, tra gli altri dettati, anche il risanamento degli impianti radioelettrici esistenti

per ciò che riguarda le situazioni di superamento dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e

degli obiettivi di qualità con tempi che hanno trovato piena applicazione dopo l‟emanazione del

D.P.C.M. 8 luglio 2003.

La Regione Lombardia, con la L.R. 11/01 delegata dalla Legge Quadro 36/01 e raccordata con il

successivo D.Lgs. n. 259/03, ha stabilito una propria disciplina in materia di impianti radioelettrici per

l‟istallazione ed esercizio, la localizzazione, i risanamenti e le sanzioni, qualora fossero riscontrati

superamenti di tali limiti.

Per quanto riguarda gli impianti per le trasmissioni radio-televisive e per la telefonia, si riporta la

mappa della loro distribuzione sul territorio provinciale, come risulta dai dati di ARPA Lombardia.

Il territorio di Strozza è interessato dalla presenza, in prossimità del confine occidentale, di un

impianto di radiofonia, il quale è stato incluso nel Piano di Risanamento Regionale.

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116

Figura - Carta della dislocazione degli impianti radio-televisivi e di telefonia della provincia di

Bergamo.

Fonte: ARPA Lombardia

La Regione Lombardia ha svolto nel corso del 2004 una campagna di misura del gas radon in tutto

il suo territorio, al fine dell‟individuazione delle radon prone areas (aree ad elevata probabilità di

alte concentrazioni di radon), come previsto dal D.Lgs. 241/00.

Il piano di misurazione ha visto il territorio regionale suddiviso secondo una griglia a maglie di

dimensione variabile in funzione delle caratteristiche geologiche e morfologiche del suolo, ovvero

maglie più fitte nella zona alpina e prealpina nella quale ci si aspetta di avere concentrazioni di

radon più elevate o comunque caratterizzate da una maggiore variabilità spaziale, e maglie

meno fitte laddove si presume di avere basse o comunque relativamente uniformi concentrazioni

di radon, come per esempio nella zona della Pianura Padana.

I primi risultati delle misure effettuate nell‟ambito del piano regionale della Lombardia per la

determinazione delle radon prone areas confermano lo stretto legame tra la presenza di radon e

le caratteristiche geologiche del territorio, mostrando valori più elevati di concentrazione di radon

indoor nelle province di Bergamo, Brescia, Lecco, Sondrio e Varese. Di fatto, nel 84.6 % dei locali

indagati (tutti posti al piano terra) nell‟intera regione i valori sono risultati essere inferiori a 200

Bq/m3, mentre nel 4.3 % dei casi sono superiori a 400 Bq/m3, con punte superiori a 800 Bq/m3 (0.6 %

dei punti di misura).

Le indagini condotte classificano il territorio comunale di Strozza in fascia a bassa esposizione,

compresa tra 0 e 100 Bq/m3, dove i valori obiettivo per le nuove edificazioni sono fissati dalla

Comunità Europea in 200 Bq/m3.

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117

Il comune di Strozza è classificato come Comune a bassa concentrazione di radon indoor

(Campagna regionale 2003-2005).

Figura - Piano di mappatura per la determinazione delle radon prone areas in Lombardia (2003-

2005) – localizzazione dei punti di misura

Fonte: ARPA Lombardia

Figura - Classificazione dei territori lombardi per presenza di radon indoor

Fonte: ARPA Lombardia

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118

Figura - mappa dei comuni della Lombardia ad “ alta concentrazione “ media concentrazione “ “

bassa concentrazione” di radon indoor.

Fonte: Studio RADON IN LOMBARDIA: DAI VALORI DI CONCENTRAZIONE INDOOR MISURATI,

ALL’INDIVIDUAZIONE DEI COMUNI CON ELEVATA PROBABILITA’ DI ALTE CONCENTRAZIONI. UN

APPROCCIO GEOSTATISTICO (Campagna regionale 2003-2005).

RISCHIO DI INCIDENTE RILEVANTE Le aziende a rischio di incidente rilevante sono imprese che per presenza nel proprio sito di

determinate sostanze pericolose oltre un definito livello di quantità possono rappresentare un

pericolo potenziale per il territorio in caso di incidenti rilevanti e sono pertanto sottoposte a

particolari adempimenti legislativi (Direttiva 96/82/CE - D.Lgs. 334/99) in materia di prevenzione e

sicurezza per l‟uomo e per l‟ambiente.

La normativa italiana ordina le aziende RIR (aziende a rischio di incidente rilevante) in tre classi,

secondo il tipo di sostanze pericolose e i quantitativi presenti, sottoponendole a differenti obblighi:

rapporto di sicurezza (art.8 del D.Lgs. 334/99), notifica (art.6 del D.Lgs. 334/99), relazione o

individuazione dei rischi di incidente rilevante (art.5 comma 3 e comma 2 del D.Lgs. 334/99).

Nella provincia bergamasca sono presenti 244 Comuni, nel territorio di 27 di questi sono presenti, in

numero variabile, aziende a Rischio di Incidente Rilevante ex D.L.gs. n. 334/99 s.m.i.

In base alle definizioni date, la compatibilità dello stabilimento con il territorio circostante va

valutata in relazione alla sovrapposizione delle tipologie di insediamento, categorizzate in termini di

vulnerabilità con l‟inviluppo delle aree di danno.

Le aree di danno corrispondenti alle categorie di effetti considerate individuano quindi le distanze

misurate dal centro di pericolo interno allo stabilimento, entro le quali sono ammessi gli elementi

territoriali vulnerabili.

Nel territorio di Strozza e dei comuni confinanti non sono presenti aziende a rischio di incidente

rilevante

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119

Figura - Presenza aziende RIR in Provincia di Bergamo e nei Comuni limitrofi

Fonte: Documento preliminare di piano del Piano di settore PdSRIR per la disciplina degli

stabilimenti a rischio di incidente rilevante di cui al D.M. 09.05.2001

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120

22..22 -- SSIINNTTEESSII DDEELLLLOO SSTTAATTOO AATTTTUUAALLEE Nel territorio del Comune di Strozza in generale non si riscontrano situazioni ambientali di

particolare criticità, e pertanto, il territorio comunale può essere considerato complessivamente in

buono/discreto stato ambientale.

E‟ comunque possibile evidenziare alcuni elementi di criticità, sensibilità e potenzialità ambientale

emersi dall‟analisi della situazione attuale e degli elementi di pressione antropica sul territorio.

Nelle seguenti schede viene presentata una valutazione della situazione attuale del territorio di

Strozza, analizzando i seguenti sistemi:

Aria

Suolo

Acqua

Componente naturalistica e paesaggio

Rumore

Inquinamento elettromagnetico

Radon

Rifiuti

Attività economiche con potenziali impatti sull‟ambiente

Energia

Mobilità e traffico

La chiave di lettura del giudizio sintetico relativo al livello di criticità, per ogni indicatore è la

seguente:

VALUTAZIONE SIMBOLOGIA

SITUAZIONE NON CRITICA

CRITICITA‟ MEDIA

CRITICITA‟ ELEVATA

ASPETTO AMBIENTALE DA

MONITORARE NELLA FASE DI

DEFINIZIONE DELLE SCELTE DI PIANO

INFORMAZIONI DISPONIBILI NON

SUFFICIENTI

?

!

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121

INDICATORE GIUDIZIO VALUTAZIONE

ARIA

Inquinanti misurati presso la

centralina fissa di

rilevamento ARPA situata nel

Comune di Ponte San Pietro

Ossidi di

Azoto

Dalle misurazioni effettuate presso la stazione fissa di rilevamento di Ponte San

Pietro si rilevano valori di concentrazioni inferiori ai limiti di legge

Monossido

di carbonio

Dalle misurazioni effettuate presso la stazione fissa di rilevamento di Ponte San

Pietro si rilevano valori di concentrazioni inferiori ai limiti di legge

Campagna mobile misura

effettuata nel Comune di

Almenno San Bartolomeo (2008)

Biossido di

azoto

Durante il periodo di misura ad Almenno San Bartolomeo la maggior parte degli

inquinanti monitorati (SO2, NO

2, CO e O

3) non ha fatto registrare superamenti

dei limiti normativi.

I valori medi di Benzene risultano inferiori ai limiti di legge.

Il PM10 ha superato il valore limite di legge per 17 giorni sui 20 giorni del

monitoraggio. Gli episodi di criticità per il PM10 non sono propri del sito di

monitoraggio, ma interessano una vasta area della Pianura Padana. In

particolare l‟accumulo delle polveri fini nei bassi strati atmosferici durante la

stagione fredda, e il conseguente superamento del valore limite normativo, è

modulato principalmente dalle condizioni climatiche che si instaurano sulla

pianura lombarda in inverno, oltre alle caratteristiche geografiche della

regione.

Durante le fasi di stabilità atmosferica le calme di vento e il raffreddamento

radiativo del suolo determinano una diminuzione delle capacità dispersive

dell‟atmosfera, favorendo l‟accumulo degli inquinanti al suolo.

Monossido

di

carbonio

Biossido di

zolfo

Ozono

PM10

Benzene

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122

INDICATORE GIUDIZIO VALUTAZIONE

Inventario Regionale Emissioni in

Atmosfera ARPA Lombardia – INEMAR 2005)

Analizzando l‟emissione di biossido di zolfo SO2, ossidi di azoto NOx, monossido

di carbonio CO e anidride carbonica CO2, le fonti combustibili maggiormente

responsabili delle emissioni risultano essere il gasolio per autotrasporto (diesel), la

benzina senza piombo e la legna e similari (questi ultimi, in particolare per le

emissioni di SO2 e CO).

I macrosettori maggiormente responsabili delle emissioni delle quattro sostanze

considerate sono il trasporto su strada (sempre maggiore del 50%), seguito dalla

combustione non industriale. Pertanto si evidenzia la scarsa presenza nel

territorio comunale di attività industriali fonti di emissioni inquinanti in atmosfera.

SUOLO

Pericolosità idrogeologica

Parte del territorio di Strozza è sottoposto a vincolo idrogeologico (ai sensi del

R.D. n° 3267/1923),

Fattibilità geologica

Il 38,62% del territorio comunale è classificato in classe di fattibilità 4.

In tale classe sono state inserite le aree coinvolte in movimenti franosi che

risultano in atto o quiescenti, le pareti in roccia dalle quali si possono staccare

dei massi, gran parte del versante occidentale del monte Ubione, il torrente

Imagna e gli impluvi naturali con le loro sponde sino ad una distanza di 10 metri

secondo quanto riportato dall‟Art.96 del Regio Decreto 523/1904. In questa

classe 4 ricadono anche le zone di tutela assoluta (estensione 10 metri attorno

alle opere di captazione) per le opere di captazione le cui acque in passato

furono destinate a scopo idropotabile.

!

!

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123

INDICATORE GIUDIZIO VALUTAZIONE

Pericolosità sismica locale (PSL)

Il 29,9% del territorio ricade in scenari di pericolosità sismica locale caratterizzati

da effetti di instabilità legati alla presenza di fenomeni franosi attivi, quiescenti o

stabilizzati o potenzialmente franosi (classi Z1a, Z1b e Z1c); tutte queste aree

sono automaticamente assoggettate agli studi di 3° livello da effettuare in fase

di progettazione.

Lo 0.0013% ricade in scenari di pericolosità sismica locale caratterizzati da

terreni di fondazione particolarmente scadenti, essenzialmente riporti (classe

Z2); anche queste zone sono automaticamente assoggettate agli studi di 3°

livello.

Lo 0.045% ricade in scenari di pericolosità sismica locale caratterizzati da

possibili effetti di amplificazione litologica (Classi Z4a Z4b e Z4c) anche se si

evidenzia come all‟interno di queste aree gli edifici considerabili come

strategici sono effettivamente molto pochi.

Infine il 13.4% circa ricade in scenari suscettibili di amplificazione topografica.

Per quanto concerne questi ultimi tuttavia, si deve evidenziare come in realtà

solo una piccolissima parte di queste zone, sia effettivamente edificata o

presenti interesse edificatorio, in quanto la quasi totalità delle aree individuate

corrisponde alle creste sommitali che fanno da spartiacque con i comuni vicini

e quindi si colloca in zone dove è molto probabile che anche in futuro

l‟interesse edificatorio rimanga marginale. Inoltre in quasi nessuna di queste

zone si è in presenza di edifici classificabili come strategici, cosa che

escluderebbe l‟applicazione degli studi di 2° livello.

Uso del suolo

La percentuale di consumo del suolo urbano (compreso l‟ambito estrattivo) è

pari al 17,25%.

Dall‟analisi emerge che il territorio comunale di Strozza sia caratterizzato

prevalentemente da boschi e aree agricole prative.

!

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124

INDICATORE GIUDIZIO VALUTAZIONE

ACQUA

Qualità delle acque superficiali

Le rilevazioni effettuate nel 2002 e nel 2004 presso la stazione di rilevamento di

Ubiale Clanezzo hanno rilevato per il torrente Imagna:

- un IBE pari a 6, classe III “ambiente inquinato o comunque alterato”.

- un livello di inquinamento da macrodescrittori LIM con valore pari a 2 giudizio

buono nel 2002, e pari a 2/3 giudizio buono/mediocre nel 2004.

- uno stato ecologico SECA di valore pari a 3, qualità sufficiente, tendenza

stabile.

Qualità delle acque sotterranee ?

Non sono disponibili informazioni di dettaglio relative ai livelli di inquinamento

delle acque sotterranee che interessano il territorio di Strozza.

Consumi idrici ad uso idropotabile

Nel territorio comunale si registra un consumo idrico totale di 61.103 m3/anno, e

un consumo idrico procapite di 174 l/ab giorno che risulta inferiore alla media

nazionale pari al 300 l/ab giorno anno 2002-2003, (fonte: RSA Valle Imagna).

Copertura rete acquedotto

La rete acquedottistica del Comune di Strozza serve il 100% degli abitanti

Impianti di depurazione delle acque e rete

fognaria

La rete fognaria del Comune di Strozza serve il 100% degli abitanti.

Nel Comune di Strozza è situato un impianto di depurazione delle acque.

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INDICATORE GIUDIZIO VALUTAZIONE

COMPONENTE NATURALISTICA E PAESAGGIO

Beni ambientali vincolati nel territorio

comunale

Il territorio comunale di Strozza è interessato dai seguenti vincoli ambientali:

- vincolo idrogeologico (R.D. 30-12-1923 n. 3.267)

- vincolo boschi e foreste (ex D. Lgs. 490/99)

- vincolo relativo alle zone di tutela assoluta e alle zone di rispetto di

sorgenti e pozzi

- bellezze d‟insieme (D.Lgs. 490/99 art. 139 lettera a, b, c)

RUMORE

Inquinamento acustico ?

Il Comune di Strozza non dispone del Piano di classificazione acustica del

territorio comunale.

INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO

Sorgenti di inquinamento

elettromagnetico

Nel territorio di Strozza sono presenti 4 linee elettriche.

I tratti che interessano aree urbanizzate hanno una lunghezza complessiva di

121 m, pari al 4,47 % della rete della C. M. e allo 0,08% della rete provinciale

(dato 2002).

Tale dato risulta inferiore alla media provinciale.

Il territorio di Strozza è interessato dalla presenza, in prossimità del confine

occidentale, di un impianto di radiofonia, il quale è stato incluso nel Piano di

Risanamento Regionale.

RADON

Radioattività emessa da Radon Indoor

Il territorio di Strozza è classificato come Comune a bassa concentrazione di

Radon Indoor.

!

!

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126

INDICATORE GIUDIZIO VALUTAZIONE

RIFIUTI

Produzione rifiuti urbani sul territorio Comunale

(Fonte dato: Provincia di Bergamo (Rapporto

sulla produzione di rifiuti urbani e

sull’andamento delle raccolte differenziate -

anno 2008)

La produzione di rifiuti urbani pro capite (0,945 kg/ab giorno) per l‟anno 2008

risulta inferiore alla media provinciale (1,235 kg/ab giorno).

Raccolta Differenziata

(Fonte dato: Provincia di Bergamo (Rapporto

sulla produzione di rifiuti urbani e

sull’andamento delle raccolte differenziate -

anno 2008)

Nel territorio comunale viene effettuata la raccolta differenziata di 12 tipologie

di rifiuti. Rispetto al 2007, nel 2008 è diminuita la raccolta totale e pro capite di

farmaci, metalli ferrosi e plastica, mentre si ha un incremento di raccolto di

accumulatori al piombo, batterie e pile, carta e cartone, legno, RAEE e vetro

(per le altre sostanze dato di variazione n.d.).

Confrontando i dati della raccolta differenziata a Strozza, con quelli dell‟intera

provincia (per le tipologie di rifiuto comparabili) si osserva un valore di raccolto

pro capite superiore alla media provinciale relativamente ai metalli ferrosi,

plastica, pneumatici e vetro, e dati inferiori per carta e cartone, farmaci, legno

e RAEE.

Complessivamente la percentuale di rifiuti sottoposti a raccolta differenziata nel

comune di Strozza (49,13%) risulta inferiore al dato provinciale (54,01%).

ATTIVITA’ ECONOMICHE CON POTENZIALI IMPATTI SULL’AMBIENTE

Discariche

Nel territorio comunale è presente una piattaforma ecologica.

Cave

Nel territorio comunale è presente un ambito estrattivo previsto dal Piano Cave

Vigente, e un ambito estrattivo non più attivo.

Impianti di trattamento rifiuti

Nel territorio comunale non sono presenti impianti di trattamento rifiuti.

!

!

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127

INDICATORE GIUDIZIO VALUTAZIONE

Industrie a rischio di incidente

rilevante

Il Comune di Strozza non è interessato dalla presenza e dall‟influenza di industrie

a rischio di incidente rilevante (RIR), così come definite dal D.Lgs. 334/99.

Siti contaminati

Nel territorio comunale non sono presenti siti contaminati.

Aziende Insalubri

Nel territorio comunale non sono presenti aziende insalubri

Insediamenti produttivi

A Strozza sono presenti alcune realtà produttive, dislocate principalmente lungo

la direttrice provinciale.

Aziende zootecniche

Nel territorio di Strozza sono presenti 33 aziende zootecniche con le seguenti

tipologie e numero di capi allevati (anno 2000): 11 bovini, 1 ovino, 11 caprini, 2

suini, 243 avicoli, 85 conigli, 20 equini.

Aziende agricole totali

Nel territorio di Strozza sono presenti 61 aziende agricole di cui 60 con SAU, di

cui 18 con allevamenti.

ENERGIA

Consumi di energia elettrica

L‟analisi è stata condotta a livello della Comunità Montana Valle Imagna (anno

1999).

Il contributo del territorio della Comunità Montana Valle Imagna ai consumi

elettrici provinciali risulta molto modesto (circa 83 MWh sui circa 6.200 MWh

provinciali), con un peso del consumo industriale ampiamente superiore al

residenziale, anche se in misura minore di quanto avviene a livello provinciale

dove, in alcune aree, sono presenti consistenti insediamenti produttivi.

Il consumo procapite residenziale è mediamente inferiore alla media

provinciale (1.109 kWH/ ab.), mentre quello procapite industriale, in

conseguenza del ridotto peso dell‟ industria, risulta nettamente inferiore (9.268

kWh/ab anno rispetto a 22.159).

!

!

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INDICATORE GIUDIZIO VALUTAZIONE

Impianti idroelettrici e a fonti rinnovabili

L‟analisi è stata condotta a livello della Comunità Montana Valle Imagna (anno

2001).

Nel territorio delle Comunità Montana della Valle Imagna non risultano presenti

impianti idroelettrici (l‟unica derivazione da corpo idrico superficiale è ad uso

industriale), né impianti di cogenerazione.

Non sono inoltre presenti impianti a biomasse.

Per quanto riguarda gli altri impianti a fonti rinnovabili (solare termico,

fotovoltaico, eolico, etc), si registra la presenza di un impianto fotovoltaico con

una producibilità indicativa di circa 24 MWh/anno ad Almenno S. Bartolomeo.

Tale contributo, pur marginale rispetto alla produzione provinciale, è comunque

significativa per lo sviluppo di una fonte energetica attualmente non

competitiva sul piano economico, ma potenzialmente interessante per il futuro.

Copertura rete gas metano

La rete di distribuzione del gas metano copre quasi interamente il territorio

comunale.

MOBILITA’ E TRAFFICO

Flussi di traffico (TGM)

L‟Area della Valle Imagna, presenta una accessibilità differenziata in merito alle

infrastrutture viarie: la zona di fondovalle risulta essere adeguatamente

collegata sia al proprio interno che alla principale viabilità provinciale; la zona

superiore, soffre ancora oggi di una viabilità insufficiente, sia nelle relazioni

interne che con il resto della Provincia.

Analizzando i valori del Traffico Giornaliero Medio (TGM) rilevati per alcune

strade presenti nel territorio della Valle Imagna è evidente come si sia verificato

un aumento nel TGM nel decennio trascorso fra il 1981/1982 e il 1992/1993, in

particolare per alcune sezioni stradali (SP 175 e SP 14); è lecito pensare che ad

oggi i valori del TGM di tali sezioni stradali sia ulteriormente aumentati.

!

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INDICATORE GIUDIZIO VALUTAZIONE

Trasporto pubblico

Strozza è attraversata da percorsi di linee extraurbane, i cui itinerari di

collegamento con il Capoluogo principale consentono un regolare

collegamento via gomma entro l'ambito provinciale.

Strozza è servita da due linee di autobus gestite dalla società Sab:

- la linea B00a Costa Imagna - S. Omobono - Villa d'Almè che offre 23 corse

per Strozza di cui 3 effettuate anche nei festivi e 19 corse da Strozza di cui 2

anche nei giorni festivi;

- la linea B00d Blello - Berbenno – Capizzone che offre 4 corse per Strozza

nessuna delle quali effettuata nei festivi e 5 corse da Strozza anche in questo

caso limitate ai soli giorni feriali.

La Rete di Trasporto Pubblico Locale comunale è pari a 0,51 Tpl n/km2.

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33-- CCOONNTTEESSTTOO PPIIAANNIIFFIICCAATTOORRIIOO EE PPRROOGGRRAAMMMMAATTIICCOO:: LLAA

PPIIAANNIIFFIICCAAZZIIOONNEE SSOOVVRRAACCOOMMUUNNAALLEE EE DDII SSEETTTTOORREE ________________________________________________________________________________

Il presente capitolo analizza gli indirizzi e gli obiettivi di Piani sovracomunali e di settore, con cui è

indispensabile confrontarsi per la pianificazione locale del Comune di Strozza e per valutare la

coerenza esterna tra i piani sovra comunali e di settore e gli obiettivi del documento di Piano.

In particolare, i Piani considerati sono i seguenti:

- Schema di sviluppo dello spazio europeo (SSSE)

- Piano Territoriale Regionale della Lombardia e relativo Piano Paesaggistico (PTR, PPR)

- Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR)

- Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP)

- Piano Cave della Provincia di Bergamo

________________________________________________________________________________

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33..11 -- LLOO SSCCHHEEMMAA DDII SSVVIILLUUPPPPOO DDEELLLLOO SSPPAAZZIIOO EEUURROOPPEEOO ________________________________________________________________________________________________

Senza prevedere nuove competenze comunitarie in materia di assetto territoriale, lo Schema di

sviluppo dello spazio europeo (SSSE) costituisce un quadro di orientamento politico finalizzato a

migliorare la cooperazione tra le politiche comunitarie settoriali che hanno un impatto significativo

sul territorio. La sua elaborazione prende le mosse dalla constatazione che l'azione degli Stati

membri si integra meglio se è basata su obiettivi di sviluppo territoriale definiti in comune. Si tratta di

un documento di natura intergovernativa a carattere indicativo e non vincolante.

Conformemente al principio di sussidiarietà, la sua applicazione avviene al livello di intervento più

appropriato e a discrezione dei diversi protagonisti nell'ambito dello sviluppo territoriale.

LE FINALITÀ FONDAMENTALI DELLO SSSE

Alla luce delle disparità esistenti tra le diverse regioni sul piano dello sviluppo e degli effetti, a volte

contraddittori, sullo sviluppo territoriale delle politiche comunitarie, tutti i responsabili dell‟assetto

territoriale dovrebbero ispirarsi a modelli spaziali o perseguire obiettivi di fondo. La strategia

territoriale a livello europeo è finalizzata alla realizzazione di uno sviluppo equilibrato e sostenibile,

rafforzando in particolare la coesione economica e sociale. La relazione Brundtland delle Nazioni

Unite definisce lo sviluppo sostenibile non solo come sviluppo economico nel rispetto

dell‟ambiente, che preservi le attuali risorse per le generazioni future, ma anche come sviluppo

equilibrato dello spazio. Ciò significa, in particolare, conciliare le esigenze sociali ed economiche in

materia di spazio con le sue funzioni ecologiche e culturali, e contribuire in tal modo alla

realizzazione di uno sviluppo territoriale duraturo ed ampiamente equilibrato.

In tal modo, l‟UE si svilupperà progressivamente, da unione economica, in unione ecologica e,

successivamente, in unione sociale, rispettando la diversità regionale.

Figura - Triangolo degli obiettivi: sviluppo equilibrato e durevole dello spazio

Fonte: Documento Schema di Sviluppo dello Spazio Europeo SSSE - Verso uno sviluppo

territoriale equilibrato e durevole del territorio dell’Unione Europea Approvato dal Consiglio

informale dei Ministri responsabili della gestione del territorio a Potsdam, Maggio 1999.

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Il triplice obiettivo implica il perseguire congiuntamente le tre seguenti finalità politiche:

• la coesione economica e sociale,

• la salvaguardia delle risorse naturali e del patrimonio culturale,

• una competitività più equilibrata dello spazio europeo.

OBIETTIVI POLITICI E OPZIONI PER IL TERRITORIO EUROPEO

Lo SSSE, che è rivolto all'insieme dei protagonisti dello sviluppo dello spazio a livello europeo,

nazionale, regionale e locale, persegue i seguenti obiettivi e le seguenti linee politiche:

A) l'istituzione di un sistema urbano policentrico ed equilibrato;

B) la promozione di modelli di trasporti e di comunicazione integrati, che favoriscono

l'equivalenza di accesso alle infrastrutture e alle conoscenze nell'intero territorio dell'Unione;

C) lo sviluppo e la tutela della natura e del patrimonio culturale.

____________________________________________________________________________________________

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33..22 -- IILL PPIIAANNOO TTEERRRRIITTOORRIIAALLEE RREEGGIIOONNAALLEE ____________________________________________________________________________________________

Il Consiglio Regionale della Lombardia ha approvato, nella seduta del 19 gennaio 2010, il Piano

Territoriale Regionale, principale strumento di governance territoriale. Dal 17 febbraio 2010 il Piano

ha acquistato efficacia.

Il Piano Territoriale Regionale si pone come lo strumento di supporto all‟attività di governance

territoriale della Regione proponendo di rendere coerente e sostenibile la visione strategica

della programmazione generale con il contesto locale, fisico, ambientale e sociale. Esso

definisce un modello di sviluppo regionale e si pone come il primo strumento per orientare

la pianificazione e indirizzare la progettualità sul territorio.

Il PTR è elemento fondamentale per costituire un assetto coordinato della disciplina territoriale in

Lombardia in relazione anche agli strumenti di programmazione provinciale prima e comunale poi;

questi infatti devono concorrere in maniera sinergica alla completa attuazione delle sue

linee di indirizzo.

Il Piano definisce le linee di sviluppo del territorio per i prossimi anni, individuando obiettivi di

competitività, di valorizzazione delle risorse naturali, storiche e culturali della Regione, nonché di

sostenibilità ambientale delle scelte di programmazione territoriale.

Introdotto dalla L.R. 12 del 2005 in materia di governo del territorio, lo strumento assume un

ruolo fondamentale e di riferimento nello scenario degli strumenti di pianificazione.

Secondo gli articoli 19 e 20 della suddetta legge e successive modificazioni (L.R 4 del 14 marzo

2008) il PTR costituisce “atto fondamentale di indirizzo agli effetti territoriali della

programmazione di settore della Regione”, nonché “di orientamento della programmazione

e pianificazione territoriale dei comuni e della Provincia”, con cui la Regione individua gli

elementi essenziali del proprio assetto territoriale e definisce i criteri e gli obiettivi per gli atti di

programmazione di Provincia e Comuni.

Il principio su cui si basa il Piano è quello del “miglioramento della vita dei cittadini nel proprio

territorio” attraverso un percorso che muove dalla promozione della sussidiarietà e dal

perseguimento della sostenibilità dello sviluppo; questo, viene perseguito attraverso

“macrobiettivi” che sono:

rafforzare e aumentare la competitività dei territori della Lombardia: intesa come la

capacità di creare attività innovative trattenendole sul proprio territorio fungendo poi da polo

attrattore;

riequilibrare il territorio lombardo: che nasce dalla consapevolezza della presenza sul

territorio lombardo di diversi sistemi territoriali che coesistono e che, con diversa

vocazione, concorrono alla competitività dell‟intero sistema policentrico della regione;

proteggere e valorizzare le risorse della regione: intese come quelle operazione di

riconoscimento delle differenti risorse da cui la Lombardia è caratterizzata e che sono di tipo

naturale, culturale, di capitale umano e paesaggistico.

