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Jump | Rong Guang Rong

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arte contemporanea

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SOMMARIO Jump p. 5 Intervista p. 8 Opere p. 12

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a cura di Antonella Pisilli

KYO ART GALLERY

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L’arte contemporanea cinese negli ultimi anni è passata da fenomeno culturale emergente a realtà consolidata e affermata soprattutto come leadership nel mercato dell’arte mondiale. Facendo un brevissimo excursus storico, l’arte contemporanea cinese faceva il suo ingresso nel panorama internazionale nel 1979 con il gruppo Le Stelle (Xingxing) ) guidato dagli artisti Huang Rui e Ma Desheng animati dal soffio di vento d’Occidente che cominciava a penetrare dalle porte aperte di Deng Xiaoping. Le Stelle esposero per la prima volta in un padiglione del parco Beihai, liberi dai dettami del regime e invitarono tra gli altri Ai Weiwei – (famosissimo artista e architetto oggi tristemente noto per essere stato arrestato dal governo cinese) nonché i celebrati poeti Bei Dao e Mang Ke; la mostra venne chiusa dalle autorità cinesi dopo due giorni, ma fu l’inizio di una grande epoca. Con il tempo la situazione è cambiata, con la prima Biennale di Shanghai nel 1996 e l’apertura della fabbrica 798 a Pechino, gli artisti hanno mostrato al mondo l’arte contemporanea cinese, oggi sono liberi di viaggiare e di esporre le loro opere in tutti i musei e le gallerie del pianeta, anche se la censura e le intromissioni del governo cinese sono sempre alle porte. La mostra Jump dell’artista cinese Rong Guang Rong presenta opere create in parte a Pechino e istallazioni realizzate nel 2010 in Italia in occasione della nascita del figlio. In questo periodo di “attesa” vivendo in Italia ha visto ed ascoltato molto, e da questa calma fruizione della realtà circostante ha iniziato a realizzare i lavori: “Il Papa sulla strada verso casa” ,“ Salasso”, “The gift of 8._9._2010 bis”, “Blues dream of a dead tree “, opere dal titolo enigmatico, ma affascinanti che rilevano l’essenza dell’artista il quale afferma: “Le mie opere spesso rappresentano un atto istintivo di “riappropriazione” di tempo e materia. Parlando nello

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specifico delle mie installazioni, irrazionalmente preferisco usare oggetti usati…o meglio smarriti. Credo che la scelta di oggetti “smarriti” sia nata anche da un personale bisogno di non volermi sentire partecipe dello spreco continuo al quale la società contemporanea ci spinge”. Rong Guang Rong ha cominciato a “sperimentare” nella famosa fabbrica 798 a Pechino dal 2003 e a trasformare i propri pensieri in materia, che sia fotografia, video, piuttosto che installazioni. Gli oggetti trovati attraverso un sapiente lavoro di rimozione e trasformazione cominciano a raccontare nuove storie. Nelle fotografie e nei video invece è il tempo e lo spazio a fare da protagonista, qui infatti c’è un totale annullamento della durata dell’evento ma nello stesso momento con il rallentamento e la ripetizione del soggetto c’è la continua metafora del divenire, il continuum spazio-temporale che si manifesta con una rappresentazione univoca di passato e futuro, di qui e altrove, l’artista ci ripropone attraverso un linguaggio contemporaneo, rivisitato e rielaborato il ciclo continuo di vita e morte , di femminile e maschile, di giorno e notte di continui opposti che si separano per poi ricongiungersi che nella filosofia cinese è rappresentata dallo Yinyang.

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INTERVISTA

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Antonella Pisilli: Quando ti sei reso conto di essere un artista? RONG GUANG RONG: Sin dai tempi della realizzazione delle mie prime opere non ho mai pensato a me stesso come un artista, ho sempre creato spinto da una sorta di irrazionale bisogno; trasformare i miei pensieri in materia, che sia fotografia, video piuttosto che installazioni, è un atto che mi fa sentire consapevole del tempo e dello spazio. Con la consapevolezza acquisita negli anni, oggi posso affermare che le mie opere spesso rappresentano un atto istintivo di “riappropriazione” di tempo e di materia. Parlando nello specifico delle mie installazioni, irrazionalmente preferisco usare oggetti usati…o meglio smarriti. Credo che la scelta di oggetti “smarriti” sia nata anche da un personale bisogno di non volermi sentire partecipe dello spreco continuo al quale la società contemporanea ci spinge. Per quanto riguarda la parola “artista”, in questo momento della mia vita credo sia appunto soltanto una parola… sono continuamente e diligentemente impegnato a realizzare quello che mi fa sentire bene… A.P.: Quali sono state le cose o le persone che ti hanno maggiormente influenzato spingendoti verso l'arte? R.G.R.: Uno dei momenti che ha influenzato il mio pensiero è stato sicuramente quello del mio arrivo a 798 nel 2003. Qualche anno prima avevo lasciato il nord, la mia terra natia, per trasferirmi al sud e fare esperienze di ogni genere; ho lavorato a Wenzhou in una fabbrica di scarpe di pelle, poi in un ristorante come lava piatti, poi ancora come cameriere in un altro luogo, ho fatto il barman in