I macrobiettivi vengono poi declinati in un sistema composto da 24 obiettivi “secondari”, che

costituisce il quadro complessivo degli intenti regionali ed è di riferimento alla formulazione

degli strumenti di governo del territorio. Il sistema si articola in modo tale da fornire da un lato una

visione di sintesi per l‟intero territorio lombardo, dall‟altro una visione disaggregata tale da

intercettare i temi settoriali tenendo conto delle specificità locali.

GLI OBIETTIVI DEL PTR

Per la crescita durevole della Lombardia, il filo rosso che collega i tre macro-obiettivi alla

concretezza dell‟azione passa attraverso l‟individuazione e l‟articolazione nei 24 obiettivi che il PTR

propone.

Essi rappresentano una “meridiana” ideale che proietta sul territorio e nei diversi ambiti di azione

l‟immagine dello sviluppo cui la Lombardia vuole tendere.

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Di seguito si riporta lo schema degli obiettivi del PTR tratto dal Documento di Piano del Piano

Territoriale Regionale della Lombardia adottato.

STROZZA E IL PIANO TERRITORIALE REGIONALE DELLE LOMBARDIA

Il Piano Territoriale Regionale della Lombardia classifica il territorio comunale come appartenente

al Sistema territoriale della Montagna e al Sistema territoriale Pedemontano, come illustra la figura

seguente.

_______________________________________________________________________________________________

_____________________________________________________________________________________________

Estratto tavola 4 “I sistemi territoriali del P.T.R.” del Piano Territoriale Regionale con localizzazione di

Strozza.

Di seguito si riportano gli obiettivi del PTR per il Sistema Territoriale della Montagna e per il Sistema

Territoriale Pedemontano, con cui la pianificazione territoriale a livello comunale deve confrontarsi.

OBIETTIVI DEL SISTEMA TERRITORIALE DELLA MONTAGNA (tratti dal Documento di Piano del PTR)

ST2.1 Tutelare gli aspetti naturalistici e ambientali propri dell'ambiente montano

(ob. PTR 17)

Preservare la caratterizzazione a forte valenza paesaggistica ed ecologico/ambientale della

montagna

Armonizzare l‟uso del territorio con le esigenze e con gli obiettivi di protezione dell‟ambiente,

con particolare riferimento alla salvaguardia e al ripristino dell‟equilibrio ecologico e della

biodiversità, alla salvaguardia e alla gestione della diversità dei siti e dei paesaggi naturali e

rurali, nonché dei siti urbani di valore, all‟uso parsimonioso e compatibile delle risorse naturali,

alla tutela degli ecosistemi, delle specie e degli elementi paesaggistici rari, al ripristino di

Localizzazione del Comune di Strozza

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ambienti naturali e urbanizzati degradati, alla protezione contro i rischi naturali, alla

realizzazione compatibile con l‟ambiente e il paesaggio di costruzioni e impianti funzionali allo

sviluppo, al rispetto delle peculiarità culturali

Tutelare la biodiversità, con particolare attenzione per la flora e la fauna minacciate e per le

specie “bandiera” del territorio alpino, di alto valore ecologico, scientifico, storico e culturale

anche attraverso la conservazione e la tutela degli ecosistemi e degli habitat.

Rafforzare e promuovere il sistema regionale delle aree protette montane, anche in

connessione con la rete europea delle aree protette alpine e valorizzare e tutelare le aree di

rilevanza ambientale di connessione fra le aree protette

Mantenere un adeguato livello di conservazione degli ecosistemi, inquadrando la rete

ecologica regionale nell‟ambito delle reti nazionale e transfrontaliera di aree protette e

valorizzare e tutelare le aree di rilevanza ambientale

Conservare le foreste montane, ove possibile aumentandone l‟estensione e migliorandone la

stabilità e la resistenza, attraverso metodi naturali di rinnovazione forestale e l‟impiego di

specie arboree autoctone

Prestare attenzione alla fragilità dei sistemi glaciali in relazione alla realizzazione di nuovi

domini sciabili e delle opere connesse

Tutelare le risorse idriche attraverso la gestione dei conflitti potenziali fra usi differenti fra cui

l‟utilizzo a scopo idroelettrico, la funzionalità ecologica dei corsi d‟acqua, l‟uso turistico-

ricreativo, garantendo, in particolare, che l‟esercizio degli impianti idroelettrici non

comprometta la funzionalità ecologica dei corsi d‟acqua e l‟integrità paesaggistica e

dell‟habitat montano

Promuovere l‟uso sostenibile delle risorse idriche, con priorità per quelle potabili, per assicurare

l‟utilizzo della “risorsa acqua” di qualità, garantendo opere idrauliche compatibili con la

natura e uno sfruttamento dell‟energia idrica che tenga conto nel contempo degli interessi

della popolazione locale e dell‟esigenza di conservazione dell‟ambiente

Potenziare le iniziative interregionali per l‟individuazione di nuove aree di interesse

naturalistico di livello sovraregionale e per incentivare azioni comuni per la costruzione di un

modello di sviluppo condiviso nell‟intero sistema

Tutelare i piccoli bacini montani anche al fine di conservare le caratteristiche di naturalità e

pregio ambientale

Garantire forme di produzione, distribuzione, e utilizzazione dell‟energia che rispettino la

natura e il paesaggio montano, promuovendo nel contempo misure di risparmio energetico

e per l‟uso razionale dell‟energia, in particolare nei processi produttivi, nei servizi pubblici, nei

grandi esercizi alberghieri, negli impianti di trasporto e per le attività sportive e del tempo

libero

Incentivare e incrementare l‟utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili di provenienza locale,

(sole, risorse idriche, biomassa proveniente dalla gestione sostenibile delle foreste montane),

ove tali risorse non siano già sottoposte a livelli di pressione che eccedono la capacità di

carico degli ecosistemi

Sostenere l‟innovazione e la ricerca finalizzate all‟individuazione di soluzioni tecnologiche per

la riduzione degli impatti ambientali e paesaggistici in campo energetico, (ricorso a fonti

energetiche rinnovabili e pulite, uso delle migliori tecnologie disponibili per le nuove

costruzioni di impianti termici a combustibili)

Limitare il consumo di suolo per nuove attività e insediamenti, considerato che lo spazio utile

in montagna è in via di esaurimento, soprattutto nei fondovalle

Migliorare la conoscenza sugli effetti del cambiamento climatico sul Sistema Montano, con

particolare riguardo all‟uso del suolo, al bilancio idrico ed ai rischi naturali, al fine di sviluppare

la capacità di anticipare e gestire tali effetti

ST2.2 Tutelare gli aspetti paesaggistici, culturali, architettonici ed identitari del territorio

(ob PTR 14, 19)

Sostenere la silvicoltura per la manutenzione di versante, valorizzare il patrimonio forestale e

sviluppare nuove forme di integrazione fra attività agro-forestali e tutela del territorio

Promuovere un attento controllo dell‟avanzamento dei boschi al fine di contenere la

progressiva riduzione di prati, maggenghi e rete dei sentieri alpini, a salvaguardia della

varietà dei paesaggi

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Incentivare il recupero, l‟autorecupero e la riqualificazione dell‟edilizia montana rurale in una

logica di controllo del consumo del suolo, (principi della bioedilizia e delle tradizioni locali,

conservazione dei caratteri propri dell‟architettura spontanea di montagna, istituzione di

centri di formazione di maestranze e per l‟utilizzo di materiali e tecniche costruttive

tradizionali)

Promuovere la conservazione e la trasmissione delle testimonianze della cultura alpina come

componente del paesaggio lombardo e attrazione per forme di turismo culturale alternativo

e integrativo del turismo sportivo invernale

Disporre forme specifiche di incentivazione per la schedatura sistematica del patrimonio

edilizio tradizionale nell‟ambito della pianificazione urbanistica

Promuovere il riaccorpamento della proprietà edilizia frazionata nei borghi e nei piccoli centri

per favorire politiche unitarie di recupero edilizio e urbanistico nel rispetto delle tecniche e dei

materiali originali e garantendo la

dotazione di infrastrutture tecnologiche e per le telecomunicazioni che consentano la

permanenza stabile delle persone

Sostenere una nuova cultura della montagna, che sappia recuperare e valorizzare le valenze

culturali ed artistiche del territorio, divenendo, a tutti gli effetti, un elemento trainante per lo

sviluppo di queste aree

Tutelare e valorizzare i nuclei e i singoli episodi della cultura locale

Tutelare e valorizzare i prodotti agricoli tipici ottenuti con metodi di produzione originali,

localmente limitati e adatti alla natura

ST2.3 Garantire una pianificazione territoriale attenta alla difesa del suolo, all'assetto

idrogeologico e alla gestione integrata dei rischi

(ob. PTR 8)

Operare una difesa attiva del suolo, che privilegi la prevenzione dei rischi attraverso una

attenta pianificazione territoriale, il recupero della funzionalità idrogeologica del territorio, lo

sviluppo dei sistemi di monitoraggio e di gestione integrata di tutti i rischi presenti

(idrogeologico, valanghe, incendi, ...)

Garantire la sicurezza degli sbarramenti e dei bacini di accumulo, assicurare l'incolumità delle

popolazioni e la protezione dei territori posti a valle delle dighe

Contrastare il degrado del suolo alpino, limitandone l‟erosione e l‟impermeabilizzazione e

impiegando tecniche rispettose della produzione agricola e forestale, in grado di conservare

le funzioni ecologiche del suolo stesso

Incentivare il presidio del territorio montano per garantire la costante manutenzione dei

reticoli idrici minori e dei boschi ai fini della prevenzione del rischio idrogeologico

Arginare l‟erosione dovuta alle acque e contenere i deflussi in superficie, con l‟impiego di

tecniche di ingegneria naturalistica e di gestione forestale

Predisporre programmi di intervento mirati per la sistemazione dei dissesti e la mitigazione del

rischio dei centri abitati e delle principali infrastrutture

ST2.4 Promuovere uno sviluppo rurale e produttivo rispettoso dell’ambiente

(ob. PTR 11, 22)

Coordinare le politiche ambientali e le politiche di sviluppo rurale

Promuovere misure atte al mantenimento ed allo sviluppo dell‟economia agricola in

ambiente montano, tenendo conto delle condizioni naturali sfavorevoli dei siti e nel

contempo del ruolo che essa riveste per la conservazione e la tutela del paesaggio naturale

e rurale e per la prevenzione dei rischi

Sostenere la multifunzionalità delle attività agricole e di alpeggio e incentivare l‟agricoltura

biologica, i processi di certificazione e la creazione di sistemi per la messa in rete delle

produzioni locali e di qualità, anche per la promozione e marketing del Sistema Montano

lombardo nel suo complesso

Armonizzare l‟aspetto del prelievo minerario con il paesaggio e con l‟ambiente, limitando

l‟impatto dell‟estrazione, della lavorazione e dell‟impiego di risorse minerarie sulle altre

funzioni del suolo

Promuovere e sostenere le attività industriali che utilizzano risorse umane locali e che sono

compatibili con l'ambiente

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Sostenere l‟economia forestale nel suo ruolo di fonte di occupazione e di reddito per la

popolazione montana

ST2.5 Valorizzare i caratteri del territorio a fini turistici, in una prospettiva di lungo periodo, senza

pregiudicarne la qualità

(ob. PTR 10)

Armonizzare le attività turistiche e del tempo libero con le esigenze ecologiche e sociali,

limitando e introducendo adeguate misure di compensazione per le attività che possono

recare danno potenziale all‟ambiente e al paesaggio

Promuovere la manutenzione e l‟utilizzo della rete sentieristica ai fini di un turismo

ecocompatibile e per la valorizzazione e la fruizione paesaggistica dei territori

Supportare lo sviluppo di sistemi che incentivino l‟organizzazione integrata e diversificata

dell‟offerta turistica, favorendo una fruizione sostenibile del territorio (turismo culturale,

termale, congressuale, enogastronomico, naturalistico...)

Promuovere interventi di turismo culturale e marketing territoriale al fine di valorizzare anche

economicamente gli interventi su Beni, Servizi e Attività culturali, evitando l‟uso non sostenibile

e non duraturo delle strutture connesse alle attività turistiche (alberghi, strutture per il tempo

libero, ecc.)

Gestire in modo sostenibile l‟uso delle foreste montane a scopi ricreativi, per non pregiudicare

la conservazione e il rinnovamento delle foreste e tenendo conto delle esigenze degli

ecosistemi forestali

Attuare una politica alberghiera che privilegi il recupero e l‟ammodernamento degli edifici

esistenti, rispetto alle nuove costruzioni

Sviluppare l‟agriturismo, in un‟ottica multifunzionale, di valorizzazione economica delle attività

e per promuovere la conoscenza diretta delle attività produttive locali

Valorizzare la filiera vitivinicola e dei prodotti tipici

ST2.6 Programmare gli interventi infrastrutturali e dell’offerta di trasporto pubblico con riguardo

all’impatto sul paesaggio e sull’ambiente naturale e all’eventuale effetto insediativo

(ob. PTR 2, 3, 20)

Promuovere la pianificazione integrata delle reti infrastrutturali, valutandone preventivamente

la compatibilità anche dal punto di vista ambientale, e promuovere una progettazione che

integri paesisticamente e ambientalmente gli interventi infrastrutturali

Contenere gli effetti negativi e i rischi derivanti dal traffico interalpino e transalpino, aventi

impatto sulla salute umana, sulla fauna e sulla flora e sugli habitat montani

Razionalizzare l‟offerta di trasporto pubblico, anche attraverso un migliore coordinamento tra

le diverse modalità di trasporto e la promozione dell‟uso di mezzi compatibili con l‟ambiente

e di modalità di trasporto innovative, al fine di tendere ad una graduale riduzione delle

emissioni di sostanze nocive in atmosfera e delle emissioni sonore

Tutelare la funzionalità fisica e trasportistica degli assi stradali esistenti e di progetto,

mediante la salvaguardia dei residui varchi di passaggio dei corridoi infrastrutturali necessari

al superamento dei nodi critici di fondovalle e l‟adeguata disciplina della localizzazione di

funzioni insediative ad alta frequentazione

Promuovere il trasporto su rotaia, per i passeggeri e per le merci, anche attraverso il recupero

e il potenziamento delle linee ferroviarie minori

Sviluppare specifici indirizzi per un corretto inserimento delle reti infrastrutturali della mobilità,

degli impianti e reti per la produzione di energia e le telecomunicazioni, nel territorio alpino

Affrontare il problema dell‟inserimento dei nuovi valichi alpini programmati con chiare

valutazioni sugli effetti insediativi indotti e positivamente determinabili

Promuovere il recupero o la nuova introduzione di sistemi di trasporto tipici della montagna

(funicolari per il trasporto di merce) in grado di superare salti di quota in maniera più veloce e

meno impattante

ST2.7 Sostenere i comuni nell'individuazione delle diverse opportunità di finanziamento

(ob. PTR 15)

Catturare le opportunità di finanziamento offerte dai programmi europei (es. Interreg IVB

Alpine Space)

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Favorire l‟accesso ai comuni montani alle diverse fonti di finanziamento mediante azioni di

accompagnamento e assistenza alla progettazione

ST2.8 Contenere il fenomeno dello spopolamento dei piccoli centri montani, attraverso misure

volte alla permanenza della popolazione in questi territori

(ob. PTR 13, 22)

Creare un‟offerta formativa mirata al comparto agricolo e agroalimentare e incentivare la

formazione professionale rivolta al recupero delle tradizioni produttive e costruttive per

valorizzare le risorse locali

Sostenere il ruolo dei piccoli centri alpini nel presidio del territorio dal punto di vista sociale,

economico, culturale e ambientale

Promuovere il riaccorpamento amministrativo dei piccolissimi Comuni montani come

processo di autodecisione delle comunità al fine di rendere efficace la capacità decisionale

dei cittadini

ST2.9 Promuovere modalità innovative di fornitura dei servizi per i piccoli centri (ITC, ecc.)

(ob. PTR 1, 3, 5)

Investire nelle ICT (Information and Communication Technologies) in particolare attraverso le

reti telematiche con impatto basso e/o nullo per una messa a rete dei servizi e dei comuni e

la riduzione del digital/cultural divide

Favorire la gestione unitaria dei servizi, quali la gestione del sistema informativo territoriale, le

attività di promozione, anche tramite strumenti on line

Garantire i servizi essenziali per la popolazione e lo sviluppo di Piani dei Servizi coordinati tra

più comuni, anche tramite l‟uso delle nuove tecnologie

Sviluppare i sistemi commerciali innovativi di piccola dimensione, in accordo con la grande

distribuzione

Promuovere l‟utilizzo di impianti energetici di piccole dimensioni (idroelettrico, solare) nei

piccoli nuclei abitati o case sparse finalizzati a garantirne l‟autonomia

ST2.10 Promuovere un equilibrio nelle relazioni tra le diverse aree del Sistema Montano, che porti

ad una crescita rispettosa delle caratteristiche specifiche delle aree

(ob. PTR 13)

Sostenere una crescita stabile e continuativa delle aree montane

Favorire interventi di sinergia, in un‟ottica di complementarietà/integrazione, tra aree

montane contigue, con il fondo valle e pianura, in modo da raggiungere economie di scala

minime per attività economiche, servizi e infrastrutture

Promuovere e valorizzare le relazioni urbane policentriche conseguibili (relazioni tra Varese,

Lugano e Como attraverso la ferrovia Arcisate- Stabio), e le relazioni intervallive (es.:

metrotranvie delle Valli Bergamasche e della pluralità di accessi verso la pianura e l‟oltralpe

Uso del suolo

Limitare l‟ulteriore espansione urbana nei fondovalle

Favorire interventi di riqualificazione e riuso del patrimonio edilizio con conservazione degli

elementi della tradizione

Conservare i varchi liberi nei fondovalle, per le eventuali future infrastrutture

Coordinare a livello sovracomunale l‟individuazione di nuove aree produttive e di

terziario/commerciale

OBIETTIVI DEL SISTEMA TERRITORIALE PEDEMONTANO (tratti dal Documento di Piano del PTR)

ST3.1 Tutelare i caratteri naturali diffusi attraverso la creazione di un sistema di aree verdi

collegate tra loro(reti ecologiche)

(ob. PTR . 14, 16, 17, 19)

Tutelare i caratteri naturali diffusi costituti dai biotopi lungo i corsi d‟acqua e le rive dei laghi,

dalle macchie boscate che si alternano ai prati in quota e alle colture del paesaggio agrario

nella zona collinare

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139

Creare un sistema di aree naturali e di connessione verde che si inserisce nella maglia

infrastrutturale di nuova previsione e garantisca il collegamento tra parti della rete ecologica

soprattutto in direzione nord-sud

ST3.2 Tutelare sicurezza e salute dei cittadini attraverso la riduzione dell'inquinamento

ambientale e la preservazione delle risorse

(ob. PTR . 7,8,17)

Migliorare qualità ed efficienza del parco veicolare incentivando il ricambio di quello vetusto,

in particolare dei mezzi commerciali, per ridurre gli elevati livelli di inquinamento atmosferico

ed acustico

Adeguare la qualità ed efficienza degli impianti delle attività produttive favorendo

l'introduzione dei nuove tecnologie finalizzati a processi produttivi più sostenibili; incentivare la

sostituzione degli impianti di riscaldamento ad olio combustibile sia ad uso civile che

industriale

Evitare l'eccessiva pressione antropica sull‟ambiente e sul paesaggio che potrebbe condurre

alla distruzione di alcune risorse di importanza vitale (suolo, acqua, ecc.), oltre che alla

perdita delle potenzialità di attrazione turistica di alcune aree di pregio.

ST3.3 Favorire uno sviluppo policentrico evitando la polverizzazione insediativa

(ob. PTR . 13)

Rafforzare la struttura policentrica mediante la valorizzazione dei comuni capoluogo con

l‟insediamento di funzioni di alto rango, evitando le saldatura tra l‟urbanizzato soprattutto

lungo le vie di comunicazione e nei fondovalle vallivi e creando una gerarchia di rete tra i

centri

Favorire politiche insediative tese a contenere la polverizzazione insediativa e la saldatura

dell‟urbanizzato lungo le direttrici di traffico, con conseguente perdita di valore

paesaggistico, favorendo la ricentralizzazione delle funzioni e delle attività attorno ai punti di

massima accessibilità ferroviaria

Ridurre il consumo di suolo e presidiare le aree libere e gli ambiti agricoli a cesura del

continuum urbanizzato

ST3.4 Promuovere la riqualificazione del territorio attraverso la realizzazione di nuove infrastrutture

per la mobilità pubblica e privata

(ob. PTR . 2, 3, 4)

Promuovere il trasporto su ferro attraverso la riqualificazione e il potenziamento delle linee

ferroviarie.

Rafforzare il sistema infrastrutturale est-ovest, stradale e ferroviario, per ridisegnare il territorio

intorno ad un progetto condiviso di sviluppo urbano policentrico, comprendente anche il

capoluogo regionale, alternativo allo sviluppo diffusivo che provoca la saldatura delle aree

urbane

Potenziare il Servizio Ferroviario Regionale, per favorire le relazioni interpolo, ed estendere i

Servizi

Suburbani a tutti i poli urbani regionali, per dare un'alternativa modale al trasporto individuale

e ridurre la congestione da traffico

Ridurre la congestione da traffico veicolare ingenerato dalla dispersione insediativa con

investimenti sul rafforzamento del Servizio Ferroviario Suburbano e Regionale e comunque tesi

a favorire l'uso del mezzo pubblico (centri di interscambio modale e sistemi di adduzione

collettiva su gomma di tipo innovativo)

Promuovere un progetto infrastrutturale e territoriale integrato per il territorio interessato dalla

BreBeMi per favorire il riequilibrio dell'assetto insediativo regionale e il miglioramento della

qualità ambientale delle aree attraversate

ST3.5 Applicare modalità di progettazione integrata tra infrastrutture e paesaggio

(ob. PTR: 2, 20, 21)

Prevedere nei programmi di realizzazione di opere infrastrutturali risorse finanziarie per

promuovere progetti di ricomposizione e qualificazione paesaggistico/ambientale dei territori

attraversati dai nuovi assi viari e applicazione sistematica delle modalità di progettazione

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140

integrata che assumano la qualità ambientale e paesaggistica del contesto come

riferimento culturale

Applicare sistematicamente modalità di progettazione integrata che assumano la qualità

paesaggistica del contesto come riferimento culturale per la nuova progettazione per una

migliore integrazione territoriale e paesistica dei progetti

ST3.6 Tutelare e valorizzare il paesaggio caratteristico attraverso la promozione della fruibilità

turistico-ricreativa e il mantenimento dell'attività agricola

(ob. PTR . 10, 14, 21)

Tutela e ricognizione dei percorsi e dei belvedere panoramici come luoghi di fruizione ampia

del paesaggio anche attraverso il recupero dei sentieri escursionistici e dei percorsi ferroviari

come itinerari di fruizione turistica privilegiati

Tutela e rafforzamento delle caratteristiche dei diversi paesaggi del Sistema Pedemontano

(prealpino, collinare e dei laghi morenici) caratterizzati per l'elevata attrazione per la

residenza e il turismo

Garantire il mantenimento di attività agricole in funzione di miglioramento della qualità

ambientale complessiva e di valorizzazione del paesaggio

ST3.7 Recuperare aree e manufatti edilizi degradati in una logica che richiami le caratteristiche

del territorio pedemontano

(ob. PTR . 5, 6, 14)

Promuovere interventi di recupero delle aree degradate a seguito di una intensa attività

estrattiva

Incentivare il recupero, l‟autorecupero e la riqualificazione dell‟edilizia rurale, mediante i

principi della bioedilizia e il rispetto delle tradizioni costruttive locali

ST3.8 Incentivare l'agricoltura e il settore turistico ricreativo per garantire la qualità dell' ambiente

e del paesaggio caratteristico

(ob. PTR . 10, 14, 18, 19, 21)

Promuovere e supportare interventi per l‟organizzazione integrata e diversificata dell‟offerta

turistica, favorendo una fruizione sostenibile del territorio (turismo culturale, termale,

congressuale, enogastronomico, naturalistico)

Incentivare l‟agricoltura biologica e di qualità come modalità per tutelare e migliorare la

qualità dell'ambiente e per contenere la dispersione insediativa

Favorire la creazione di filiere corte ed extracorte della produzione ortofrutticola e zootecnica

locale per mantenere la presenza di ambiti agricoli e di produzioni di nicchia anche per

evitare la saldatura del territorio urbanizzato

ST3.9 Valorizzare l'imprenditoria locale e le riconversioni produttive garantendole l'accessibilità

alle nuove infrastrutture evitando l'effetto "tunnel"

(ob. PTR . 6, 24)

Valorizzare le iniziative di progettualità comune e condivisa dell'imprenditoria locale

sfruttando l‟accessibilità internazionale e le sinergie con Milano

Favorire politiche di riconversione produttiva delle aree interessate da settori produttivi in crisi

(tessile-seta, ad esempio) facendo leva sulle punte di eccellenza in alcuni settori, sulle

autonomie funzionali radicate sul territorio e sulle potenzialità innovative presenti sul territorio

grazie al mix università-esperienza.

Valorizzare il passaggio di infrastrutture di collegamento di livello alto con politiche

appropriate di ordine economico (riconversioni produttive, localizzazione di nuovi servizi alle

imprese) tali da evitare il rischio dell‟effetto “tunnel” con perdita di opportunità di carattere

economico e sociale

Uso del suolo

Limitare l‟ulteriore espansione urbana

Favorire interventi di riqualificazione e riuso del patrimonio edilizio

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Conservare i varchi liberi, destinando prioritariamente le aree alla realizzazione della Rete

Verde Regionale, anche mediante la proposta di nuovi Parchi Locali di Interesse

Sovracomunale

Evitare la dispersione urbana, mantenendo forme urbane compatte

Mantenere la riconoscibilità dei centri urbani evitando le saldature lungo le infrastrutture

Realizzare le nuove edificazioni con modalità e criteri di edilizia sostenibile

Coordinare a livello sovraccomunale nell‟individuazione di nuove aree produttive e di

terziario/commerciale

Evitare la riduzione del suolo agricolo

Rete Ecologica Regionale

Con la deliberazione n. 8/10962 del 30 dicembre 2009, la Giunta ha approvato il disegno definitivo

di Rete Ecologica Regionale, aggiungendo l‟area alpina e prealpina. La Rete Ecologica Regionale

è riconosciuta come infrastruttura prioritaria del Piano Territoriale Regionale e costituisce strumento

orientativo per la pianificazione regionale e locale.

La RER, e i criteri per la sua implementazione, forniscono al Piano Territoriale Regionale il quadro

delle sensibilità prioritarie naturalistiche esistenti, ed un disegno degli elementi portanti

dell‟ecosistema di riferimento per la valutazione di punti di forza e debolezza, di opportunità e

minacce presenti sul territorio regionale; aiuta il P.T.R. a svolgere una funzione di indirizzo per i

P.T.C.P. provinciali e i P.G.T./P.R.G. comunali; aiuta il P.T.R. a svolgere una funzione di

coordinamento rispetto a piani e programmi regionali di settore, e ad individuare le sensibilità

prioritarie ed a fissare i target specifici in modo che possano tener conto delle esigenze di

riequilibrio ecologico; anche per quanto riguarda le Pianificazioni regionali di settore può fornire un

quadro orientativo di natura naturalistica ed ecosistemica, e delle opportunità per individuare

azioni di piano compatibili; fornire agli uffici deputati all‟assegnazione di contributi per misure d i

tipo agroambientale e indicazioni di priorità spaziali per un miglioramento complessivo del sistema.

Per l‟area compresa nell‟ecoregione Pianura padana e Oltrepo‟ pavese sono state elaborate

tavole alla scala 1:25.000, suddivise per settori.

Il territorio di Strozza non è compreso nell‟ecoregione Pianura padana e Oltrepo‟ pavese. Per tale

area sono stati individuati gli elementi primari a scala 1:300.000 desumendoli dalle Aree prioritarie

per la biodiversità in ambito alpino e prealpino (Convenzione delle Alpi) e sono state indicate in

cartografia le principali connessioni e i capisaldi di naturalità in ambito collinare e montano. Di

seguito si riporta un estratto della cartografia in scala 1:300.000, comprendente il territorio di

Strozza.

Nel territorio del comune di Strozza sono presenti sia elementi di primo livello che elementi di

secondo livello della RER.

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Rete Ecologica Regionale (scala 1:300.000)

Fonte: Regione Lombardia

Analizzando la cartografia della RER, per il territorio comunale si osservano:

- elementi di primo livello, rappresentati dai versanti della valle, appartenenti all‟Area prioritaria per

la biodiversità n.61 “Valle Imagna e Resegone”.

- un varco da deframmentare, situato nel territorio settentrionale del Comune, tra Strozza e il

Comune di Capizzone.

- elementi di secondo livello della RER, i quali interessano principalmente il territorio di fondovalle

prossimo alle aree urbanizzate, ossia situate tra queste e gli elementi di primo livello.

Di seguito si riporta un estratto cartografico della Rete ecologica regionale realizzata alla scala

1:75.000, illustrante una porzione del settore 90 “Colli di Bergamo” in cui ricade il territorio di Strozza.

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Rete Ecologica Regionale

Fonte: Regione Lombardia

Per l‟area prioritaria per la biodiversità “Valle Imagna e Resegone, il documento della Rete

Ecologica Regionale – settore 90 individua le seguenti indicazioni per l‟attuazione della rete:

- conservazione della continuità territoriale;

- mantenimento delle zone a prato e pascolo, eventualmente facendo ricorso a incentivi del PSR;

- mantenimento del flusso d’acqua nel reticolo di corsi d’acqua, conservazione e consolidamento

delle piccole aree palustri residue.

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144

- mantenimento della destinazione agricola del territorio e la conservazione delle formazioni

naturaliformi sarebbero misure sufficienti a garantire la permanenza di valori naturalistici rilevanti.

Va vista con sfavore la tendenza a rimboschire gli spazi aperti, accelerando la perdita di habitat

importanti per specie caratteristiche. La parziale canalizzazione dei corsi d’acqua, laddove non

necessaria per motivi di sicurezza, dev’essere sconsigliata. Gli ambienti ipogei corrono dei rischi se

vengono intercettate le falde idriche che li alimentano.

Per gli elementi di secondo livello, il documento della Rete Ecologica Regionale indica la necessità

di attuare interventi volti a conservare le fasce boschive relitte, i prati stabili polifiti, le fasce

ecotonali (al fine di garantire la presenza delle fitocenosi caratteristiche), il mosaico agricolo in

senso lato e la creazione di siti idonei per la riproduzione dell'avifauna legata ad ambienti agricoli.

Inoltre risulta indispensabile una gestione naturalistica della rete idrica minore.

3.2.1 IL PIANO PAESAGGISTICO REGIONALE DEL PTR (fonte: sito web del PTR,

Regione Lombardia)

Il Piano Territoriale Regionale (PTR), in applicazione dell‟art. 19 della l.r. 12/2005, ha natura ed effetti

di piano territoriale paesaggistico ai sensi della legislazione nazionale. Il PTR in tal senso assume

consolida e aggiorna il Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR) vigente e ne integra la sezione

normativa.

Il Piano Paesaggistico Regionale diviene così sezione specifica del PTR, disciplina paesaggistica

dello stesso, mantenendo comunque una compiuta unitarietà ed identità.

Gli aggiornamenti delle indicazioni regionali di tutela dei paesaggi di Lombardia, nel quadro del

PTR, consolidano e rafforzano le scelte già operate dal PTPR vigente in merito all‟attenzione

paesaggistica estesa a tutto il territorio e all‟integrazione delle politiche per il paesaggio negli

strumenti di pianificazione urbanistica e territoriale, ricercando però nuove correlazioni anche con

altre pianificazioni di settore, in particolare con quelle di difesa del suolo, ambientali e

infrastrutturali.

NORMATIVE PER LA PIANIFICAZIONE LOCALE

Il Piano Paesaggistico Regionale del PTR detta alcuni indirizzi per la pianificazione comunale,

illustrati nell‟art. 34 della relativa normativa, riportato di seguito:

Art. 34 (Indirizzi per la pianificazione comunale e criteri per l’approvazione del P.G.T.)

1. I comuni nella redazione dei P.G.T. impostano le scelte di sviluppo urbanistico locale in coerenza

con gli obiettivi e gli indirizzi di tutela paesaggistica contenuti nel Piano del Paesaggio, in

particolare:

a) recepiscono le presenti norme e assumono gli orientamenti contenuti nel Q.R.P. e negli elaborati

dispositivi e di indirizzo del presente piano e del P.T.C.P., ove esistente;

b) prendono in considerazione, a tal fine, gli elaborati conoscitivi e di inquadramento

paesaggistico messi a disposizione dal presente Piano e dal P.T.C.P., ove esistente;

c) assumono le necessarie misure di inquadramento delle proprie scelte urbanistiche, in forme

adeguatamente integrate per il rispetto di valori paesaggistici di rilievo sovracomunale o di

interesse intercomunale desumibili dal presente piano e dal P.T.C.P., ove esistente;

d) assumono come riferimento metodologico la d.g.r. 29 dicembre 2005, n. 1681 “Modalità per la pianificazione comunale” con specifico riferimento all’allegato “Contenuti paesaggistici del

P.G.T.”;

e) tengono conto in via prioritaria del recupero e del riuso degli edifici e dei siti abbandonati e

della riqualificazione delle aree e degli ambiti di riconosciuto degrado e compromissione

paesaggistica. 2. E’ compito dei comuni nella redazione del P.G.T.:

a) predeterminare, sulla base degli studi paesaggistici compiuti e in coerenza con quanto indicato

dai “Contenuti paesaggistici dei P.G.T.“ di cui alla d.g.r. 1681 del 29 dicembre 2005 e dalle “linee

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guida per l’esame paesistico dei progetti” di cui alla d.g.r. 11045 dell’8 novembre 2002, la classe di

sensibilità paesistica delle diverse parti del territorio comunale o di particolari aree di esso;

b) indicare, per particolare ambiti del territorio comunale, prescrizioni paesaggistiche di dettaglio, che incidono anche sugli interventi edilizi, con specifico riferimento all’attuazione della disciplina di

tutela a corredo delle dichiarazioni di notevole interesse pubblico di cui al comma 2 dell’articolo

140 del D. Lgs. 42/2004.

3. In sede di approvazione del P.G.T.: a) viene accertata l’adeguatezza dell’apparato analitico e descrittivo del piano nonchè la

coerenza tra gli elaborati a contenuto ricognitivo e valutativo, da un lato, e quelli a contenuto dispositivo, dall’altro, anche in riferimento alla predeterminazione della classe di sensibilità

paesistica dei luoghi e alla definizione di prescrizioni paesaggistiche di estremo dettaglio;

a) viene accertata la presenza e la corretta redazione della cartografia di localizzazione degli

ambiti assoggettati alla tutela della parte III del D.Lgs. 42/2004, e successive mod. ed int.;

b) viene accertata la sostanziale rispondenza del P.G.T. agli indirizzi e alle strategie del Piano del

Paesaggio;

c) viene verificato il coordinamento, a fini paesaggistici, con le previsioni dei P.G.T. dei comuni

contermini.

4. Il corretto riscontro degli elementi di cui al comma 3, costituisce elemento essenziale ai fini dell’approvazione del P.G.T. e relative varianti.

5. Il P.G.T. per il quale sia stata verificata la rispondenza agli obiettivi di tutela paesaggistica, una volta approvato, assume la natura di atto di maggiore definizione ai sensi dell’articolo 6.

6. Se necessario, la provincia aggiorna e integra il proprio P.T.C.P., per la parte paesaggistica,

accogliendovi le indicazioni a specifica valenza paesaggistica del P.G.T. stesso.

7. Piani attuativi, Programmi Integrati di Intervento (P.I.I.) e Programmi di Recupero Urbano (P.R.U.)

assumono come riferimento il Documento di Piano del P.G.T., alle cui determinazioni devono

attenersi; in particolare, posto che i suddetti piani costituiscono attuazione di dettaglio della

strategia paesaggistica del Documento di Piano, devono essere corredati da apposite relazione

ed elaborazioni cartografiche che descrivano e argomentino la coerenza tra P.G.T. nel suo

complesso e scelte paesaggistiche operate nella definizione dell’impianto microurbanistico, degli

indici urbanistici e delle caratterizzazioni tipologiche in ordine a:

- Tutela ambientale, paesaggistica e storico-monumentale dei caratteri connotativi del paesaggio

comunale individuati nel quadro conoscitivo e in particolare nella carta condivisa del paesaggio

comunale;

- Valorizzazione delle relazioni fisiche, visuali e simboliche tra i diversi elementi e luoghi connotativi;

- Risoluzione di eventuali criticità correlate a situazioni di degrado o compromissione del

paesaggio;

- Continuità dei sistemi verdi e del sistema degli spazi e percorsi pubblici

- Coerenza dimensionale e morfologica con il tessuto urbano circostante e limitrofo.

8. In assenza di P.G.T. redatto secondo la l.r. 12/2005, i soggetti proponenti strumenti di

pianificazione attuativa, assumono come riferimenti per la descrizione e argomentazione delle

scelte paesaggistiche operate, di cui al precedente comma: le letture del paesaggio disponibili o

specificamente sviluppate in sede di redazione del piano attuativo; i documenti di indirizzo e gli atti

disponibili del Piano del Paesaggio anche di livello sovracomunale; la metodologia di cui alla parte

IV delle presenti norme. 9. L’atto di approvazione dei Piani di cui al comma 1, dà conto dell’avvenuta verifica della

coerenza delle previsioni e della proposta progettuale con il P.G.T. e il Piano del Paesaggio; l’amministrazione competente può in tal senso acquisire preliminarmente il parere consultivo della

Commissione del Paesaggio, ove esistente.

10. Nel caso i piani di cui al comma 7 interessino, anche parzialmente, aree o immobili oggetto di

specifica tutela paesaggistica ai sensi dell’articolo 136 del D. Lgs. 42/2004, la relazione e gli

elaborati cartografici richiesti devono altresì dar conto della coerenza in merito agli obiettivi di

salvaguardia e valorizzazione dei suddetti aree e immobili, con specifico riferimento a quanto indicato dalla disciplina di tutela di cui al comma 2 dell’articolo 140 del D. Lgs. 42/2004, ove

esistente, e dalla d.g.r. 2121 del 15 marzo 2006.

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146

STROZZA E IL PIANO PAESAGGISTICO REGIONALE DEL PTR

Di seguito si riporta la lettura della cartografia del Piano Paesaggistico Regionale (in particolare

Tavola F e Tavola G) e i relativi indirizzi di tutela per il territorio di Strozza.

Secondo le tavole F “Riqualificazione paesaggistica: ambiti ed aree di attenzione regionale” e G

“Contesto dei processi di degrado e qualificazione paesaggistica: ambiti ed aree di attenzione

regionale” del PPR, il territorio di Strozza presenta:

Aree e ambiti di degrado paesistico provocato da processi di urbanizzazione,

infrastrutturazione, pratiche e usi urbani

Aree e ambiti di degrado paesistico provocato da sottoutilizzo, abbandono e dismissione

Di seguito si riportano gli estratti cartografici, le descrizioni e le indicazioni relativi a tali ambiti tratti

dal volume Indirizzi di Tutela Parte IV “Riqualificazione Paesaggistica e contenimento dei potenziali

fenomeni di degrado” del Piano Paesaggistico del PTR.

Estratto della tavola F “Riqualificazione paesaggistica: ambiti ed aree di attenzione regionale” del

Piano Paesaggistico Regionale del PTR

_______________________________________________________________________________________________

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Estratto della tavola G “Contesto dei processi di degrado e qualificazione paesaggistica: ambiti ed

aree di attenzione regionale” del Piano Paesaggistico Regionale del PTR

_______________________________________________________________________________________________

______________________________________________________________________________________________

Indirizzi di Tutela Parte IV “Riqualificazione Paesaggistica e contenimento dei potenziali fenomeni di

degrado” del Piano Paesaggistico Regionale del PTR di interesse per il territorio di Strozza (la

numerazione dei paragrafi corrisponde a quella originaria del PPR).

2. AREE e AMBITI DI DEGRADO PAESAGGISTICO PROVOCATO DA PROCESSI DI URBANIZZAZIONE,

INFRASTRUTTURAZIONE, PRATICHE E USI URBANI

2.3 Territori contermini alle reti infrastrutturali della mobilità e del trasporto e produzione dell’energia

Riguarda le porzioni più o meno ampie e continue di territorio caratterizzate dalla presenza

intrusiva di manufatti infrastrutturali, sia della mobilità che del trasporto e produzione dell‟energia.

Territori maggiormente interessati : fenomeno diffuso.

In particolare, per quanto le grandi infrastrutture per la mobilità, oltre a quelle che interessano gli

ambiti della “megalopoli padana” e della sua possibile espansione (corridoi paneuropei, sistema

viabilistico pedemontano, l‟accessibilità all‟aeroporto della Malpensa, tangenziale est esterna di

Milano, la Bre-Be-Mi) e delle “conurbazioni” di cui ai punti precedenti, si segnalano come ambiti a

rischio le aree contigue ai tracciati delle grandi infrastrutture di collegamento di nuova

realizzazione e/o potenziamento in corso o previste : in particolare si segnala la Broni-Mortara, il

raccordo autostradale tra l‟A4 e la Valtrompia e la grande crociera tra l‟asse autostradale

Brennero-Verona-Parma-La Spezia (TiBre) e l‟autostrada Cremona-Mantova.

Criticità e riferimenti alle tavole di piano

Criticità

Inserimento di elementi estranei ed incongrui ai caratteri peculiari compositivi, percettivi o

simbolici del contesto

frattura e frammentazione ecosistemica, d‟uso e delle relazioni percettive, con formazione di

aree marginalizzate, perdita di continuità e relazioni del sistema del verde e degli spazi agricoli,

conseguente riduzione di caratterizzazione identitaria e progressiva omologazione dei

paesaggi attraversati.

In particolare si segnalano le criticità paesaggistiche provocate dalla conformazione delle

stazioni di servizio poste lungo i principali assi stradali e autostradali, sia per quanto attiene ai

caratteri eterogenei dei diversi manufatti edilizi che alle loro reciproche relazioni ed alle relative

aree di pertinenza

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INDIRIZZI DI RIQUALIFICAZIONE

Integrazione degli aspetti paesaggistici nelle politiche e nelle azioni di Pianificazione territoriale e di

settore (PTCP, aree protette etc.) e di Governo locale del territorio (PGT)

Azioni :

interventi di mitigazione anche tramite equipaggiamenti verdi in grado di relazionarsi con il

territorio

interventi correlati alle infrastrutture esistenti attenti alle zone marginali e volti a ridurre la loro

estraneità al contesto e l‟effetto frattura che generano

attenta considerazione degli interventi di servizio alle infrastrutture cercando di evitare la

possibile accentuazione dell‟effetto di frattura indotto, operando riconnessioni funzionali tra i

territori separati e recuperando gli ambiti marginali con la massima riduzione dell‟impatto

intrusivo; in particolare :

- le barriere antirumore dovranno avere caratteristiche di qualità paesaggistica, oltreché

ambientale, sia per quanto riguarda il lato interno, verso l‟infrastruttura stessa, sia per quanto

riguarda il lato esterno, rivolto verso il territorio circostante

- gli interventi di manutenzione e adeguamento delle aree di servizio dovranno porsi obiettivi di

riqualificazione paesaggistica

INDIRIZZI DI CONTENIMENTO E PREVENZIONE DEL RISCHIO

Integrazione degli aspetti paesaggistici nelle politiche e nelle azioni di Pianificazione territoriale e di

settore (PTCP, aree protette etc.) e di Governo locale del territorio (PGT), Progettazione tecnica di

settore

Azioni :

progettazione integrata del tracciato, comprensivo del suo equipaggiamento verde, attenta

ai caratteri paesaggistici dei contesti

progettazione unitaria dei manufatti e delle relative aree di servizio attenta ai caratteri

paesaggistici dei contesti

eventuale acquisizione delle aree laterali all‟infrastruttura in misura adeguata allo sviluppo e

attuazione di un progetto di valorizzazione paesaggistica dei territori attraversati

2.7 Ambiti estrattivi in attività

Gli ambiti estrattivi sono distinti in : cave di monte, cave di pianura, a loro volta distinte in cave

asciutta e cave in falda,

comprendendo in queste ultime anche le cave in alveo fluviale.

Territori maggiormente interessati :

cave di monte : fascia alpina, prealpina e collinare; cave di pianura: fascia della alta e bassa

pianura (in particolare nel

territorio milanese e nel bresciano); cave in alveo fluviale: fasce fluviali dei fiumi maggiori (in

particolare Po e Ticino).

Criticità e riferimenti alle tavole di piano

Criticità:

rottura e alterazione della morfologia territoriale con forte degrado paesaggistico e

ambientale sia delle aree oggetto di escavazione sia del contesto

abbandono di manufatti e opere legate alle attività e alle lavorazioni di inerti

omologazione dei caratteri paesaggistici derivante da interventi standardizzati di recupero

INDIRIZZI DI RIQUALIFICAZIONE

Integrazione degli aspetti paesaggistici nelle politiche e nelle azioni di Programmazione provinciale

(Piani Cave) e di Progettazione dell'attività estrattiva

Azioni: Interventi di mitigazione degli effetti di disturbo durante l’attività estrattiva coerenti con gli

obiettivi di riutilizzo e riassetto ambientale e paesaggistico previsti al termine del ciclo estrattivo Integrazione degli aspetti paesaggistici nei Piani di Recupero Ambientale visti in un’ottica

sistemica con l’obiettivo di contribuire in particolare :

- alla riqualificazione della rete verde e della rete ecologica comunale

- al potenziamento della dotazione di servizi in aree periurbane anche di carattere museale-

espositivo

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- al miglioramento dell’offerta turisticoricreativa

- al miglioramento della biodiversità di alcune aree di pianura

- alla possibile valorizzazione economica nel quadro degli obiettivi di ricomposizione

paesaggistica e di riqualificazione

ambientale ma anche di sviluppo locale (riempimento con inerti, attività turistiche o sportive,

allevamenti ittici, produzione di particolari specie igrofile etc.)

- possibili sinergie con le politiche di difesa del suolo e di valorizzazione dei sistemi fluviali.

INDIRIZZI DI CONTENIMENTO E PREVENZIONE DEL RISCHIO

Integrazione degli aspetti paesaggistici alle azioni correlate alle di Pianificazione territoriale e di

Programmazione provinciale (Piani Cave)

Azioni :

Attenzione localizzativa correlando le previsioni di nuovi ambiti di escavazione a:

- obiettivi di recupero di situazioni di degrado paesaggistico in essere

- programmazione degli interventi di mitigazione coerenti con la destinazione finale e attenti al

paesaggio naturale, agrario e/o urbano circostante

- coerenza con le politiche ambientali, paesaggistiche, di difesa del suolo e di sviluppo Definizione di interventi integrati di recupero in un’ottica sistemica che possano contribuire in

particolare : - alla ambientale dei sistemi fluviali e dell’equipaggiamento vegetale anche in sintonia con i

programmi di difesa idraulica (creazione di aree di esondazione dei corsi d’acqua o

realizzazione di vasche di laminazione inserite nel paesaggio etc.)

- alla riqualificazione della rete verde provinciale e del sistema verde comunale, valutando le

opportunità di successivo riempimento con inerti piuttosto che il mantenimento di specchi d’acqua ad uso produttivo o ricreativo al potenziamento della dotazione di servizi in aree

periurbane anche di carattere museale-espositivo (zone umide a valore didattico o, per le cave di pietra, musei/geoparchi o scenografia per teatri all’aperto etc)

- al miglioramento dell’offerta turistico ricreativa (specchi d’acqua e palestre di roccia) con la

realizzazione di poli attrezzati integrati nel sistema turistico locale

- al miglioramento della biodiversità in alcune aree di pianura

4. AREE E AMBITI DI DEGRADO E/O COMPROMISSIONE PAESISTICA PROVOCATA DA SOTTO-UTILIZZO,

ABBANDONO E DISMISSIONE

4.1 Cave abbandonate

Si tratta: degli ambiti di escavazione relativi ad attività cessate prima dell‟entrata in vigore della

normativa che ha assoggettato l‟autorizzazione alle coltivazione all‟obbligo del recupero

ambientale (legge n.92/1975); delle cave cessate in tempi successivi e non ancora recuperate o

recuperate solo parzialmente; delle cave abusive che hanno lasciato segni significativi sul

paesaggio.

Si distinguono in cave di monte e cave di pianura (in asciutto e in falda).

Territori maggiormente interessati: fenomeno diffuso

Criticità e riferimenti alle tavole di piano

Criticità:

degrado paesaggistico con significativi effetti negativi indotti sul contesto, soprattutto dal punto di

vista geomorfologico e ambientale ed estetico-percettivo

INDIRIZZI DI RIQUALIFICAZIONE

Integrazione degli aspetti paesaggistici nelle politiche e nelle azioni di Programmazione provinciale

(Piani Cave) e di Governo locale del territorio (PGT),

Azioni :

rimozione degli impianti e dei manufatti dismessi.

recupero, distinguendo tra le diverse situazioni e contesti territoriali, attraverso progetti integrati

di ricomposizione e valorizzazione che le trasformino in elementi positivi del territorio con

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possibili riutilizzi turistico- fruitivi e ambientali in raccordo con la Rete verde provinciale e i sistemi

comunali del verde; in particolare:

- cave di monte : valorizzazione in termini di nuova connotazione del paesaggio e della

struttura geomorfologica finalizzata anche a utilizzi turistico/ricreativi e culturali (ad. es.

geoparchi, musei, teatri all‟aperto, palestre di roccia, interventi di land-art etc.)

- cave di pianura: inserimento nelle strategie più generali di ricomposizione paesaggistica e

ambientale dei contesti di riferimento valutando, dove possibile, l'opportunità di un loro

mantenimento come specchi d'acqua o viceversa la necessità di loro riempimento,

finalizzando gli interventi anche a utilizzi turistico/ricreativi, culturali, oltreché ambientali e

ecosistemici (ad. es. realizzazione di parchi, zone umide, elementi del sistema del verde, zone

per attività sportive, per spettacoli all‟aperto, interventi di land-art etc.).

Nei territori contermini ai corsi d'acqua l'azione di riqualificazione deve essere attentamente

coordinata con le politiche di difesa del suolo e di valorizzazione del sistema fluviale; nelle

situazioni periurbane si impone la necessità di verificare le proposte di recupero in riferimento al

disegno complessivo degli spazi aperti e dei servizi pubblici o di fruizione collettiva del Piano dei

Servizi comunale.

INDIRIZZI DI CONTENIMENTO E PREVENZIONE DEL RISCHIO

Integrazione degli aspetti paesaggistici nelle politiche e nelle azioni di Programmazione provinciale

(Piani Cave)

Azioni :

attività di monitoraggio e prevenzione per evitare il ripetersi di eventi simili al di fuori della

programmazione e della pianificazione.

____________________________________________________________________________________________

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33..33 –– IILL PPIIAANNOO TTEERRRRIITTOORRIIAALLEE PPAAEESSIISSTTIICCOO RREEGGIIOONNAALLEE ____________________________________________________________________________________________

Dal 6 agosto 2001 è vigente il Piano Territoriale Paesistico Regionale (P.T.P.R.), approvato con

deliberazione del Consiglio Regionale n. VII/197 del 6 marzo 2001, che disciplina e indirizza la

tutela e la valorizzazione paesaggistica dell'intero territorio lombardo, perseguendo le finalità di:

- conservazione dei caratteri che definiscono l'identità e la leggibilità dei paesaggi della

Lombardia

- miglioramento della qualità paesaggistica ed architettonica degli interventi di

trasformazione del territorio

- diffusione della consapevolezza dei valori paesaggistici e loro fruizione da parte dei

cittadini

Il Piano Territoriale Paesistico Regionale prescrive indirizzi da seguire per la pianificazione

comunale, riportati nell‟art. 24 delle Norme di Attuazione del Piano:

Art. 24 (Indirizzi per la pianificazione comunale e criteri per l’approvazione dei P.R.G. comunali)

1. I comuni nella redazione dei Piani Regolatori Generali e delle loro varianti impostano le scelte

di sviluppo urbanistico locale in coerenza con gli obiettivi e gli indirizzi di tutela paesistica

contenuti nel Piano del Paesaggio, in particolare:

a) recepiscono le presenti norme e assumono gli orientamenti contenuti nel Q.R.P. e negli

elaborati dispositivi e di indirizzo del P.T.P.R. e del P.T.C.P., ove esistente;

b) prendono in considerazione, a tal fine, gli elaborati conoscitivi e di inquadramento paesistico

messi a disposizione dal P.T.P.R. e dal P.T.C.P., ove esistente;

c) assumono le necessarie misure di inquadramento delle proprie scelte urbanistiche, in forme

adeguatamente integrate per il rispetto di valori paesistici di rilievo sovracomunale o di interesse

intercomunale desumibili dal presente piano e dal P.T.C.P., ove esistente;

d) tengono conto in via prioritaria del recupero e del riuso degli edifici e dei siti abbandonati.

2. E‟ facoltà dei comuni nella redazione del Piano Regolatore Generale con valenza paesistica:

a) predeterminare, sulla base degli studi paesistici compiuti e in coerenza con quanto indicato

dalla “linee guida per l‟esame paesistico dei progetti” di cui al successivo art. 30, la classe di

sensibilità paesistica delle diverse parti del territorio comunale o di particolari aree di esso;

b) indicare, per particolari ambiti del territorio comunale, prescrizioni paesistiche di dettaglio,

che incidono anche sugli interventi edilizi.

3. In sede di approvazione del P.R.G. comunale:

a) viene accertata l‟adeguatezza dell‟apparato analitico e descrittivo del piano nonchè la

coerenza tra gli elaborati a contenuto ricognitivo e valutativo, da un lato, e quelli a contenuto

dispositivo, dall‟altro, anche in riferimento alla predeterminazione della classe di sensibilità

paesistica dei luoghi e alla definizione di prescrizioni paesistiche di estremo dettaglio;

b) viene accertata la presenza e la corretta redazione della cartografia di localizzazione degli

ambiti assoggettati alla tutela delle leggi 1497/1939 e 431/1985 successivamente ricomprese nel

Titolo II del D. Lgs. 490/1999;

c) viene accertata la sostanziale rispondenza del P.R.G. agli indirizzi e alle strategie del Piano del

Paesaggio;

d) viene verificato il coordinamento, a fini paesistici, con le previsioni dei P.R.G. dei comuni

contermini.

4. Il corretto riscontro degli elementi di cui al comma 3, costituisce elemento essenziale ai fini

dell‟approvazione del P.R.G. e relative varianti o della richiesta di modifiche d‟ufficio degli stessi.

5. Il P.R.G. per il quale sia stata verificata la rispondenza agli obiettivi di tutela paesistica, una

volta approvato, assume la natura di atto di maggiore definizione ai sensi degli articoli 6 e 3,

comma 3.

6. I comuni apportano ai loro strumenti urbanistici le modifiche necessarie per renderli coerenti

con il P.T.C.P., ai sensi dell‟articolo 13, comma 2, della l.r. 18/1997.

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7.Se necessario, la provincia aggiorna e integra il proprio P.T.C.P., per la parte paesistica,

accogliendovi le indicazioni a specifica valenza paesistica del P.R.G. stesso.

STROZZA E IL PIANO TERRITORIALE PAESISTICO REGIONALE

A livello normativo, il Piano Paesistico classifica il territorio di Strozza in parte come ambito

urbanizzato come illustrato nella carta alla pagina seguente, assoggettato alla disciplina

dell‟art. 19 delle norme del PTPR. Di seguito si riportano pertanto il testo dell‟art. 19 e gli indirizzi

relativi agli ambiti urbanizzati.

Estratto della tavola D del P.T.P.R. con localizzazione di Strozza.

____________________________________________________________________________________________

_____________________________________________________________________________________________

Art. 19 (Individuazione e tutela dei Centri e Nuclei Storici)

1. La Regione assume come riferimento base per l‟identificazione e la perimetrazione dei centri

e nuclei storici la prima levata delle tavolette I.G.M. 1/25.000.

2. L‟elenco delle località comprese nell‟abaco, volume 2 - “Presenza di elementi connotativi

rilevanti”, di cui all‟articolo 11, comma 3, lettera f), costituisce un primo inventario del sistema

insediativo storico del territorio regionale, che potrà essere integrato in base allo specifico

confronto fra lo stato attuale del territorio e la cartografia di cui al comma 1.

3. La Regione promuove la collaborazione dei comuni e delle province in tale operazione, in

occasione della quale viene verificata anche la toponomastica, secondo i criteri che la

Regione si riserva di produrre successivamente.

4. La Regione mette a disposizione dei comuni e delle province copia delle tavolette I.G.M. di

cui al comma 1.

5. Con l‟ausilio della base cartografica, di cui al comma 1, nonché di eventuali altre carte in

scala di maggior dettaglio, i comuni riportano sulla cartografia aggiornata,

aerofotogrammetria, in loro possesso i perimetri dei centri e nuclei, comprendendovi gli

eventuali spazi aperti pubblici e privati interclusi, ed esterni adiacenti, nonché la individuazione

di edifici isolati e/o di manufatti di rilievo storico-ambientale, specificando e motivando

eventuali scostamenti rispetto a quanto contenuto nella cartografia di cui al comma 1.