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un’altra città e ancora diversi lavori continuando a scattare fotografie come sempre. In seguito ho iniziato a lavorare in uno studio fotografico e poi ho iniziato a studiare seriamente fotografia. Sono sempre stato interessato a sperimentare continuamente nuove “vite” ma fino al mio arrivo a Pechino nel 2003 devo dire che qualsiasi cosa facessi perdeva in me interesse velocemente. Durante il mio viaggio in direzione di Pechino per caso vidi un documentario riguardante la fabbrica abbandonata chiamata 798 nella quale proprio allora si stavano trasferendo diversi artisti. Era l’inverno del 2003, appena arrivato a Pechino dalla stazione andai direttamente a 798, ricordo che le mura degli edifici ed i diversi oggetti lasciati a terra ebbero un particolare effetto d’attrazione su di me. A partire da quel periodo decisi di stabilirmi definitivamente in un luogo, Pechino, e di indirizzare il mio “sperimentare” nella creazione artistica. A.P.: Quando hai iniziato a lavorare sui lavori esposti nella mostra “Jump”? R.G.R.: Ho iniziato nell’ottobre 2010, in attesa della nascita di mio figlio… In questo periodo di “attesa” vivendo in Italia ho visto ed ascoltato molto, e da questa calma fruizione della realtà circostante ho iniziato a realizzare i lavori. A.P.: I titoli delle tue opere sono affascinanti ma nello stesso tempo enigmatici “Il Papa sulla strada verso casa” ,“ Salasso”, “The gift of 8._9._2010 bis”, “Blues dream of a dead tree” e altri, come procedi quando concepisci un lavoro?

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R.G.R.: A volte tutto parte da un pensiero o una riflessione che trasformo poi in “titolo” ed in seguito lavoro alla realizzazione dell’opera…a volte invece inizio a lavorare spontaneamente a qualcosa e solamente durante il processo di realizzazione concepisco il titolo. A.P.: Recentemente è stato arrestato l’artista Ai Weiwei e in Occidente questa notizia ha provocato molto scalpore. Come artista e come cinese come hai accolto questa notizia? R.G.R.: Credo che l’arresto di Ai Weiwei sia in parte una cosa buona. Lao Ai (Il vecchio Ai) è soltanto uno dei tanti “sacrificati”; molte persone sono state arrestate recentemente ed in passato e per la maggioranza di queste non è previsto alcun trattamento speciale né onori e gloria se e quando usciranno. Il lato positivo sta proprio nello ‘scalpore’, forse l’arresto di Ai Weiwei potrà attirare l’attenzione non solo della comunità internazionale, ma soprattutto di quella locale su problematiche molto delicate in Cina ma non solo.

A.P.: Puoi raccontarmi in quale clima vivono gli artisti cinesi e quanto la censura influisce sul loro lavoro? R.G.R.: Ci sarebbe da parlare a lungo su questa questione per spiegare le diverse situazioni e paradossi…giusto per dare un quadro veloce della situazione direi che se lavori nel tuo studio non c’è nessun problema, puoi anche fare ricerche sul nucleare…va tutto bene…

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Se vuoi andare ad esibire in pubblico liberamente il tuo lavoro allora ecco che potrebbero nascere i problemi. A.P.: Il linguaggio dell’arte è universale ed essere artisti prescinde a mio avviso dalla nazionalità, cosa ne pensi? R.G.R.: Il linguaggio dell’arte è universale ed i modi di comunicare sono infiniti. Ogni paese ha una propria tradizione e cultura attraverso la quale, a volte inconsapevolmente, ognuno di noi trova diversi modi di esprimere le proprie idee e pensieri. In questo senso credo che la particolarità di ogni cultura sia qualcosa di importante e non dovrebbe essere “annullata” per seguire un trend. Il linguaggio universale dell’arte non deve confondersi con un linguaggio “globalizzato” specialmente quando quest’ultimo è privato di ogni identità per compiacere il mercato…allo stesso tempo indirizzare forzatamente l’estetica o i contenuti di un opera su un’identità nazionale sfruttandone la popolarità del momento porta a simili risultati… In entrambi i casi difficilmente ci si avvicina ad un linguaggio universale… A.P.: Qual è il tuo rapporto con l’Italia? R.G.R.: Ho sposato una donna italiana e anche mio figlio ha la nazionalità italiana…credo si possa affermare che ho un bellissimo rapporto con questo paese : )

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Rong Guang Rong | Opere

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BIOGRAFIA RONG GUANG RONG 1984 Jilin, China SOLO EXHIBITIONS 2011 Jump. Kyo Art Gallery, Viterbo, Italy curated by Antonella Pisilli GROUP EXHIBITIONS 2011 Autobiography of Beijing, Zajia Lab/ Caochangdi Photo Spring, Arles in Beijing 2011 Memory/Identity, MK2 Gallery, Beijing 2010 (Fsss Group) ‘Images Without Intention’ Video Installation Caochangdi Photo Spring, Arles in Beijing 2009 Face to Face, Mona- Museum of New Art , Detroit USA 2008 FAILED POWER Photography exhibition, 3 Art Space 798 Art District Beijing 2008 EMPTY CITY / MUTANT PLACE Video Installation Art Channel Gallery , Beijing 2008 Video LOOP 2008/05/08-2008/05/10 Barcellona Spain

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Printed by KYO Luglio 2011