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6. Gli ambiti individuati ai sensi del comma 5, rappresentano la base tecnica di riferimento per la

definizione delle Zone A ai sensi del decreto interministeriale 2 aprile 1968, n. 1444.

7. In sede di revisione dei propri strumenti urbanistici e comunque entro due anni dall‟entrata in

vigore del presente piano, i comuni provvedono ad adeguare la disciplina urbanistica dei

Centri e Nuclei storici alle disposizioni del presente articolo e secondo quanto definito dagli

Indirizzi di tutela di cui all‟articolo 11, comma 4, lettera a).

INDIRIZZI

Gli indirizzi per gli ambiti urbanizzati, con cui si deve confrontare la pianificazione comunalel di

Strozza sono quelli illustrati nella parte II punto 1 Strutture Insediative e Valori Storico-Culturali del

Paesaggio del PTPR, di seguito riportato.

1. INSEDIAMENTI E SEDI ANTROPICHE

“Insediamento” viene propriamente definito il più complesso fenomeno di distribuzione e

stabilizzazione di gruppi umani in un paese. Lo stesso termine individua le strutture e le unità

insediative.

Costituiscono, dunque, “insediamenti” e “sedi antropiche”: gli insiemi (non necessariamente

costituiti da edifici) che sono o sono stati utilizzati come riparo o dimora stabile e luogo base per

le attività dell‟uomo e dei gruppi umani. Tali sedi tendono a realizzare un habitat compatibile

con la vulnerabilità dell‟organismo umano da parte dei fattori bioclimatici, funzionale alla

formazione di condizioni di vita idonee a favorire lo sviluppo delle attitudini conoscitive

individuali e delle attività sociali. Costituiscono pertanto il caposaldo territoriale indispensabile

alla crescita delle Comunità ed alla connotazione del paese abitato dall‟uomo.

Gli insediamenti vengono individuati e distinti, in rapporto alla consistenza delle sedi, alle funzioni

ed ai ruoli svolti rispetto al territorio, in “CENTRI” e “NUCLEI”.

La classificazione segue in prima approssimazione il criterio ISTAT, che articola il territorio di ogni

Comune in frazioni (geografico-amministrative statistiche) e raggruppa gli insediamenti (le

località abitate) di ogni frazione in Centri e Nuclei abitati o in Case sparse.

Ai fini dei presenti indirizzi, (rivolti all‟individuazione e disciplina paesistica dei contesti edificati,

ed alla tutela della memoria storica) costituiscono Nuclei, e vengono così identificati nei

repertori e in mappa, ancorché classificati dall‟ISTAT tra le Case Sparse, gli edifici, ripari e

manufatti isolati (o le loro tracce) registrati sulla cartografia nazionale e/o sulle mappe catastali

con toponimo proprio.

Costituiscono convenzionalmente forme particolari di centro (in analogia all‟ISTAT) le CITTÀ‟ che,

per struttura e tradizione, vantano tale titolo e a cui la dotazione di servizi ed il ruolo storico

conferiscono carattere emergente rispetto al proprio territorio.

LA TUTELA ED I SUOI OBIETTIVI

Le esigenze di ricostituzione di un‟identità della connotazione del territorio attraverso le

configurazioni architettoniche, urbanistiche e dello spazio verde, riconducono ai temi del

linguaggio (tecnico culturale) e alle diverse discipline che l‟uomo utilizza per dar corpo alle

proprie necessità insediative. Necessità che non giustificano mai la rinuncia, da parte di chi

progetta o pianifica, alle responsabilità nei confronti del territorio ed alla qualificazione del

prodotto finale.

La pianificazione paesistica deve garantire la tutela delle componenti strutturali della memoria

storica.

Obiettivo conseguente è, dopo la “tutela” della memoria, la “disciplina” dei nuovi interventi

che devono conferire, come è avvenuto per il passato, “nuova” qualità progettuale al territorio,

su ordini e limiti e metodologie di intervento confermativi della memoria storica.

1.1 CENTRI E NUCLEI STORICI

Sono da considerare parte integrante dei Centri e Nuclei storici, indipendentemente dalla

classificazione urbanistica, anche:

a) le aree di pertinenza funzionale o visiva di edifici e nuclei elementari isolati;

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b) le aree inedificate (interne o circostanti l‟agglomerato storico) in diretto rapporto visivo con

esso;

c) il verde e le fasce di rispetto o di protezione visiva, idonee ad assicurare la fruibilità e

l‟immagine dell‟insieme o di sue parti significative;

d) gli edifici di costruzione (o di ristrutturazione) recente interclusi o accorpati ad un

agglomerato storico, o comunque in diretta relazione ottica con esso;

e) le estensioni integrative degli ambiti, come sopra determinati, operate in fase di studio.

LA TUTELA ED I SUOI OBIETTIVI

La tutela dei centri e dei nuclei storici deve essere finalizzata alla conservazione e trasmissione

degli organismi nel loro complesso. Tale tutela sarà quindi definita in seguito ad una attenta

lettura dei caratteri e degli elementi connotativi, del sistema di relazioni, dei rapporti visivi e

strutturali tra le diverse parti di uno stesso centro o nucleo e tra questo e il suo territorio.

L‟individuazione e la tutela dei Centri e Nuclei storici sono disciplinate dall‟art. 19 delle Norme di

Attuazione del P.T.P.R.

Identificazione

Costituiscono “insediamenti storici” ovvero insediamenti “di origine” (per epoca di fondazione o

rifondazione) ed “impianto storico” (per struttura e tipologia insediativa) convenzionalmente i

contesti, prevalentemente edificati, costituiti da strutture e agglomerati edilizi o da edifici e

manufatti isolati - definiti come Centri e Nuclei - la cui presenza, traccia o memoria è attestata

dalla prima cartografia I.G.M. 1:25000.

I soggetti estensori dei piani urbanistici e territoriali definiscono per ogni insediamento storico i

caratteri qualitativi e il rango assunto, alle diverse sequenze cronologiche, nell‟organizzazione

politico amministrativa, civile e religiosa del territorio: sede di Pieve, Feudo, Comune; capoluogo

distrettuale, vicariato, ecc..

Centri e Nuclei storici costituiscono singolarmente insiemi unitari ed individui (nel loro complesso

e consistenza) sintesi:

- dei diversi caratteri e tipologie edilizie (palazzi, chiese, teatri ecc.) ;

- degli spazi d‟uso privato (corti, giardini, aie ecc.) o comune (piazze, sagrati, parchi...)

- delle opere di difesa militare (mura, torri ecc.) o di protezione civile (argini, contrafforti, valli

ecc.);

- delle infrastrutture di mobilità interna e di connessione al territorio circostante;

- delle individualità visive e degli elementi di tradizione materiale, storica, artistica, linguistica

(ovvero di tutto il complesso etno-culturale) che li tipizzano e differenziano.

Indirizzi di tutela

La tutela della memoria storica (e dei valori di paesaggio da questa inscindibili) si esercita per

ogni singolo centro o nucleo in relazione alla perimetrazione dell‟ambito interessato dal tessuto

insediativo antico (strutture edilizie, verde, spazi privati e civici ecc.) valutati come insieme e

contesto unitario. Per la tutela del singolo bene tale contesto costituisce elemento obbligato di

analisi, riferimento e giudizio.

Sono ammessi di regola gli interventi non distruttivi del bene e dei suoi elementi, nel rispetto dei

caratteri formali e delle tecniche costruttive tradizionali (tipologia, materiali e dettagli costruttivi

equivalenti a quelli del nucleo originario) allo scopo essenziale di non alterare l‟equilibrio del

complesso e la sua struttura. Le integrazioni funzionali, finalizzate al completamento o al

recupero, sono da verificare in riferimento alla ammissibilità dell‟intervento con il carattere del

tessuto edilizio d‟insieme e la tipologia dell‟edificio. La destinazione d‟uso è opportuno che risulti

coerente con gli elementi tipologici, formali e strutturali del singolo organismo edilizio, valutato in

relazione alla prevalenza dell‟interesse storico.

1.2 ELEMENTI DI FRANGIA

Il concetto di frangia è ben distinto da quello di periferia con cui tende tuttavia a confondersi

nell‟uso corrente: la frangia, infatti, individua ed occupa un luogo fisico definibile in rapporto al

contesto; la periferia è uno stato territoriale generalizzato, sono i luoghi lontani dal centro e in

una condizione subalterna ad esso. La periferizzazione resta uno stato di degrado per cui è

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implicito il ricorso a provvedimenti non solo di politica urbanistica, ma di reincentivazione sociale

e culturale.

Ogni nucleo isolato antico, sedimentato in un contesto agricolo prevalente, presenta, come

tendenza, un‟identità conclusa, un‟immagine che risolve l‟integrazione tra gli elementi edificati

ed il loro contesto, naturale o culturale. Lo stato caratteristico della frangia, invece, per la

prevalenza degli elementi urbani recenti non correlati formalmente ed il frequente disuso del

territorio agricolo, è dato proprio dalla mancata risoluzione di tale saldatura e dalla

commistione (e sfrangiatura, appunto) di elementi in contrasto. La diffusa instabilità del limite di

frangia, proietta inoltre e riflette uno stato permanente di crisi del territorio.

LA TUTELA ED I SUOI OBIETTIVI

La tutela paesistica in questa situazione si esprime principalmente come operazione progettuale

di riqualificazione territoriale, con la precisa finalità di riscoprire e riassegnare identità ai luoghi,

risolvendo il rapporto tra spazi urbanizzati e spazi non urbanizzati.

Identificazione

Ogni elemento di frangia ha precise esigenze di identità, di qualità e di immagine per evitare la

ricaduta in una situazione priva di configurazione riconoscibile. In un progetto paesistico i

problemi di periferizzazione riconducono a più vasti temi di cultura e di assetto del territorio; i

problemi di frangia si presentano invece come possibile oggetto di intervento e disciplina

immediata.

Indirizzi di tutela

Il primo obiettivo paesistico in un tessuto di frangia urbana è dunque il recupero dell‟ident ità

(fisica, culturale, visiva) della matrice territoriale, recupero (o riscoperta) che deriva

necessariamente, dalla lettura dei processi attraverso cui si è formata e caratterizzata.

L‟identità originaria del paese nasce dalla sua storia. Gli elementi di riconoscimento lo

identificano con connotazione propria nella sua sedimentazione storica, risultano pertanto

elementi irrinunciabili del progetto.

La lettura della tessitura del territorio agricolo e degli spazi aperti, contestuale a quella delle

regole di organizzazione del tessuto urbano, permette di proporre nuove forme di dialogo e

integrazione tra città e campagna.

In questa operazione viene ad assumere un ruolo rilevante il riconoscimento di quelle

“permanenze” che ancora possono costituire sia segni e simboli dell‟identità locale che

elementi strutturanti il progetto di riqualificazione paesistica ed ambientale. Si considerino in tal

senso anche i “frammenti” appartenenti alle diverse organizzazioni territoriali storiche, che

assurgono ora, nel nuovo contesto, a simboli delle precedenti fasi di insediamento.

1.3 ELEMENTI DEL VERDE

Vengono individuate le seguenti categorie di beni:

a) parchi, riserve e giardini storici, intesi come organismi unitari autonomi e come pertinenza

degli edifici antichi a tipologia urbana o rurale, anche scomparsi;

b) spazi verdi attrezzati, giardini e boschi urbani o periurbani di origine storica, di costituzione

recente o di nuovo impianto;

c) alberature stradali urbane (vie, piazze o altri spazi urbani) o extraurbane (viabilità

autostradale e Anas, Provincia ecc.);

d) complessi arborei o arbustivi considerati nel loro insieme o come esemplari isolati, comunque

inseriti in un contesto insediativo o di paesaggio antropizzato; recinzioni con uso prevalente di

siepi o elementi di verde.

LA TUTELA ED I SUOI OBIETTIVI

La tutela non riguarda solo i singoli elementi ma la valorizzazione o ridefinizione di sistemi del

verde (leggibili e fruibili alle diverse scale) nei quali tali elementi risultino conservati e valorizzati.

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Identificazione

Gli strumenti urbanistici generali:

1) individuano e documentano, fornendo analisi e valutazioni di merito:

• i beni (presenze, tracce, memoria) delle categorie a) e b), redigendo apposito elenco ed

indicazione in mappa.

2) individuano, con documentazioni, analisi e valutazioni:

• i beni emergenti segnalati nelle categorie a), b), c) e d), da individuare in mappa ed in

apposito elenco e da tutelare con normativa specifica;

• i beni emergenti segnalati nelle categorie a), b), c) e d) che possono essere utilmente

introdotti nella revisione dei vincoli che attua la Regione ai sensi degli artt. 1 e 2 della l.r.

57/1985 e sue successive modificazioni.

3) definiscono e propongono, motivandone la valutazione, le specie e le associazioni vegetali il

cui uso è da considerarsi privilegiato nelle operazioni di impianto, manutenzione o sostituzione

del verde nei beni pertinenti alle categorie a), b), c) e d), in relazione ai caratteri specifici dei

contesti, nonché le specie e le associazioni vegetali il cui uso è sconsigliato ovvero ammesso a

condizioni particolari.

Indirizzi di tutela

I beni definiti dalla categoria a), indipendentemente dal titolo attuale di proprietà, dal soggetto

gestore (privato/pubblico) o dallo stato di frazionamento del bene, sono da considerare

documenti della memoria storica. Devono pertanto essere individuati e valutati come unità

organiche nei limiti massimi della propria estensione storica, verificando, rispetto ad essa, la

coerenza di ogni attuale diversa forma di utilizzazione dell‟organismo originario e la

compatibilità del nuovo assetto con la tutela di tale memoria. La verifica costituisce indicazione

utile per l‟eventuale imposizione di vincolo ai sensi della legge 1497/1939 successivamente

ricompresa nel Titolo II del D. Lgs. 490/1999 o la previsione di piano paesistico di dettaglio.

Sarà compito dei piani urbanistici e territoriali individuare le azioni e i progetti atti a tutelare i

diversi tipi di presenze e strutture verdi caratterizzanti il paesaggio, urbano ed extraurbano, e a

garantirne la messa a sistema nel disegno del verde locale e territoriale.

1.4 PRESENZE ARCHEOLOGICHE

Costituiscono “presenze” archeologiche le tracce o la memoria di beni e insiemi di beni

prevalentemente alterati o scomparsi, ma che connotano in modo profondo e significativo, la

struttura insediativa, infrastrutturale, amministrativa del paese; ad esempio le tracce di

centuriazioni romane.

LA TUTELA ED I SUOI OBIETTIVI

I beni archeologici sono soggetti a tutela diretta dello Stato in forza della legge 1089/1939, che

fa carico alle competenti Sovrintendenze anche delle funzioni ispettive. Tuttavia la vastità del

campo rende indispensabile l‟apporto collaborativo delle Amministrazioni Pubbliche quanto dei

cittadini interessati ad approfondire la storia della propria terra. E‟ altresì opportuno promuovere

azioni di sensibilizzazione dei cittadini stessi alla fruizione di queste presenze storico-culturali,

mediante promozione di ricerche specifiche, programmi didattici e campagne di informazione.

Identificazione

Si possono considerare “areali a rischio archeologico” accertato gli ambiti espressamente

indicati dalla Sovrintendenza nel corso delle analisi delle amministrazioni provinciali preliminari

alla formazione del P.T.C., nonché le aree di interesse archeologico di cui alla lettera m),

dell‟art. 1 della l. 431/1985 dal momento in cui vengono identificate e assoggettate

individualmente a tutela. Vanno inoltre considerati i centri ed i nuclei di origine ed impianto

storico remoto (località interessate da infrastrutture antiche e località che occupano posizioni

chiave nella morfologia del territorio, l‟orlo dei terrazzamenti fluviali, le motte e i dossi rilevati, i

crinali e le posizioni arroccabili).

Indirizzi di tutela

Le presenze archeologiche identificate o segnalate e le tracce delle centuriazioni devono

essere individuate e cartografate.

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Per le aree archeologiche tutelate ai sensi della legge 1089/1939, successivamente ricompresa

nel Titolo I del D. Lgs. 490/1999, per le altre aree archeologiche individuate in seguito a

segnalazione di ritrovamenti archeologici, e per le aree in cui l‟organizzazione delle colture

agricole e del territorio conserva elementi della centuriazione relativa alla maglia poderale

romana, la normativa di tutela deve prevedere:

• il mantenimento sostanziale del profilo del terreno;

• la conservazione degli elementi e dei segni visibili della struttura centuriata;

• l‟ammissibilità dell‟ordinaria utilizzazione agricola, ad eccezione degli scavi o arature dei

terreni di profondità maggiore di cm. 50 che devono essere autorizzati dalla Sovrintendenza

Archeologica.

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33..44 -- IILL PPIIAANNOO TTEERRRRIITTOORRIIAALLEE DDII CCOOOORRDDIINNAAMMEENNTTOO PPRROOVVIINNCCIIAALLEE ____________________________________________________________________________________________

Il Consiglio della Provincia di Bergamo nella seduta del 22 aprile 2004 ha approvato il PTCP con

deliberazione consiliare n. 40.

Ai sensi dell'art. 3 - comma 36 - della L.R. 1/2000, lo stesso ha acquisito efficacia in data

28.07.2004, giorno di pubblicazione di detta delibera di approvazione sul BURL n. 31 - Foglio

Inserzioni.

INDIRIZZI DEL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE PER LA

PIANIFICAZIONE LOCALE

INDIRIZZI PER LA SOSTENIBILITÀ ECOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE LOCALE

Al fine di garantire che ciascun intervento di previsione e di disciplina a livello delle singole

entità territoriali si inquadri in un contesto omogeneo e collabori alla costruzione della rete

complessiva della sostenibilità il PTCP prevede che le previsioni di sviluppo nei PRG (ora

P.G.T.), abbiano particolare riferimento a:

- garantire il rispetto dei criteri di sostenibilità territoriale;

- adeguare le proprie previsioni alla salvaguardia degli elementi primari di conservazione

della biodiversità del territorio e di connotazione del paesaggio tipico;

- prescrivere idonee forme di inserimento ambientale delle infrastrutture e degli

insediamenti, che tutelino la componente paesaggistica e la connessione ecologica;

- introdurre criteri di mitigazione e compensazione, nonché di integrazione del territorio

comunale nel sistema di rete ecologica di riferimento locale;

- adottare idonei strumenti operativi a supporto delle decisioni pianificatorie, anche come

studi integrativi del PRG o studi settoriali, come per esempio piani del verde;

- piani di reti ecologiche locali, piani della biodiversità, ecc.;

- integrare le azioni di sviluppo territoriale con quelle del settore agricolo, attraverso

l‟adozione del principio del minor impatto possibile nell‟inserimento di infrastrutture ed

insediamenti nel territorio e di salvaguardia delle strutture agricole;

- riconoscere le attività agricole come elementi della struttura produttiva del sistema

economico ma anche come servizio di tutela e gestione ambientale del territorio;

- sostenere la pratica agro-ambientale nello sviluppo della sostenibilità del territorio;

sviluppare modalità di affidamento della sostenibilità del territorio, nello sviluppo di progetti

paesistici di riqualificazione degli interventi infrastrutturali, alle aziende agricole.

INDIRIZZI GENERALI PER L’UTILIZZO DEI SUOLI AI FINI DI ESPANSIONE DELLE AREE URBANIZZATE

Il PTCP individua indirizzi per orientare i Comuni nella definizione degli ambiti di sviluppo della

forma urbana dei singoli Centri.

L‟indicazione è derivata dalla considerazione dei seguenti elementi:

previsioni dei PRG vigenti o adottati;

valutazione della dinamica demografica e dei fabbisogni;

“compattezza” dell‟ambito per il minor pregiudizio del territorio;

visuali delle fronti di margine e di percezione delle parti storiche dei Centri;

prospetti su aree di particolare rilevanza paesistica, sui laghi, sponde fluviali e dei corsi

d‟acqua;

mantenimento di spazi liberi interurbani, ad evitare conurbazioni tra centri abitati e zone

costruite o per mantenimento di aperture tra aree di significativo valore ambientale;

creazione di fasce o aree verdi di distacco ambientale dai tracciati delle infrastrutture

di mobilità primaria, efficaci anche nelle mitigazioni dei conseguenti inquinamenti.

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In particolare il PTCP propone la definizione di criteri di salvaguardia ambientale e paesistica

nella progettazione urbanistica che dovranno essere recepiti dalle Amministrazioni Comunali

nelle scelte localizzative e nella pianificazione delle aree urbanizzate e degli insediamenti

residenziali.

In questo senso prevede l‟esclusione dell‟attività edificatoria delle aree in cui esistano

limitazioni di tipo fisico-morfologico e ambientali-naturalistiche quali la presenza di:

1. Rischio idrogeologico individuato dall‟Autorità di Bacino o dagli studi realizzati dalla

Provincia

2. Pendenze superiori a 20° che rendono tali terreni inadatti agli insediamenti residenziali

3. Movimenti franosi attivi o quiescenti

4. Aree protette istituite o proposte quali:

• Parchi Regionali o Provinciali istituiti o proposti

• Biotopi istituiti o proposti

5. Aree di pregio dal punto di vista paesaggistico o naturalistico

6. Aree di elevata qualità paesistico-ambientale

7. Aree boscate

8. Suoli ad eccellente o buona produttività

Viceversa il PTCP considera quali elementi favorevoli per l‟offerta di un più elevato grado di

qualità insediativa:

- aree dotate di un buon livello di accessibilità con i sistemi della mobilità pubblica

- aree caratterizzate da valenze storico-culturali da tutelare e da rivitalizzare attraverso

interventi di recupero e riutilizzazione

- aree adiacenti a centri sedi di servizi interurbani

- aree adiacenti ad ambiti di sistemi produttivi esistenti o in rafforzamento

- aree di espansione, individuate con l'obiettivo di rendere più compatto e funzionale il

sistema dei centri e dei nuclei esistenti.

Sulla base degli indirizzi sopra sintetizzati, il PTCP invita le Amministrazioni Comunali,

nell‟adeguamento dei Piani urbanistici vigenti o in formazione, vengono quindi sollecitate

ad orientarsi al “compattamento urbano” e non verso la sua diffusione o dispersione,

verificando gli effetti dei nuovi interventi sul territorio e sulla città, ridimensionandone le

quantità, esigendo doti e requisiti di alta qualità insediativa, tipologica ed edilizia.

Si sottolinea che la normativa prevede che i Comuni, in sede di predisposizione di nuovi

strumenti urbanistici o di varianti, dovranno fornire motivate valutazioni sulle necessità di

nuove espansioni rispetto alle superfici urbanizzate, soprattutto quando queste espansioni

vadano ad intaccare aree per le quali il PTCP indica vocazioni e finalità di diversa natura.

La progettazione degli interventi dovrà sempre essere rivolta ad un adeguato inserimento

paesistico ed ambientale, da ottenersi anche mediante l‟adeguata previsione di impianti

arborei ed arbustivi nelle parti esterne, adiacenti il territorio agricolo.

La pianificazione locale potrà motivatamente proporre diverse perimetrazioni rispetto a

quelle di previsione del PTCP in funzione delle proprie valutazioni strategiche, mantenendosi

però all‟interno del criterio del contenimento di consumo dei territorio agricolo, rispetto al

quale la gradazione di “valori” individuata dal Piano già fornisce un preciso orientamento di

modificabilità.

INDIRIZZI GENERALI SUI SUOLI AGRICOLI

Il PTCP pone alla base della disciplina in materia di zone agricole, obiettivi che riguardano

rispettivamente il sostegno alle caratteristiche distintive della agricoltura bergamasca (qualità,

varietà, innovatività), nonché il riconoscimento del paesaggio come contesto dell‟attività

agricola la quale assume una funzione importante di strumento di manutenzione del paesaggio

agrario.

Per quanto riguarda gli indirizzi e criteri per la salvaguardia nei PRG comunali delle zone con

esclusiva o prevalente funzione agricola il PTCP ritiene opportuno sottolineare l‟esigenza di

evitare il consumo di suolo a fini edilizi ed infrastrutturali nelle zone già oggetto di investimenti

pubblici in materia di irrigazione o bonifica, nelle zone con suoli di alta qualità e/o produzioni di

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alto valore aggiunto, nelle zone dove sono percepibili testimonianze delle antiche

organizzazioni agricole.

Il PTCP ritiene in tal senso che i PRG debbano destinare precipuamente tali aree ad esclusiva

funzione agricola.

Il PTCP disciplina gli interventi di sistemazione ambientale da collegare anche al recupero degli

edifici che potrebbe comportare il mutamento della loro destinazione originaria di uso agricolo.

Il PTCP ritiene infine opportuno che i Comuni, nell‟ambito delle proprie competenze, indirizzino la

creazione di nuovi manufatti verso l‟utilizzo di materiali che ne consentano una facile

eliminazione al termine della loro vita produttiva o che si connettano per caratteri di inserimento

ambientale agli elementi della tradizione costruttiva.

Relativamente all'agricoltura il PTCP individua i seguenti obiettivi:

Per le aree di pianura

1) Tutelare e orientare l'attività agricola nelle zone a forte specializzazione ed ad elevata

produttività;

2) Tutelare le aree a elevata capacità d‟uso del suolo e forte limitazione alla modificazione

d‟uso delle stesse per usi non agricoli;

3) Sostenere le politiche in materia di agricoltura eco-compatibile;

4) Promuovere la forestazione di pianura nelle aree residuali incolte o in abbandono da altre

attività agricole.

Per le aree rurali svantaggiate e aree montane

1) Lottare contro la marginalità e all'abbandono: reinventare un nuovo ruolo dell'agricoltura

come elemento motore dello sviluppo locale;

2) Conservare l'attività agricola in funzione produttiva (valorizzando anche quella con

caratteri integrativi) e in funzione protettiva (tutela del territorio e del paesaggio agrario);

3) Sostenere le attività anche part-time (integrazione di reddito e presidio del territorio);

4) Reinventare un nuovo ruolo delle attività forestali come elemento motore dello sviluppo

locale e di promozione, gestione e conservazione di ricchezze collettive quali il paesaggio,

la fruibilità turistico-ricreativa.

INDIRIZZI SPECIFICI RELATIVI AGLI INCREMENTI RESIDENZIALI

Il PTCP indica la necessità di perseguire come obiettivo generale, in particolare a livello di

pianificazione comunale, il recupero del patrimonio edilizio esistente, per favorire il

contenimento dell‟uso del suolo destinato a residenze e ribadisce che gli insediamenti di nuovo

impianto dovranno consentire un‟adeguata capacità insediativa con il minimo uso di suolo

agricolo.

Prioritariamente, quindi, sollecita i Comuni a prevedere, preliminarmente alla definizione delle

espansioni, il recupero del patrimonio edilizio esistente nei centri e nei nuclei, anche attraverso

interventi di sostituzione e trasformazione edilizia degli insediamenti irrazionalmente collocati e/o

obsoleti nonché a privilegiare la realizzazione di interventi di completamento edilizio nelle aree

interstiziali e di frangia, con l'obiettivo di rendere più compatto e funzionale il sistema dei centri e

dei nuclei esistenti.

Indirizzi di carattere generale vengono espressi dalla normativa del PTCP anche con

l‟indicazione del recupero a scopo di residenza e di ricettività turistica degli agglomerati rurali

esistenti di antica formazione con caratteristiche apprezzabili di edilizia spontanea; il

contenimento dell‟espansione con privilegio del recupero edilizio, potrà incidere positivamente

sui caratteri della ricettività turistica in genere e sull‟incentivazione della attività di servizio agro-

turistico.

INDIRIZZI PER LA REALIZZAZIONE DI STRUTTURE PER IL TURISMO

L‟economia derivante dal turismo è sicuramente uno degli elementi di maggiore importanza nel

quadro complessivo dell‟assetto socioeconomico della Provincia sia per le aree montane,

specie per quanto riguarda i comuni della media e alta valle, sia anche lungo la fascia del

Sebino, ma anche – se pur in misura diversa – nella fascia collinare.

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Sicuramente è la montagna il contesto più interessato da una vocazione strutturale al turismo e

può farne un elemento di rilancio della propria economia.

Questa attività, tuttavia, si pone in un certo senso “in tono minore” rispetto ad altri contesti

territoriali montani e ciò per una serie di fattori dei quali sinteticamente si elencano gli aspetti

principali:

- la sempre più scarsa situazione dell‟innevamento delle aree montane delle alte valli che

comporta – indipendentemente dalla capacità di iniziativa e dagli investimenti nel settore

del demanio sciabile e delle strutture ricettive – una inevitabile contrazione dei tempi di

permanenza turistica nel periodo invernale;

- una situazione ambientale estremamente positiva sotto il profilo paesistico e tuttavia

legata ai caratteri peculiari della morfologia e dell‟ambiente prealpino che si pongono non

sempre in termini sufficientemente competitivi anche nella stagione estiva rispetto alle

stazioni turistiche montane delle zone alpine che con l‟attuale facilità di spostamento

attraverso il mezzo privato divengono fortemente competitive rispetto ai bacini prealpini

anche durante la stagione estiva creando una forte selezione della potenziale utenza;

- una non sempre adeguata offerta di “servizi” all‟utenza turistica che non consente spesso

di trattenere l‟utenza stessa ed in particolare la fascia di età giovanile che – se in generale

tende oggi a muoversi più frequentemente verso mete estive marine quando non verso

bacini turistici esterni al territorio nazionale – trova nella scarsità di offerta di attrezzature e di

opportunità di occupazione del tempo libero un ulteriore motivo per disertare le nostre valli

inducendo anche il fenomeno di progressivo allontanamento dei nuclei familiari.

Questi ed altri fattori portano ancora oggi a quella debolezza del settore turistico la cui crescita

è invece un elemento essenziale per lo sviluppo economico delle Comunità Locali all‟interno

del bacino.

La valorizzazione e la “messa in circuito” dell‟importantissimo patrimonio urbanistico ed edilizio

presente nelle valli bergamasche, legato ad una serie importante di fattori storici – che peraltro

travalicano la storia locale – di testimonianze artistiche e di tradizioni di cultura nonché alla

presenza di fatti architettonici e urbanistici di rilevanza significativa, non può certo essere

proposto come elemento risolutivo delle problematiche sopra accennate, ma può certamente

porsi come elemento importante dell‟offerta turistica non solo a servizio dell‟ “occupazione del

tempo libero” ma anche come elemento attrattivo di un possibile fenomeno turistico esteso

all‟intero arco dell‟anno, che può essere determinato attraverso il richiamo di flussi nelle

giornate festive e nei fine settimana, soprattutto se legato ad una adeguata attività di

propaganda e ad una –essenziale – offerta di servizi “logistici”.

Tutto il patrimonio delle aree montane di cui si è molto parlato e di cui molto si è scritto

necessita tuttavia, ai fini di un reale contributo ai programmi di sviluppo delle valli di essere

riconsiderato e “ricomposto” in “blocchi tematici” o lungo “percorsi articolati” che consentano

di offrire all‟utenza del turismo culturale situazioni organizzate da utilizzare come obiettivo di

specifiche attività “escursionistiche”.

La ricchezza e la vasta articolazione di questo patrimonio sia sotto il profilo qualitativo ma

anche per la estensione temporale su un vasto arco di secolo della sua formazione, possono

consentire di organizzare una serie di “pacchetti” di forte e articolato interesse capaci di

soddisfare le più varie esigenze dei turisti.

E ciò sia per un turismo di elevata qualificazione culturale sia per un turismo più rivolto alla

ricerca di “sensazioni” e di immagini.

È infatti possibile offrire pacchetti che si articolano per specifici periodi storici, a partire

dall‟organizzazione di percorsi di tipo archeologico, a percorsi organizzati sul filo di specifici

periodi dell‟architettura (architetture di insediamenti medioevali, rinascimentali, ottocenteschi,

Liberty ecc.) ed ancora è possibile organizzare invece percorsi turistici seguendo tracciati della

viabilità storica lungo i quali possono essere evidenziati tutti gli elementi ancora riconoscibili (e

ve ne sono di grande importanza) che caratterizzavano lo snodarsi lungo il percorso di strutture,

di manufatti, di architetture, di nuclei urbani coevi alle fasi temporali di realizzazione dei percorsi

e della loro utilizzazione (quali importanti occasioni per un “trekking culturale” che può dilatarsi

anche su un arco di tempo su più giornate e usufruire nel contempo dei servizi offerti da

un‟adeguata organizzazione dell‟accoglienza turistica).

La vicinanza delle valli a tutti i principali centri metropolitani della nostra regione ed in

particolare al Capoluogo milanese consente di comprendere con facilità quale capacità di

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richiamo (oltre alla tradizionale attrattiva di un importante ambiente naturale e paesistico)può

essere determinata dalle offerte di pacchetti “per il turismo culturale”, anche da utilizzarsi

nell‟arco breve di una giornata.

Non è tuttavia difficile comprendere come la quantità e l‟articolazione dei beni da offrire

all‟attenzione e alla fruizione culturale dei turisti possa permettere di individuare ed organizzare

“pacchetti di offerta culturale” che possono occupare anche periodi più lunghi della singola

giornata offrendo itinerari che possono essere praticati nelle forme più sportive del trekking, o

con i mezzi privati ma anche con l‟uso di mezzi di trasporto collettivi opportunamente

organizzati ed appoggiati a specifiche “basi logistiche”.

Inutile ricordare che a questi percorsi possono essere quindi abbinate offerte di ospitalità

turistica, specifiche indicazioni per la ristorazione, momenti di completamento culturale nelle

ore serali ecc.

Indirizzo fondamentale delle previsioni del PTCP per il settore turistico è la possibilità di

veicolare i flussi turistici dall‟Italia e dall‟esterno verso la bergamasca, esaltandone le

bellezze paesaggistiche, gli itinerari delle Orobie e i percorsi artistico-culturali, sfruttando le

potenzialità dei collegamenti aerei.

OBIETTIVI DEL PTCP (PROVINCIA DI BERGAMO – SETTORE AMBIENTE - VAS)

Di seguito si riportano gli obiettivi del PTCP della Provincia di Bergamo, desunti dalle Linee Guida,

utlizzate per la stesura dell‟analisi di coerenza tra il documento di Piano del PGT e la

pianificazione provinciale:

Salvaguardia della risorsa “suolo agricolo”

Contenimento delle trasformazioni e del consumo di suolo

Difesa dal rischio idrogeologico e idraulico

Miglioramento della qualità dell‟aria

Tutela della qualità delle acque superficiali e sotterranee

Rete con valenza ambientale-paesistica e sistema di contiguità del verde

Varietà e diversità biologica delle aree

Tutela e riqualificazione del paesaggio esistente

Riqualificazione di ambiti degradati e di frangia

Qualificazione di nuovi interventi

Tutela del patrimonio architettonico di interesse storico, artistico, culturale ed ambientale

Grado di cooperazione intercomunale e integrazione servizi

Contenimento spostamenti e uso del trasporto pubblico

Percorsi ciclo-pedonali casa-lavoro-servizi

Accessibilità alle aree di interscambio modale

Compattazione tessuto insediativo, ricostituzione forma urbana, evitare aree/complessi

produttivi isolati

Sviluppi insediativi rapportati agli effettivi fabbisogni, con priorità

al recupero dell‟esistente, dei centri storici e alla riqualificazione delle aree degradate

Adeguato mix funzionale residenza, commercio e servizi

Recupero del patrimonio dismesso, riutilizzo di complessi e aree produttive esistenti,

compatibilità con altre funzioni

Processi di A21 locali

Certificazioni comunali ISO14001/EMAS

STROZZA E IL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE

La pianificazione a scala provinciale riconosce nel territorio comunale diversi ambiti territoriali

caratterizzati da differenti peculiarità ambientali, in cui le azioni e gli interventi devono essere

programmati in accordo con i valori riconosciuti a ciascun ambito.

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Di seguito vengono riportate le diverse zone del territorio in base all‟ambito in cui vengono

collocate dal piano provinciale e in base al loro ruolo nella rete ecologica a valenza paesistico

ambientale della Provincia di Bergamo.

L‟analisi è stata condotta mediante la lettura delle seguenti tavole del P.T.C.P. e delle norme di

attuazione del relativo piano territoriale di coordinamento:

- Tavola E2.2 Paesaggio e ambiente – Tutela, riqualificazione e valorizzazione

ambientale e paesistica del territorio

- Tavola E4 - Organizzazione del territorio e sistemi insediativo – Quadro strutturale

- Tavola E5.5 – Rete ecologica provinciale a valenza paesistico-ambientale.

Secondo la cartografia del P.T.C.P. analizzata, il territorio comunale presenta:

- Paesaggio montano debolmente antropizzato e paesaggio montano antropizzato con

insediamenti sparsi

- Aree con fenomeni urbanizzativi in atto o previsti prevalentemente inedificate di

immediato rapporto con i contesti urbani

- Ambiti soggetti ad attività di escavazione

Per quanto riguarda la rete ecologica, sul territorio comunale sono presenti Aree di elevato

valore naturalistico in zona montana e pedemontana, le quali costituiscono la struttura

naturalistica primaria della rete.

Di seguito si riportano le norme tecniche di attuazione del P.T.C.P. relative agli ambiti di interesse

per il Comune di Strozza.

Estratto delle Norme tecniche di attuazione del PTCP della Provincia di Bergamo

Art. 58 Paesaggio montano debolmente antropizzato e paesaggio montano antropizzato con

insediamenti sparsi

1. Gli ambiti di cui al presente articolo che sono caratterizzati dalla presenza di elementi del

paesaggio montano debolmente antropizzato e di relazione con gli insediamenti di versante

e fondovalle o da pascoli montani e versanti boscati con interposte aree prative, edificazione

scarsa, sentieri e strade sono da considerarsi aree principalmente destinate alla attività

agricola.

2. Qualsiasi tipo di attività o di intervento dovrà avvenire nel massimo rispetto della naturalità

e degli aspetti paesaggistici; dovranno essere valorizzati i percorsi, gli insediamenti e gli edifici

storici nonché gli elementi di particolare interesse ambientale.

3. Gli strumenti urbanistici comunali e i regolamenti edilizi dovranno definire specifici parametri

per gli insediamenti e le infrastrutture anche agricole e indicare puntuali localizzazioni degli

stessi in funzione del mantenimento degli elementi percettivi e del carattere dei luoghi

avendo anche riguardo alle necessarie indicazioni in ordine alle tipologie e ai materiali.

4. Gli interventi di completamento e di espansione edilizia necessari al soddisfacimento dei

fabbisogni residenziali o delle attività economiche (produttive, commerciali, turistiche ecc.)

potranno essere allocati nelle aree di cui al presente articolo a condizione che interessino

zone di completamento di frange urbane, ambiti agrari già dismessi o aree agricole di

marginalità produttiva volgendosi prioritariamente alle aree di margine urbano individuate

all‟allegato E5.4.

Negli ambiti di cui al presente articolo, il PRG potrà, inoltre, individuare a mezzo di appositi

Piani Attuativi interventi per il recupero ed il riuso del patrimonio edilizio esistente. I Piani

Attuativi, previa verifica della compatibilità con il rispetto dei caratteri architettonici, tipologici

ed ambientali degli edifici, potranno prevederne limitati ampliamenti volumetrici.

5. In ogni caso i nuovi interventi esterni dovranno porsi in coerenza con i caratteri generali

dell‟impianto morfologico degli ambiti urbani esistenti e non necessitare, per i collegamenti

funzionali con le aree urbanizzate di nuovi significativi interventi di infrastrutturazione.

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Art. 62 Aree con fenomeni urbanizzativi in atto o previsti prevalentemente inedificate di

immediato rapporto con i contesti urbani

Sono individuate nella Tav.E2.2. In tali aree valgono le seguenti direttive:

1. le espansioni e trasformazioni urbane, ove previste, dovranno prioritariamente essere

orientate alla riqualificazione e alla ricomposizione delle zone di frangia degli insediamenti.

La progettazione degli interventi dovrà essere rivolta ad un adeguato inserimento paesistico

ed ambientale, da ottenersi anche mediante previsione di impianti arborei ed arbustivi nelle

parti esterne, adiacenti il territorio agricolo;

2. le previsioni degli strumenti urbanistici per queste aree dovranno considerare l‟opportunità

della formazione di reti ecologiche e di collegamento con le aree a verde o reti ecologiche

esistenti sul territorio a valenza paesistico-ambientale.

Art. 74 Rete ecologica provinciale

1. La Rete ecologica della Provincia di Bergamo definita nella Tav. E5.5 del PTCP, sarà

oggetto di specifico Piano di Settore come previsto dall‟art. 17.

2. Il Piano di settore per la rete ecologica definisce uno scenario ecosistemico polivalente a

supporto di uno sviluppo sostenibile, in modo che si riducano per quanto possibile le criticità

esistenti suscettibili di compromettere gli equilibri ecologici, e si sviluppino invece le

opportunità positive del rapporto uomo-natura.

3. I criteri e le modalità di intervento saranno volti al principio prioritario del miglioramento

dell‟ambiente di vita per le popolazioni residenti e all‟offerta di opportunità di fruizione della

qualità ambientale esistente e futura e al miglioramento della qualità paesistica.

4. Il Piano di Settore prevederà:

a. il riequilibrio ecologico di area vasta e locale, attraverso la realizzazione di un sistema

funzionale interconnesso di unità naturali di diverso tipo;

b. la riduzione del degrado attuale e delle pressioni antropiche future attraverso il

miglioramento delle capacità di assorbimento degli impatti da parte del

sistema complessivo; c. lo sfruttamento ecosostenibile delle risorse ambientali rinnovabili.

5. I progetti di opere che possono produrre ulteriore frammentazione della rete ecologica,

dovranno prevedere opere di mitigazione e di inserimento ambientale, in grado di garantire

sufficienti livelli di continuità ecologica.

Le compensazioni ambientali dovranno favorire la realizzazione di nuove unità ecosistemiche,

coerenti con le finalità della rete ecologica provinciale.

6. L‟allegato Tav. E5.5 del PTCP costituisce l‟inquadramento strutturale fondamentale della

rete ecologica e pertanto modificabile solo previa variante al PTCP con le procedure di cui

all‟art.21.

7. Il Comune, in fase di adeguamento dello strumento urbanistico generale o di formazione di

nuovo strumento, recepisce e articola gli indirizzi della Tav. E5.5 del PTCP e individua eventuali

specifici interventi di riqualificazione ecologico-ambientale, in coerenza con il Piano di

Settore di cui ai precedenti commi e ai contenuti relativi alla rete ecologica individuati dai

Piani di Indirizzo Forestale. In tale contesto dovranno essere salvaguardati i varchi riportati

nell‟allegato E5.5 che non risultassero compresi nelle zone disciplinate dall‟art.65,

provvedendo al mantenimento ed al rafforzamento di adeguati spazi verdi tali da garantire

la continuità dei corridoi.

Art. 75 Elementi della rete ecologica

1. La Tav. E5.5 individua i contenuti di inquadramento dello schema della rete ecologica e

degli elementi fondamentali costituiti da:

a. Struttura naturalistica primaria;

b. Nodi di livello regionale;

c. Nodi di 1° livello provinciale;

d. Nodi di 2° livello provinciale;

e. Corridoi di 1° livello provinciale;

f. Corridoi di 2° livello provinciale.

2. Il sistema di relazioni funzionali della rete ecologica sarà articolato dal Piano di Settore con

valore di piano attuativo, con riferimento ai seguenti elementi:

− Aree principali di appoggio in ambito montano

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− Isole di biodiversità

− Matrici naturali interconnesse

− Aree di collegamento in ambito montano-collinare

− Aree della ricostruzione ecosistemica polivalente in ambito montano-collinare

− Gangli principali in ambito planiziale

− Gangli secondari in ambito planiziale

− Principali ecosistemi lacustri

− Corridoi fluviali principali

− Corridoi fluviali secondari

− Corridoi terrestri

− Greenways principali

− Aree della ricostruzione ecosistemica polivalente in ambito planiziale

− Principali barriere infrastrutturali ed insediative

− Fasce di inserimento delle principali barriere infrastrutturali

− Principali punti di conflitto della rete con le principali barriere infrastrutturali

− Ambiti urbani e periurbani della ricostruzione ecologica diffusa

− Varchi insediativi a rischio

− Fasce di permeabilità in aree problematiche

− Ambiti urbani e periurbani della ricostruzione ecologica diffusa

− Aree della ricostruzione polivalente dell‟agro-ecosistema

− Direttrici di collegamento esterno

Art. 76 Ambiti soggetti ad attività di escavazione

1. Nelle Tav. E2.2 ed E4 sono individuati i poli estrattivi del Piano delle attività estrattive vigente

alla data di adozione del PTCP.

L‟identificazione cartografica ha finalità esclusivamente ricognitiva, mentre la consistenza e

l‟identificazione degli ambiti estrattivi sono individuabili più puntualmente negli elaborat i del

“Piano Cave” vigente.

2. I criteri e le modalità di intervento in tali ambiti devono esserem volti alla riqualificazione

ambientale.

Il piano cave della Provincia per le attività estrattive in esaurimento al termine delle attività

dovrà dettare delle linee d‟indirizzo per il recupero totale dell‟area eventualmente

costituendo una fascia boscata ed in ogni caso inserendola nel sistema (verde) provinciale.

Queste aree potrebbero, secondo le caratteristiche del recupero, costituire dei gangli primari

o

secondari.

3. Nella tavola relativa all‟Ambiente e Paesaggio (E2.2), nella tavola inerente il Quadro

Strutturale (E4), il PTCP attribuisce ai poli estrattivi di cui al comma 1 la funzione che si ritiene

più correttamente prescrivibile a ciascun sedime nel quadro del recupero e dell‟inserimento

ambientale che dovranno avvenire in fase di restituzione, a coltivazione ultimata.

Tale indicazione consentirà di definire gli orientamenti e i contenuti da assumere nell‟ambito

della formulazione delle convenzioni.

Negli ambiti montani e pedecollinari, ove il PTCP preveda l‟indicazione di “Aree del

paesaggio montano debolmente antropizzato” e di “Aree del paesaggio montano

antropizzato con insediamenti sparsi” e di “Versanti delle zone collinari e pedemontane”

nonché nelle “Aree di elevato valore naturalistico e paesistico”, il recupero deve avvenire in

condizioni di coerenza con i caratteri morfologici, ambientali e paesistici delle aree

contermini di medesima definizione.

4. La disciplina del presente articolo si applica anche agli ambiti oggetto di attività di

escavazione mineraria anche se non specificamente individuati negli elaborati cartografici

del PTCP.

____________________________________________________________________________________________

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166

33..55 -- IILL PPIIAANNOO CCAAVVEE DDEELLLLAA PPRROOVVIINNCCIIAA DDII BBEERRGGAAMMOO ((LLRR.. 1144//9988)) ____________________________________________________________________________________________

La Provincia di Bergamo è dotata di un Piano Cave approvato con Dcr numero VIII/ 619 del 14

maggio 2008 e pubblicato sul Burl - Bollettino Ufficiale Regione Lombardia - 2° supplemento

straordinario - numero 28 del 10 luglio 2008.

Nel territorio comunale il Piano Cave della Provincia di Bergamo individua l‟ambito estrattivo di

calcari e dolomie ATEc15 (ex polo AP10q), situato nella parte sud-occidentale del territorio

comunale. Tale ambito corrisponde alla parte centrale dell‟ex polo AP10q.

Di seguito si riportano l‟estratto cartografico e la scheda descrittiva dell‟ambito estrattivo,

derivati dal Piano Cave vigente.

Ambito Territoriale Estrattivo ATEc15 (Estratto del Piano Cave vigente).

____________________________________________________________________________________________

_____________________________________________________________________________________________

Ambito territoriale estrattivo ATEc15 (ex polo AP10q)

Dati generali

Località interessata Valle Settimana

Comuni interessati Almenno San Salvatore, Strozza

Superficie Ha 12,2

Vincoli

Boschi e foreste (ex D.Lgs. 490/99)

Corsi d‟acqua (ex D.Lgs. 490/99)

Vincolo idrogeologico (R.D. 3267/23)

Contesto e infrastrutture Zona boscata

Formazione utilizzata Calcare di Sedrina

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Previsioni di Piano

Riserve stimate 300.000 mc

Produzione prevista nel decennio 300.000 mc

Riserve residue 0

Prescrizioni tecniche per la coltivazione

Parametri geometrici

Inclinazione massima dell‟alzata: 65°.

Nell‟eventualità della realizzazione di più

gradoni, gli stessi non potranno superare

singolarmente 15 m di altezza.

Larghezza pedata minima del gradone:

2/5 delll‟altezza.

Ulteriori prescrizioni

Profilatura dei fronti con metodo di

abbattimento controllato.

Monitoraggio dei fronti di scavo attivi e

in abbandono

Profili finali delle discariche di sterile con

pendenza massima della scarpata ½.

Raccolta e smaltimento delle acque

meteoritiche, anche mediante

realizzazione di canalette sui gradoni in

contropendenza.

Riduzione dello scavo dello sterile, che

non deve superare la quantità

mercantile estratta.

Prescrizioni tecniche per il recupero ambientale

Destinazione finale Naturalistica/ forestale

Recupero scarpate

Riporto di inerti al piede, successivo tratto di

terreno vegetale e piantumazione con

specie arboree ed arbustive autoctone. Le

discariche di sterile devono essere inerbite e

dotate di idonei drenaggi alla base.

Recupero fondo cava Stesura di terreno vegetale, successivo

inerbimento e piantumazione.

Ulteriori prescrizioni Contestualità tra operazioni di escavazione

e di recupero ambientale.

Note

I valori indicati di inclinazione sono i massimi possibili e la stabilità delle scarpate dovrà

comunque essere dimostrata in sede progettuale con opportune verifiche.

L‟ambito deve essere recuperato e restituito alla destinazione finale prevista dal Piano

Cave entro 6 anni dall‟approvazione del progetto e comunque entro il periodo di

validità del Piano.

OBIETTIVI DEL PIANO CAVE

Di seguito si riportano gli obiettivi del Piano Cave della Provincia di Bergamo, desunti dalle Linee

Guida, utilizzate per la stesura dell‟analisi di coerenza tra il documento di Piano del PGT e il

Piano Cave.

localizzazione degli ambiti territoriali estrattivi secondo il criterio di massima compatibilità

ambientale, ossia nel massimo rispetto delle valenze ambientali esistenti sul territorio e

nell‟ottica della minimizzazione degli impatti

precedenza, per la localizzazione delle estrazioni, all'ampliamento delle aree esistenti;

garanzia, per tutte le attività già esistenti, che rispettino i criteri di tipo

territoriale/ambientale, di continuare ad operare, anche quantitativamente, a regimi

almeno confrontabili con quelli attuali

contenimento della frammentazione degli ambiti estrattivi;

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168

miglioramento della possibilità di gestione, di verifica e controllo da parte degli Enti

competenti

aumento dei quantitativi prodotti da ciascun ambito estrattivo a fronte della

diminuzione del numero degli ambiti, con possibilità di esigere prestazioni ambientali più

rilevanti dagli operatori;

previsione di un‟omogenea distribuzione degli ambiti sul territorio

minimizzazione dei trasporti all'interno della provincia e riduzione delle importazioni da

fuori provincia

limitazione delle estrazioni non pianificate (non soggette ad autorizzazione provinciale)

verifica di tutte le osservazioni e di tutte le istanze presentate dagli Enti e dai soggetti

interessati

_____________________________________________________________________________________________

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44-- DDEEFFIINNIIZZIIOONNEE DDEEGGLLII OOBBIIEETTTTIIVVII EE DDEELLLLEE AAZZIIOONNII DDII

PPIIAANNOO _____________________________________________________________________________

A seguito di una analisi condotta sul territorio del Comune di Strozza, tramite analisi di Piani e

Programmi ritenuti significativi, è stato possibile determinare obiettivi generali, dai quali vengono

a loro volta desunti obiettivi specifici e le azioni di piano necessarie per il loro conseguimento.

_____________________________________________________________________________________________

44..11 -- OOBBIIEETTTTIIVVII GGEENNEERRAALLII DDEELL PPGGTT _____________________________________________________________________________________________

Gli obiettivi generali riguardano aspetti ambientali, territoriali, sociali ed economici, costituendo

la strategia che il Piano intende perseguire. L‟integrazione tra obiettivi di carattere ambientale

ed obiettivi di carattere socio-economico, quindi, rappresenta uno dei momenti cruciali del

percorso di pianificazione.

Gli obiettivi generali sono inquadrabili come obiettivi di natura esogena, derivati cioè da

politiche, decisioni, piani o programmi di organismi esterni, non modificabili dal piano locale e

desunti direttamente dall‟analisi e dalla collocazione in un quadro coerente delle informazioni

relative al contesto pianificatorio. Tali informazioni vengono completate considerando i

parametri fissati dalle norme e dalle politiche di livello nazionale e regionale e gli obiettivi di

protezione ambientale delineati da convenzioni e protocolli a livello internazionale.

La proposta di Documento di Piano del Comune di Strozza articola gli obiettivi generali di

pianificazione attraverso i seguenti principi fondamentali:

• Sviluppo turistico sostenibile;

• Razionalizzazione insediativa;

• Valorizzazione Paesistico-Ambientale

• Riqualificazione urbana

• Potenziamento sistema economico-produttivo

_____________________________________________________________________________

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44..22 -- OOBBIIEETTTTIIVVII SSPPEECCIIFFIICCII DDEELL PPGGTT _____________________________________________________________________________________________

Sviluppo turistico sostenibile

Il Documento di Piano prevede la promozione di un‟offerta turistica integrata, in cui le diverse

forme di turismo possano coesistere e arricchire il soggiorno di villeggianti, vacanzieri e pellegrini

nel territorio comunale, al fine di creare un turismo volto al benessere dei turisti in senso lato.

Il territorio comunale di Strozza e della Valle Imagna, offre infatti l‟opportunità di promuovere

diverse forme di turismo, integrabili in un sistema turistico ecosostenibile e ecocompatibile, in cui

le diverse componenti vengono ad arricchire e caratterizzare un‟offerta turistica variegata e in

grado di valorizzare le ricchezze del territorio.

In particolare, obiettivi specifici di tale sistema turistico riguardano:

il turismo religioso, oggi rappresentato principalmente dai pellegrinaggi diretti al santuario

della Madonna della Cornabusa;

il turismo termale, facente capo alla struttura termale fonte della salute a Sant‟Omobono

Terme e alle diverse strutture ricettive presenti e in progetto sul territorio;

il turismo culturale e ambientale, promosso e organizzato dal nuovo ecomuseo della valle;

il turismo sanitario, che punterà sulla nuova struttura socio-sanitaria prevista nel piano oltre

che alle cure sanitarie/termali già presenti sul territorio comunale;

il turismo storico artistico che gravita sugli adiacenti comuni di Almenno San Salvatore e di

almenno San Bartolomeo, dove vi sono presenze romaniche di rilevanza mondiale, quali

San Tomé, San Nicola, San Giorgio e il santuario della Madonna del Castello con le

pregevolissime opere d‟arte che conserva;

il turismo scolastico che, grazie alla ricchezza del territorio espressa sinteticamente dalle

sopraelencate forme di turismo, può rappresentare un ulteriore e importante settore

turistico legato in particolar modo al sistema ecomuseale e alla valorizzazione del

patrimonio culturale, ambientale e immateriale della Valle Imagna.

Sistema insediativo

La riorganizzazione del sistema insediativo comporta un processo di razionalizzazione dei servizi

alla residenza e dei generatori di traffico, che deve essere reso efficiente, restituendo un

contesto complessivamente strutturato, che sappia salvaguardare l'identità dei singoli nuclei

abitativi.

In particolare, obiettivi specifici di tale sistema turistico riguardano:

Razionalizzazione dei servizi;

Mantenimento identità e caratteristiche delle aree centrali e nuclei frazionali;

Privilegiare politiche per la casa e per i servizi;

Risposta del fabbisogno di aree da urbanizzare;

Supportare ed ampliare le scelte e l‟offerta eco museale e turistica;

Sistema paesistico - ambientale

Con riferimento ali obiettivi generali di ecosostenibilità dello sviluppo e di valorizzazione

paesistica delle risorse territoriali, Il Documento di Piano ha impostato il proprio percorso

utilizzando un metodo interdisciplinare che assume l‟ambiente come sistema complesso in cui i

diversi assi strategici sono strettamente interrelati:

riqualificazione e sviluppo del sistema paesistico-territoriale sulla base degli elementi e

degli ambiti d‟interesse storico, architettonico e paesistico;

tutela e riqualificazione dei corsi d‟acqua e degli elementi naturali di pregio paesistico;

riqualificazione degli ambiti urbani connotati da degrado o da insufficiente qualità

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171

insediativa.

I corridoi e la rete ecologica

La Rete Ecologica proposta con il Piano Paesistico fonda la sua funzionalità sulle aree boscate e

sui corsi d‟acqua che attraversano il territorio. In particolare, nella tavola E01 vengono

individuati il torrente Imagna e il torrente Pissarola quali principali corridoi ecologici che si

proiettano oltre il confine comunale, diventando possibili corridoi cardini per i territori di altri

Comuni della Valle Imagna che attraversano. Vengono inoltre individuati, con apposita

simbologia grafica, i varchi a rischio di chiusura, ossia zone in cui un‟ulteriore urbanizzazione

potrebbe compromettere l‟integrità dei corridoi ecologici, in particolare, interrompendo la

continuità ecologica tra corsi d‟acqua principali (torrente Imagna e Pissarola) e i loro affluenti,

con l‟interruzione della continuità lungo le loro sponde. Lo stesso binomio area boscata-corso

d‟acqua è di fondamentale importanza per garantire la continuità ecologica. Pertanto

promuovere regolamentazioni volte alla tutela della dotazione vegetazionale lungo i corsi

d‟acqua, risulta indispensabile per garantire il mantenimento degli equilibri ecologici

dell‟ecosistema acquatico e spondale, e tra i differenti ecosistemi che costituiscono l‟ambiente

montano.

Importante per la riqualificazione ecoambientale del sistema verde è dunque la riqualificazione

e la tutela dei corsi d'acqua presenti sul territorio comunale, per i quali è prevista una fascia di

protezione, l'obbligo di riqualificare gli argini attraverso lavori di pulizia e manutenzione, oltre alla

depurazione e al controllo delle acque. In questa fascia non sarà possibile edificare, ma essa

potrà essere utilizzata per la creazione di percorsi ciclo pedonali e punti di sosta per la fruizione

del verde.

Sistema del Tessuto urbano

Obiettivi per il tessuto urbano esistente sono:

- “Tessuto storico – architettonico”: Si confermano le destinazioni in atto e quelle ammissibili in

base alle leggi vigenti e da definire nel Piano delle Regole in funzione della compatibilità con la

tipologia dell‟edificio. In coerenza con la componente paesistica del documento di piano resta

saldo l‟orientamento di valorizzare e tutelare, in considerazione delle condizioni di pregio dei

tessuti e di alcuni singoli elementi architettonici, i caratteri tradizionali dell‟architettura locale e

dell‟impianto urbano di matrice storica.

- “Tessuto urbano consolidato”: Si confermano le destinazioni in atto e quelle ammissibili in base

alle leggi vigenti e da definire nella normativa del piano delle Regole in funzione della

compatibilità con la tipologia dell‟edificio.

Aree da assoggettare ad ambito di trasformazione

Le aree da assoggettare ad ambiti di trasformazione, disciplinate dalle relative schede, sono

Ambiti di Trasformazione Urbana (A.T.U.)a destinazione prevalentemente residenziale

Tali ambiti sono individuati nelle tavole E04 “Sistema Infrastrutturale ed Insediativo” e E05

“Tavola di Sintesi delle azioni di Piano” e descritte singolarmente nelle schede degli Ambiti di

Trasformazione.

Sistema infrastrutturale, economico e dei servizi

La sentenza della Corte Costituzionale (n. 179 del 20 maggio 1999) ha fissato alcuni principi

basilari che devono necessariamente d‟ora in poi improntare la formazione e la gestione dei

Piani di Governo del Territorio e dei documenti di programmazione urbanistica la dove prevede

l‟esigenza di porre un limite temporale invalicabile di validità dei vincoli e di possibilità di

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reiterazione dei vincoli scaduti, pena la necessità di prevedere l‟indennizzabilità dei vincoli stessi.

Come noto l‟esigenza di prevedere tale indennizzo ricorre solamente quando i vincoli

raggiungano un particolare grado d‟intensità; la Corte elenca in modo analitico i casi in cui

risulta necessario il riconoscimento dell‟indennizzo a favore delle proprietà, per una più precisa

definizione si rimanda al testo della sentenza.

La stessa legge regionale nr.12/2005 recepisce i principi sopraesposti rimandando il tutto

all‟attuazione del Piano dei Servizi.

Si precisa che la pianificazione e le programmazioni sovracomunali non individuano arterie di

particolare rilievo strategico da realizzare sul territorio comunale.

Obiettivi principali del sistema infrastrutturale riguardano:

la realizzazione di reti di collegamento locali per la risoluzione di aspetti puntuali;

Per quanto concerne i servizi:

promuovere una adeguata politica dei servizi capace di soddisfare le esigenze della

comunità e di promuovere la capacità attrattiva turistico globale.

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173

44..22 -- OOBBIIEETTTTIIVVII DDII PPIIAANNII EE PPRROOGGRRAAMMMMII SSOOVVRRAAOORRDDIINNAATTII _____________________________________________________________________________________________

“Per il reperimento delle informazioni necessarie il Documento di Piano ed il Rapporto

Ambientale si avvalgono in via prioritaria di dati ed elaborazioni reperibili nei sistemi

informativi di livello sovracomunale, finalizzando il quadro delle conoscenze alla

determinazione delle dinamiche in atto, delle maggiori criticità del territorio e delle sue

potenzialità.

Facendo riferimento agli obiettivi di rilevanza ambientale dei piani territoriali sovraordinati

(P.T.R. e P.T.C.P.), il Rapporto Ambientale del P.G.T. deve in particolare evidenziare:

a) le modalità di recepimento e di adeguamento alle peculiarità del territorio comunale;

b) l‟integrazione con gli obiettivi specifici di interesse locale;

c) la coerenza delle azioni e degli interventi di piano.”

È un‟attività peculiare della VAS, quella di garantire la coerenza del piano, in particolare

dal punto di vista ambientale. In prima battuta occorre far emergere le contraddizioni tra

gli obiettivi generali identificati nel Documento di Piano e:

• politiche, piani e programmi di differente livello di governo del territorio (regionale e

provinciale), oppure:

• politiche, piani e programmi del medesimo livello, ma appartenenti a settori o ad Enti

differenti.

Se l‟incoerenza è di natura tecnica, la verifica di coerenza esterna dà indicazioni sugli interventi

da effettuare su obiettivi e decisioni di piano, allo scopo di renderli compatibili con

quelli di altri strumenti decisionali; nel caso invece sussista un conflitto politico, l‟analisi di

coerenza fornisce gli strumenti per conoscere l‟entità reale del conflitto e per affrontarlo.

In considerazione del principio di sussidiarietà, per l‟analisi di coerenza esterna vengono presi in

considerazione i principali piani sovraordinati di carattere territoriale, ossia il Piano Territoriale

Regionale – PTR –, il Piano Territoriale Paesistico Regionale – PTPR - e il Piano Territoriale di

Coordinamento Provinciale – PTCP, poiché essi sono stati a loro volta oggetto di Valutazione

ambientale e dunque sono stati verificati (in sede di analisi di coerenza esterna) con una

serie di piani e programmi.

L‟analisi di coerenza esterna viene compiuta attraverso l‟uso di tabelle, che restituiscono

in modo sintetico e immediato il confronto tra i Piani.

Gli obiettivi generali ai quali il piano fa riferimento definiscono aspetti sia di carattere

ambientale, territoriale, sociale ed economico, delineando la strategia delle azioni di piano che

si intende perseguire.

Il quadro di riferimento che si viene così delineando, nasce da un approccio più ampio e

basato su piani e programmi sovraordinati, rispetto al contesto comunale. Le informazioni

ricavate dunque vengono completate considerando parametri fissati dalle norme e dalle

politiche di livello nazionale e regionale e da obiettivi di protezione ambientale delineati da

convenzioni e protocolli a livello internazionale.

Analizzando gli obiettivi di Piano emerge una sostanziale sinergia con molti degli obiettivi del

PTR, in particolare per quanto riguarda gli obiettivi incentrati sullo sviluppo di un sistema

ambientale sostenibile, nel tentativo di ricomporre l‟attuale separazione tra agricoltura e

ambiente, come già definito negli obiettivi; una delle necessità primarie di questo tema è

creare un equilibrio tra sostenibilità ambientale ed economica, nella fattispecie di una rete

ecologica con l‟utilizzo razionale delle potenzialità delle risorse naturali.

Gli obiettivi di Piano sono orientati verso soluzioni di miglioramento ambientale, tecnologico e

produttivo.

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La competitività del territorio risulta dalla sinergia di elementi ecosostenibili con l‟innovazione e

progresso scientifico; preservare il territorio con strumenti innovativi nel settore energetico

riducendo quindi impatti negativi sul territorio dal punto di vista delle emissioni inquinanti.

_____________________________________________________________________________

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175

44..33 -- AAZZIIOONNII DDII PPIIAANNOO _____________________________________________________________________________________________

Gli obiettivi specifici sono perseguiti attraverso una serie di azioni che il Piano comunale

individua e che vanno a costituire l‟Alternativa UNO.

Di seguito vengono riepilogate le azioni di Piano individuate, suddivise per sistema.

Sistema turistico:

Ammodernamento e l‟arricchimento dell‟offerta turistica mediante l‟allargamento

dell‟utenza e l‟estensione nel tempo dell‟offerta, ovvero destagionalizzando l‟offerta.

Superamento della forte settorialità e isolamento che oggi caratterizza i diversi settori

turistici.

Potenziamento sia della qualità che della quantità dell‟offerta di strutture ricettive, non

necessariamente alberghiere, a supporto delle presenze turistiche afferenti ai diversi

settori.

Pubblicizzazione dell‟offerta turistica, enfatizzando la multidisciplinarietà dei pacchetti

turistici.

Creazione di un circuito/itinerario spazio-temporale sul territorio comunale,

caratterizzato da tappe che permettano di valorizzare il territorio e l‟attrattività

dell‟offerta turistica, circuito su base comunale ma inserito in un più ampio circuito

sviluppato nel contesto vallivo.

Sistema insediativo:

Urbanizzazione negli interstizi o in prossimità del tessuto urbano esistente;

Localizzazione strategica di ambiti specifici destinati a supportare ed ampliare le scelte

e l‟offerta eco museale e turistica;

Definizione di sistemi polifunzionali, per una razionale distribuzione dell‟edificato sulla

totalità del territorio costruito;

Scelte razionali e coordinate su due aspetti tra loro strettamente legati, definibili come

di tipo qualitativo e quantitativo.

Sistema paesistico - ambientale:

Considerare le componenti paesistiche ed ambientali individuate nel PTPR e nel PTCP

riscontrate nel proprio territorio;

Verificare le potenzialità e le esigenze di tutela e valorizzazione, integrate nel processo

stesso di elaborazione del documento di piano;

Introdurre misure di tutela, valorizzazione e riqualificazione del paesaggio;

Tutela e ripristino di situazioni ambientali compromesse e di realtà particolarmente

sensibili, al fine di garantire il mantenimento e/o la ricostruzione di situazioni

indispensabili per l‟equilibrio del sistema degli ambienti naturali e/o semi-naturali della

valle;

Tutela dei corsi d‟acqua minori (compresi i ruscelli) e delle fasce spondali, quali spesso

habitat di specie particolarmente sensibili e ambienti preziosi per il mantenimento della

biodiversità. A tal fine è indispensabile (1)evitare l‟artificializzazione del corso d‟acqua e

delle sponde, (2) evitare la captazione delle acque che compromette il flusso minimo

vitale, (3) prevedere e dimensionare ad hoc idonee fasce di rispetto indispensabili per

tutelare ambienti particolarmente sensibili quali i corsi d‟acqua minori.

Tutela e mantenimento delle aree boscate costituite da associazioni vegetali di

particolare valore conservazionistico, nonché di quelle aree connotanti il paesaggio

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montano e/o testimonianza delle passate e trascorse relazioni tra il territorio e i suoi

abitanti;

Promozione e incentivazione del ripristino delle attività di manutenzione degli spazi

verdi di fondovalle, facendo fronte alle situazioni di degrado conseguenti l‟abbandono

delle antiche pratiche silvo-culturali e agroforestali;

Tutela della fauna e dei suoi habitat, in particolare in prossimità di fronti naturali in

adiacenza a centri abitati che, oggi sempre più, si compenetrano con l‟ambiente

naturale con inevitabile sovrapposizione degli spazi della vita antropica e della vita

selvatica;

Promozione d‟iniziative volte alla conoscenza e tutela della fauna e della flora del

territorio;

Particolare tutela della fauna minore, quale la fauna anfibia, garantendo l‟integrità

degli habitat, delle rotte di migrazione tra l‟ambiente acquatico e terrestre (ad

esempio, in adiacenza al torrente Imagna e ai suoi affluenti).

Sistema tessuto urbano:

Indicare puntualmente le modalità d‟intervento e le forme di attuazione con

particolare riferimento alle modalità d‟intervento sulle strutture orizzontali e verticali, sui

rivestimenti, sulle coperture, sulle aperture, sui materiali, nonché su eventuali obblighi

tipo morfologici;

Interventi strategici con Ambiti di Trasformazione Urbana per riqualificazione del tessuto

urbano;

Creazione nuovi servizi.

Sistema infrastrutturale, economico e dei servizi:

Realizzazione di collegamento tra il centro abitato di Amagno e la Strada Provinciale

SP 14;

Realizzazione di collegamento tra il centro abitato di Cà Campo e via Vittorio

Emanuele II;

Individuare e realizzare attrezzature e servizi sociali per le funzioni istituzionali quali

pubblica amministrazione, sicurezza sociale, igiene pubblica, istruzione (realizzazione

della palestra delle scuole), sport, sanità, verde, aree di relazione e aree di sosta;

Per il commercio si confermano le posizioni e indicazioni contenute nei criteri per il

rilascio di autorizzazioni per le medie strutture di vendita;

I servizi sociali sono attualmente adeguati e il Piano dei servizi dovrà prevedere il

regolare funzionamento; per quanto riguarda i servizi scolastici si dovrà approntare il

regolamento d‟uso della costruenda palestra;

Implementazione dell‟offerta storico, culturale ed ambientale a fini turistici nell‟ambito

dell‟ecomuseo con la realizzazione, sul territorio di Strozza, di alcuni ambiti di interesse

capaci di integrarsi nel contesto ecomuseale vallivo ampliandone l‟offerta;

Adeguata riqualificazione del sistema dei sentieri e delle mulattiere storiche in orbita

ecomuseale che consentirà di valorizzare anche le attività storiche vallive collocate

sugli itinerari stessi;

Si prevede infine di destinare a zona per attrezzature ed impianti tecnologici un‟area

posta lungo il confine con i comuni di Almenno San Salvatore e Roncola.

_____________________________________________________________________________

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55 -- AANNAALLIISSII DDEELLLLAA CCOOEERREENNZZAA EESSTTEERRNNAA DDEEGGLLII OOBBIIEETTTTIIVVII

DDII PPIIAANNOO _____________________________________________________________________________________________

55..11 -- LLAA VVEERRIIFFIICCAA DDII CCOOEERREENNZZAA DDEEGGLLII OOBBIIEETTTTIIVVII DDEELLLLAA PPRROOPPOOSSTTAA

PPRREELLIIMMIINNAARREE DDII PPIIAANNOO _____________________________________________________________________________________________

Come definito dall‟approccio metodologico adottato, in questa sezione del lavoro si compiono

verifiche in ordine alla coerenza delle politiche della proposta preliminare di piano rispetto al

raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale e territoriale; nello specifico si compie:

una verifica della coerenza esterna della proposta preliminare di piano, ovvero rispetto

obiettivi e contenuti del quadro normativo e pianificatorio di riferimento;

una verifica della coerenza interna, ovvero tra gli obiettivi, le strategie e le azioni della

proposta preliminare di piano.

_____________________________________________________________________________

55..22 -- VVEERRIIFFIICCAA DDEELLLLAA CCOOEERREENNZZAA EESSTTEERRNNAA DDEELL PPRROOCCEESSSSOO DDII

VVAALLUUTTAAZZIIOONNEE AAMMBBIIEENNTTAALLEE _____________________________________________________________________________________________

La verifica di coerenza esterna serve a capire la compatibilità e la congruenza del sistema di

politiche di piano rispetto il quadro di riferimento normativo, di indirizzi e programmatico in

essere.

In virtù del fatto che la congruità formale (relativamente agli elementi di cogenza normativa)

delle scelte assunte dalla proposta preliminare di piano è unicamente di responsabilità degli

organi deliberanti, in questa sede si procede alla verifica di coerenza di detta proposta rispetto

al riferimento pianificatorio direttamente sovraordinato, ovvero al PTCP della Provincia di

Bergamo, il quale ha a sua volta garantite le coerenze con gli altri strumenti di pianificazione di

settore e di livello regionale.

La verifica è stata compiuta attraverso l‟ausilio di una matrice che incrocia obiettivi e strategie

di piano con gli obiettivi del S.S.S.E., P.T.R. Regione Lombardia, P.T.C.P. Provincia di Bergamo.

La verifica è articolata su 4 tipologie di giudizio:

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quando si riscontra una sostanziale coerenza tra obiettivi di piano e obiettivi di piano

sovraordinato

COERENZA INCERTA E/O PARZIALE

quando si riscontra una coerenza solo parziale oppure non definibile a priori

INCOERENZA

quando si riscontra non coerenza tra obiettivi di piano e obiettivi di piano sovraordinato

COERENZA NON VALUTABILE

quando l‟articolazione degli obiettivi di piano non permette una verifica di coerenza.

Nella tabella seguente sono riportati gli obiettivi che il PGT del Comune di Strozza intende

perseguire:

OBIETTIVI DI PIANO

N. ORIENTAMENTO INDIRIZZI SPECIFICI

OB1 SVILUPPO TURISTICO

SOSTENIBILE

IL TURISMO COME ELEMENTO TRAINANTE E MOTORE

DELLO SVILUPPO DEL CONTESTO TERRITORIALE

OB2 RAZIONALIZZAZIONE

INSEDIATIVA

RAZIONALIZZARE IL SISTEMA INSEDIATIVO A MISURA

DELLA COMUNITA‟

OB3 VALORIZZAZIONE

PAESISTICO-AMBIENTALE

TUTELA DELLA BIODIVERSITA‟ E RIQUALIFICAZIONE

DEL SISTEMA PAESISTICO-TERRITORIALE

OB4 RIQUALIFICAZIONE URBANA RECUPERO AREE DISMESSE

OB5 POTENZIAMENTO SISTEMA

ECONOMICO - PRODUTTIVO

GOVERNANCE TERRITORIALE A SOSTEGNO DEL

SISTEMA PRODUTTIVO-OCCUPAZIONALE

PIENA COERENZA

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Nelle matrici seguenti è quindi riportata la verifica effettuata.

Obiettivi di

Piano

S.S.S.E.

OB1 OB2 OB3 OB4 OB5

A) l'istituzione di un

sistema urbano

policentrico ed

equilibrato;

B) la promozione di

modelli di trasporti e

di comunicazione

integrati, che

favoriscono

l'equivalenza di

accesso alle

infrastrutture e alle

conoscenze

nell'intero territorio

dell'Unione;

C) lo sviluppo e la

tutela della natura e

del patrimonio

culturale.

Obiettivi di

Piano

P.T.R.

Sistema

territoriale

della Montagna

OB1 OB2 OB3 OB4 OB5

ST2.1 Tutelare gli

aspetti naturalistici e

ambientali propri

dell'ambiente

montano

ST2.2 Tutelare gli

aspetti

paesaggistici,

culturali,

architettonici ed

identitari del

territorio

ST2.3 Garantire una

pianificazione

territoriale attenta

alla difesa del suolo,

all'assetto

idrogeologico e alla

gestione integrata

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180

dei rischi

ST2.4 Promuovere

uno sviluppo rurale e

produttivo rispettoso

dell‟ambiente

ST2.5 Valorizzare i

caratteri del

territorio a fini

turistici, in una

prospettiva di lungo

periodo, senza

pregiudicarne la

qualità

ST2.6 Programmare

gli interventi

infrastrutturali e

dell‟offerta di

trasporto pubblico

con riguardo

all‟impatto sul

paesaggio e

sull‟ambiente

naturale e

all‟eventuale effetto

insediativo

ST2.7 Sostenere i

comuni

nell'individuazione

delle diverse

opportunità di

finanziamento

ST2.8 Contenere il

fenomeno dello

spopolamento dei

piccoli centri

montani, attraverso

misure volte alla

permanenza della

popolazione in

questi territori

ST2.9 Promuovere

modalità innovative

di fornitura dei servizi

per i piccoli centri

(ITC, ecc.)

ST2.10 Promuovere

un equilibrio nelle

relazioni tra le

diverse aree del

Sistema Montano,

che porti ad una

crescita rispettosa

delle caratteristiche

specifiche delle

aree.

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181

Obiettivi di

Piano

P.T.R.

Sistema

Territoriale

Pedemontano

OB1 OB2 OB3 OB4 OB5

ST3.1 Tutelare i

caratteri naturali

diffusi attraverso la

creazione di un

sistema di aree verdi

collegate tra

loro(reti ecologiche)

ST3.2 Tutelare

sicurezza e salute

dei cittadini

attraverso la

riduzione

dell'inquinamento

ambientale e la

preservazione delle

risorse

ST3.3 Favorire uno

sviluppo policentrico

evitando la

polverizzazione

insediativa

ST3.4 Promuovere la

riqualificazione del

territorio attraverso

la realizzazione di

nuove infrastrutture

per la mobilità

pubblica e privata

ST3.5 Applicare

modalità di

progettazione

integrata tra

infrastrutture e

paesaggio

ST3.6 Tutelare e

valorizzare il

paesaggio

caratteristico

attraverso la

promozione della

fruibilità turistico-

ricreativa e il

mantenimento

dell'attività agricola

ST3.7 Recuperare

aree e manufatti

edilizi degradati in

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182

una logica che

richiami le

caratteristiche del

territorio

pedemontano

ST3.8 Incentivare

l'agricoltura e il

settore turistico

ricreativo per

garantire la qualità

dell' ambiente e del

paesaggio

caratteristico

ST3.9 Valorizzare

l'imprenditoria

locale e le

riconversioni

produttive

garantendole

l'accessibilità alle

nuove infrastrutture

evitando l'effetto

"tunnel"

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183

Obiettivi di

Piano

P.T.C.P.

Provincia di

Bergamo

OB1 OB2 OB3 OB4 OB5

1.a – salvaguardia

della risorsa “suolo

agricolo

1.b – contenimento

delle trasformazioni

e del consumo di

suolo

2.a – difesa dal

rischio

idrogeologico ed

idraulico

2.b – miglioramento

della qualità

dell‟aria

2.c – tutela della

qualità delle acque

superficiali e

sotterranee

3.a – rete con

valenza ambientale-

paesistica e sistema

di contiguità del

verde

3.b – varietà e

diversità biologica

delle aree

4.a – tutela e

riqualificazione del

paesaggio esistente

4.b – riqualificazione

di ambiti degradati

e di frangia

4.c – qualificazione

dei nuovi interventi

5.a – tutela del

patrimonio

architettonico di

interesse storico,

artistico, culturale

ed ambientale

6.a - grado di

cooperazione

intercomunale e

integrazione servizi

6.b - contenimento

spostamenti e uso

del trasporto

pubblico

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184

6.c - percorsi ciclo-

pedonali casa-

lavoro-servizi

6.d – accessibilità

alle aree di

interscambio

modale

7.a – compattazione

tessuto insediativo,

ricostituzione forma

urbana, evitare

aree/complessi

produttivi isolati

7.b – sviluppi

insediativi rapportati

agli effettivi

fabbisogni, priorità

recupero

dell‟esistente, centri

storici e aree

degradate

7.c – adeguato mix

funzionale

residenza,

commercio e servizi

8.a – recupero del

patrimonio

dismesso, riutilizzo di

complessi e aree

produttive esistenti,

compatibilità con

altre funzioni

_____________________________________________________________________________

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185

66 -- VVAALLUUTTAAZZIIOONNEE AAMMBBIIEENNTTAALLEE _____________________________________________________________________________________________

Dopo aver definito gli obiettivi generali e specifici del Documento di Piano, aver individuato le

azioni da mettere in atto per il raggiungimento degli stessi è indispensabile definire le alternative.

Tra le alternative possibili va poi scelta l‟alternativa di intervento migliore dal punto di vista della

sostenibilità ambientale, valutata tenendo conto dello scenario emerso dalla fase di analisi

ambientale del territorio, dei vincoli e delle criticità presenti, degli obiettivi della pianificazione

sovraordinata e delle linee strategiche del Piano, nonché delle osservazioni o delle proposte

delle parti interessate, raccolte nella fase delle consultazioni preliminari.

Le alternative analizzate sono due:

- l‟alternativa ZERO, quindi la scelta di non attuare le strategie del Documento di Piano e quindi

non intervenire sul territorio, lasciando il regime urbanistico del PRG in vigore;

- l‟alternativa UNO, rappresentata dalle azioni del Documento di Piano stesso.

_____________________________________________________________________________________________

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186

66..11 -- IILL DDIIMMEENNSSIIOONNAAMMEENNTTOO DDEELL PPIIAANNOO DDII GGOOVVEERRNNOO DDEELL TTEERRRRIITTOORRIIOO

DDII SSTTRROOZZZZAA _____________________________________________________________________________________________

AREE RESIDENZIALI

Il PGT prevede alcune aree di espansione residenziale, quali Ambiti di Trasformazione Urbana

(ATU) per una superficie complessiva pari a 17.264 mq.

AREE PRODUTTIVE

Il PGT non prevede nuove aree produttive e conferma le aree a destinazione produttiva

esistenti.

Per quanto riguarda l‟attività estrattiva, il PGT recepisce la perimetrazione dell‟ambito estrattivo

individuata nel Piano Cave vigente, avente superficie pari a 106.360 mq.

AREE AGRICOLE

Il PGT conferma la destinazione agricola della maggior parte del territorio, come da previsioni

del PRG, e classifica l‟area dell‟ex polo estrattivo come area di interesse naturalistico,

promuovendone il recupero ambientale.

AREE A SERVIZI

Il PGT conferma le aree esistenti destinate a servizi e parte delle previsioni del PRG non attuate.

Le nuove previsioni, rispetto a quelle del PRG riguardano:

- l‟azzonamento di un‟area in prossimità del confine con Almenno San Bartolomeo, interessata

dalle presenza di impianti di trasmissione, come area per attrezzature tecnologiche (710 mq);

- la realizzazione di un parco in prossimità della frazione di Amagno, denominato “Parco del

Roccolo” (11.561 mq).

- l‟ampliamento del cimitero.

RETE VIARIA

Il PGT prevede la realizzazione di due nuovi tratti stradali di collegamento:

tra il centro abitato di Amagno e la Strada Provinciale SP 14

tra il centro abitato di Cà Campo e via Vittorio Emanuele II

interessanti una superficie pari a 14.161 mq.

Si prevede inoltre la realizzazione di un breve tratto stradale nella frazione di Cabrozzo

La tabella seguente illustra il dimensionamento del PGT e il raffronto con le previsioni del PRG

vigente. Dai dati riportati in tabella si può osservare che il nuovo Piano di Governo del Territorio,

rispetto alle previsioni del PRG vigente, prevede un incremento della superficie urbanizzata a

destinazione residenziale dell‟1,55%. Analizzando i dati dimensionali delle previsioni relative alle

destinazioni produttive si riscontra complessivamente una diminuzione della superficie, dovuta

alla riduzione dell‟estensione dell‟ambito estrattivo come stabilito dal Piano Cave vigente

(riduzione complessiva del 36,33%).

Grazie alla conversione di parte dell‟area estrattiva in area agricola di interesse naturalistico, si

osserva un incremento complessivo del territorio agricolo comunale, pari al 3,48 %.

Infine, osservando i dati relativi alle superfici delle aree destinate a servizi si osserva un

decremento del valore complessivo (-5,55%).

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187

AZZONAMENTO

previsioni

PRG

previsioni

PGT VARIAZIONE

(mq) (mq) (%)

Centro storico 44933 49478

Aree a destinazione residenziale 265523 296125

Espansione soggetta a P.A. /Ambiti 46870 17264

Totale residenziale 357326 362867 1,55%

Produttiva e commerciale (compresa estrattiva

di produzione) 73670 63890 -13,28%

Estrattiva di coltivazione 193725 106360 -45,10%

Totale produttiva 267395 170250 -36,33%

SUPERFICIE URBANIZZATA (A) 624721 533117 -14,66%

% SUPERFICIE URBANIZZATA (A/D*100) 16,10% 13,74%

Area agricola 501963

Area boschiva 2481470

Tessuto urbano marginale 101872

Tessuto agricolo periurbano 53107

Tessuto agricolo di conservazione 365904

Tessuto di interesse naturalistico 2566337

Totale agricola 2983433 3087220 3,48%

Corsi d'acqua 52672 52698 0,05%

SUPERFICIE NON URBANIZZATA (B) 3036105 3139918 3,42%

% SUPERFICIE NON URBANIZZATA (B/D*100) 78,24% 80,91%

Parcheggi 8880 7743

Attrezzature per l'istruzione 5476 3522

Attrezzature di interesse collettivo 4910 1093

Attrezzature di interesse religioso 6272 6272

Verde pubblico attrezzato 42759 36559

Verde pubblico per attrezzature sportive e/o

ricreative 22224 7448

Parco del Roccolo 11285

Attrezzature tecnologiche 12231 12941

Verde privato vincolato 1989 4500

Cimitero 1497 2064

Rete viaria 113631 114233

SUPERFICIE A SERVIZI (C) 219869 207660 -5,55%

% SUPERFICIE A SERVIZI (C/D*100) 5,67% 5,35%

SUPERFICIE TERRITORIO COMUNALE (D=A+B+C) 3880695 3880695

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188

Tavola di sintesi delle azioni di Piano (Tav. E05 del DdP del PGT)

_____________________________________________________________________________

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189

GGllii aammbbiittii ddii ttrraassffoorrmmaazziioonnee Alle pagine seguenti vengono illustrati gli ambiti di trasformazione previsti dal PGT, modificati a

seguito delle accoglimento delle controdeduzioni e delle prescrizioni della Provincia di Bergamo

espresse in sede di valutazione di compatibilità del PGT adottato con il PTCP.

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190

AMBITO DI TRASFORMAZIONE URBANA ATU01

INQUADRAMENTO

L‟ambito si colloca nella zona centro-meridionale

del territorio comunale, nella frazione di Strozza,

estendendosi su una superficie di 2.268 mq, lungo la

strada provinciale.

L‟attuale accesso all‟ambito avviene dalla Strada

Provinciale S.P.14.

DESTINAZIONI URBANISTICHE

Sono ammesse le funzioni residenziali di servizio alla

residenza e le funzioni commerciali.

PARAMETRI URBANISTICI

Gli indici di edificabilità sono i seguenti:

Volumetria edificabile complessiva: 4.500 mc

Destinazione direzionale/terziaria/commerciale: Slp = 600 mq.

Gli insediamenti commerciali dovranno riguardare esclusivamente esercizi di vicinato nella

misura massima di 4 unità.

Rapporto di copertura (Qt): = 40% superficie del lotto edificabile

Ds-S: la distanza minima dalle strade è pari a m 5,00.

Ds-C: la distanza minima dai confini è pari a m 5,00.

Ds-F: la distanza minima tra gli edifici è pari a m 10,00.

Parcheggi privati: 1 m2 ogni 10 m3 edificati

Parcheggi pubblici: come previsto dall‟articolo 28 delle Norme di Attuazione del Piano delle

Regole.

INDIRIZZI PROGETTUALI

La progettazione dovrà tener conto del vincolo legato al Torrente Imagna che comporta

l‟acquisizione della relativa autorizzazione paesaggistica. La documentazione progettuale

dovrà essere coerente con le previsioni del Piano Paesistico Comunale.

Si dovrà inoltre tener conto della presenza del vincolo della fascia di rispetto stradale.

Come prescritto dalla Provincia di Bergamo per parte dell‟ambito, in quanto ricadente sotto la

disciplina dell‟art. 58 del PTCP, ma considerato di frangia urbana ai sensi della deliberazione

della Giunta Provinciale n. 52 del 21/02/2008, qualsiasi tipo di attività o di intervento dovrà

avvenire nel massimo rispetto della naturalità e degli aspetti paesaggistici; i nuovi interventi

dovranno porsi in coerenza con i caratteri generali dell‟impianto morfologico degli ambiti

urbani esistenti.

L‟intervento è soggetto alla realizzazione di servizi qualitativi in aggiunta agli interventi di

urbanizzazione relativi agli ambiti stessi.

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191

AMBITO DI TRASFORMAZIONE URBANA ATU02

INQUADRAMENTO

L‟ambito si colloca nella zona settentrionale del

territorio comunale, nella località di Amagno,

estendendosi su una superficie di 14.996 mq.

L‟area è situata a ovest e in adiacenza al tracciato

della strada in progetto che collega la località di

Amagno con la Strada Provinciale S.P.14.

DESTINAZIONI URBANISTICHE

Sono ammesse le funzioni residenziali e di servizio

alla residenza.

PARAMETRI URBANISTICI

Gli indici di edificabilità sono i seguenti:

Volumetria edificabile complessiva: 13.209,50 mc

Rapporto di copertura (Qt): = 35% superficie del lotto edificabile

Densità (lf): 1,20 m3/m2.

Altezza massima (Hmax): 7,50 + 1,00 m

Ds-S: la distanza minima dalle strade è pari a m 5,00.

Ds-C: la distanza minima dai confini è pari a m 5,00.

Ds-F: la distanza minima tra gli edifici è pari a m 10,00.

Parcheggi privati: 1 m2 ogni 10 m3 edificati.

Abitanti teorici insediabili: 88 abitanti

INDIRIZZI PROGETTUALI

L‟attuazione dell‟ambito è subordinata alla partecipazione da parte dell‟attuatore nella

realizzazione della strada di collegamento fra il centro di Amagno e la strada provinciale SP

14.La progettazione degli interventi dovrà tener conto della presenza del corso d‟acqua del

reticolo minore, della relativa fascia di rispetto e della classe di fattibilità geologica 4, legata

alla presenza del corso d‟acqua.

Si dovrà inoltre tener conto del vincolo legato alla fascia di rispetto dell‟elettrodotto e della

presenza su parte del territorio dell‟ambito di alcune aree boscate individuate dal Piano di

Indirizzo Forestale.

Come prescritto dalla Provincia di Bergamo per l‟ambito, in quanto ricadente sotto la

disciplina dell‟art. 58 del PTCP, ma considerato di frangia urbana ai sensi della deliberazione

della Giunta Provinciale n. 52 del 21/02/2008, qualsiasi tipo di attività o di intervento dovrà

avvenire nel massimo rispetto della naturalità e degli aspetti paesaggistici; i nuovi interventi

dovranno porsi in coerenza con i caratteri generali dell‟impianto morfologico degli ambiti

urbani esistenti.

L‟intervento è soggetto alla realizzazione di servizi qualitativi in aggiunta agli interventi di

urbanizzazione relativi agli ambiti stessi.

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192

66..22 -- AALLTTEERRNNAATTIIVVAA ZZEERROO _____________________________________________________________________________________________

Il Comune di Strozza non presenta situazioni critiche.

Gli interventi definiti dalle azioni di piano indicano dunque la volontà di apportare dei

miglioramenti al territorio comunale e non trasformazioni radicali.

Partendo dal presupposto che le scelte di piano proposte e quindi le azioni che si intendono

attuare al fine di raggiungere gli obiettivi strategici del Documento di Piano, sono fondate e

accomunate dalla forte intenzione di perseguire uno sviluppo sostenibile, sono stati individuati

elementi che si ritengono importanti rispetto alla definizione dell‟Alternativa zero.

Azione Evoluzione senza l’attuazione del Documento di Piano

(alternativa zero)

Potenziamento sia della qualità che

della quantità dell‟offerta di strutture

ricettive, non necessariamente

alberghiere, a supporto delle presenze

turistiche afferenti ai diversi settori.

Strozza presenta elementi puntuali architettonici

storici da valorizzare e preservare. La componente

turistica all‟interno del Comune permette di poter

effettuare interventi di miglioramento,manutenzione

e conservazione di tali elementi, incrementando lo

sviluppo socio economico del territorio.

La mancanza di tale potenziamento non

permetterebbe quanto sopra esposto.

Urbanizzazione negli interstizi o in

prossimità del tessuto urbano esistente;

La localizzazione di interventi di urbanizzazione negli

interstizi o in prossimità del tessuto urbano permette il

controllo sostenibile dello sviluppo urbano evitando

una espansione incontrollata; la non previsione di tali

aree potrebbe compromettere la salvaguardia del

territorio circostante.

Introdurre misure di tutela, valorizzazione

e riqualificazione del paesaggio;

L‟introduzione di misure di tutela del paesaggio sono

fondamentali per territori comunali come quello di

Strozza, apportando nel nostro caso interventi

rilevanti come la riduzione dell‟area soggetta a

Piano Cave, cosa non realizzabile senza l‟attuazione

del Documento di Piano.

Indicare puntualmente le modalità

d‟intervento e le forme di attuazione

con particolare riferimento alle

modalità d‟intervento sulle strutture

orizzontali e verticali, sui rivestimenti,

sulle coperture, sulle aperture, sui

materiali, nonché su eventuali obblighi

tipo morfologici;

La mancanza di questa azione non consentirebbe il

controllo e la tutela degli edifici nel Comune di

Strozza.

Realizzazione di collegamento tra il

centro abitato di Amagno e la Strada

Provinciale SP 14 e tra il centro abitato

di Cà Campo e via Vittorio Emanuele II;

La non realizzazione dei due tratti stradali non

consentirebbe il collegamento della frazione Cà

Campo alla strada provinciale e dell‟area nord del

Comune di Strozza sempre alla provinciale SP 14,

facendoli ricadere in aree marginali mal servite.

_____________________________________________________________________________________________

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193

66..33 -- AALLTTEERRNNAATTIIVVAA UUNNOO _____________________________________________________________________________________________

L‟alternativa uno si compone delle Azioni che il Piano intende attuare, al fine di raggiungere gli

obiettivi strategici del nuovo strumento urbanistico.

Azione

A 01 Ammodernamento e l‟arricchimento dell‟offerta turistica mediante l‟allargamento

dell‟utenza e l‟estensione nel tempo dell‟offerta, ovvero destagionalizzando l‟offerta;

A 02

Potenziamento sia della qualità che della quantità dell‟offerta di strutture ricettive, non

necessariamente alberghiere, a supporto delle presenze turistiche afferenti ai diversi

settori;

A 03 Urbanizzazione negli interstizi o in prossimità del tessuto urbano esistente;

A 04 Localizzazione strategica di ambiti specifici destinati a supportare ed ampliare le scelte e

l‟offerta eco museale e turistica;

A 05 Considerare le componenti paesistiche ed ambientali individuate nel PTPR e nel PTCP

riscontrate nel proprio territorio;

A 06 Introdurre misure di tutela, valorizzazione e riqualificazione del paesaggio;

A 07

Tutela e ripristino di situazioni ambientali compromesse e di realtà particolarmente

sensibili, al fine di garantire il mantenimento e/o la ricostruzione di situazioni indispensabili

per l‟equilibrio del sistema degli ambienti naturali e/o semi-naturali della valle;

A 08 Promozione d‟iniziative volte alla conoscenza e tutela della fauna e della flora del

territorio;

A 09

Indicare puntualmente le modalità d‟intervento e le forme di attuazione con particolare

riferimento alle modalità d‟intervento sulle strutture orizzontali e verticali, sui rivestimenti,

sulle coperture, sulle aperture, sui materiali, nonché su eventuali obblighi tipo morfologici;

A 10 Interventi strategici con Ambiti di Trasformazione Urbana per riqualificazione del tessuto

urbano;

A 11 Realizzazione di collegamento tra il centro abitato di Amagno e la Strada Provinciale SP

14 e tra il centro abitato di Cà Campo e via Vittorio Emanuele II;

A 12

Implementazione dell‟offerta storico, culturale ed ambientale a fini turistici nell‟ambito

dell‟ecomuseo con la realizzazione, sul territorio di Strozza, di alcuni ambiti di interesse

capaci di integrarsi nel contesto ecomuseale vallivo ampliandone l‟offerta;

A 13

Adeguata riqualificazione del sistema dei sentieri e delle mulattiere storiche in orbita

ecomuseale che consentirà di valorizzare anche le attività storiche vallive collocate sugli

itinerari stessi;

_____________________________________________________________________________________________

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194

66..44 -- VVAALLUUTTAAZZIIOONNEE DDEELLLLEE AAZZIIOONNII DDII PPIIAANNOO _____________________________________________________________________________________________

Nel presente paragrafo si procede alla Valutazione Ambientale delle Azioni di Piano

precedentemente individuate.

Per quanto riguarda il Comune di Strozza, la scelta delle Azioni di Piano si è sviluppata

essenzialmente mirando al soddisfacimento delle esigenze della popolazione residente,

compatibilmente con gli indirizzi politici e gli obiettivi della pubblica amministrazione.

Durante il percorso di definizione di tali Azioni e di individuazione degli Ambiti di Trasformazione

Residenziale sono stati presi in considerazione diversi criteri che mirano essenzialmente alla

minimizzazione del consumo di suolo ed alla sostenibilità ambientale delle scelte effettuate. Le

Azioni previste dal Documento di Piano hanno quindi già per loro natura effetti sostanzialmente

positivi rispetto ai criteri di sostenibilità presi in esame.

La valutazione ambientale del Documento di Piano del Comune di Strozza si basa sulla

valutazione della compatibilità delle scelte previste dal Piano con i criteri di sostenibilità del

territorio comunale.

Tali criteri sono stati definiti sulla base degli obiettivi di sostenibilità identificati dalla Commissione

Europea (“Manuale per la valutazione ambientale dei Piani di Sviluppo Regionale e dei

Programmi dei Fondi Strutturali dell‟Unione Europea” – Commissione Europea, DGXI Ambiente,

Sicurezza Nucleare e Protezione Civile, agosto 1998), che sono stati interpretati e contestualizzati

in modo flessibile all‟interno della realtà territoriale esaminata.

La seguente tabella sintetizza i criteri di sostenibilità del manuale UE, rispetto alla realtà

territoriale del comune di Strozza.

Criteri di Sostenibilità Descrizione

Compatibilità territoriale

in relazione ai vincoli

ambientali del territorio.

Il criterio in esame è connesso in particolare alla compatibilità di un

determinato intervento di trasformazione del territorio rispetto ad

elementi di qualità e/o sensibilità che caratterizzano l‟area in

oggetto: fasce di rispetto dei corsi d‟acqua superficiali e delle

sorgenti, aree a parco, presenza di zone a bosco, elementi vulnerabili

particolari, presenza di elementi geologici di particolare rilevanza,

ecc.

Minimizzazione del

consumo di suolo.

Uno dei principi base dello sviluppo sostenibile è un uso ragionevole e

parsimonioso del suolo, così come di tutte le risorse non rinnovabili,

che non pregiudichi le possibilità riservate alle generazioni future.

In contesti urbanizzati, il suolo rappresenta una risorsa ancora più

pregiata, in considerazione della sua scarsità e dei benefici che esso

arreca nelle aree urbane.

Contenimento emissioni in

atmosfera.

L‟inquinamento atmosferico è un problema che caratterizza le aree

urbane, nelle quali l‟intenso traffico veicolare, il riscaldamento

domestico invernale e le attività industriali contribuiscono al

peggioramento della qualità dell‟aria.

Gli effetti nocivi di determinati inquinanti sono legati ai livelli raggiunti

in atmosfera e ai loro tempi di permanenza in essa.

Miglioramento della

qualità delle acque

superficiali e

Il principio cui attenersi è la tutela delle risorse esistenti sotto il profilo

qualitativo e quantitativo e la riqualificazione delle risorse già

degradate.

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195

contenimento dei

consumi idrici.

Le aree urbane, essendo territori fortemente antropizzati, causano

numerose e

diversificate pressioni sullo stato qualitativo e quantitativo delle risorse

idriche.

Maggiore efficienza nella

produzione di energia e

contenimento dei

consumi energetici.

Uno dei principi base dello sviluppo sostenibile è un uso ragionevole e

parsimonioso delle risorse energetiche non rinnovabili (combustibili

fossili, ecc.), rispettando tassi di sfruttamento che non pregiudichino le

possibilità riservate alle generazioni future.

La produzione energetica è strettamente associata alla qualità

dell‟aria, che subisce modificazioni di stato dalle emissioni derivanti

dal traffico veicolare e dalle attività industriali.

Le modalità di produzione e consumo di energia, e le conseguenti

emissioni in

atmosfera, rappresentano un elemento determinante della qualità

ambientale delle aree urbane.

Contenimento della

produzione di rifiuti.

Tra gli obiettivi di un approccio sostenibile vi è l„utilizzo di materie che

producano l‟impatto ambientale meno dannoso possibile e la

minima produzione di rifiuti grazie a sistemi di progettazione dei

processi, di gestione dei rifiuti e riduzione dell‟inquinamento.

La crescente produzione di rifiuti può essere ricondotta all‟aumento

dei consumi e all‟utilizzo sempre più frequente di materiali con cicli di

vita brevi.

I rifiuti sono un importante fattore di carico ambientale ed un

indicatore di dissipazione di risorse. La perdita di materiali ed energia

associata alla produzione di rifiuti ha conseguenze non solo

ambientali, ma anche economiche a causa dei costi per la raccolta,

il trattamento e lo smaltimento degli stessi.

Contenimento

dell‟inquinamento

acustico.

Lo scopo è quello di mantenere e aumentare la qualità

dell‟ambiente locale.

Il rumore è uno dai fattori caratterizzanti la qualità dell‟ambiente

locale, insieme a qualità dell‟aria, presenza di inquinamento

elettromagnetico, impatto visivo, ecc.

La principale sorgente risulta essere il traffico stradale, cui si

aggiungono le attività artigianali e industriali.

Compatibilità con le

infrastrutture per la

mobilità e con i servizi

tecnologici.

Il criterio in oggetto è connesso in particolare alla compatibilità di un

determinato intervento di trasformazione del territorio rispetto alle

infrastrutture per la mobilità. Si tratta di stimare l‟impatto di

generazione di spostamenti, di verificare l‟adeguatezza delle

infrastrutture presenti anche per i modi di spostamento sostenibili. Per

quanto riguarda la compatibilità con i servizi tecnologici viene

valutato il peso, in termini di capacità aggiuntiva, che l‟intervento

può avere sulle reti di acquedotto, fognatura, metano e distribuzione

energia elettrica esistenti.

Tutela e protezione delle

aree naturalistiche e degli

ambiti paesistici.

La presenza di aree verdi è sicuramente un elemento di qualità, sia

perché offre spazi ricreativi, educativi, per le relazioni sociali e,

esteticamente, contribuisce a dare della città un‟immagine di

maggiore vivibilità, sia perché offre benefici di carattere ecologico:

miglioramento del clima urbano, assorbimento degli inquinanti

atmosferici, riduzione dei livelli di rumore, l‟attenuazione della luce

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196

eccessiva e stabilizzazione dei suoli.

Inoltre il verde urbano contribuisce ad arricchire la biodiversità nelle

città, in quanto fornisce l‟habitat per molte specie animali e vegetali.

Il principio fondamentale è mantenere ed arricchire le riserve e la

qualità delle risorse del patrimonio naturale, affinché le generazioni

presenti e future possano goderne e trarne beneficio. La tutela degli

ambiti paesistici è connessa con l‟obiettivo di tutelare il suolo libero e

di valorizzare le aree libere.

L‟obiettivo è raggiungere un equilibrato rapporto tra aree edificate e

aree libere, e garantire la conservazione delle aree di maggiore

pregio naturalistico in modo che ne possano godere le generazioni

presenti e future.

Tutela e valorizzazione dei

beni storici ed

architettonici.

I principi che ispirano lo sviluppo sostenibile prevedono che vengano

preservate tutte le caratteristiche, i siti o le zone in via di rarefazione,

rappresentativi di un periodo o aspetto, che forniscano un particolare

contributo alle tradizioni e alla cultura della zona.

L‟elenco contiene edifici di valore storico, culturale, monumenti,

reperti archeologici, architettura di esterni, paesaggi, parchi e

giardini e tutte le strutture che contribuiscono alla vita culturale di una

comunità.

Protezione della salute e

del benessere dei

cittadini.

Il benessere e la salute dei cittadini fanno riferimento ad un insieme di

elementi che vanno dalla disponibilità di servizi e strutture, alla qualità

ambientale di un luogo.

Per quanto riguarda la disponibilità di servizi e strutture, il criterio si

riferisce alla possibilità per la popolazione di accedere ai servizi

sanitari, alla disponibilità di

alloggi, di strutture culturali, alla libertà di movimento con diverse

alternative di

spostamento, alla disponibilità di lavoro e di svago, all‟integrazione

sociale e culturale.

Per quanto riguarda invece la qualità dell‟ambiente di luogo, il

criterio fa riferimento a ciò che riguarda la salute umana e quindi a

tutti quegli inquinanti che causano danni alla salute umana (ozono,

particolato nell‟aria, rumore, ecc.).

Compatibilità con

richieste e osservazioni

emersi dalla

partecipazione del

pubblico.

Lo scopo è quello di rispondere a determinate esigenze della

collettività, emerse durante i momenti partecipativi al processo

decisionale del Piano, al fine di potenziare tale strumento, quale

garanzia di trasparenza e condivisione.

Per ciascun criterio di sostenibilità preso in considerazione sono stati valutati l‟impatto e

l‟influenza dell‟alternativa di Piano, al fine di determinare l‟eventuale presenza di limitazioni o la

necessità di interventi di mitigazione per indirizzare l‟attuazione del Piano alla sostenibilità

ambientale.

A conclusione del processo di valutazione delle azioni di piano, è necessario esprimere un

giudizio complessivo in merito alla sostenibilità globale del Piano.

Quanto analizzato consente di affermare che in senso generale il piano risulta compatibile con i

caratteri territoriali presenti, rispetto alle componenti ambientale, sociale ed economica, dato

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197

che propone uno sviluppo complessivamente sostenibile del territorio, con scelte

strategicamente mirate alla conservazione che non interferiscono negativamente con elementi

di pregio ambientale o elementi di particolare sensibilità.

Nella seguente tabella viene riportata la valutazione confrontando le azioni di piano con i criteri

di sostenibilità al fine di determinare l‟eventuale presenza di limitazioni o la necessità di interventi

di mitigazione per indirizzare l‟attuazione del Piano alla sostenibilità ambientale.

La simbologia utilizzata si riferisce alla “compatibilità” dell‟intervento in relazione al criterio

ambientale in esame e viene espressa utilizzando la seguente simbologia:

Intervento Compatibile

Intervento compatibile ma subordinato ad opere di mitigazione dell‟impatto

ambientale

Intervento compatibile ma subordinato a valutazioni di dettaglio in fase di

progettazione

Intervento indifferente

Intervento non compatibile

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198

Criteri U.E.

Azioni di Piano

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blic

o.

ALTERNATIVA 1

A 01

Ammodernamento e

l‟arricchimento dell‟offerta

turistica mediante

l‟allargamento dell‟utenza e

l‟estensione nel tempo

dell‟offerta, ovvero

destagionalizzando l‟offerta;

A 02

Potenziamento sia della qualità

che della quantità dell‟offerta di

strutture ricettive, non

necessariamente alberghiere, a

supporto delle presenze

turistiche afferenti ai diversi

settori;

A 03

Urbanizzazione negli interstizi o in

prossimità del tessuto urbano

esistente;

A 04

Localizzazione strategica di

ambiti specifici destinati a

supportare ed ampliare le scelte

e l‟offerta eco museale e

turistica;

A 05

Considerare le componenti

paesistiche ed ambientali

individuate nel PTPR e nel PTCP

riscontrate nel proprio territorio;

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199

A 06

Introdurre misure di tutela,

valorizzazione e riqualificazione

del paesaggio;

A 07

Tutela e ripristino di situazioni

ambientali compromesse e di

realtà particolarmente sensibili,

al fine di garantire il

mantenimento e/o la

ricostruzione di situazioni

indispensabili per l‟equilibrio del

sistema degli ambienti naturali

e/o semi-naturali della valle;

A 08

Promozione d‟iniziative volte alla

conoscenza e tutela della fauna

e della flora del territorio;

A 09

Indicare puntualmente le

modalità d‟intervento e le forme

di attuazione con particolare

riferimento alle modalità

d‟intervento sulle strutture

orizzontali e verticali, sui

rivestimenti, sulle coperture, sulle

aperture, sui materiali, nonché

su eventuali obblighi tipo

morfologici;

A 10

Interventi strategici con Ambiti di

Trasformazione Urbana per

riqualificazione del tessuto

urbano;

A 11

Realizzazione di collegamento

tra il centro abitato di Amagno

e la Strada Provinciale SP 14 e

tra il centro abitato di Cà

Campo e via Vittorio Emanuele

II;

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200

A 12

Implementazione dell‟offerta

storico, culturale ed ambientale

a fini turistici nell‟ambito

dell‟ecomuseo con la

realizzazione, sul territorio di

Strozza, del parco del roccolo

ampliando l‟offerta

ecomuseale;

A 13

Adeguata riqualificazione del

sistema dei sentieri e delle

mulattiere storiche in orbita

ecomuseale che consentirà di

valorizzare anche le attività

storiche vallive collocate sugli

itinerari stessi;

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201

77 -- AANNAALLIISSII DDEELLLLAA CCOOEERREENNZZAA IINNTTEERRNNAA DDEEGGLLII OOBBIIEETTTTIIVVII

DDII PPIIAANNOO _____________________________________________________________________________________________

La verifica di coerenza interna serve a capire la compatibilità e la congruenza tra gli obiettivi

dichiarati dalla proposta preliminare di piano e le determinazioni dello stesso, in modo da verificare

quanto le scelte più specifiche di piano (determinazioni) siano coerenti con lo scenario

programmatico (obiettivi e strategie) di riferimento.

Di seguito si riportano le tabelle con specificati gli obiettivi di piano e le azioni di piano che si

intendono perseguire.

OBIETTIVI DI PIANO

OB1 Sviluppo turistico sostenibile

OB2 Razionalizzazione insediativa

OB3 Valorizzazione paesistico-ambientale

OB4 Riqualificazione urbana

OB5 Potenziamento sistema economico - produttivo

AZIONI DI PIANO

A 01 Ammodernamento e l‟arricchimento dell‟offerta turistica mediante l‟allargamento

dell‟utenza e l‟estensione nel tempo dell‟offerta, ovvero destagionalizzando l‟offerta;

A 02 Potenziamento sia della qualità che della quantità dell‟offerta di strutture ricettive, non

necessariamente alberghiere, a supporto delle presenze turistiche afferenti ai diversi settori;

A 03 Urbanizzazione negli interstizi o in prossimità del tessuto urbano esistente;

A 04 Localizzazione strategica di ambiti specifici destinati a supportare ed ampliare le scelte e

l‟offerta eco museale e turistica;

A 05 Considerare le componenti paesistiche ed ambientali individuate nel PTPR e nel PTCP

riscontrate nel proprio territorio;

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202

A 06 Introdurre misure di tutela, valorizzazione e riqualificazione del paesaggio;

A 07

Tutela e ripristino di situazioni ambientali compromesse e di realtà particolarmente sensibili, al

fine di garantire il mantenimento e/o la ricostruzione di situazioni indispensabili per l‟equilibrio

del sistema degli ambienti naturali e/o semi-naturali della valle;

A 08 Promozione d‟iniziative volte alla conoscenza e tutela della fauna e della flora del territorio;

A 09

Indicare puntualmente le modalità d‟intervento e le forme di attuazione con particolare

riferimento alle modalità d‟intervento sulle strutture orizzontali e verticali, sui rivestimenti, sulle

coperture, sulle aperture, sui materiali, nonché su eventuali obblighi tipo morfologici;

A 10 Interventi strategici con Ambiti di Trasformazione Urbana per riqualificazione del tessuto

urbano;

A 11 Realizzazione di collegamento tra il centro abitato di Amagno e la Strada Provinciale SP 14 e

tra il centro abitato di Cà Campo e via Vittorio Emanuele II;

A 12

Implementazione dell‟offerta storico, culturale ed ambientale a fini turistici nell‟ambito

dell‟ecomuseo con la realizzazione, sul territorio di Strozza, di alcuni ambiti di interesse capaci

di integrarsi nel contesto ecomuseale vallivo ampliandone l‟offerta;

A 13

Adeguata riqualificazione del sistema dei sentieri e delle mulattiere storiche in orbita

ecomuseale che consentirà di valorizzare anche le attività storiche vallive collocate sugli

itinerari stessi;

Per l‟analisi e la valutazione della coerenza interna si effettua un confronto tra gli obiettivi di piano

che il PGT intende perseguire e le azioni di piano prefissate per il raggiungimento di tali obiettivi.

La metodologia di valutazione corrisponde a quella adottata per la valutazione della coerenza

esterna e riprodotta di seguito.

PIENA COERENZA

quando si riscontra una sostanziale coerenza tra azioni di piano e obiettivi di piano

COERENZA INCERTA E/O PARZIALE

quando si riscontra una coerenza solo parziale oppure non definibile a priori

INCOERENZA

quando si riscontra non coerenza tra obiettivi di piano e azioni di piano

COERENZA NON VALUTABILE

quando l‟articolazione degli obiettivi di piano non permette una verifica di coerenza.

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203

Obiettivi di

Piano

Azioni di

Piano

OB1 OB2 OB3 OB4 OB5

A01

A02

A03

A04

A05

A06

A07

A08

A09

A10

A11

A12

A13

In generale tutte le azioni di piano risultano coerenti con gli obiettivi di piano.

In talune situazioni, pur essendo coerenti, si necessita una indagine più approfondita e puntuale.

_____________________________________________________________________________________________

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204

88 -- MMIISSUURREE DDII MMIITTIIGGAAZZIIOONNEE EE CCOOMMPPEENNSSAAZZIIOONNEE

AAMMBBIIEENNTTAALLEE _____________________________________________________________________________________________

Nel presente capitolo si forniscono alcune indicazioni di mitigazione/compensazione ambientale a

supporto di un‟attuazione sostenibile delle scelte di Piano e della minimizzazione degli effetti attesi

sull‟ambiente derivanti dalla realizzazione degli interventi.

INTERVENTI MITIGATIVI E COMPENSATIVI

Realizzare interventi di mitigazione delle visuali paesistiche, a protezione e a difesa della

riconoscibilità degli ambiti di pregio paesistico-ambientale.

Prevedere interventi finalizzati alla tutela della componente paesistica del territorio e alla

salvaguardia delle aree boscate, agricole o di pertinenza dei corsi d‟acqua, ubicate nelle

adiacenze degli ambiti di trasformazione previsti.

Realizzare barriere di verde filtro al fine di promuovere il miglioramento del clima urbano,

l‟assorbimento di inquinanti atmosferici e la riduzione del rumore, sia in corrispondenza di

nuovi insediamenti che di infrastrutture (stradali, tramviarie).

Relativamente alla previsione dei nuovi tracciati viari, è opportuno che vengano effettuate

scelte progettuali in grado di ridurre al minimo l‟impatto generato dalle nuove infrastrutture,

in quanto esse si inseriscono in un contesto ambientale e paesistico di particolare sensibilità

e vulnerabilità (vedi Linee guida per la progettazione paesaggistica delle infrastrutture della

mobilità, BURL n.39 Edizione Speciale del 28.09.2009. che integrano ed aggiornano il PTPR).

Organizzare gli interventi previsti negli ambiti di trasformazione, in modo da limitare gli

impatti ambientali e paesistici e il consumo di suolo (vedi matrici alle pagine seguenti).

Nella realizzazione di aree a verde privato e pubblico, privilegiare la scelta di specie

vegetali autoctone.

Recuperare i beni storico-architettonici e migliorare l‟arredo urbano.

Porre attenzione ai criteri di risparmio energetico in relazione alle strutture ed ai materiali

utilizzati, attraverso la promozione di interventi legati all‟uso di energie da fonti rinnovabili.

In particolare, nella progettazione dei nuovi ambiti di trasformazione, al fine di diminuire e

razionalizzare i consumi energetici ed i relativi carichi inquinanti, è auspicabile che venga

privilegiata l‟installazione di una mini centrale di rigenerazione, anche ricorrendo a fonti

rinnovabili, in grado di soddisfare i fabbisogni di acqua calda, riscaldamento e

raffrescamento degli edifici in progetto.

Alle pagine seguenti vengono riportati, quali esempi e principi a cui ispirarsi nella progettazione

degli interventi, schede di indirizzo relative ad interventi di realizzazione di insediamenti residenziali

per realtà territoriali all‟interno della provincia di Bergamo comparabili a quelle del Comune di

Strozza, tratti dal documento del PTCP della Provincia di Bergamo “ADDENDUM - Abaco

progettuale delle “Linee guida per il dimensionamento e l'individuazione degli sviluppi insediativi,

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205

per la verifica dell'impatto ambientale e della qualificazione architettonica ed urbanistica degli

interventi di trasformazione territoriale ed edilizia”. Tali schede forniscono un set di misure da

adottare al fine di limitare l‟incidenza morfologica e tipologica, linguistica, visiva, ambientale e

simbolica degli interventi, sul sito in cui si inseriscono.

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206

Intervento di trasformazione: Insediamenti residenziali

Contesto di riferimento: tessuti insediativi – Aree periurbane di frangia/della porosità insediativa

Il profilo geometrico delle aree di frangia urbana costituisce un importante fattore di relazione tra il nucleo urbano e l’ambiente circostante. In

particolare l’insediamento residenziale deve misurarsi con il “bordo”, ossia quel particolare campo di interscambio energetico tra il sistema urbano

ed il sistema degli spazi aperti (prevalentemente agricoli). Il “limite” degli insediamenti residenziali costituisce infatti oggetto di attenzione per la sua

configurazione spaziale (attenzione al disegno urbano) e per i diversi gradi di permeabilità e di integrazione che può assumere con il paesaggio e

l’ambiente circostanti.

CRITERI DI

VALUTAZIONE

ELEMENTI DI

ATTENZIONE INDIRIZZI DI RIFERIMENTO INDICAZIONI PROGETTUALI

INC

IDEN

ZA

MO

RFO

LOG

ICA

E T

IPO

LOG

ICA

Caratteri geo-morfologici del

luogo

Gli insediamenti dovranno integrarsi

armoniosamente con le morfologie

naturali (energie di rilievo, versanti

vallivi, conoidi, sponde, scarpate,

terrazzi fluviali) e le morfologie

antropiche (terrazzamenti,

ciglionature, balze) del terreno

La giacitura dei corpi di fabbrica deve rapportarsi

dialogicamente con il reticolo idrografico e le

morfologie del sito (es evitando artificiose rettificazioni

del fronte spondale o indifferenza alla trama territoriale

storica)

Evitare artificiose modifiche al piano di campagna

Sistemi degli spazi aperti e

delle aree di interesse

ambientale e naturalistico

(corsi d‟acqua/reti

ecologiche)

La localizzazione e l‟orientamento

degli insediamenti dovranno rispettare

i tratti di organizzazione territoriale

dominanti al fine di instaurare un

rapporto dialogico con il paesaggio

circostante

Rispetto e valorizzazione delle aree a valenza

paesaggistico-ambientale (es. fasce di rispetto, fasce

tampone) come elementi di interfaccia tra il nucleo

urbano e lo spazio aperto dell‟intorno

Evitare artificiosi tombinamenti dei corsi d‟acqua utilizzo

di piantumazioni (essenze autoctone) come disegno del

“bordo vivo” dell‟insediamento limitare parcheggi a raso

(in tal caso utilizzare superfici permeabili tipo prato

armato) o ampi spazi aperti completamente

impermeabilizzati

Caratteri del tessuto urbano

esistente

I manufatti dovranno rapportarsi al

tessuto urbano preesistente ponendo

attenzione al disegno urbano del

limite

La localizzazione e l‟orientamento dei nuovi insediamenti

dovranno evitare artificiose modifiche al disegno del

complesso urbano, ma dovranno bensìrafforzarne

l‟immagine nel paesaggio;

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207

Da evitare addizioni urbane dispersive sul territorio al fine

di limitare il consumo di suolo e i costi di distribuzione

delle infrastrutture di servizio

(energia elettrica, allacci gas-metano, rete fogniaria) Rete dei tracciati di

comunicazione

I manufatti dovranno rapportarsi in

maniera adeguata alla rete viaria

considerata nella sua complessità

(tracciati stradali, maglia di

appoderamento, piste ciclabili)

Effetto “porta della città”, cura degli spazi di

ingresso/uscita dal nucleo urbano (es rotatorie, spazi di

raccordo tra strade di attraversamento e la rete

vicinale)

Moderazione del traffico veicolare (tramite interventi di

traffic calming) con attenzione alle utenze deboli

(potenziamento della rete ciclo-pedonale in sede

proprio, abbattimento delle barriere architettoniche)

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208

CRITERI DI

VALUTAZIONE

ELEMENTI DI

ATTENZIONE INDIRIZZI DI RIFERIMENTO INDICAZIONI PROGETTUALI

INC

IDEN

ZA

LIN

GU

ISTI

CA

: STI

LI,

MA

TER

IALI

, C

OLO

RI

caratteri “linguistici” prevalenti

nel contesto di stretta

prossimità in rapporto ai

riferimenti storico-culturali

dominanti nel paesaggio

Rispetto dei caratteri urbanistici-

architettonici tipici del luogo per un

inserimento armonioso del manufatto

nel paesaggio

Utilizzo dei materiali da costruzione locali tipici (es. laterizi

in pianura, materiali lapidei in montagna)

Utilizzo di colori che richiamano la tradizione locale

Rimando a forme del costruito tradizionali (es.

mantenendo il rapporto con corti o cascine) al fine di

preservare la continuità con il tessuto e le tipologie

edilizie tipiche

Il rapporto tra gli spazi aperti pubblici/collettivi e privati

deve mantenere il tradizionale legame di continuità

funzionale e visiva

INC

IDEN

ZA

VIS

IVA

Ingombro visivo e “skyline” Favorire l‟integrazione del manufatto

nel paesaggio valorizzandone la

percezione visiva nell‟insieme

Rispetto dei “coni” visuali verso il nucleo urbano e verso

lo spazio aperto

Attenzione alle emergenze architettoniche e

paesaggistiche (es cura degli affacci sugli spazi

pubblici)

Verifica del rapporto di scala con l‟intorno di stretta

prossimità (es rapporti “pieni/vuoti” con il tessuto edilizio

esistente e lo spazio aperto circostante)

Evitare artificiosi contrasti cromatici con gli elementi del

paesaggio considerati nel loro complesso

Privilegiare il ricorso a materiali vegetali come

diaframma per la mitigazione dell‟impatto visivo

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209

CRITERI DI

VALUTAZIONE

ELEMENTI DI

ATTENZIONE INDIRIZZI DI RIFERIMENTO INDICAZIONI PROGETTUALI

INC

IDEN

ZA

AM

BIE

NTA

LE

Alterazione del livello di qualità

ambientale del contesto

Rispetto e salvaguardia degli aspetti

naturalistici/ecologici con

valorizzazione e rafforzamento del

sistema ambientale complessivo

Salvaguardia e potenziamento delle connessioni

ecologiche

Riduzione del livello di impermeabilizzazione del suolo (es

trattamento a verde degli spazi a parcheggio tipo prato

armato)

Utilizzo di piantumazioni con utilizzo di essenze autoctone

come filtro ambientale tra le zona urbanizzata e gli spazi

aperti

Utilizzo di soluzioni costruttive e di impianti tecnologici

innovativi a basso costo energetico (es con possibilità di

riuso delle acque meteoriche, utilizzo di pannelli solari,

impianti di riscaldamento ad alta efficienza)

Realizzazione delle recinzioni in modo da garantire il

passaggio della fauna terricola di piccola taglia

permettendo una continuità ecologica tra i percorsi

INC

IDEN

ZA

SIM

BO

LIC

A Valori simbolici e luoghi di

riferimento per la collettività Salvaguardia e valorizzazione dei

luoghi (della celebrazione storica,

sociale, artistica....) e dei manufatti

appartenenti alla cultura tradizionale

e alla memoria comune degli abitanti

Salvaguardia e valorizzazione dei percorsi e degli

attraversamenti storici e di memoria collettiva (es guadi)

Valorizzazione dei manufatti (filande, ponti, santelle...)

legati alla cultura e al paesaggio del luogo (da

assumersi come elementi di attenzione per la

progettazione)

Fonte dei dati: “ADDENDUM - Abaco progettuale delle “Linee guida per il dimensionamento e l'individuazione degli sviluppi insediativi, per la

verifica dell'impatto ambientale e della qualificazione architettonica ed urbanistica degli interventi di trasformazione territoriale ed edilizia” del

PTCP della Provincia di Bergamo

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210

Intervento di trasformazione: Insediamenti residenziali

Contesto di riferimento: spazi aperti – Sistemi ambientali strutturanti

In alcuni centri di media montagna la diffusione, negli anni ’80 e ’90, di seconde case, ha prodotto un’ampia espansione del tessuto insediativi. La

crescita urbanistica ha generato un’erosione sensibile del sistema agro-forestale locale. Prati e pascoli, boschi, articolati sistemi di siepi, antiche

opere di sistemazione agra-forestale sono stati modificati dagli interventi di urbanizzazione o sostituiti da ampie aree impermeabilizzate e da un

tessuto urbano omogeneo caratterizzato da una marcata frammentazione interna.

CRITERI DI

VALUTAZIONE

ELEMENTI DI

ATTENZIONE INDIRIZZI DI RIFERIMENTO INDICAZIONI PROGETTUALI

INC

IDEN

ZA

MO

RFO

LOG

ICA

E

TIP

OLO

GIC

A

Morfologie naturali (scarpate,

terrazzi fluviali, forre, ecc.)

Rispetto delle forme naturali e

collocazione dell‟insediamento ad

una distanza che ne salvaguardi la

conservazione

Realizzazione dell‟impianto ad una distanza tale da

garantirne la visibilità e conservazione degli elementi

morfologici naturali e dell‟integrità del sistema

ambientale

Morfologie antropiche (opere

di bonifica storica,

centuriazione)

Coerenza allla trama territoriale

tradizionale creata dall‟azione

antropica

Ricucitura della trama territoriale interrotta

dall‟insediamento

Presenza di aree di rilevanza

naturalistica

Coerenza rispetto alle regole

compositive degli insediamenti

e delle aree rurali

Rispetto delle peculiarità ambientali

dell‟area

Rispetto e ricostruzione degli elementi

caratteristici (filari, siepi, ciglionature,

ecc.)

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211

CRITERI DI

VALUTAZIONE

ELEMENTI DI

ATTENZIONE INDIRIZZI DI RIFERIMENTO INDICAZIONI PROGETTUALI

INC

IDEN

ZA

LIN

GU

ISTI

CA

:

STI

LI,

MA

TER

IALI

,

CO

LOR

I Trattamento delle superfici a

verde, alberature,

pavimentazioni, muri e muretti

di contenimento

Salvaguardia della permeabilità del

suolo e della copertura arborea

Coerenza con forme e colori naturali

del contesto

Utilizzo di coperture permeabili per le aree di servizio

dell‟insediamento (parcheggi, aree di deposito, ecc.)

Utilizzo di specie vegetali coerenti con la copertura

vegetale originale del piano vegetazionale montano di

pertinenza

INC

IDEN

ZA

VIS

IVA

Ingombro visivo

Alterazione della fruizione

territoriale visiva del contesto

paesistico

Mascheramento dei volumi con

cortine verdi coerenti con il sistema

verde naturale e l‟uso di essenze

autoctone

Rafforzamento/ricostruzione della

trama verde territoriale con funzione

ecologica e pesaggistica

Utilizzo di fasce vegetali di specie tipiche

dell‟associazione vegetale del piano montano di

pertinenza per mitigare gli edifici

Utilizzo di quinte vegetali o alberature o siepi alberate di

specie mesofile tipiche dell‟associazione vegetale della

pianura (rovere, carpino bianco, acero, olmo,

castagno) per mitigare l‟impianto e per la realizzazione

di siepi

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212

CRITERI DI

VALUTAZIONE

ELEMENTI DI

ATTENZIONE INDIRIZZI DI RIFERIMENTO INDICAZIONI PROGETTUALI

INC

IDEN

ZA

AM

BIE

NTA

LE

Continuità ambientale e

Paesaggistica del sistema

ambientale costituito da

boschi, praterie e reticolo

idrico

Copertura vegetale dei

versanti

Presenza di aree di rilevanza

floristico-vegetazionale o

geologico

Presenza di aree umide

(torbiere, stagni)

Salvaguardia e rafforzamento degli

elementi paesistico ambientali del

sistema

Mitigazione e ricostruzione delle

funzionalità ecologiche attraverso la

conservazione dei varchi e il

rafforzamento della connessione

biologica, mediante la

conservazione/ricostruzione di strutture

vegetali di connessione

Integrazione dell‟insediamento con il contesto territoriale

naturale in cui è inserito mediante la realizzazione di

strutture verdi lineari (siepi, filari, fasce vegetali) di

connessione con il sistema strutturante

Conservazione dei varchi di permeabilità, anche di

limitate dimensioni, tra i singoli insediamenti residenziali

Per la delimitazione delle proprietà utilizzo di elementi

permeabili che limitino l‟effetto frammentazione

INC

IDEN

ZA

SIM

BO

LIC

A

Appartenenza a percorsi di

fruizione collettiva

Appartenenze ad ambito

oggetto di celebrazione

letterarie, artistiche, storiche,

religiose

Permettere la salvaguardia di

continuità dei percorsi e suo

rafforzamento visivo mediante

interventi di risignificazione paesistico-

ambientale

Realizzazione di percorsi di fruizione all‟interno delle

strutture lineari con funzione di mitigazione e

connessione

Fonte dei dati: “ADDENDUM - Abaco progettuale delle “Linee guida per il dimensionamento e l'individuazione degli sviluppi insediativi, per la

verifica dell'impatto ambientale e della qualificazione architettonica ed urbanistica degli interventi di trasformazione territoriale ed edilizia” del

PTCP della Provincia di Bergam0

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213

99 -- PPIIAANNOO DDII MMOONNIITTOORRAAGGGGIIOO AAMMBBIIEENNTTAALLEE _____________________________________________________________________________________________

Secondo il Decreto Legislativo 16 gennaio del 2008 n.4, il monitoraggio assicura il controllo sugli

impatti significativi sull'ambiente derivanti dall'attuazione dei piani e dei programmi approvati e la

verifica del raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità prefissati, così da individuare

tempestivamente gli impatti negativi imprevisti e da adottare le opportune misure correttive. Il

monitoraggio e' effettuato avvalendosi del sistema delle Agenzie ambientali.

Questo presuppone la predisposizione di un piano in grado di esplicare l‟attività di monitoraggio

specifica della fase di attuazione e gestione del programma. Il Piano di Monitoraggio Ambientale

mira a definire le modalità per :

controllare gli impatti ambientali creati dall‟attuazione del Piano;

verificare il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale individuati nel Rapporto

Ambientale;

la segnalazione immediata di effetti ambientali imprevisti;

adottare misure correttive delle azioni previste nel programma;

creare un Reporting di informazione sulle attività svolte di controllo e degli effetti creati ed attesi

sul territorio a seguito dell‟attuazione del Piano.

Il monitoraggio riveste un ruolo fondamentale nella pianificazione territoriale in quanto permette di

mitigare impatti negativi sul territorio non previsti dalla Valutazione Ambientale Strategica; ne

consegue la possibilità di modificare gli indirizzi e le strategie da realizzare previste dal Piano.

________________________________________________________________________________

99..11 -- OOBBIIEETTTTIIVVII DDII PPRROOGGRRAAMMMMAA EEDD EEFFFFEETTTTII DDAA MMOONNIITTOORRAARREE _____________________________________________________________________________________________

Gli obiettivi/azioni che dovranno essere verificati sulla base degli stadi di attuazione del Piano di

Governo del Territorio, sono riportati di seguito:

Sviluppo turistico sostenibile: il turismo come elemento trainante e motore dello sviluppo del

contesto territoriale;

Razionalizzazione insediativa: razionalizzare il sistema insediativo a misura della comunità

locale;

Valorizzazione paesistico-ambientale: tutela della biodiversità e riqualificazione del sistema

paesistico-territoriale;

Riqualificazione urbana: recupero aree dismesse e degradate;

Potenziamento sistema economico-produttivo: governante territoriale a sostegno del

sistema produttivo-occupazionale.

_____________________________________________________________________________________________

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214

99..22 -- SSCCEELLTTAA DDEEGGLLII IINNDDIICCAATTOORRII _____________________________________________________________________________________________

Nella fase della Valutazione Ambientale Strategica, nella definizione degli impatti che si possono

verificare sul territorio, in relazione al conseguimento degli obiettivi che il Piano si pone, la scelta

degli indicatori ambientali riveste un importante significato esplicativo per la quantificazione degli

impatti.

Per “indicatore” si intende un parametro o un valore derivato che è in grado di fornire

notizie in forma sintetica circa un fenomeno ambientale, e possiede un valore che

oltrepassa le proprietà stesse direttamente associate.

Si intende un parametro od un valore derivato da parametri capace di fornire un'informazione

sintetica relativa ad uno specifico fenomeno, che possa risultare utile ai potenziali utenti.

La costruzione del quadro di indicatori basati su solide argomentazioni teoriche, efficaci

nell‟orientare i processi decisionali e capaci di restituire un concreto quadro di valutazione nei

monitoraggi, è diventato uno dei compiti principali della ricerca in tema di sostenibilità.

Nello specifico gli indicatori permettono di:

definire la quantità e la qualità dei fenomeni;

descrivere le azioni che determinano modificazioni significative sull‟ecosistema e sulle

condizioni socio-economiche;

evidenziare le azioni finalizzate alla compensazione, al miglioramento ed alla

correzione delle situazioni di criticità.

Dal costante monitoraggio e aggiornamento degli stessi si potrà controllare il raggiungimento o

meno degli obiettivi del Piano, con la possibilità di interventi correttivi nel caso di un eccessivo

scostamento dai valori attesi.

Di seguito si presenta uno schema di riferimento degli indicatori proposti in relazione alla

tipologia ricondotta al o schema DPSIR :

D: forze determinanti (attività per bisogni individuali, sociali, economici…)

P: pressioni (da forze, attività e comportamenti umani)

S: stato (qualità)

I: impatti (cambiamenti significativi)

R: risposte (azioni di governo)

Lo schema rappresenta un‟individuazione di massima delle tematiche nonché degli indicatori

scelti volti a monitorare l‟andamento del Documento di Piano.

Atmosfera

DPSIR Indicatore note

S Livello di Criticità

dell‟aria

Metodologia utilizzata dal PRQA (Piano della Qualità dell‟Aria)

adottato dalla Regione Lombardia; è un punteggio sintetico

ottenuto della somma di criticità relative ottenute in base

all‟emissione di CO, NO2, SO2, polveri, ozono, abitanti esposti,

beni architettonici e naturali esposti al ‟inquinamento atmosferico.

S Concentrazione

inquinanti NO2, NOX, PM, COVNM

P Emissione

inquinanti

CO, NO2, SO2, COV, NOX , polveri

P gas serra

Emissioni CO2, CO2 equivalente, (emissioni antropogeniche di CO2

e CH4)

P Ozono troposferico

e ossidantI Emissioni CO, COV, NOX

P Acidificazione Emissioni SO2, NOX, NH3

I N. superamenti

soglia

Nelle zone sprovviste di rilevamento in continuo, l‟indicatore

può essere valutato come totale superamenti/totale rilevamenti

Relazioni annuali ARPA

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215

P Medie annuali

PM10 e NO2

P Dati emissioni

Inemar Trend 2003-2005 e 2007

Acque

DPSIR Indicatore note

P Sfruttamento

Acqua prelevata e consumata totale

P Sfruttamento Acqua consumata per settore (utenze domestiche,

commerciali, agricole, industriali)

P Perdite Stima perdite di rete

R % abitanti serviti da

impianto di

depurazione

R Impianti di

depurazione

Capacità di abbattimento degli inquinanti e rendimenti

dell‟impianto

R Sistema di fognatura Estensione della rete di pubblica fognatura

R zone non servite da

fognatura pubblica

N. Edifici autorizzati allo scarico in suolo e sottosuolo

estensione zone non servite dalla pubblica fognatura

Rifiuti

DPSIR Indicatore note

P Produzione totale rifiuti

P Produzione rifiuti

urbani e assimilabili Produzione pro capite

P Presenza turistica Produzione rispetto alle capacità ricettive locali

S Ripartizione tra le varie

tipologie di rifiuti

Quota RD (raccolta differenziata)

Quota RSU (rifiuto indifferenziato)

Quota RI (rifiuti ingombranti)

Quota RC (rifiuti cimiteriali)

Quota Inerti (es. calcinacci)

I Ulteriori recuperi

impiantistici

I Stato capacità

impiantistico

Suolo

DPSIR Indicatore note

R Aree protette

Localizzazione per tipologia area a vincolo paesaggistico (D.Lgs. 42/2004) area a vincolo idrogeologico (RD 3267/23) % rispetto alla superficie comunale

R Superficie a verde Attrezzato/parchi urbani/verde storico/di arredo urbano

R Superficie a verde % su territorio comunale/pro capite

R Aree bonificate Aree bonificate/totale aree da bonificare

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216

R Aree da bonificare n. aree in cui si prescrive indagine ambientale

R % territorio agricolo e boscato rispetto all‟intero territorio

Ecosistema e biodiversità

DPSIR Indicatore note

S Connettività ambientale

Presenza di suolo vegetativo non ostacolato da barriere artificiali insormontabili

S Area arborata Dotazione di aree erborate sia dal punto di vista paesistico - ambientale che di fabbisogno in termini di bilancio di carbonio.

S % di territorio coperto da siepi e filari

Rappresenta il grado di connettività tra aree verdi e grado di equipaggiamento vegetazionale

R lunghezza corridoi eco-biologici

Connettività ecologica realizzata.

S Aree Paesaggio

Numero interventi di riqualificazione paesaggistica attuati (con valutazione qualitativa)

Popolazione

DPSIR Indicatore note

S Popolazione residente

S Struttura per classi d‟età

S Famiglie anagrafiche

S Popolazione straniera residente

Ambiente Urbano

DPSIR Indicatore note

D Tessuto consolidato

D/P Interventi edilizi Popolazione Residente

Numero di interventi di recupero sul patrimonio storico-architettonico; Numero di interventi di recupero sul patrimonio edilizio consolidato; Numero di permessi di costruire per nuove costruzioni nel tessuto consolidato Popolazione residente

P Ambiti di trasformazione urbana e turistica

P Attuazione ambiti Numero di convenzioni sottoscritte per l‟attuazione degli ambiti;

P Abitanti insediabili Numero di abitanti insediabili

S

Servizi pubblici realizzati con l‟attuazione degli ambiti

Quantità dei servizi pubblici realizzati con l‟attuazione degli ambiti di trasformazione

P Perequazione Urbanistica

Volumi passati in capo all‟amministrazione per l‟attuazione della perequazione urbanistica;

D Strade di collegamento

Numero di strade di collegamento intercomunali; Numero di strade a carattere locale;

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217

Strade locali Aree di sosta

Numero di parcheggi realizzati.

R Nuove connessioni Strade/attraversamenti/linee trasporto pubblico su gomma e ferro

Rumore

DPSIR Indicatore note

S Classi acustiche Suddivisione del territorio in classi da aggiornare sulla base delLe scelte del piano

R Piani di risanamento acustico

I/P Superamento limiti n. superamenti/n. rilevamenti e

localizzazione

P Dati medi mensili e annuali del e 3 centraline aeroportuali

S Abitanti e Mq interessati alle curve isofoniche A e B

Energia elettrica

DPSIR Indicatore note

S Consumi per settore (domestico, industria, terziario, ecc.)

R Produzione da fonti rinnovabili (fotovoltaico, ecc.)

Energia termica

DPSIR Indicatore note

S Consumi metano

S Consumi altri combustibili

R Teleriscaldamento Km di rete e utenze servite

Elettrosmog

DPSIR Indicatore note

S Lunghezza linee elettriche aeree e interrate

S Ripetitori telefonia

S Stazioni radio e TV

_____________________________________________________________________________________________

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218

99..33 -- FFOONNTTII CCOONNOOSSCCIITTIIVVEE EESSIISSTTEENNTTII EE DDAATTAABBAASSEE IINNFFOORRMMAATTIIVVII AA CCUUII

AATTTTIINNGGEERREE PPEERR LLAA CCOOSSTTRRUUZZIIOONNEE DDEEGGLLII IINNDDIICCAATTOORRII.. _____________________________________________________________________________________________

Per poter avere un quadro preciso di partenza per il futuro monitoraggio, verranno riportati i valori

attuali degli indicatori scelti per valutare se le trasformazioni programmate possano portare

ad una condizione di sostenibilità maggiore o inferiore rispetto allo stato attuale,“Opzione 0”,.

Il monitoraggio trova attuazione nella misura periodica di indicatori appositamente

selezionati; gli aspetti principali ad essi connessi sono la frequenza temporale di misurazione, lo

spazio cui si riferisce il rilevamento e le unità di misura.

Il set di indicatori è stato selezionato considerando alcuni importanti caratteristiche degli stessi:

reperibilità;

significatività;

riferimenti normativi nazionali/internazionali.

L‟obiettivo è selezionare indicatori semplici e facilmente popolabili ma che siano significativi ai fini

della valutazione del piano.

Le principali fonti, nonché data base da cui si attingeranno i dati del monitoraggio sono le

seguenti:

SIT Regione Lombardia;

Data Base Provincia di Bergamo;

ARPA Lombardia;

ASL;

INEMAR;

FUB;

Enti gestori reti tecnologiche;

ERSAF;

Comune di Strozza;

AIPO;

Il rapporto di monitoraggio avrà cadenza annuale.

Uno dei motivi principali alla base della predisposizione e pubblicazione periodica di un rapporto di

monitoraggio è la sua potenzialità in termini di comunicazione. Si tratta infatti di un‟occasione per

informare un pubblico più vasto di quello degli addetti al settore.

Il confronto con le serie storiche dei dati degli anni precedenti può diventare occasione per un

dibattito aperto sulle tendenze evolutive del territorio Comunale e sull‟efficacia delle azioni del

nuovo Piano di Governo del Territorio.

Il rapporto di monitoraggio potrebbe anche diventare la base per un coinvolgimento

sull‟attuazione del PGT esteso a tutte le risorse potenzialmente utili per l‟attuazione del piano.

Una sorta di forum allargato che, anche sulla base dei risultati presentati nel rapporto periodico di

monitoraggio, potrebbe fornire contributi ed idee per l‟attuazione e l‟integrazione del Piano di

Governo del Territorio e costituire l‟anello di congiunzione tra i risultati del monitoraggio e il

conseguente avvio di azioni di messa a punto o di correzione del PGT stesso.

_____________________________________________________________________________________________